Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
domenica 19 maggio 2013
Paolo Zinna: Modesta e provvisoria proposta
Facendo sempre riferimento al nostro incontro del 2 Maggio u.s. c/o il De
Amicis, vi inoltro un'interessante riflessione inviatami dall'amico Paolo
Zinna.
Cordialmente
Franco D'Alfonso
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Modesta e provvisoria proposta per un'azione politica non autodistruttiva
Caro Franco,
la situazione NON è eccellente, concordo con quanto tu hai detto.
Trovare almeno una direzione generale per migliorare le cose è necessario e
ormai anche urgente. Individuare alcune idee che possano ottenere il
consenso dell'area vasta di ascendenza socialista, laica, riformista
sarebbe il primo passo, ma non è facile.
Per questo mi sarebbe piaciuto partecipare alla discussione del 2 maggio al
De Amicis. Non mi è stato possibile, ho trovato solo in questi giorni il
tempo per riorganizzare le mie opinioni e mandartele. Le manderò poi anche
ai compagni del Rosselli.
ELOGIO DELL'APPROSSIMAZIONE
Gli ultimi mesi ci lasciano smarriti, di fronte ad una situazione politica
insoddisfacente, che si presenta però, al di là delle apparenze, con una
sua intrinseca stabilità. La stabilità non nasce da
speciali meriti del nuovo governo o da un naturale consenso diffuso; nasce
dalle opposizioni incrociate che susciterebbero le alternative ipotizzabili
e, in fondo, anche da un'istintiva aspirazione dell'opinione pubblica ad
una soluzione purchessia, ad uscire da una fase di incertezza vissuta come
stress.
Per rilanciare il cambiamento, è essenziale individuare linee di azione il
più possibile operative. Dobbiamo riconoscere che i possibili interlocutori
hanno idee non coincidenti, eppure è necessario aggregare un consenso
vasto. Bisogna dunque limitarsi umilmente ad avanzare ipotesi di massima,
magari un po' grossolane, che facciano emergere i punti di accordo e
rimandino all'esperienza concreta la definizione dei temi in astratto più
controversi; e persino rinunciare all'eccesso di approfondimento
intellettuale nell'analisi.
A CHI RIVOLGERSI: LA SINISTRA DI GOVERNO
Il titolo esprime il "mercato politico potenziale" di riferimento e,
nell'apparente genericità, è piuttosto preciso. "Di governo" corrisponde ad
un movimento politico che si preoccupa della compatibilità tra risorse e
obbiettivi, che si pone domande sulle priorità, che conosce la pesantezza
dei meccanismi di attuazione; insomma, che si propone di governare il
paese. Se poi lo governerà effettivamente, sarà una libera scelta
dell'elettorato.
Essere "di governo" è cosa diversissima dalla "vocazione maggioritaria": la
sinistra di governo non dovrebbe proporsi di essere un movimento catch-all
capace di "raccogliere tutti gli onesti". La pretesa di piacere a tutti ci
ha portato a due conseguenze negative: essere costretti ad una linea
politica, a sua volta, catch-all, cioè priva di qualunque identità,
insipida, piegata a qualunque cosa risulti vincente nei sondaggi (e poi
magari perdente nelle urne) – essere costretti a demonizzare tutti i
non-simpatizzanti, che del "partito dell'Italia giusta" non vogliono fare
parte (e pertanto saranno giudicati o sciocchi o poco onesti). Basti questo
per rispondere alla superficiale considerazione "con Renzi avremmo vinto"
(perché avrebbe avuto un immagine più gradita all'elettorato moderato,
ecc). Se questo fosse un ragionamento convincente, ne discenderebbe
logicamente anche che, per vincere ancor di più, avremmo dovuto candidare
Berlusconi come nostro premier.
Anche "sinistra" ha ancora un significato preciso: vuol dire riaffermare il
valore del lavoro, di ciò che uno fa e sa fare, piuttosto che le condizioni
di partenza e le rendite di posizione. Vuol dire proporsi di invertire il
trend di aumento delle diseguaglianze che ha caratterizzato la storia della
società italiana negli ultimi vent'anni. Vuol dire infine, riconoscere
valore al contributo di tutti i singoli individui, valorizzare la comunità,
il pensiero collettivo piuttosto che il leader televisivo del partito o
l'affabulatore, o il comico. Anche: "piuttosto che il sindaco amato" a
Milano o a Napoli, a Torino come a Cagliari, su questo bisogna essere
chiari. Se veramente il vasto consenso popolare ottenuto da una parte
dell'elettorato fosse garanzia di corretto agire politico, anche in questo
campo Berlusconi avrebbe da insegnarci. Sottolineo questo punto, perché mi
pare il più significativo dissenso da alcuni recenti scritti.
CONTENUTI
Una direzione comune, ma per fare cosa? In realtà, non credo che sia il
disaccordo sui contenuti ciò che ha impedito finora alla "sinistra di
governo" di collaborare ad un'azione comune. E'utile limitarsi ad elencare
alcuni titoli piuttosto banali, che in gran parte evocheranno a tutti noi,
grosso modo, le stesse "cose da fare".
Bilancio: stabilizzazione (e non riduzione) del rapporto debito su pil
Entrate: mantenimento IMU e alleggerimento invece delle tasse sul lavoro
-patrimoniale straordinaria una tantum- serietà nella lotta all'evasione -
piano selettivo di alienazioni del patrimonio improduttivo.
