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martedì 10 marzo 2020
Franco Astengo: La tendenza emergenziale
LA TENDENZA EMERGENZIALE di Franco Astengo
Nel dopo emergenza sanitaria quale modello si cercherà di imporre al meccanismo di assunzione della responsabilità nelle decisioni politiche?
Un interrogativo che pochi sembrano porsi in questo contesto di eccezionalità apparendo del tutto legittimo il concentrarsi delle espressioni di decisionalità a pochi soggetti e con l’esclusione del dibattito all’interno delle assemblee elettive, a tutti i livelli centrali e periferici.
L’Italia ha assunto misure del tutto eccezionali che si stanno incrociando con una crisi della democrazia rappresentativa che, nel nostro sistema, si stava già esprimendo ormai da diverso tempo in forme molto particolari rispetto al contesto internazionale.
Alla “cessione di sovranità” da parte dello Stato sia verso strutture sovranazionali sia in direzione del decentramento regionale si sono aggiunti, infatti, altri specifici elementi di difficoltà dovuti alla trasformazione nella struttura dei partiti, al conseguente modificarsi della relazione Governo – Parlamento, all’introduzione di meccanismi di scelta delle classi dirigenti che via via sono state sottratte alle determinazioni dei cittadini elettori finendo assegnate a un gioco del tutto interno a oligarchie costruire secondo il criterio della fedeltà ai vari “cerchi magici” costruiti attorno alla figura di un “Capo”.
Tutto questo ha provocato fenomeni del tutto sottovalutati di disaffezione verso la partecipazione politica, di assunzione di scelte a livello di massa avvenute in forma umorale (vere e proprie “sbornie da illusione” che hanno portato alle stelle gli indici di volatilità elettorale), in un quadro sociale sempre più segnato dall’individualismo , dallo smarrimento del senso di comunità, dal corporativismo, dal “familismo amorale”.
Alla complessità sociale la politica ha risposto riducendo gli spazi di confronto democratico e scambiando la propria autonomia con il determinarsi di un un vero e proprio “isolamento sociale”.
Una democrazia, quella italiana, così autoconfinata nella “governabilità”: un fenomeno verificatosi anche attraverso l’esercizio via web della “democrazia del pubblico”.
“Governabilità” posta al riparo da qualsiasi possibilità di confronto con le espressioni “storiche” di tensione ideale o di identificazione dei processi di stratificazione di classe.
Questo quadro, pur così sommariamente descritto, ha trovato la sua sublimazione nell’emergenza: un’emergenza, quella che stiamo vivendo, ben diversa da quella sperimentata in altre occasioni di catastrofe.
Il nemico infatti è impalpabile nell’aria, colpisce senza essere visto, ci sono scarse risorse per fronteggiarlo, ha lasciato impotente la scienza e soli tutti noi ciascheduno per sé stesso, nell’isolamento.
Potrà apparire superfluo porsi il problema della decisionalità, anzi la delega a “qualcuno” potrebbe anche sembrare la via più semplice per affidarsi al caso: perché di questo si tratta in verità, dell’affidarsi al caso.
Eppure dovrebbe valere la pena porsi il tema di una riflessione del come ne uscirà la difficile democrazia italiana da questa inedita vicenda.
Nel lavorare perché rimanga intatta, com’è necessario, la cornice costituzionale l’interrogativo riguarda il come sapranno muoversi gli attori politici quando si aprirà la fase di transizione dalla logica dell’eccezione oggi dominante.
Nell’attualità il quadro politico è costretto a misurarsi in un ambito di “solidarietà obbligata” ma, in un contesto che rimane di estrema fragilità nella capacità di determinazione nelle scelte di fondo, non sarà facile il recupero di un equilibrio almeno accettabile.
Tenuto conto, infine, che sarà necessario disegnare un nuovo modello di sostenibilità dello sviluppo: il modello attuale, fondato sullo spreco, sul consumismo individualistico, sull’egemonia dell’estetica, sull’accumulazione virtuale, ha fornito davvero una pessima prova.
Senza inoltrarsi in ulteriori dettagli potrebbero aprirsi spazi per la possibilità di presentare proposte politiche di concreta alternativa.
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