Napolitano, Zagrebelsky, Scalfari e la Corte Costituzionale
Il ricorso alla Corte Costituzionale proposto dalla Presidenza della Repubblica chiede soltanto che sulla base dell'articolo 90 della Costituzione venga chiarito se l'irresponsabilità politica del Presidente per atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni contempli anche l'inconoscibilità di quegli atti qualora essi siano ritenuti processualmente irrilevanti.
Si e' trattato dunque dell'esercizio del potere-dovere di evitare qualsiasi ambiguita', e anche possibili abusi, nell'attivita' dell'Autorita' Giudiziaria.
E di tutelare e garantire le prerogative costituzionali del Presidente della Repubblica, che pertanto - e diversamente non poteva essere - ne ha doverosamente investito la Corte Costituzionale.
Ovviamenmte la Corte sara' chiamata ad emettere il suo giudizio, nel segno della totale indipendenza, e della trasparenza, "in nome del popolo italiano".
E non puo' essere accettato che il pregiudizio di chi attacca il Quirinale si spinga a delegittimare ancor prima del verdetto l'operato della Corte, se contraria alla tesi sostenuta da alcuni Magistrati palermitani.
E' evidente che ogni altra soluzione contingente come quella proposta da . Zagrebelsky che ha invitato Napolitano ad arrivare ad un "compromesso" con la Procura palermitana sarebbe fonte di ulteriore ambiguita' e opacita'., per di piu' sottraendo al Giudice delle leggi l'evidentemente necessario sindacato, anche senza contare cio' che ricorda Eugenio Scalfari quando scrive che "L'Avvocatura dello Stato, prima che il ricorso presidenziale fosse stato redatto, era andata in visita alla Procura di Palermo ed aveva appunto proposto la distruzione delle registrazioni in questione. Ne aveva ricevuto un rifiuto. E dunque il ricorso. Forse Zagrebelsky non era al corrente di questo interessante dettaglio"..
No, i panni sporchi si puliscono in pubblico, come correttamente ha richiesto il Presidente Napolitano in definita richiedendo di fare chiarezza. al massimo Organo giudiziario della Repubblica..
Si eviti dunque di strumentalizzare anche inconsapevolmente il Quirinale per finalita' di faida politica e visibilita', che certamente non riguardano nelle intenzioni il Prof.Zagrebelsky .
Antonio Caputo
21 commenti:
Scusa Antonio, ma nel tuo ragionamento, che non coincide con il mio, ma che merita il massimo di considerazione, noto una faglia logica, che poi è il punctum dolens di tutta la faccenda. Tu scrivi
“"L'Avvocatura dello Stato, prima che il ricorso presidenziale fosse stato redatto, era andata in visita alla Procura di Palermo ed aveva appunto proposto la distruzione delle registrazioni in questione. Ne aveva ricevuto un rifiuto. E dunque il ricorso. Forse Zagrebelsky non era al corrente di questo interessante dettaglio"..
No, i panni sporchi si puliscono in pubblico, come correttamente ha richiesto il Presidente Napolitano…”
Come fai a dire che “ i panni sporchi si puliscono in pubblico” quando il “pubblico” è la richiesta di distruzione immediata (cioè senza udienza con le parti)? Trovo inconciliabili le due affermazioni. In ogni caso l’alzata di scudi contro Zagrebelsky ha aggiunto qualcosa alle mie inquietudini. Se, come ha solennemente scritto Giuliano Amato (evitando però così di entrare nel merito, come del resto gli ho fatto notare) la storia personale e la dignità delle persone va difesa “űber alles”, il principio deve valere per D’Ambrosio e Napoletano, ma anche per Zagrebelsky. Attribuire, come fa Scalfari in modo che a me è parso eccessivamente grossolano e fuori dal rigo (donde la mia crescente inquietudine) intenzioni eversive a GZ non mi pare un gran contributo al chiarimento. Comunque lasciando da parte le fiorettate o le sciabolate tra uno Scalfari in catenaccio istituzionale e i suoi contraddittori (maxime Travaglio, Cordero e ora Zag) e veniamo al dunque della questione.
