caro dario non ho ancora letto il vs documento e lo farò presto.ma mi pare molto velleitario e pericoloso sottostimare la battaglia in difesa del contratto naz. in nome di un contratto europeo in una europa che non ha ancora neppure una comune politica sui salari minimi.
il caso FIAT in questo momento è soprattutto una questione linanziaria che viene spacciata per questione produttiva.
L'ansia di Marchionne nasce dall'avvicinarsi della scadenza dei termini della questione Chrysler.
Fino al 35% delle azioni Chrysler le avrà
a- cedendo tecnologie vecchie per noi, ma utili per ridimensionare i consuni energetici americani (il motore FIRE tanto per capirci),
b- poi immettendo sul mercato nord americano un modello a bassi consumi (la 500) e infine
c- ripagando con mezzi proprii (di Chrysler) i finanziamenti concessi da Obama.
Il resto (dal 35 al 51) dovrà comprarlo con denaro sonante di mamma FIAT.
Per reperire le risorse in un anno la FIAT ha la necessità di
1- ottimizzare la produzione in Europa, o meglio in Italia, per evitare almeno
di continuare a perdere, e per invogliare le banche a prestargli i soldi per comprarsi CHR
2- vendere qualche marchio "nobile" per fare cassa
3- vendere parte delle quote della futura FIAT industrial.
Il punto 1 è in discussione, ma è in discussione secondo la politica del carciofo, a causa di una serie infinita di errori messi in campo dai sindacati confederali, tutti, nessuno escluso.
Il primo errore è stato quello della FIOM nel 2009 allorchè si alzò dal tavolo sul CCNL derogante, un sindacato non dovrebbe mai fare errori simili, quando si è al tavolo si contratta sino alla fine, salvo che la FIOM continui a pensare secondo il modello bertinottiano, "non ho mai fatto un accordo".
Il secondo errore l'hanno fatto FIM e UILM sempre nel 2009 firmando comunque un CCNL derogante, anche senza FIOM, non rendendosi conto che si sarebbero infilati nel sentiero stretto della "contrattazione declinante", per cui ogni giorno si toglie una foglia al carciofo.
Oggi FIM e UILM (più la seconda che la prima) sono in un cul de sac, perchè, accettando la logica del carciofo, si è arrivati ad un nodo difficile da sciogliere: andare avanti verso il Contratto aziendale o cercare una via d'uscita che sposti nel "futuro" (2013) lo sciogliemento del nodo?
FIM e UILM iniziano ad essere consapevoli che il Contratto Auto è di fatto un contratto aziendale che elimina un livello di contrattazione (il nazionale) e che consegna la Rappresentanza sindacale interna FIAT alla FISMIC (tant'è che non l'hanno voluta alle loro assemblee della scorsa settimana).
I sindacati se vogliono recuperare un minimo di forza contrattuale oggi hanno una sola via d'uscita: accettare la sfida sul CCNL ma alzando l'asticella : "se Marchionne vuole il Contratto dell'Auto noi siamo disponibili a concederlo, ad una condizione che sia un Contratto che regolamenti tutto il settore auto in quel grande mercato interno che è l'Europa"
Questa proposta darebbe a Marchionne una opportunità: l'equivalenza di trattamenti tra i vari competitors europei, cosa di non poco conto in un mercato aperto.
A quel punto dovrebbe essere lui (e la Federmeccanica) a rigettare la proposta, magari motivandola con i tempi troppo lunghi , ma come minimo lo obbligherebbe a ragionare di una proposta "alta" e al di fuori del perimetro FIAT, dove oggi ha l'egemonia, magari della "paura", ma se si resta dentro la Fabbrica Italia il coltello dalla parte del manico ce l'ha lui.
Lo so che è una provocazione ma molte volte in politica occorre avere il coraggio di uscire dagli schemi, smuovendo le acque stagnanti.
