Preambolo
RIPARTIRE DA LIVORNO
(dopo Vasto, il Rigore di Sinistra)
Il tatticismo e l’opportunismo che evidenziano le ultime vicende sulle alleanze per andare alle elezioni politiche stanno mettendo a dura prova la pazienza dei militanti di SEL.
Ritrovo nell'ultimo documento “programmatorio” stilato in tutta fretta dai vertici nazionali di SEL punti enormemente più significativi che non quelli della Carta d'intenti dei democratici e progressisti, ma debole l'ancoramento alla Costituzione Italiana. Nessuna indicazione della Casa Socialista europea in cui abitare.
Per questo ancora una volta da Livorno dopo un solo anno che ci ha visti cercare assieme le ragioni dell'unità della sinistra dobbiamo avere il coraggio di sfidare compromessi e collusioni, di ribadire la validità del progetto di una vasta Sinistra organizzata, per l'inequivocabile alternativa all'egemonia mondializzata liberista-teocon.
Introduzione
Perché ci sia un futuro sicuro per gli Stati generali annunciati – che devono essere confermati - bisogna assolutamente evitare tanto lo scoglio di Scilla ovvero al programma minimo di governo, quello che a suo tempo ha proposto Pisapia nella sua intervista su “La Repubblica” il 23 luglio 2012 … La mia idea è quella di partire tutti assieme da dieci disegni di legge condivisi.>
L'Idea “Elenco della spesa” di Pisapia sembrerebbe aver dato a Bersani l'ispirazione per la sua “Carta d'intenti dei Democratici e Progressisti”.
Apro un breve parentesi. Sappiamo dell'identità nebulosa dei Democratici italiani ma non sappiamo perché nella “Carta”accanto ai democratici Bersani abbia sentito l'esigenza di appaiare il termine “Progressista” vocabolo di nuovo conio per l'Italia. Sappiamo però che era di moda una decina di anni orsono al tempo della “terza via” blairista tra i socialisti europei in fase mutante. Forse nel tentativo di sciogliere il socialismo europeo e internazionale nel calderone generico dei “Progressisti“, concetto inconfutabilmente opposto ai conservatori del PPE. Operazione ambiguità, ”come lo è stata la “terza via” subdola mutazione liberista. Mutazione socialista sperabilmente abortita dopo il congresso del PSE di Praga 2008.
Mi ricorda le vicissitudini del “Riformismo” dell'ultimo ventennio, che nonostante il grido di dolore di Tamburrano: “Il riformismo è socialista o non è!”, è diventato termine polisemico prostrato sotto il comando di qualunque ideologia. Tanto che da tempo per sottrarmi all'ambiguità che il termine ha acquisito mi sono rassegnato a scrivere sempre “riformismo socialista”.
Credo che questo sia il senso inteso da Besani. Lo scopo ancora una volta nascondere sotto “tappeto” Democratici la polvere socialista.
Questa subdola manovra dovrebbe avere almeno un risvolto positivo, “Progressista” dovrebbe essere incompatibile con l'UDC di Casini partito, prima di centro, ora andando di moda il moderato, moderato, sicuramente partito del conservatorismo cattolico aderente al PPE, ma anche liberista di scuola ciellina-Opus Dei.
A meno ché, essendo appunto anche liberista, proprio in funzione di questa qualifica, possa essere considerato dal liberista Bersani, “Progressista”. E il massacro del significato-significante può continuare.
Riprendendo il discorso, oltre a evitare lo scoglio di Scilla, occorre anche
evitare o scoglio di Cariddi, quello del generico fronte “anti Monti” proposto da Di Pietro – IdV - a cui ha prontamente aderito Ferrero – PRC -, che presuppone una miscellanea di partiti e di liste, fossero anche quelle benemerite arancione, senza fare alcuna verifica del possibile collante ideologico che possa tenere unita la coalizione. Solo ad immaginare il confronto tra profilo identitario dell'IdV e quello del PRC sembrano seri i dubbi di armoniosa convivenza per ben cinque anni in uno stesso governo.