Assumiamo che tutti siano d’accordo
a) che il PresRep non possa essere intercettato fuori dal caso prevosto dalla Cost.
b) che se incappa in una intercettazione indiretta le tracce vanno distrutte
c) sono anche disposto ad ammettere che vadano distrutte in ogni caso, benché qui ci siano opinioni diverse.,
concentriamoci sul “chi” debba distruggere e “come” debba avvenire la distruzione.
Qui ci sono due posizioni che si confrontano:
a) La posizione dei magistrati di Palermo che dicono, facciamo l’udienza con le parti a garanzia che le intercettazioni siano irrilevanti (noi lo sappiamo già, ma non basta)
b) La posizione del PresRep che dice “no: le deve distruggere il Gip”.
E’ interessante che la posizione b) viene automaticamente assunta come più protettiva delle prerogative e della persona del PresRep, mentre è di una evidenza plateale che è vero il contrario. (ammennocché).
Qui mi permetto un inciso. Tu riprendi Scalfari "L'Avvocatura dello Stato, prima che il ricorso presidenziale fosse stato redatto, era andata in visita alla Procura di Palermo ed aveva appunto proposto la distruzione delle registrazioni in questione. Ne aveva ricevuto un rifiuto. E dunque il ricorso. Forse Zagrebelsky non era al corrente di questo interessante dettaglio". Qui Scalfari cede al puerile impulso di “metterla giù dura” come si dice al mio paese, oppure “show off” come dicono gli anglosassoni: insomma una piccola trombonata che si aggiunge alle altre. Che Zag conoscesse il dettaglio o meno è irrilevante, dubito che non lo sapesse, ma i casi sono due. O si trattava di un fatto noto, e allora probabilmente GZ lo sapeva come tutti, o di una missione segreta e allora come fa Scalfari a saperlo? Tanto più che la cosa non fa onore né al PresRep (che spero non ne sapesse nulla) né all’AvvStat che non si capisce perché sia andata a Palermo e non anche al Quirinale, posto che suo compito è di difendere lo Stato, non questo o quel pezzo dello stato, e neppure a Scalfari che, contento come un bambino con la chicca, si diverte a usarla invece di esaminarla criticamente, come farebbe ogni giornalista avvertito.
Se lo avesse fatto, si sarebbe subito accorto che la soluzione b) (che ormai è ufficialmente la posizione del PresRep) non è affatto la più protettiva, ma, al contrario la più pericolosa, e di molto. Infatti qui tutti parlano del GIP come se fosse il Noumeno, una monade sospesa nello spazio dello Spirito Assoluto, un buco nero da cui non escono informazioni. Io però, che sono un tipo pratico e per nulla filosofico, e ho fatto il liceo classico un po’ per caso, vedo le cose più concretamente. Il GIP non è il Noumeno, ma l’ufficio di una istituzione, è fatto di persone, scrivanie, corridoi, carte, bobine, pc, servers e telefoni. Le famose tracce sono passate da molte mani, il funzionario che le ha sentite (direttamente o con più probabilità risentendo la “bobina” la sera) e il suo compagno di banco, con cui si sarà scambiata qualche occhiata interrogativa, come minimo, e più probabilmente qualche battutina (“Emmò cheffamo?”); il suo capo che le avrà risentite e commentate (“’azz! Questa è roba che scotta.Dobbiamo subito informare il PM”). E poi chi fa la trascrizione del brano, cancella la traccia dall’originale (si fa così? E si fa un deep deletion o no? Chi decide i mezzi tecnici da usare e da dove a dove, ovviamente sentendo e risentendo) ne farà una o più copie per sicurezza. Queste copie (su CD o flash memory?) compresa quella per il GIP, cui, se non sbaglio, la recapita l’ufficio del PM (altro ufficio, altre orecchie altre manine), viaggeranno per corridoi e ascensori, con tutto il tempo per chiunque voglia mettere via un tesoretto, di fare un download. Poi arriverà sul tavolo del GIP in persona, che però sarà più probabilmente più persone, che sentiranno, valuteranno, ricopieranno, chiuderanno in casseforti eccetera.
