venerdì 17 gennaio 2014

Luciano Belli Paci: Un pentalogo per la riforma elettorale

Prima di cimentarsi nella diatriba sui sistemi elettorali, nella disamina di astrusi modelli ispano-congolese-maldiviani con innesti ukraini, nella cabala delle rispettive convenienze, penso che occorrerebbe fermarsi un attimo e stabilire alcuni principi di fondo. Per questo ho provato a buttare giù cinque regolette che, secondo me, eviterebbero al legislatore di fare altri (e magari maggiori) errori. Milano, 15 gennaio 2014 UN PENTALOGO PER LA RIFORMA ELETTORALE: 1) Non si devono mai fare leggi elettorali ricalcate sulla fotografia dell’equilibrio politico contingente, né sul risultato atteso alla prossima scadenza elettorale: le leggi elettorali, come tutte le leggi, sono norme generali e astratte, cioè destinate ad un numero indeterminato di soggetti per regolare un numero infinito di casi. 2) Non si devono mai usare le leggi elettorali per introdurre surrettiziamente riforme istituzionali: le istituzioni sono entità delicate che si basano su un accorto equilibrio definito dalla Costituzione, se quell'equilibrio si rompe (per esempio con meccanismi maggioritari talmente forzati da attribuire ad una minoranza - maggioranza relativa - il potere di eleggere gli organi di garanzia, in primis il presidente della repubblica), si scassa il sistema. 3) Non si devono prevedere nella legge elettorale premi di maggioranza che comportino una "illimitata compressione della rappresentatività dell'assemblea parlamentare" (come dice la sentenza n° 1//2014 della Corte Costituzionale), ma ancor meglio sarebbe non prevedere alcun premio, utilizzando piuttosto ai fini del miglior funzionamento del sistema - governabilità, stabilità, limiti all'eccessivo frazionamento - altri strumenti meno brutali e lesivi dei principi democratici, come ad esempio ragionevoli soglie di accesso, sfiducia costruttiva, ballottaggi, cancellierato, ecc. 4) Non si devono privare gli elettori del potere di scegliere direttamente gli eletti (come dice la sentenza n° 1//2014 della Corte Costituzionale), e dunque si deve prevedere, da un lato, in ogni caso, la regolamentazione giuridica dei partiti per assicurare meccanismi democratici nella fase di selezione delle candidature e, dall'altro, a) se le elezioni avvengono su liste, il voto di preferenza, b) se le elezioni avvengono su collegi uninominali, le primarie obbligatorie. 5) Non si devono mai concepire le leggi elettorali come fossero cinture di castità per impedire agli elettori di peccare. Le regole elettorali hanno due sole funzioni: rappresentare l'elettorato e far funzionare il potere legislativo ed il potere esecutivo. Altri scopi, come "salvare il bipolarismo" (ma se è estinto, come i mammut, come si fa a salvarlo ? dovrebbe piuttosto risuscitare come Lazzaro ...) o creare il bipartitismo, o combattere il populismo ... sono tutti legittimi ma sono scopi politici che si perseguono con l'azione politica, non imponendo la virtù per legge. Anche perché non funziona, come si è visto. Luciano Belli Paci

4 commenti:

Francesco ha detto...

Perfetto!

Una sola osservazione su un passaggio del punto 4 che mi pare formulato in modo non del tutto chiaro: anche se si dovesse tornare alle preferenze (come sarebbe probabilmente opportuno e come in ogni caso risulta dalla legge elettorale entrata attualmente in vigore per effetto della sentenza della Corte, così come dalla legge italiana per le europee, e da altre delle ormai infinite leggi elettorali in vigore in questo paese per i più diversi organi rappresentativi) si dovrebbero comunque prevedere per legge dei meccanismi democratici chiari (consultazioni tra gli iscritti a un partito, o tra gli elettori di una coalizione che accettassero di pre-iscriversi a un albo, o quant'altro) in ordine alla determinazione delle liste e del relativo ordine. Non basta infatti che si possa esprimere una preferenza per uno o più candidati. Bisognerebbe anche che ai cittadini fosse data la possibilità di poter concorrere a monte nella determinazione di chi si debba candidare e chi no in una data lista. Uno dice: ma i partiti esistono ben per questo. Benissimo. Allora si dovrebbe però normare la vita dei partiti sulla base di rigorose procedure democratiche interne, prevedendo anche precise sanzioni in caso di violazioni accertate di tali procedure.

Un saluto,

Francesco Somaini

Livio ha detto...

Bello Luciano,

Condivido il tuo pensiero sia nella forma che nella sostanza, anche se in realtà il 5° punto mi vede scettico perché la scelta di una sistema elettorale non può prescindere dall'assetto istituzionale. Banalmente il proporzionale restituirebbe centralità al parlamento, mentre il maggioritario (o premi vari) marginalizza il ruolo delle camere visto che la maggioranza uscita dalle urne è di fatto blindata .

Livio Lo Verso

alberto ha detto...

Se pretendiamo di normare tutto finiremo in quella burocrazia asfissiante per la vita sociale, che voglio poi combattere. Si facciano dei collegi piccoli dove i candidati possano essere conosciuti. Così si spera che i gruppi dirigenti di un partito che mettono in lista ( con o senza le primarie interne se lo deciderà autonomamente) dei somari, o peggio, se li vedranno bocciare dai loro stessi simpatizzanti che a quel punto si muoveranno per sfiduciare i propri dirigenti. Questa è democrazia , perché la democrazia per essere tale non può essere irrigidita oltre misura.

Luigi ha detto...

Sempre sul tema ricevo dalla lista genovese salviamo la
costituzione quanto segue.
Gallo venne a Genova sempre per impulso dell'associazione Giuristi
Democratici che fa parte del comitato genovese salviamo la
costituzione prima della sentenza e insistette sulla necessaria
coerenza tra legge elettorale e Costituzione, inevitabilmente
proporzionale.
La nostra Anna Falcone è segnalata tra i partecipanti ... si può
chiedere a lei il suo intervento e un reportage del convegno.
Per quanto acquisito fino ad ora ... dopo i 5 non
mi pare che si potrebbero dire due si deve
1 si deve una legge proporzionale, con sbarramento il più basso
possibile perchè, vale per l'attualità, le elezioni europee, si deve
dare dare obbligatoriamente rappresentatività alle forze politiche
esistenti in Italia e in Europa.
2 si deve dare attuazione all'articolo 49 della Costituzione,
lapidario ma essenziale

per rendere trasparente e democratica la vita interna dei partiti,
ma anche per ottenere con tanto di statuto conforme a Costituzione e
legge applicativa la legittimità a partecipare alle elezioni (basta
che un ducetto (vedi prima Pannella, poi Di Pietro ora Grillo, che si
intestano il logo e statuto registrato da notaio e sono i padroni del
partito) e poi il rimborso - minimo - elettorale, perchè se no ci
pensano le lobby potenti del finanzcapitalismo a foraggiare la
destra neoliberista-teocon e la pseudo sinistra.
Questi due obiettivi potrebbero essere enunciati in un appello e
sottoscritto da tutti quelli di questa lista che ci stanno per poi
inviarlo alle forze politiche in parlamento e fuori dal parlamento.
Un dialogante fraterno saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce