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mercoledì 18 marzo 2020
Franco Astengo: Cosa servirebbe in politica
COSA SERVIREBBE IN POLITICA di Franco Astengo
Una proposta da discutere:
Laura Pennacchi dalle colonne del “Manifesto” scrive cose giuste che in tanti ,da epoche precedenti a questa dell’emergenza, andavamo ripetendo più o meno inascoltati.
Riassumo: Eurobond, abbandono del modello fondato sulle esportazioni, domanda interna, welfare, riconversione ecologica. In sostanza keynesismo aggiornato.
Nello stesso numero del giornale Emanuele Macaluso invoca il ritorno dell’ONU per un governo del “globale”: è il discorso della sovranazionalità e di conseguenza, dal nostro punto di vista, dell’internazionalismo.
Ci sarebbe da aggiungere, al testo di Pennacchi, il discorso riguardante l’intervento pubblico sull’economia e le infrastrutture e l’esigenza che il welfare torni ad avere un indirizzo universalistico e non individualistico, oltre alla riduzione drastica delle spese militari.
Di fronte a questo quadro è necessario però parlare chiaro su due punti:
1) La cornice di queste proposte non può che essere quella di una assoluta inversione di rotta al riguardo del modello di società “affluente” che ha caratterizzato la crisi dell’Occidente nel corso di questi anni. Riduco all’osso per non rubare spazio: è necessario disegnare un modello di società”sobria” nella produzione e nei consumi con conseguente riequilibrio a livello planetario. Su questo punto va superato il “keynesismo” e la “società dei 2/3” e affermato un principio (mi scuso per la vaghezza) di “terza via” (non certo quella blairiana beninteso);
2) Il discorso di una “società sobria” richiede un’ iniziativa politica. Servirebbe sotto questo aspetto una immediato sviluppo di tensione rivolta almeno al livello europeo. Limitiamoci all’Italia: fermo restando il disegno istituzionale presente nella Costituzione e la necessità di mantenere la centralità di un Parlamento plurale va affermato con chiarezza che è necessario ricostruire un partito socialista, erede delle grandi tradizioni del movimento operaio del ‘900 ma capace di riflettere e operare nelle contraddizioni dell’oggi. Un partito socialista che ponga come centrale della sua riflessione e della sua operatività proprio quel modello di “società sobria” di cui si è accennato, combattendo così lo sfruttamento dell’uomo, di genere, del territorio.
La attuali forze politiche della sinistra dovrebbero cominciare a rendersi conto della loro complessiva insufficienza rispetto allo stato di cose in atto e avviare una forte discussione di merito: il “Manifesto” dovrebbe offrire una tribuna stabile a questo progetto e ,forse data la storia del giornale, anche qualcosa di più.
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