Caro Turci, condivido la risposta di Dario. Alla quale aggiungo che è puro luddismo provinciale non prendere atto che siamo in Europa, con la maggior parte dei paesi che ha una sola moneta e una sola politica finanziaria, con il 70% delle leggi e il 90% delle "finanziarie annuali" decise in Europa, e che sarebbe ora che sindacati e partiti di sinistra mettessero i rapporti europei al primo posto delle loro agende, anziché alla voce "feste e gite". Altrimenti si continuano a fare cortei per ottenere dallo stato contributi (vietati dalla UE) per tenere in piedi aziende decotte, o per riconvertire Mirafiori, come forse vorrebbero i verdi, in una coltura di cardi gobbi. Al Torino film festival c'è stato un tremendo film sulle trasformazioni agricole in una Detroit che ha perso il 70% degli abitanti. Il capitale si muove su scala globale, la legislazione su scala europea, non c'è posto per un sindacato che si muova su scala nazionale: a meno che si tratti di un sindacato di dipendenti pubblici e pensionati. CVD
Convincermi che occorra una politica europea della sinistra è come invitare un'oca a bere.Basti pensare al convegno che abbiamo organizzato a roma il 25 nov. su i socialisti nell'europa in crisi.Magari avessimo già una sola politica finanziaria,nel senso attivo della parola e non solo di parametri strozza sviluppo come quelli della bce e del patto doi mastrhict!Da qui a pensare che si possa rispondere all'offensiva di marchionne spostando il tema dal contratto nazionale a quello europeo ce ne corre.E' una linea da perseguire ma non esonera dal dovere di prendere una posizione nell'immediato e se devo dirvi la mia impressione,mi pare che il documento approvato sia un pò troppo timido nei confronti di marchionne cui non basta ricordare le benemerenze di torino nei cfr della fiat.Giusto l'appello all'unità sindacale,ma come nel caso di pomigliano dobbiamo anche avere una ns posizione e,se ricordo bene,in quel caso il dibattito su questa mlist aveva un indirizzo molto netto.
lo so anch' io che i tempi per il contratto dell'auto europeo sono lunghi, ma sino a che ci facciamo ingabbiare nella discussione del contratto dell'auto in Italia (o per dire meglio il contratto della FIAT) sul piano politico dimostriamo unicamente subalternità alle proposte politiche altrui.
Con la lettera aperta sul caso FIAT noi socialisti torinesi del GdV e la federazione del PSI tentiamo, dal nostro piccolo osservatorio, di attivare una discussione sulla FIAT che a tutt'oggi è incartata dalla rottura del 3 dicembre, partendo da una asservazione: la rottura di Marchionne ha messo in difficoltà soprattutto FIM-CISL e UILM, che sono del tutto consapevoli (soprattutto la UILM) che procedere con la politica del carciofo fa il gioco di FISMIC.
Oggi i sindaclisti più avveduti denunciano una palese assenza di una qualsiasi sponda politica (durante il dibattito del 27 novembre risposi a questa denuncia dell'isolamento dei sindacati avanzata da Flavia Aiello della UILM definendola parafrasando il titolo di un noto romanzo "trentanni di solitudine), la nostra lettera tenta di stanare la sponda politica ed amministrativa di Torino, che oggi è incartata, soprattutto in casa PD, sulla questione Primarie, e non si rende nemmeno conto che la questione FIAT è dirimente per il futuro di questa città, ma anche dell'auto in Italia.
Dobbiamo essere inoltre consapevoli che oggi non si discute di più o meno diritti, di più o meno turni, di più o meno straordinari, ma a Torino si discute del futuro della FIAT in Italia, e che la questione è essenzialemente FINANZIARIA. Oggi Salvatore Tropea, direttore delle pagine torinesi di Repubblica, riprende con un articolo sulle pagine economiche di Repubblica esattamente i temi che ho posto ieri su questo blog.
Oggi non basta più dare i voti alla FIAT o a Marchionne, ricordargli le benemerenze che gli abbiamo accordato, continuando secondo questa logica imboccheremo verso una strada, più o meno breve o lunga, che porterà l'ultimo grande gruppo industriale fuori dall'Italia, ed a quel punto definire chi ha avuto ragione servirà a poco.
É tempo di impegnarsi tutti, a questo serve l'appello all'Unità sindacale, per riportare i sindacati confederali a ragionare tra di loro per
a- produrre uno schema di nuova politica industriale in Italia
b- salvaguardare il know how della meccanica dell'auto (essenzialemnte motori) che è ancora rilevante ed all'avanguardia nel mondo
c- riportare al tavolo delle trattative FIAT le Istituzioni, perchè comunque i sindacati da soli, e per giunta divisi, non riescono più a reggere.
Fraterni saluti
Dario Allamano
PS
un blog è un luogo di discussione aperto e non può e non deve definire la linea comune.