Insomma durante tutto questo percorso è assolutamente impossibile che dal Noumeno non esali qualche traccia: persino i buchi neri che sono l’oggetto più impenetrabile e monadico dell’universo evapora informazioni, secondo le equazioni di Stephen Hawkings: figuriamoci se non le esala un ufficio giudiziario. Senza contare quelle che nel frattempo saranno state debitamente raccolte aummaumm da qualche struttura parallela che avrà seguito tutto, come è suo preciso dovere istituzionale e i cui dirigenti si coprirebbero di vergogna se non portassero a casa la loro copia.
Nel momento in cui il GIP decidesse di distruggere le tracce (come??) le tracce hanno già esalato: quella operazione sarà semplicemente un atto burocratico e nulla difenderà più il PresRep (per limitarci a lui) dalla riemersione di qualche frammento - nel momento più cruciale, per esempio tra una votazione e l’altra per il nuovo presidente o il nuovo governo. Non importa che il frammento sia più o meno “penalmente rilevante”. Ecchissenefrega, dice Dagospia, o Libero o Chi: basta la prova che il frammento è genuino. Se poi ci fossero davvero informazioni strabilianti a tutto questo si aggiungerebb,e facile facile, qualche morticino. Fantascienza? Mannò, basta seguire le cronache italiane dell’ultimo mezzo secolo, per limitare la fatica.
In conclusione, se davvero il GIP seguisse le indicazioni, che io ritengo sommamente improvvide, dell’AvvStat, il PresRep ( e non solo lui) sarebbe esposto a un costante pericolo di ricatto a partire da un secondo dopo il fatidico rogo. Ma non basta, se i panni sporchi non vengono lavati (se non in pubblico almeno di fronte a qualche testimone), cosa protegge il PresRep da un memoriale, magari rilasciato in limine mortis, di Mancino che dice “Guaglio’ chi è fesso e fesso, ma io no: ricordati che tu mi avevi promesso che le mie iniziative, fatte per Ragion di Stato, sarebbero state coperte e tu stesso mi hai dato i nomi dei magistrati disposti a mettere tutto a tacere e che ho scritto in una busta che ha il mio avvocato.
Scusa ma perché credi che me ne sono stato tranquillo per tutto questo tempo se avessimo parlato solo delle vacanze a Capri?”. A quel punto chi proteggerebbe il PresRep?
E’ assolutamente chiaro che l’unica forma di protezione del PresRep, ora e in futuro, è una procedura di cancellazione dei files che garantisca tutti gli interessati, a cominciare dal PresRep stesso, contemporaneamente di un segreto reale e contro l’abuso del segreto stesso, cioè un sistema foolprof in cui più soggetti si controllano vicendevolmente e scoraggiano ogni tentativo di abuso. Il GIP perché è controllato dalla sua struttura, le parti perché si controllano a vicenda e i legali delle parti perché vincolati, loro sì come dice l’Avvocatura di stato, al segreto del cliente. E tutte le altre parti incidentalmente incappate in informazioni illecite, perché commetterebbero i reati di violazione dei segreti.
