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sabato 25 agosto 2012
Peppe Giudice: Perché sono a favore del patto PD-Sel
Giuseppe Giudice
Perchè sono a favore del patto PD-SEL. Intanto perchè l'alternativa sarebbe fatale. Scartata l'ipotesi che SeL si presenti da sola, essa verrebbe risucchiata non tanto da Ferrero (poverino non conta nulla...) ma dal dipietrismo, cioè dal fascismo postmoderno (con un pizzico di pecoreccio e pecorino). Conosco bene i limiti del PD (di cui apprezzo sul serio le posizioni marginali di Epifani e Ghezzi) comprese quelle di Fassina (che parla di indistinto progressismo e non di socialismo). Ma meglio Fassina di Letta .....E comunque la timida discontinuità espressa da Bersani verso il montismo è un passi avanti. Il problema grosso di una certa sinistra condizionata da un certo postsessantottismo è l'esaltazione acritica di ogni movimento di protesta. Così non si accorgono che Monti ed il Fatto sono perfettamente speculari, nel senso che il loro obbiettivo è la espusione della politica come attività autonoma dall'economia e dai poteri mediatici, dal pano
rama. Del resto basta vedere la storia della II Repubblica e come giustizialismo e tecnocrazia privatizzatrice siano stati intimamente connessi nello scardinare le basi materiali della costituzione. Un nuovo centrosinistra deve essere contestualmente in discontinuità con Monti ma anche con la esperienza dell'Ulivo. Su questo dobbiamo insistere noi socialisti per la sinistra. Così come dobbiamo interrogarci sul perchè il postcomunismo italiano abbia avuto una così forte difficoltà ad approdare al socialismo democratico. Con i miglioristi a metà strada tra una variante debole di socialdemocrazia ed il liberalismo di Einaudi, e la pervicace ostilità di Berlinguer verso il socialismo europeo (che poi ha prodotto nuovismo e giustizialismo). O con il postogliaatismo di D'Alema e Reichlin. Insomma solo Bruno Trentin è stato intellettualmente in sintonia con un progetto forte di socialismo democratico. Per chi vede nel socialismo democratico il proprio orizzonte politico e culturale è necessario rivalutare la cultura del socialismo autonomista di Lombardi, Giolitti, Santi e Brodolini che ha espresso la migliore sintesi afavore di una variante forte di socialismo democratico. Esso non potrà nascere se non in profonda discontinuità con il movimentismo velleitario postsessantottino, con il neo.togliattismo opportunista di D'Alema e con il nuovismo neoliberale
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