lunedì 27 dicembre 2010

Paola Meneganti: Regali di Natale

Tra i regali di Natale possiamo citare la riforma Gelmini, che spappolerà l'Università pubblica. Un coacervo, insopportabile nel suo falso ammantarsi di parole come "razionalizzazione", che in realtà non affronta le - evidenti - storture del sistema Università, ma anzi le usa come leva per distruggere quel che di didattica e di ricerca era - egregiamente - rimasto. Come dire: c'è un arto malato, o anche dieci dita, ok si proceda con l'eutanasia. Ma è chiaro l'intento, no? Ci vogliono pecore, bestie docili e obbedienti, incapaci di distinguere tra parole, concetti, idee. Mi ha colpito, nei giorni scorsi, un episodio tra i tanti, a un dipresso folli, di cui è costellata la nostra cronaca. Quel tal Fabrizio Corona esulta, dopo aver ascoltato una - evidente - condanna in tribunale. Non aveva capito l'italiano. Così ci vogliono.

Altro dono avvelenato, anche se prenatalizio, il "collegato lavoro". Smantellamento pervicace e costante di un sistema di diritti, di doveri, di libertà e di soggettività, per come si esprimevano nel mondo del lavoro. Anche qui domina l'idea di assopimento, di annichilimento, di servaggio da esercitare nei confronti di chi, alle prese con la ricerca di lavoro, il lavoro che non c'è o che c'è, ma è prigioniero del precariato e del ricatto e della solitudine, è maggiormente soggetto/soggetta al silenzio. Dategli da faticare impauriti per cercare il pane, così alle rose - alla partecipazione politica, alla discussione, alla lettura, allo studio, alla relazione - non penseranno certo.



Così il "modello FIAT". Qui mi viene la rabbia, non tanto per il padrone Marchionne, che probabilmente non fa che il suo mestiere, quanto per chi, da "centrosinistra" (così si dicono) giudica l'accordo sottoscritto da FIAT, CISL e UIL (FIM e UILM) "un positivo passo in avanti". Cito un nome che mi ha colpito: Chiamparino. Eppure, lui di relazioni industriali, del mondo del lavoro e della relazione conflittuale capitale-democrazia-avoro, dovrebbe saperne qualcosa. Di uno come Ichino non voglio parlare (l'inventore del termine "fannulloni" per chi lavora nella Pubblica Amministrazione). Di CISL e UIL neppure. Resiste la FIOM, resiste la CGIL. Dice che cresce lo sconcerto nel Pd (ho letto una nota preoccupata di Stefano Fassina). Non amo il conflitto per il conflitto, non mi piacciono gli assalti alle zone rosse, o simili, non mi piacciono le parole grosse, ho scritto svariate volte mettendo in guardia contro azioni e parole violente, ma una cosa credo che sia chiara: chi giudica positivamente questo modello, basato sulla repressione della libertà sindacale e sulla messa in questione dei diritti di lavoratrici e lavoratori, diritti come le condizioni di lavoro, i tempi di vita, il futuro, quindi sulla negazione della Costituzione repubblicana, sta dall'altra parte. Sarà servito, almeno, a fare chiarezza. E dico loro, come la vecchia canzone: "provate voi a lavorar".

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