Uscite: completo pagamento dei debiti PA che eccedano il limite medio
europeo – lavori pubblici di piccola complessità – finanziamenti generosi
al sistema educativo pubblico riesame del welfare sanitario
per i non indigenti – taglio delle spese per difesa e missioni estere.
Finanza: seria TTF, lotta decisa ai paradisi fiscali (senza troppe
prudenze), separazione fra banche commerciali e d'affari.
Politica industriale selettiva – interventi per la sostenibilità ambientale
PA: riorganizzazione complessiva delle autonomie locali,
convergenza/avvicinamento fra regole nel pubblico e nel privato.
Istituzioni: "rappresentare il paese com'è, non distorcerne la volontà":
legge elettorale proporzionale, salvaguardia del ruolo del parlamento.
Azioni specifiche per contrastare le lobbies: imprenditoriali, della
comunicazione, degli apparati dello Stato, professionali, dei media…
Attuazione dell'art.49
Esteri: Europa Federale, politica attiva nel Mediterraneo….
Diritti civili
Troppo? Troppa carne al fuoco, che non si riuscirà ad affrontare? Oppure
troppo poco, troppi punti ne restano fuori? L'una e l'altra cosa, ma non
importa: questo è solo un "programma massimo", un quadro di riferimento per
farci riscoprire che, in fondo, vogliamo tutti più o meno le stesse cose.
GLI STRUMENTI PER LA POLITICA
Siamo tutti rattristati dalla diaspora infinita degli eredi dell'area
socialista e laica della Prima Repubblica, ma dobbiamo convincerci che essi
sono ormai una piccola parte della base potenziale di una sinistra di
governo. E "rimetterli insieme" è davvero una parte piccolissima dei
compiti di una sinistra nuova.
E' vero invece che esiste un "partito che c'è", un'area potenziale di
consenso indifferenziato per una proposta della sinistra, che è molto più
vasta di qualunque filone di eredi del passato, se non altro per ragioni
anagrafiche. E' vero che questo popolo si manifesta con più efficacia
quando è chiamato a partecipare ad un'impresa unitaria, o almeno
apparentemente unitaria, nell'ambito della sinistra stessa. E' vero,
purtroppo, che questa apparenza di unità è realizzabile meglio da una
singola figura (il candidato sindaco, ad esempio) che da una o più
organizzazioni politiche.
Ma è anche vero che questo "miracolo del consenso popolare ottimo" è
difficile da realizzare, perché indebolito sia dal discredito che colpisce
i partiti storici della sinistra soprattutto fra i militanti più giovani e
attivi, sia dal fastidio che i militanti dei partiti storici provano
istintivamente per l'ambiente dei nuovi movimenti: "*sinistra radical-chic,
rinserrata tra le mura spagnole, senza collegamento, neanche
intellettuale, col tessuto economico culturale lombardo". Tale reciproco
fastidio è alimentato anche da una polemica non sempre utile condotta da
riflessioni e scritti politici, in base a critiche con qualche base nella
realtà ma assolutamente negative negli effetti pratici. Inoltre, è un
consenso deteriorabile nel tempo, quando all'entusiasmo della campagna
elettorale si sostituisce l'azione amministrativa, più grigia e non sempre
felice.*
Si tratta dunque di un oggetto delicato da trattare. Si confrontano tre
ipotesi: attivare un meccanismo partecipativo nuovo in grado di consolidare
gli entusiasmi transitori –dar vita ad un nuovo grande
partito/movimento/rete "della sinistra socialista" in generale immaginato
attorno al nucleo dell'attuale SEL - rivitalizzare un grande partito
esistente attraverso una drastica autoriforma: chi lo sostiene in generale
opera nel PD e individua lì il terreno del futuro.
Purtroppo, sottoposte alla dura verifica dei fatti, tutte e tre le ipotesi
hanno per ora ottenuto più sconfitte che risultati:
▫ **I nuovi meccanismi partecipativi risultano piuttosto effimeri:
la sostanziale irrilevanza dei "comitati per Milano" ce lo dimostra ogni
giorno. Quando poi cercano di tradursi in ipotesi politico-elettorali
(liste civiche, movimenti arancioni autentici o meno) ottengono modesti
successi.
▫ **Le sensibilità politiche emergenti sono molto diverse dal
passato. Progettare a freddo nuove organizzazioni o anche nuove reti per
gestire il consenso potenziale sembra una risposta che sostanzialmente non
coglie questo elemento di novità.
▫ **Il lavoro per "rinfrescare" e rendere più autentico (e quindi
più autorevole) il PD finora ha dato risultati modestissimi e, anche quando
è sembrato che si fosse determinata una svolta, essa si è subito esaurita
in una stanca prosecuzione del passato.
Che fare, allora? Nessuno ha una risposta attuale, incontrovertibile. E'
opportuno dunque che ciascuno prosegua, per ora, nel percorso politico che
si è scelto, aspettando che il tempo ci indichi quale era la via del
successo. Nel frattempo, dovremmo mettere il silenziatore alle polemiche,
anche se giustificate, e alle rivendicazione di superiorità (meno
giustificate). Forme blande di collaborazione e di confronto reciproco,
come quelle proposte, senza pretese di primazia, dal Network per il
Socialismo Europeo, sono in questo momento le più utili a rafforzare la
sinistra.
Paolo Zinna
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