Ammenocchè: ammenocchè, naturalmente non si trattasse di segreti tanto gravi da giustificare una ribellione morale contro la loro secretazione. Ma questa è una ipotesi che non voglio qui considerare.,
Aggiungo che l’articolo di Zagrebelsky non mi è piaciuto: per quel tanto che lo conosco il periodo di silenzio non è dovuto a una eccessiva cautela, ma al tempo che gli è necessario per elaborare uno dei suoi interventi. Penso quindi sia ingiusta la critica che gli è stata mossa di un silenzio prolungato. La ragione per cui non mi piace l’articolo è lo stile eccessivamente cerimonioso che peraltro contraddistingue i miei concittadini (di discendenza ed elezione) torinesi e che viene normalmente appunto definito come “faus e curteis”. Capisco che la materia scotta e impone di camminare sulle uova, ma non si può dire “non entro nel merito” avendo appena anticipato con certezza il risultato della consultazione. E tirare in ballo la michelsiana “eterogenesi dei fini” è solo uno inutile sfoggio di erudizione per coprire una affermazione piuttosto pesante “non ti accorgevi di cosa stavi facendo”. Tra l’altro l’ampollosità e anche l’eccessiva circospezione dello scritto ne ha determinato parecchie debolezze, offrendo il fianco alle bordate della critica. Non dimentico un consiglio che mi ha dato piuttosto rudemente Franco Fortini una volta che mi aiutava a stendere una mozione in una incasinata assemblea del Movimento Studentesco:”devi essere più stringato, ogni parola in più offre l’opportunità ai critici di infilarci il pugnale”. E difatti Scalfari ci è andato a nozze infilando anche qualche buon pallone in porta. “Eterogenesi dei fini”: sbatti lì una parolona così e gli intellettuali come Scalfari ci si buttano sopra come i cavedani con la mollica. In effetti poi non è neppure tanto appropriata, perché in Michels si riferiva ai destini del partito socialdemocratico tedesco cioè a un soggetto collettivo, non a una azione individuale, ma vi risparmio l’aggiornamento sulla teoria sociologica, evidentemente poco nota a ES e a GZ. Comunque questo tipo di dibattiti, che scalda gli animi degli intellettuali, certamente continuerà, senza mai andare al sodo. Esemplare è l’articolo di Scalfari del 19 Agosto: intitolato “Perché attaccano il capo dello Stato”, nell’articolo non si chiarisce né chi attacchi né perché lo faccia. Ammenocchè, Gustavo Zagrebelsky non si sia messo in riga per la Presidenza della Repubblica, senza dircelo.
Io mi accontenterei della risposta alla domanda che ho posto qui:
a) Protegge di più il PresRep la procedura di distruzione delle tracce proposta dai magistrati di Palermo o quella proposta dalla Avvocatura di Stato?
b) E a chi scegliesse la seconda: “in che modo?”
Io caro Antonio, sono terrorizzato dalla “ragion di stato” perché quando scatta quel meccanismo vedo fare le cose più strambe, compreso uno Scalfari che si mette a scrivere compitini ginnasiali con frasi che non credevo possibile potessero essere lasciate passare in un componimento, dai tempi del mio professore di lettere del ginnasio: l’indimenticabile prof. Rasponi, che con la matita rossa a margine dell’upupa e del cinghialotto, avrebbe scarabocchiato rabbiosamente “Cala! Cala!”. Ma questo sul piano dello stile letterario; su quello politico si è visto di peggio. Generali, probabilmente intemerati, che mentono come bambini nel caso Ustica e tante altre nequizie che abbiamo dovuto subire. Non vorrei sembrare, come dicono, giacobino, ma per me esiste solo la ragione. Se poi per caso qualcuno si trovasse a dover mentire, uccidere o torturare perché in quel momento si è convinto che questo era il bene superiore, è un suo fatto personale, potrà essere commendato, ma la menzogna, l’omicidio o la violenza rimangono punibili. Vale la regola dei “limeys”, la marina britannica: il cannoniere che lascia scappare il suo pezzo e poi a rischio della vita riesce a incatenarlo salvando la nave, riceve la medaglia al valore e subito dopo viene impiccato al pennone. Non c’è soluzione alternativa a questo tipo di dilemma. Qui invece tutti vogliono l’assoluzione sempre e comunque. Sopratutto preventiva. Siamo la Repubblica del lasciapassare. G
non sono d'accordo con Martinotti: perchè la procedura che lui ritiene più garantista, coinvolge le parti, quindi come minimo un avvocato, tanto vale farci una conferenza stampa sul contenuto dei nastri e poi un'assemblea popolare con Travaglio e Di Pietro a berciare "a prescindere". La procedura che il primo magistrato che ha contezza di un'intercettazione che riguarda il presidente della repubblica la distrugge e basta, è più sicura, perchè tutta la procedura dipende da un magistrato solo, che non ha più di tre o o quattro collaboratoi, quindi se trapela qualcosa è sempre colpa sua, perchè è lui a decidere (come normalamtne accade) oppure perchè non è capace di dirigere la sua squadretta, e allora passi al civile.