Ma per la sinistra c'è ancora un altro pericolo da evitare assolutamente, l'adorazione del totem “governabilità” - un eco mi sovviene - non importa con chi, non importa se anche con politiche liberiste-teocon.
Dall'opposizione alla competizione: la mutilazione della democrazia (Ektor Georgiakis - Psicopolis 8 7 2012)
Vedremo dopo, il non detto, il quarto punto.
Le parole chiave da cui trarre spunto per la nostra riflessione sono sostanzialmente due la prima quella di Vendola e la seconda “contenuti” di Migliore.
Come a dire che lui spera ancora che la foto di Vasto non resti solo un ricordo destinato ad ingiallire.
Ancora più esplicito è Gennaro Migliore della segreteria di Sel: ''Sentire parlare di non allineati - osserva - è come quando sento parlare Casini di 'Fronte dei responsabili'. E' vecchissima politica. La nostra, non può ridursi a schieramenti, dove non contano mai i contenuti''. Ma deve essere il contrario.>(da ansa 27/7/2012)
Ma con quale criterio si potrà mai precisare il profilo identitario di questa
I “contenuti”, siano quelli vagamente “blairisti” previsti dalla Carta Bersani siano quelli complessivamente condivisibili del documento programmatico di SEL (2 agosto 2012), in quale coerente contenitore vanno ad inquadrarsi e in quale casa politica europea andare ad abitare ?
Il nostro contributo deve essere utile a sciogliere gli enigmi lasciati in sospeso e a questo “non detti” occultati lasciati in sospeso e occultati dall'attuale polverone in corso su UDC o IDV.
Per riuscire nel nostro compito dobbiamo cercare i giusti indizi e tutti i possibili appigli per poi procedere con i necessari approfondimenti,
consapevoli che senza “profilo identitario” e senza casa comune europea resta l'attuale schizofrenia della sinistra.
Storicizziamo
Tutto il dibattito fin qui sviluppato si basa, sul “Documento conclusivo dell'assemblea nazionale di Sel del 27 maggio 2012” e specificatamente al punto
<9.Vanno immediatamente convocati gli stati generali del futuro, come luogo per salvare il Paese.
È una proposta di cui non vogliamo essere “proprietari”, poiché vogliamo che sia a disposizione della società italiana. Se Bersani ed il Pd dicessero di no, Sel e Idv sono pronti ad aprire il cantiere e a metterlo a disposizione di chi voglia contribuire a cambiare il paese.
Non si può immaginare un percorso verso le elezioni che sia sequestrato dai partiti, a partire dal nostro. La politica deve ritornare ad essere un bene comune, a disposizione di tutti quelli che vogliano contribuire con il loro personale e disinteressato impegno al cambiamento.>
Mi sembra poter affermare che con la sopra citata dichiarazione tratta dal documento di SEL sia in perfetta coerenza con l'impostazione originaria del congresso fondativo di SEL di Firenze (“non siamo la fine ma l'inizio di un percorso”) e che nell'occasione delle prossime elezioni politiche invece di portare SEL nelle paludi delle alleanze centriste, SEL possa tentare l'unificazione del popolo della sinistra frammentato e disperso in un nuovo partito “largo” della sinistra.
Dunque ipotesi diametralmente opposta all'idea di partire con un cartello elettorale preordinato: tanto con programma minimo liberista proposto da Bersani tanto con documento programmatico nazionale proposto da SEL.
Fughe in avanti che hanno già creato un gravissimo danno al popolo di sinistra.
Dobbiamo chiedere con forza la convocazione degli stati generali e primad i andare a confrontarsi con i possibili alleati di questo ipotetico cartello elettorale, tentare la ricomposizione delle due sinistre in un unitario partito della sinistra.
Ma perchè “miracolo” di questa riunificazione si avveri è assolutamente necessario che si lavori, prima ancora che sul programma, alla individuazione del “profilo identitario” di questo possibile partito.
Da evidenziare massimamente a questo scopo questo specifico punto del documento di SEL che personalmente avrei collocato assolutamente come primo obiettivo.
