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lunedì 23 marzo 2020
Franco Astengo: La sintesi spetta al Parlamento
LA SINTESI TOCCA AL PARLAMENTO di Franco Astengo
Mi permetto di ritornare sul tema dello stato della democrazia in Italia, in tempi di emergenza come quelli che stiamo vivendo con grande difficoltà pubblica e personale.
Le esigenze di decisionalità sovra nazionale si stanno imponendo come necessariamente da riflettere in maniera diversa rispetto al passato.
Ciò premesso e da non dimenticare per il futuro, occorre approfondire alcuni aspetti riguardanti il sistema politico italiano e i profili di vera e propria “difficoltà democratica” che questo sistema sta incontrando proprio in queste ore.
Abbiamo constatato il ridursi dell’attività di governo alle esternazioni via Facebook del presidente del consiglio dei ministri, attraverso le quali si sono sommate in un volgere di brevissimo spazio temporale le enunciazioni di provvedimenti diversi anche contrastanti tra loro.
Si è così causato sconcerto (assalto ai treni, code ai supermercati, moltiplicazione delle occasioni di contagio in una società fragile, sfrangiata, corrosa dell’individualismo e dal familismo e resa ancora più debole dall’insufficienza dei corpi intermedi ormai succubi di una comunicazione in gran parte negativa, veicolata soprattutto dai nuovi social network e da una televisione, pubblica e privata, sterilmente retorica e inutilmente ridondante.
Il ruolo del Parlamento è stato ulteriormente messo in discussione: addirittura si è aperto un dibattito intorno alla necessità o meno di tenere aperte le Camere e si sono compiute scelte di riduzione dell’attività parlamentare in totale contrasto con la Costituzione repubblicana.
Non è stato minimamente affrontato un punto che invece risulta del tutto decisivo per l’equilibrio democratico in frangenti come questi: quello del rapporto tra esecutivo e legislativo con la comunità scientifica, al fine di portare al dibattito pubblico gli elementi concreti che si ritengono utili per assumere decisioni della portata di quelle che si sta cercando di attuare in queste ore.
Si è mostrata per intero la carenza di relazioni tra Stato centrale e sistema delle autonomie locali, in primis le Regioni.
Le diverse parti d’Italia sono state colpite diversamente dall’emergenza e la frantumazione del sistema ha portato all’espressione di una conflittualità non soltanto tra il Centro e la Periferia, ma anche tra le diverse parti della Periferia, facendo mostrare la corda del rapporto, già storicamente complicato (per usare un eufemismo) esistente tra Nord e Sud.
Sono emerse le grandi contraddizioni del nostro sistema economico impostato in maniera sbagliata nel corso degli anni nel rapporto tra pubblico e privato, tra esportazione e domanda interna, nell’adeguamento tecnologico, nell’affidare intere parti del Paese a una economia precaria come quella del turismo, dal peso dell’evasione fiscale, del lavoro nero, di intere zone e settori economici in mano alla criminalità organizzata. Tutto questo è emerso in dimensione rafforzata rispetto al passato, almeno agli occhi dell’opinione pubblica in un quadro generale di assenza di programmazione e di forte carenza nella capacità di intervento pubblico in particolare nel campo delle infrastrutture e degli strumenti necessari per il welfare state.
La sanità , sottoposta nel suo complesso ad uno stress incredibile, ha dimostrato tutta la difficoltà nel rapporto pubblico /privato, una difficoltà che ha messo in luce punti di vera e propria caduta della logica di affidamento del settore alle Regioni.
Torno però al punto centrale che intendevo sollevare con questo intervento: quello dell’esercizio della democrazia in linea con il dettato Costituzionale.
Il primo dato è quello della necessità di affermare la centralità delle Camere nell’assunzione di decisioni riguardanti l’insieme della nostra Comunità.
In secondo luogo serve chiarezza nel rapporto con la Comunità scientifica: non basta l’esternazione quotidiana in conferenza stampa dei tragici numeri dell’epidemia.
E’ necessario subito un dibattito parlamentare nel corso del quale il Governo espliciti al Paese tutti i dati in proprio possesso, le valutazioni su questi degli Istituti pubblici di sanità e le relative determinazioni proposte.
Dev’essere il Parlamento, rovesciando l’impostazione di ratifica dei decreti – legge, a concedere al Governo una delega ad agire nei tempi dell’emergenza: una delega circoscritta nel tempo, con l’obbligo di riferire in aula a scadenze precise.
Una delega del Parlamento al Governo ben determinata nel suo articolato e che dovrebbe contenere un’articolato molto preciso circa possibilità concessa e limiti imposti (anche rispetto all’uso degli strumenti di comunicazione).
L’Italia soffre di una crisi della propria democrazia palesatasi nel tempo attraverso una riduzione del rapporto tra politica e società nel senso della concentrazione del potere che, alla fine, ha significato una riduzione del carico di responsabilità collettiva e di conseguenza una limitazione della democrazia.
Ci sarebbero tanti capitoli da aprire: quello sul ruolo dei partiti, sulla personalizzazione, sulla necessità di riaprire il discorso riguardante la democrazia rappresentativa, sulle forme del dibattito pubblico e sull’uso – in questo – delle strumentazione tecnologiche, sull’elezione diretta delle cariche monocratiche a livello locale
Cercheremo di far ripartire il confronto su questi temi non appena l’emergenza avrà allentato la sua morsa .
Adesso si presentano però tutti gli elementi utili per far emergere posizioni che contribuiscano a un recupero di presenza democratica nelle istituzioni e nel Paese all’interno del quadro tracciato dalla Costituzione.
Ribadisco una riflessione già avanzata nel giorni scorsi: deve essere capovolta l’impostazione fin qui data nel rapporto tra Governo e Parlamento,
In questa fase deve essere riaffermato lo strumento fiduciario: non basta il voto di fiducia espresso a suo tempo.
E’ necessario stabilire con chiarezza i margini di manovra dell’esecutivo, anche nel necessario rapporto con le parti sociali .
E’ evidente che risaltino spinte contrastanti sommate assieme alle divergenze che si stanno esprimendo tra centro e periferia.
La mediazione non deve spettare al governo che, appunto, è esecutivo, ma al Parlamento che rappresenta per intero l’iter legislativo e, di conseguenza, la decisionalità attraverso il veicolo della rappresentanza politica complessiva del Paese.
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