In un ottimo intervento Walter Tocci usa queste parole: " Il superamento del bicameralismo paritario era l’occasione per dedicare un ramo del Parlamento ai pensieri lunghi, all’intelligenza riformatrice, alla saggezza pubblica. L’Italia avrebbe proprio bisogno di una Camera Alta come volontà aristocratica di derivazione democratica, così la chiama Mario Dogliani."
Segnalo il commento pungente in merito di Fabio Vander: " Non condivido l'impianto dell'intervento di Walter Tocci. Non è così a mio avviso che si fa opposizione al "plebeismo" costituzionale di renzi e della Boschi. "Una camera alta come volontà aristocratica di derivazione democratica" è affermazione che a me suona inquietante. Che significa "volontà aristocratica"? E "di derivazione democratica"? La Camera 'aristocratica' sarà eletta o no? e da chi? da tutti i cittadini? da una parte? E quale? gli Eletti? gli Intellettuali? I Saggi? I Guadiani della Rivoluzione? Chi decide chi è saggio e chi no? Si presenta un curriculum? Un poveraccio morto di fame potrebbe far parte della "camera alta di volontà aristocratica"? E se no, perché? Certi pensieri sono ispirati a odio di classe? Dire che sono pensati anche dal "costituzionalista Mario Dogliani" conferma solo che c'è un problema generale relativo al 'pensatoio' CRS. Mi è capitato di scrivere sul "Ponte" di qualche mese proprio circa i pericoli di un CRS ridotto ad un sinedrio eltista, a laboratorio di un ambiguo schmitt-lenin-machiavellismo. L'alternativa al plebeismo non può essere l'aristocraticismo. Il punto è che manca una cultura della democrazia, del conflitto democratico, nella sinistra italiana. Mancava con il PCI, manca oggi. L'anomalia italiana continua." Ha senso fare appello alla politica buona di una Camera contro la politica cattiva di un'altra ? Questo a prescindere dalla elettività e da una più precisa definizione delle funzioni.
La questione dell'elettività è centrale per rispetto dell'art. 1 Cost per cui la sovranità appartiene al popolo. Al limite si possono dettare norme sui requisiti dei candidati, per evitare che siano espressioni di partiti finché non si dia attuazione all'art. 49 Costituzione. Per questo occorre anche un sistema elettorale che non consenta manipolazioni. Se il SENATO è DI 100 MEMBRI LA LEGGE NON PUò CHE ESSERE PROPORZIONALE E CON COLLEGIO UNICO NAZIONALE, COSì CHE POSSA ESSERE RAèPPRESENTATA ANCHE UNA FRAZIONE DELL'1% . Se il Senato partecipa al processo di revisione costituzionale vi deve essere un quorum fisso dei 2/3 se resta di 100 membri. Con un Italikum alla Camera di 630 membri vi è troppo squilibe rio ed anche per l'elezione del Presidente della Repubblica.iN TUTTA LA RIFORMA DI RENZI VI è UN PECCATO DI ORIGINE: il ruolo del governo, prima del porcellum non sarebbe stato tollerato, ma con i parlamentARI NOMINATI CHE ELEGGONO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON CI SONO PIù GARANZIE ISTITUZIONALI E NEPPURE CONSAPEVOLEZZA DELLE PROPRIE PREROGATIVE E LA DIVISIONE DEI POTERI è ANDATA FARSI FOTTERE, CIOè LA PIETRA ANGOLARE, A PARTIRE DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE DI OGNI DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. TUTTO IL RESTO è DETTAGLIO, IN CUI APPUNTO SI NASCONDE IL DIAVOLO
I nodi sono : la revisione costituzionale, l'elezione del Presidente della Repubblica e quella dei componenti il CSM. Se il Senato partecipa non può che essere elettivo. 100 membri proporzionale. L'unica correzione possibile, collegio unico nazionale con il d'Hondt. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
Mi sa proprio che chi dice di rappresentarci, od anche interpretarci - vedi parlamentari e/o media - si è scordato che i padri costituenti volevano la DEMOCRAZIA, non l'OLIGARCHIA e tanto meno la MONARCHIA o la DITTATURA, anche fosse del proletariato. Certo governano in nome del popolo, ma con una piccola differenza che mi fa ricordare le due fattispecie commerciali: RAPPRESENTANTE e AGENTE DI COMMERCIO. Il rappresentante fa contratti SBF in nome e per conto del rappresentato. L'agente di commercio fa contratti in nome proprio e per conto del rappresentato. Se va male pero l'agente ci rimette, mentre il sistema italiano fa sempre rimettere al popolo le decisioni sbagliate intrapprese dai vertici. Quisquiglie da poco che costituzionalisti affermati e sempre a la page sui media dovrebbero per lo meno approfondire.