<11.Il secondo obiettivo della sinistra è quello di rimettere al centro il valore del lavoro, il suo peso costituzionale, la dimensione costitutiva del patto di cittadinanza e le alleanze sociali che esso rappresenta.
… Serve un piano straordinario per il lavoro, sia pubblico che privato, che restituisca un ruolo ed un senso all'intervento pubblico in economia. Bisogna riformare profondamente la pubblica amministrazione, ma la prima riforma non può che essere quella di immettere nuove forze, più preparate e motivate.>
Voglio ribadire bene che la scelta di porre al centro del “profilo identitario” della sinistra: il Lavoro e la Costituzione italiana, che è per me dirimente di ogni qualsivoglia diatriba tra le cosiddette due sinistre di recente portate al dibattito da Mario Tronti col suo articolo sull'Unità del 15 luglio scorso “E' l'ora di andare oltre le due sinistre”.
Troppo esigui i riferimenti alla Costituzione nei documenti di SEL nazionale, tanto dell'assemblea nazionale del maggio scorso, tanto del documento programmatico (deduco dell'Ufficio di Presidenza tenuto conto della rapidità con cui è stato redatto successivamente alla carta d'intenti del PD).
Penso che sulle basi unificanti di Lavoro e Costituzione Italiana sia possibile e realizzabile la riunificazione della sinistra in un unitario largo partito: “Il “Partito della costituzione Italiana”.
Questa la cartina di tornasole per verificare la possibile unificazione che va dal PD a Rifondazione. Patto rifondativo dell'evento costituente del 1948 mai fino in fondo verificato all'interno delle due sinistre comunista e socialista fortemente contrastato dalla destra liberista-teocon.
I tentativi di abbattere la Costituzione italiana “Repubblicana, democratica, fondata sul lavoro” (art.1), sono stati una costante fin subito dopo la sua nascita. Stragismo di stato, tentativi di golpe da parte delle destre nemiche giurate della Costituzione italiana, modello sostanzialmente liberalsocialista con tutela di laicità e libertà civili e in quanto modello di economia mista e a finalità sociale. Tutti tentativi eversivi violenti, compresi quelli dell'estrema sinistra, ai quali il popolo italiano e forze politiche dell'arco costituzionale hanno fatto fronte fino al 1989.
Poi finiti i regimi comunisti di URSS e Cina il fronte liberista-teocon ha cambiato passo. Non più violenza per imporre il sistema ma strategie per l'egemonia sulle menti. Ricordo che il pensiero unico teorizzato e applicato in campo economico è tutt'ora pervasivo.
Il primo colpo ben assestato dalle conseguenze devastanti ancora in atto è stato il Trattato di Maastricht – 1992 – firmato dal ministro degli esteri De Michelis - che ha sostituito le finalità sociali dell'economia previste dalla Costituzione italiana con quelle liberiste della imperante globalizzazione governata da multinazionali e istituti finanziari sovranazionali.
Poi con l'obbligatorietà di privatizzare tutte le imprese e servizi pubblici avvenute negli ultimi dieci anni del novecento soprattutto da parte di governi di centro-sinistra. Il dogma della concorrenza perdura a tutt'oggi senza che il nostro PD accenni a contrastarlo.
C'è stato anche il tentativo di modificare l'impianto costituzionale da parte del Governo di Berlusconi che con il referendum abrogativo è stato bloccato.
Ricorderete tutti il comitato “Salviamo la costituzione” con Oscar Luigi Scalfaro presidente. Per bloccare le privatizzazioni dei servizi pubblici di quelli che una volta anche i liberali definivano “monopoli naturali”, dunque impossibili da mettere in concorrenza, abbiamo dovuto fare nuovamente il referendum per l'acqua e i vari servizi pubblici. 27 milioni di persone sono andate a votare. Ciononostante il governo Monti, perseverando, ha reiterato con legge l'obbligo di privatizzare beni e servizi pubblici, acqua compresa.