Per fortuna ci sono presidenti emeriti che la pensano diversamente, come Valerio Onida ha scritto sul Corriere della Sera di domenica 19 agosto, con cui concordo al 99%( ma solo per scrupolo laico di lasciare un piccolo margine al dubbio o al ripensamento). Il fatto che avessi sostenuto ke stesse tesi senza argomentarke , mi cnforta. Dobbiamo renderci conto che Zagrebelski fa politica e perciò è starto zitto ed anche la sua associazione sullo scandalo del porcellum e della viltà della magistratura di fronte al Parlamento: allo stato le sentenze dicono che contro una legge elettorale incostituzionale non c'è rimedio giurisdizionale prima dello svolgimento delle elezioni e quindi dopo bisogna rivolgersi alle Giunte delle Elezioni delle Camere elette con legge incostituzionale. Via libera al clpodi stato legale. Si stabilisce con legge ordinaria un premio di maggioranza pari al 66,33% dei seggi e se proprio si trovasse finalmente un giudice, che rimettesse la questione alla Consulta, si cambierebbe la Costituzione con una maggioranza che impedisce il referendum. Naturalmente ci vuole un Presidente che promulghi un tale scandalo, ma se quella maggioranza blindata è la stessa che deve eleggere il Presidente della Repubblica il gioco è fatto. Zagrebelski non può scontrarsi coi magistrati se vuole capeggiare una lista di società civile sostenuta dal Fatto Quotidiano e da Repubblica, quindi non poteva scrivere niente di diverso: cerchiamo di essere comprensivi. Mi convinco sempre più che dovrebbe esserci una norma che per 20 anni impedisca a componenti della Corte Costituzinale di assumere incarichi pubblici almeno
nazionali e regionali, cioè degli organi che adottano norme che sono soggette al controllo della Corte, ma c'è anche il problema dei conflitti di attribuzione, che dovrebbero allargare le ineleggibilità. Se c'è stata una trattativa Stato Mafia è un reato ministeriale e quindi si investa il Tribunale dei Ministri.
Caro Claudio, come ho cercato di spiegare, facendo ricorso all’immaginazione e a quel poco di conoscenze della macchina, che certamente non mancano neppure a te, anche nel caso della distruzione automatica che tu suggerisci (“il primo magistrato che ha contezza di un'intercettazione che riguarda il presidente della repubblica la distrugge e basta,”, dove forse “il primo magistrato” è un po’ vago) il contenuto delle intercettazioni prima di essere distrutto viene a conoscenza di qualcuno. E questo qualcuno, una volta, che le intercettazioni non ci sono più si trova in mano un segreto che può essere molto pesante e molto pericoloso per chi lo conserva e per chi ne è oggetto. Tu minimizzi un po’ troppo, a mio avviso, “tutta la procedura dipende da un magistrato solo, che non ha più di tre o o quattro collaboratori, quindi se trapela qualcosa è sempre colpa sua, perché è lui a decidere (come normalmente accade) oppure perché non è capace di dirigere la sua squadretta, e allora passi al civile” .
Questo è un auspicio, non un ragionamento. Io sono abituato al “what-if”, cosa succede se. Sono comunque in ogni caso molto di più di tre o quattro e poi tu sai meglio di me che un segreto in due non è già più un segreto. Temi gli avvocati, e forse hai ragione, ma allora facciamo una giustizia solo di funzionari delle intercettazioni e di magistrati inquirenti, senza la difesa delle parti?
Non mi sembra una grande soluzione. E poi guarda che è la stessa avvocatura a invocare estensivamente per questo caso “l'uso dell'articolo 271 del codice di procedura penale che impone di non utilizzare ascolti «fuori dai casi consentiti dalla legge» in generale e per alcuni figure professionali come i sacerdoti nella confessione o gli avvocati al telefono con i loro clienti”.