5 commenti:
In un ottimo intervento Walter Tocci usa queste parole:
" Il superamento del bicameralismo paritario era l’occasione per dedicare un ramo del Parlamento ai pensieri lunghi, all’intelligenza riformatrice, alla saggezza pubblica. L’Italia avrebbe proprio bisogno di una Camera Alta come volontà aristocratica di derivazione democratica, così la chiama Mario Dogliani."
Segnalo il commento pungente in merito di Fabio Vander:
" Non condivido l'impianto dell'intervento di Walter Tocci. Non è così a mio avviso che si fa opposizione al "plebeismo" costituzionale di renzi e della Boschi. "Una camera alta come volontà aristocratica di derivazione democratica" è affermazione che a me suona inquietante. Che significa "volontà aristocratica"? E "di derivazione democratica"? La Camera 'aristocratica' sarà eletta o no? e da chi? da tutti i cittadini? da una parte? E quale? gli Eletti? gli Intellettuali? I Saggi? I Guadiani della Rivoluzione? Chi decide chi è saggio e chi no? Si presenta un curriculum? Un poveraccio morto di fame potrebbe far parte della "camera alta di volontà aristocratica"? E se no, perché? Certi pensieri sono ispirati a odio di classe? Dire che sono pensati anche dal "costituzionalista Mario Dogliani" conferma solo che c'è un problema generale relativo al 'pensatoio' CRS. Mi è capitato di scrivere sul "Ponte" di qualche mese proprio circa i pericoli di un CRS ridotto ad un sinedrio eltista, a laboratorio di un ambiguo schmitt-lenin-machiavellismo. L'alternativa al plebeismo non può essere l'aristocraticismo. Il punto è che manca una cultura della democrazia, del conflitto democratico, nella sinistra italiana. Mancava con il PCI, manca oggi. L'anomalia italiana continua."
Ha senso fare appello alla politica buona di una Camera contro la politica cattiva di un'altra ? Questo a prescindere dalla elettività e da una più precisa definizione delle funzioni.
La questione dell'elettività è centrale per rispetto dell'art. 1 Cost per cui la sovranità appartiene al popolo. Al limite si possono dettare norme sui requisiti dei candidati, per evitare che siano espressioni di partiti finché non si dia attuazione all'art. 49 Costituzione. Per questo occorre anche un sistema elettorale che non consenta manipolazioni. Se il SENATO è DI 100 MEMBRI LA LEGGE NON PUò CHE ESSERE PROPORZIONALE E CON COLLEGIO UNICO NAZIONALE, COSì CHE POSSA ESSERE RAèPPRESENTATA ANCHE UNA FRAZIONE DELL'1% . Se il Senato partecipa al processo di revisione costituzionale vi deve essere un quorum fisso dei 2/3 se resta di 100 membri. Con un Italikum alla Camera di 630 membri vi è troppo squilibe rio ed anche per l'elezione del Presidente della Repubblica.iN TUTTA LA RIFORMA DI RENZI VI è UN PECCATO DI ORIGINE: il ruolo del governo, prima del porcellum non sarebbe stato tollerato, ma con i parlamentARI NOMINATI CHE ELEGGONO IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON CI SONO PIù GARANZIE ISTITUZIONALI E NEPPURE CONSAPEVOLEZZA DELLE PROPRIE PREROGATIVE E LA DIVISIONE DEI POTERI è ANDATA FARSI FOTTERE, CIOè LA PIETRA ANGOLARE, A PARTIRE DALLA RIVOLUZIONE FRANCESE DI OGNI DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE. TUTTO IL RESTO è DETTAGLIO, IN CUI APPUNTO SI NASCONDE IL DIAVOLO
Felice C. Besostri
I nodi sono : la revisione costituzionale, l'elezione del Presidente della Repubblica e quella dei componenti il CSM. Se il Senato partecipa non può che essere elettivo. 100 membri proporzionale. L'unica correzione possibile, collegio unico nazionale con il d'Hondt. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
Mi sa proprio che chi dice di rappresentarci, od anche interpretarci - vedi parlamentari e/o media - si è scordato che i padri costituenti volevano la DEMOCRAZIA, non l'OLIGARCHIA e tanto meno la MONARCHIA o la DITTATURA, anche fosse del proletariato.
Certo governano in nome del popolo, ma con una piccola differenza che mi fa ricordare le due fattispecie commerciali: RAPPRESENTANTE e AGENTE DI COMMERCIO. Il rappresentante fa contratti SBF in nome e per conto del rappresentato. L'agente di commercio fa contratti in nome proprio e per conto del rappresentato. Se va male pero l'agente ci rimette, mentre il sistema italiano fa sempre rimettere al popolo le decisioni sbagliate intrapprese dai vertici.
Quisquiglie da poco che costituzionalisti affermati e sempre a la page sui media dovrebbero per lo meno approfondire.
Al D'Hondt preferisco il Sainte-Laguë che rispetta di più le liste minori e con 100 è il minimo
Felice C. Besostri
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