La prima notizia buona sul fronte dell'antiliberismo è arrivata di recente dalla Corte costituzionale che, si badi bene, ha tolto l'obbligatorietà di privatizzazione dei servizi pubblici, ma non ha sancito l'obbligatorietà della gestione pubblica prevista dalla Costituzione dei servizi pubblici.
E in questa fase di egemonia liberista possiamo già considerarci soddisfatti per la sentenza che consente a qualche Comune di sinistra di evitare di privatizzare. Questo in teoria perché i Comuni lasciati senza finanziamenti dalle varie manovre dei tagli sconsiderati e ora con la legge sulla revisione della spesa, approvata fresca fresca anche dal PD, sono costretti a privatizzare per buona parte. E' quello che sta succedendo a Genova per l'AMT Azienda Municipale Trasporti per cui il sindaco, certificato di sinistra, per questioni economiche è costretto a privatizzare almeno in parte e si ritrova la fiera contestazione, con relativi insulti in consiglio comunale, dei lavoratori dell'azienda.
Quello che sta succedendo ai sindaci di provata fede di sinistra recentemente eletti, Pisapia, Doria obbligati a fare i curatori fallimentari dei Comuni salvo forti reazioni di autodifesa, ci deve mettere in guardia e noi mettere in guardia la sinistra agli stati generali di evitare che il prossimo governo di centrosinistra “largo” non si trasformi anch'esso in curatore fallimentare dello Stato italiano, il ruolo attuale dei compagni socialisti greci ma anche del conservatore spagnolo Rajoi, che per le multinazionali e finanza mondializzata o questo o quello, è lo stesso.
Almeno Zapatero ha sfilato il PSOE da questo destino nefasto.
Quello che è gravissimo è che socialisti europei non abbiano ancora optato per il modello economico alternativo al modello economico liberista (che sta minando le basi della tradizione democratica europea) e formulato un adeguato programma di governo conseguente, che cominci con l'indicazione di voler modificare gli attuali Trattati di segno liberista nel senso contrario, cooperativistico, solidaristico, ecologista.
Il tempo stringe, come ci ricorda il presidente del Consiglio Europeo, il socialista Schulz, le Elezioni europee sono oramai alle porte.
"Nelle prossime lezioni per la prima volta ci saranno candidati che faranno campagna in tutta Europa presentando la propria linea politica.
Per la presidenza della Commissione ci sarà
un candidato per i socialisti,
uno per i conservatori,
uno per i liberal-democratici,
uno per i Verdi
e così via.
Tutto questo darà luogo a campagne elettorali che opporranno programmi e individui. E finalmente al centro di tutto non ci saranno più i governi nazionali, ma si tratterà di capire se a governare l’Europa sarà la sinistra o la destra."
Come si può notare questa prospettiva che ha una sua data certa, il 2014, solo un anno dopo le nostre elezioni politiche, non lascerà alcuna possibilità di essere ambivalenti o ambigui o attendesti ai partiti,“furbetti” italiani.
Questo rimanda alla quarto nodo da sciogliere per la costituzione del partito della sinistra come bene ha ricordato Sergio Ferrari dell'Associazione Associazione LABOUR “R. Lombardi”, rispondendo il 23 luglio 2012 all'invito dei compagni della Lega dei Socialisti di Livorno.
Dobbiamo essere noi che agli stati generali di settembre a ricordare che la scelta per la casa socialista europea va fatta subito prima delle elezioni politiche e questo dobbiamo ricordarlo prima di tutto a SEL, mentre sarà scelta più ostica per il PD, che piuttosto che dirsi socialista si inventa in Italia la Carta d'intenti “dei Democratici e dei Progressisti”.
Su questo, giustamente, anche il nostro Besostri è intransigente "Prima devi sapere dove stai e dopo come starci. Non ritengo che si sia altra famiglia politica europea in cui stare diversa dal PSE. Dopo via libera tutte le critiche, compresa quella sulla mancanza di solidarietà. Non per nulla il GdV fin dal 2008 chiede un diverso PSE.
E' solo con un partito di sinistra con coerente profilo identitario, con scelta fatta per la casa socialista europea, e dunque con consono programma di governo che si deve andare alle prossime elezioni politiche e poi a quelle europee.
