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domenica 5 gennaio 2014
Vittorio Melandri: Il discorso perfetto
IL DISCORSO PERFETTO
Sarà anche un illuminista curioso e ancorato alla pratica nobilmente intelligente del dubbio, ma quando si tratta di esprimere il proprio pensiero attorno all’amico Giorgio Napolitano, Eugenio Scalfari abbandona gli ormeggi e si avventura “per l’alto mare aperto”.
«Il discorso di fine anno del presidente della Repubblica a me è parso misurato, fermo, commosso e insomma perfetto.»
Così, testuale, scrive nel suo editoriale-domenicale su la Repubblica del 5 gennaio 2014.
Poi nel togliersi qualche sassolino dalle scarpe, non dimentica di prendere le misure al possibile “nemico” del trio Napolitano-Letta-Alfano, quel tal Renzi che ammonisce indirettamente a ricordarsi che … “Soltanto col compromesso e non col radicalismo si rafforza la democrazia.”
E semmai ce ne fosse bisogno, ricorda (in modo subliminale?) come il più alto dei compromessi fu quello perseguito ovviamente da DC e PCI, che paiono essere gli unici ad aver prodotto in questo paese, una classe dirigente.
Come risulta scolpita da questi due esemplari elenchi proposti nel “monito scalfariano” (da distinguersi ovviamente dal “monito napolitiano”) della domenica in corso.
«Nella Dc della prima Repubblica De Gasperi era un leader ma non certo solo e dopo di lui il gruppo dirigente fu sempre folto e differenziato, c'era Fanfani, c'erano Moro e Segni, Colombo, Dossetti, Andreotti, Bisaglia, Forlani, Zaccagnini, Gava, De Mita. Me ne scordo qualcuno.
Nel Pci l’ideologia faceva da cemento ma il gruppo era anche lì fitto e il leader lo teneva nel dovuto conto. Insieme a Togliatti, in tempo clandestino, c'erano Tasca, Terracini, Negarville e Scoccimarro. Poi Longo e Secchia e Amendola e Ingrao e Napolitano e Berlinguer e Rodano e Macaluso e Cossutta e Pajetta e Chiaromonte e Occhetto. Anche qui me ne scordo parecchi.»
Effettivamente Scalfari scorda molti nomi nel suo ultimo “monitorare”.
Guarda caso, i nomi di quegli esponenti della classe dirigente in Italia, che senza essere democristiana né comunista, ha il merito di aver prodotto le uniche “riforme rivoluzionarie”, che hanno davvero introdotto elementi di mutamento radicale in questo disgraziato paese, ma a cui non sono per altro bastate, nemmeno sommate al “boom economico”, per farlo uscire da quel degrado civile, cui la pratica corrente del compromesso, sempre rivolta al ribasso, continua a confinarlo.
Ed allora è bene ricordarne qualcuno (dimenticandone a mia volta molti altri) di questi nomi dimenticati da Scalfari, nessuno democristiano né comunista.
ADRIANO OLIVETTI - uno dei pochi imprenditori capaci di immaginare davvero il futuro e viverlo nel suo presente, e che proprio in ragione di ciò, fu isolato persino nella sua famiglia.
RICCARDO LOMBARDI – padre di quella nazionalizzazione dell’energia elettrica (L. 6 dicembre 1962 n. 1643) che rappresenta uno dei pochi frutti di quel riformismo un tempo bistrattato ed oggi ipocritamente proposto come vestito della festa di e per tutti.
GINO GIUGNI – padre della L. 20 maggio 1970 n. 300, ovvero di quello “Statuto dei lavoratori” cui oggi si ha l’abitudine di addossare anche la “scomparsa dell’Italia industriale”.
ANTONIO BASLINI & LORIS FORTUNA – padri della L. 1º dicembre 1970, n. 898, ovvero di quella legge che finalmente anche in Italia regolamentava la possibilità di interrompere il matrimonio.
ADELE FACCIO – madre della L. 22 maggio 1978, n. 194, ovvero di quella legge che finalmente anche in Italia regolamentava la possibilità di interrompere in modo medicalmente e socialmente assistito la gravidanza.
FRANCO BASAGLIA – padre della L. 13 maggio 1978, n. 180, antifascista, partigiano e …. anche comunista, ma che come “medico emerito dei matti”, fu osteggiato anche dal partito di riferimento, in quanto propugnatore di quel salto di civiltà che portò alla soppressione dei manicomi.
E si potrebbe continuare a lungo questo elenco di cittadini italiani che andando sempre contro corrente, hanno introdotto in questo disgraziato paese quei pochi germogli di civiltà che le grandi chiese, democristiana e comunista, sono poi al massimo state capaci di “fagocitare” come ne fossero state artefici, e non fiere avversarie.
vittorio melandri
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