Personalmente Di Pietro e Travagliano che “berciano” non mi disturbano per nulla, mi disturbano molto di più coloro che offrono le occasioni per il “berciare”, termina che si applica non proprio correttamente a Travaglio. Qui ti fai prendere dall’antipatia politica e sottolinei il dito non l’oggetto del berciare: io non ho particolare simpatia ne politica ne d’altro tipo per nessuno dei due, ma mi turba che spesso sono gli unici due ( o tra i pochissimi) a dire cose che mi sembra opportuno sapere o considerare.
Mi sembra curioso, e inquietante che di colpo, persone come Cicchitto, Ferrara e altri, che da anni hanno tuonato al servizio di chi pensa che i pm siano un cancro e che siamo in un stato di polizia, di colpo si mettono a tuonare per affidare proprio ai PM i più importanti segreti dello stato sottraendoli alla magistratura ordinaria. Cosa sta succedendo?
Eppoi c’è un punto che riguarda le procedure: non si sta discutendo del diritto a intercettare o no il PresRep. Né si sta discutendo se conservare o distruggere le tracce. Si sta discutendo di cosa fare per cancellare tracce improprie. Il codice di procedura penale prevede una procedura, da nessun’altra parte è scritta una procedura ad hoc per il Presidente. La procedura prevista è di tipo garantista, è stata formulata dal legislatore proprio per garantire alle parti la massima (e sottolineo) protezione, nonostante quello che tu dici gli avvocati non hanno interesse a divulgare, primo perché incorrerebbero in sanzioni e secondo perché ci sono le altre parti a controllare. Cero le fughe sono sempre possibili, ma qui meno che da un ufficio funzionariale e soprattutto con una molto maggior garanzia contro abusi e falsità che sarebbero invece fuori controllo se eventuali divulgatori fossero liberi di dire quello che vogliono senza un riscontro a garanzia. Non si capisce perché si vuole togliere questa garanzia al Pres Rep e così facendo rischiare di dar ragione a Zagrebelsky che sostiene chw una decisione della Suprema Corte in tal senso si introdurrebbe una modifica in senso monarchico, cioè una salvaguardia “a prescindere”, che poi salvaguardia non è.
Devo confessarti che non capisco il senso di tutto ciò. Chi attaccherebbe Napolitano e perché? Ingroia, il Fatto e Zagrebelsky vorrebbero far dimettere il Capo dello Stato prima delle elezioni così il nuovo Presidente sarebbe eletto da queste camere? Come mai c’è un ralliement attorno al PresRep anche da parte di forze che l’hanno sempre osteggiato? Da dove viene questa union sacrée che vede assieme appassionatamente Scalfari, Ferrara, Cicchitto? E’ chiaro che l’opinione pubblica è divisa in tre. Una parte molto consistente che è tenuta più o meno all’oscuro di tutto e a cui non interessa più o meno nulla della questione; una parte non grande di persone come me che capiscono di saperne abbastanza da volerne sapere di più, ma capiscono anche che non è possibile, e un numero più piccolo che forse ne sa abbastanza( o crede di saperlo per essere convinta che non bisogna dire di più, perché sono in atto manovre per il prossimo Presidente e per paura che possa essere chissacchì, si fa quadrato attorno a questo, a costo di volere che ci affidassimo tutti al senso di responsabilità e al giudizio di un paio di funzionari e di un PM. Ma scusate vi sembra una cosa sensata? Io tutta questa fregola per la segretezza, come se quelle tracce fossero gli scrolls dell’Arca perduta, non la condivido. Personalmente preferirei sapere cosa il Presidente della mia Repubblica ha detto e, in mancanza, che ci sia un magistrato regolare con gli avvocati delle parti che convengono che le parole sono irrilevanti. Di una minor garanzia non mi contento proprio e sono abbastanza sorpreso che se ne contentino molti amici che di solito sono molto ma molto più sensibili alle garanzie. Insomma mi piacerebbe molto sentire una bella analisi che chiarisse quello che Scalfari promette ma non fa: “chi attacca il presidente e perché”? GM
Personalmente Di Pietro e Travagliano che “berciano” non mi disturbano per nulla, mi disturbano molto di più coloro che offrono le occasioni per il “berciare”, termina che si applica non proprio correttamente a Travaglio. Qui ti fai prendere dall’antipatia politica e sottolinei il dito non l’oggetto del berciare: io non ho particolare simpatia ne politica ne d’altro tipo per nessuno dei due, ma mi turba che spesso sono gli unici due ( o tra i pochissimi) a dire cose che mi sembra opportuno sapere o considerare.