Delle due l'una o si governa con un programma di sinistra oppure si va in Parlamento con lo stesso programma a fare pressante opposizione alle inevitabili politiche della destra liberista-teocon, con Monti o non Monti al governo.
Siamo ora di fronte a due alternative per affrontare prima le elezioni politiche e poi le elezioni europee
1)confluenza di tutti i pezzi organizzati o disorganizzati del popolo della sinistra nel partito unitario della sinistra e solo dopo trattare l'alleanza con il PD
oppure
2) cartello elettorale “Arlecchino” composto da liste di partiti e liste “arancione” e quant'altre liste l'italica inventiva farà balenare nell'arco indistinto del centro-sinistra
La mia scelta è quella del punto uno che penso realistica.
Penso che sulle basi unificanti di Lavoro e Costituzione Italiana sia possibile e realizzabile la riunificazione della sinistra in un unitario largo partito: “Il Partito della costituzione Italiana”, chiaramente collocato nella Casa socialista europea.
Solo dopo aver realizzato questo possibile obiettivo storico per l'Italia, possiamo andare a dialogare con il PD su posizioni di forza adeguate per aiutare lo stesso PD a sciogliere i suoi nodi: diventare socialdemocratico, aderire al PSE.
Scelta difficilmente digeribile visto che l'orientamento generale propende per la scelta assolutamente riduttiva del cartello elettorale “Arlecchino” e non certamente per nobili motivi
Ma noi che abbiamo le mani pulite e la mente libera possiamo ribadirla da qui in avanti e financo agli stati generali della sinistra.
Per queste enormi difficoltà a fare breccia con queste pur giuste idee, diventa indispensabile organizzarci nel movimento nazionale che mi pare perfettamente coerente con questo obiettivo, quello “Lavoro Giustizia e Libertà”.
A supporto di questo alto proposito ho recentemente pubblicato per la massima chiarezza possibile il mio saggio “Il Lavoro stella polare della sinistra” che metto qui a disposizione degli interessati.
Motivo questa scelta anche perché dobbiamo trovare uno nostro spazio specifico integrato e sinergico tra i partiti che si presenteranno agli stati generali di settembre, spazio politico che è stato facile trovare nella tradizione del socialismo democratico e nella Costituzione Italiana, suo corollario.
Il nostro intento è quello di svolgere un ruolo fortemente attivo per riuscire a far passare l'idea, come oramai la storia pretende, del Partito della Costituzione Italiana per il superamento, concreto, delle “due sinistre” e di ancorarlo saldamente alla famiglia socialista europea.
Allegati
1 - Documento conclusivo dell'assemblea nazionale di Sel del 27 maggio 2012”
2 – invito LdSL 15/7/2012 convegno Livorno 5 agosto 2012
3 – Mario Tronti “E' ora di superare le due sinistre” - l'Unità 15 luglio 2012
4 - Ektor Georgiakis Dall'opposizione alla competizione: la mutilazione della democrazia (- Psicopolis 8 7 2012)
5 -intervista a Pisapia su La Repubblica 23 luglio 2012
6 – Intervista a Paolo Leon: l'ideologia dei tagli
di Enrico Galantini in Rassegna sindacale (n.26 luglio 2012).
7 - Sergio Ferrari – intervento 23 luglio 2012
8 - Martin Schulz: “I leader europei sono in ritardo di due anni”
da Presseurop 26 luglio 2012
9 -SEL Nazionale documento programmatico 2 agosto 2012 (dibattito 102 commenti)
10 - Una speranza per l’Italia e per l’Europa
Giancarlo Torricelli 3 agosto 2012 (e dibattito 5 commenti meno il mio non pubblicato – ero d'accordo con Airaudo – FIOM)
11 - Riflessioni sparse per la Sinistra e SEL -l'intervista di Alessandra Lungo a Nichi Vendola - La Repubblica 04 agosto 2012
12 – LanfrancoTurci - Eccessivi vincoli in Europa complicano la vita al PD. L’UNITA’ 4 agosto 2012
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