6 commenti:
caro dario non ho ancora letto il vs documento e lo farò presto.ma mi pare molto velleitario e pericoloso sottostimare la battaglia in difesa del contratto naz. in nome di un contratto europeo in una europa che non ha ancora neppure una comune politica sui salari minimi.
Caro Lanfranco
il caso FIAT in questo momento è soprattutto una questione linanziaria che viene spacciata per questione produttiva.
L'ansia di Marchionne nasce dall'avvicinarsi della scadenza dei termini della questione Chrysler.
Fino al 35% delle azioni Chrysler le avrà
a- cedendo tecnologie vecchie per noi, ma utili per ridimensionare i consuni energetici americani (il motore FIRE tanto per capirci),
b- poi immettendo sul mercato nord americano un modello a bassi consumi (la 500) e infine
c- ripagando con mezzi proprii (di Chrysler) i finanziamenti concessi da Obama.
Il resto (dal 35 al 51) dovrà comprarlo con denaro sonante di mamma FIAT.
Per reperire le risorse in un anno la FIAT ha la necessità di
1- ottimizzare la produzione in Europa, o meglio in Italia, per evitare almeno
di continuare a perdere, e per invogliare le banche a prestargli i soldi per comprarsi CHR
2- vendere qualche marchio "nobile" per fare cassa
3- vendere parte delle quote della futura FIAT industrial.
Il punto 1 è in discussione, ma è in discussione secondo la politica del carciofo, a causa di una serie infinita di errori messi in campo dai sindacati confederali, tutti, nessuno escluso.
Il primo errore è stato quello della FIOM nel 2009 allorchè si alzò dal tavolo sul CCNL derogante, un sindacato non dovrebbe mai fare errori simili, quando si è al tavolo si contratta sino alla fine, salvo che la FIOM continui a pensare secondo il modello bertinottiano, "non ho mai fatto un accordo".
Il secondo errore l'hanno fatto FIM e UILM sempre nel 2009 firmando comunque un CCNL derogante, anche senza FIOM, non rendendosi conto che si sarebbero infilati nel sentiero stretto della "contrattazione declinante", per cui ogni giorno si toglie una foglia al carciofo.
Oggi FIM e UILM (più la seconda che la prima) sono in un cul de sac, perchè, accettando la logica del carciofo, si è arrivati ad un nodo difficile da sciogliere: andare avanti verso il Contratto aziendale o cercare una via d'uscita che sposti nel "futuro" (2013) lo sciogliemento del nodo?
FIM e UILM iniziano ad essere consapevoli che il Contratto Auto è di fatto un contratto aziendale che elimina un livello di contrattazione (il nazionale) e che consegna la Rappresentanza sindacale interna FIAT alla FISMIC (tant'è che non l'hanno voluta alle loro assemblee della scorsa settimana).
I sindacati se vogliono recuperare un minimo di forza contrattuale oggi hanno una sola via d'uscita: accettare la sfida sul CCNL ma alzando l'asticella : "se Marchionne vuole il Contratto dell'Auto noi siamo disponibili a concederlo, ad una condizione che sia un Contratto che regolamenti tutto il settore auto in quel grande mercato interno che è l'Europa"
Questa proposta darebbe a Marchionne una opportunità: l'equivalenza di trattamenti tra i vari competitors europei, cosa di non poco conto in un mercato aperto.
A quel punto dovrebbe essere lui (e la Federmeccanica) a rigettare la proposta, magari motivandola con i tempi troppo lunghi , ma come minimo lo obbligherebbe a ragionare di una proposta "alta" e al di fuori del perimetro FIAT, dove oggi ha l'egemonia, magari della "paura", ma se si resta dentro la Fabbrica Italia il coltello dalla parte del manico ce l'ha lui.
Lo so che è una provocazione ma molte volte in politica occorre avere il coraggio di uscire dagli schemi, smuovendo le acque stagnanti.
Dario
Caro Turci, condivido la risposta di Dario. Alla quale aggiungo che è puro luddismo provinciale non prendere atto che siamo in Europa, con la maggior parte dei paesi che ha una sola moneta e una sola politica finanziaria, con il 70% delle leggi e il 90% delle "finanziarie annuali" decise in Europa, e che sarebbe ora che sindacati e partiti di sinistra mettessero i rapporti europei al primo posto delle loro agende, anziché alla voce "feste e gite". Altrimenti si continuano a fare cortei per ottenere dallo stato contributi (vietati dalla UE) per tenere in piedi aziende decotte, o per riconvertire Mirafiori, come forse vorrebbero i verdi, in una coltura di cardi gobbi. Al Torino film festival c'è stato un tremendo film sulle trasformazioni agricole in una Detroit che ha perso il 70% degli abitanti.