Mi sembra curioso, e inquietante che di colpo, persone come Cicchitto, Ferrara e altri, che da anni hanno tuonato al servizio di chi pensa che i pm siano un cancro e che siamo in un stato di polizia, di colpo si mettono a tuonare per affidare proprio ai PM i più importanti segreti dello stato sottraendoli alla magistratura ordinaria. Cosa sta succedendo?
Eppoi c’è un punto che riguarda le procedure: non si sta discutendo del diritto a intercettare o no il PresRep. Né si sta discutendo se conservare o distruggere le tracce. Si sta discutendo di cosa fare per cancellare tracce improprie. Il codice di procedura penale prevede una procedura, da nessun’altra parte è scritta una procedura ad hoc per il Presidente. La procedura prevista è di tipo garantista, è stata formulata dal legislatore proprio per garantire alle parti la massima (e sottolineo) protezione, nonostante quello che tu dici gli avvocati non hanno interesse a divulgare, primo perché incorrerebbero in sanzioni e secondo perché ci sono le altre parti a controllare. Cero le fughe sono sempre possibili, ma qui meno che da un ufficio funzionariale e soprattutto con una molto maggior garanzia contro abusi e falsità che sarebbero invece fuori controllo se eventuali divulgatori fossero liberi di dire quello che vogliono senza un riscontro a garanzia. Non si capisce perché si vuole togliere questa garanzia al Pres Rep e così facendo rischiare di dar ragione a Zagrebelsky che sostiene chw una decisione della Suprema Corte in tal senso si introdurrebbe una modifica in senso monarchico, cioè una salvaguardia “a prescindere”, che poi salvaguardia non è.
Devo confessarti che non capisco il senso di tutto ciò. Chi attaccherebbe Napolitano e perché? Ingroia, il Fatto e Zagrebelsky vorrebbero far dimettere il Capo dello Stato prima delle elezioni così il nuovo Presidente sarebbe eletto da queste camere? Come mai c’è un ralliement attorno al PresRep anche da parte di forze che l’hanno sempre osteggiato? Da dove viene questa union sacrée che vede assieme appassionatamente Scalfari, Ferrara, Cicchitto? E’ chiaro che l’opinione pubblica è divisa in tre. Una parte molto consistente che è tenuta più o meno all’oscuro di tutto e a cui non interessa più o meno nulla della questione; una parte non grande di persone come me che capiscono di saperne abbastanza da volerne sapere di più, ma capiscono anche che non è possibile, e un numero più piccolo che forse ne sa abbastanza( o crede di saperlo per essere convinta che non bisogna dire di più, perché sono in atto manovre per il prossimo Presidente e per paura che possa essere chissacchì, si fa quadrato attorno a questo, a costo di volere che ci affidassimo tutti al senso di responsabilità e al giudizio di un paio di funzionari e di un PM. Ma scusate vi sembra una cosa sensata? Io tutta questa fregola per la segretezza, come se quelle tracce fossero gli scrolls dell’Arca perduta, non la condivido. Personalmente preferirei sapere cosa il Presidente della mia Repubblica ha detto e, in mancanza, che ci sia un magistrato regolare con gli avvocati delle parti che convengono che le parole sono irrilevanti. Di una minor garanzia non mi contento proprio e sono abbastanza sorpreso che se ne contentino molti amici che di solito sono molto ma molto più sensibili alle garanzie. Insomma mi piacerebbe molto sentire una bella analisi che chiarisse quello che Scalfari promette ma non fa: “chi attacca il presidente e perché”? GM
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