Il capitale si muove su scala globale, la legislazione su scala europea, non c'è posto per un sindacato che si muova su scala nazionale: a meno che si tratti di un sindacato di dipendenti pubblici e pensionati. CVD
Convincermi che occorra una politica europea della sinistra è come invitare un'oca a bere.Basti pensare al convegno che abbiamo organizzato a roma il 25 nov. su i socialisti nell'europa in crisi.Magari avessimo già una sola politica finanziaria,nel senso attivo della parola e non solo di parametri strozza sviluppo come quelli della bce e del patto doi mastrhict!Da qui a pensare che si possa rispondere all'offensiva di marchionne spostando il tema dal contratto nazionale a quello europeo ce ne corre.E' una linea da perseguire ma non esonera dal dovere di prendere una posizione nell'immediato e se devo dirvi la mia impressione,mi pare che il documento approvato sia un pò troppo timido nei confronti di marchionne cui non basta ricordare le benemerenze di torino nei cfr della fiat.Giusto l'appello all'unità sindacale,ma come nel caso di pomigliano dobbiamo anche avere una ns posizione e,se ricordo bene,in quel caso il dibattito su questa mlist aveva un indirizzo molto netto.
Caro Lanfranco
lo so anch' io che i tempi per il contratto dell'auto europeo sono lunghi, ma sino a che ci facciamo ingabbiare nella discussione del contratto dell'auto in Italia (o per dire meglio il contratto della FIAT) sul piano politico dimostriamo unicamente subalternità alle proposte politiche altrui.
Con la lettera aperta sul caso FIAT noi socialisti torinesi del GdV e la federazione del PSI tentiamo, dal nostro piccolo osservatorio, di attivare una discussione sulla FIAT che a tutt'oggi è incartata dalla rottura del 3 dicembre, partendo da una asservazione: la rottura di Marchionne ha messo in difficoltà soprattutto FIM-CISL e UILM, che sono del tutto consapevoli (soprattutto la UILM) che procedere con la politica del carciofo fa il gioco di FISMIC.
Oggi i sindaclisti più avveduti denunciano una palese assenza di una qualsiasi sponda politica (durante il dibattito del 27 novembre risposi a questa denuncia dell'isolamento dei sindacati avanzata da Flavia Aiello della UILM definendola parafrasando il titolo di un noto romanzo "trentanni di solitudine), la nostra lettera tenta di stanare la sponda politica ed amministrativa di Torino, che oggi è incartata, soprattutto in casa PD, sulla questione Primarie, e non si rende nemmeno conto che la questione FIAT è dirimente per il futuro di questa città, ma anche dell'auto in Italia.
Dobbiamo essere inoltre consapevoli che oggi non si discute di più o meno diritti, di più o meno turni, di più o meno straordinari, ma a Torino si discute del futuro della FIAT in Italia, e che la questione è essenzialemente FINANZIARIA. Oggi Salvatore Tropea, direttore delle pagine torinesi di Repubblica, riprende con un articolo sulle pagine economiche di Repubblica esattamente i temi che ho posto ieri su questo blog.
Oggi non basta più dare i voti alla FIAT o a Marchionne, ricordargli le benemerenze che gli abbiamo accordato, continuando secondo questa logica imboccheremo verso una strada, più o meno breve o lunga, che porterà l'ultimo grande gruppo industriale fuori dall'Italia, ed a quel punto definire chi ha avuto ragione servirà a poco.
É tempo di impegnarsi tutti, a questo serve l'appello all'Unità sindacale, per riportare i sindacati confederali a ragionare tra di loro per
a- produrre uno schema di nuova politica industriale in Italia
b- salvaguardare il know how della meccanica dell'auto (essenzialemnte motori) che è ancora rilevante ed all'avanguardia nel mondo
c- riportare al tavolo delle trattative FIAT le Istituzioni, perchè comunque i sindacati da soli, e per giunta divisi, non riescono più a reggere.
Fraterni saluti
Dario Allamano
PS
un blog è un luogo di discussione aperto e non può e non deve definire la linea comune.
Bravo Dario! Ottimo intervento, equilibrato e politicamente innovativo.
Marco
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