Sante parole. È un articolo da volantinare e diffondere a tappeto.
Nel perfetto ragionamento di Mucchetti manca, ma si capisce benissimo perché, una elementare constatazione.
Non è che i liberisti si sono svegliati una mattina ed hanno deciso di "covare il proprio uovo nel nido del Pd".
Sono i media controllati dai big di Confindustria - in primis il suo Corriere in modo sfacciato e la Repubblica in forme subdole ma più tossiche - che hanno lavorato per anni e anni per confezionare un "pensiero unico" e che, grazie allo sfarinamento dei partiti che si è avuto con la fine della prima repubblica, sono riusciti a conquistare alla fine una totale egemonia ideologica.
Con il che i padroni di quei media hanno ottenuto un risultato formidabile: che vinca la destra o vinca la sinistra, loro vincono sempre !
È per questo che ancora ci brucia di avere perduto la partita che si giocò alla nascita del Pd. Non perché, come spesso ci viene rinfacciato, fossimo nostalgici di nomi, simboli e storie passate, ma perché l'abbandono di un modello identitario in favore di un contenitore nel quale si pretendeva di conciliare gli opposti (non i diversi, gli opposti: laici e clericali; socialisti e liberisti, ecc.), condannava anche l'ultimo partito parzialmente superstite alla perdita dell'autonomia politica.
In quella battaglia non siamo stati sconfitti noi, ché sarebbe davvero poca cosa, è stata sconfitta la sinistra italiana e, in fin dei conti, anche la stessa democrazia che, come dice bene Mucchetti, "per funzionare bene ha bisogno di chiarezza e di pluralismo".
Ora c'è Bersani che mostra di aver capito che per dare un senso a questa storia è necessario battere il nuovismo, avere delle radici, scegliere un campo.
Ma le ambiguità sono moltissime ed il 39 % preso da Renzi alle primarie inevitabilmente pesa.
Ed il Pd continua in un sostegno acritico al governo iper-ideologico di Monti, ben al di là di quanto imporrebbero le logiche emergenziali, senza fare un plissé di fronte alle corbellerie dei vari Fornero, Martone, Profumo, Polillo e C..
A proposito, il sottosegretario Polillo ieri sera a Ballarò se ne è uscito con la simpatica battuta "in Germania l'economia va meglio perché lì gli operai lavorano". In altri tempi una qualunque forza di sinistra ne avrebbe chiesto le dimissioni immediate.
Ecco perché bilanciare la situazione con una robusta sinistra di governo alla sinistra del Pd continua ad apparirmi indispensabile.
E' triste, ma dopo vent'anni - più o meno - rimane di attualità quanto aveva scritto Revelli nel noto saggio "Le due destre"...
L'analisi di Luciano mi pare ineccepibile. Corriamo il serio rischio di dover subire la proiezione dello stesso film che andò sullo schermo nella seconda metà degli anni '90: con i partiti del centrosinistra trasformati in "portatori d'acqua" per governi tecnocratici, interpreti di quel liberismo "pugno di ferro in guanto di velluto" di cui Mario Monti è l'ultimo grande maestro, ma che ha in Ciampi, Amato e Dini i suoi precursori.
Sulla necessità di posizionare un partito della sinistra di governo alla sinistra del PD non potrei essere più d'accordo.
Consequenzialmente trovo necessario sostenere la candidatura di Andrea Di Stefano per Regione Lombardia, mentre appoggiare altre confuse operazioni neocentriste mi sembra del tutto controproducente. Ma questo è un altro discorso...
la sinistra a sinistra del PD già esiste è SEL, ma ho l'impressione che serva a poco, servirebbe invece, come tu dici, un robusto partito identitario, che so ad esempio un VERO PARTITO SOCIALISTA, che sappia definire la propria identità attorno ad alcuni valori di fondo e ad una analisi della realtà politica, economica e sociale un tantino AUTONOMA dal PD, purtroppo da ventanni il PSI continua a perseguire la stessa linea politica: "dobbiamo portare in Parlamento qualcuno, e da li si riparte per rifondare il PSI", peccato che questa politica ha condannato progressivamente il PSI all'irrilevanza. Si è passati da una ventina di parlamentari nel 1996 a (forse) 2-3 nella prossima legislatura.
Sono convinto anch’io della necessità di un partito della sinistra di governo a sinistra del PD. Così come è evidente che quel partito esiste ed è SEL, perlomeno nella sua impostazione originaria.Negli ultimi mesi , con il concretizzarsi delle “primarie”siamo in presenza di sorta di sua involuzione.Nella sua frastagliata composizione è sembrata in fine emergere l’impostazione di una parte consistente degli ex PRC ,seconda la quale agganciare il PD nella maniera più solida possibile, sarebbe comunque stato il raggiungimento dell’obbiettivo. In questo modo alla fine SEL sembra essere diventato quel piccolo partito( intorno al 5- 6%), nonostante il tentativo di fare del trionfalismo in realtà per una “non affermazione”, che proprio il congresso di Firenze esplicitò non voler essere ,non voler diventare, “ce ne sono anche troppi di partitini per andare a costruirne un altro”si disse.Di conseguenza sta vendo meno appunto quel disegno, quel progetto originario,per cui si sarebbe dovuto ricostruire la sinistra, un’ampia, plurale sinistra di governo socialista ed ambientalista, agganciata al socialismo europeo, la cui realizzazione avrebbe di fatto consentito l’automatico sciogliersi della stessa SEL. Si sarebbe dovuto operare in tal senso , magari convocando gli stati generali della sinistra, si è invece trasformato le “primarie” da strumento in progetto. Il tutto di fatto riuscendo a rafforzare quel PD con il quale avremmo dovuto e potuto aprire un confronto competitivo per la costruzione di un centro sinistra rinnovato, certamente molto più equilibrato di quanto non appaia oggi in prospettiva.In Italia c’è molto centro e poca sinistra( di governo). E non è certo definendo e consolidando un rapporto di 1 a 6 che si è può pensare di risolvere il problema.
Nel Network per il Socialismo si è sempre parlato di una formazione a sinistra dell'asse mediano del PD, che significa 1) che ci avevamo praticamente azzeccato se si valutano i rapporti di forza Renzi Bersani in quel partito 2) che la nuova sinistra deve comprendere una parte (consistente) del PD. SEL non basta,non ha la visione europea e internazionale che ci vuole pwer una lucida follia socialista. Quando la cosa che Ti emoziona di più nella vita sono Che Guevara( comunque meglio di Fidel), uno sventolio di kefyah, e gli anniversari della Comune di Parigi(una tragica sconfitta) e non la data della prima maggioranza assoluta socialdemocratica in Svezia( a proposito quanti sanno che all'inizio del XX° secolo in Svezia si emigrava per non morire di fame e che la polizia sparava sugli scioperanti) o ci si ricorda della strage di Utoya in un Tylt Camp manca la base umana e materiale per le nostre speranze e solo Pertini pensava che valesse la pena di fare battaglie senza speranza, non le masse senza le quali non ci sono battaglie possibili.
5 commenti:
Sante parole. È un articolo da volantinare e diffondere a tappeto.
Nel perfetto ragionamento di Mucchetti manca, ma si capisce benissimo
perché, una elementare constatazione.
Non è che i liberisti si sono svegliati una mattina ed hanno deciso di
"covare il proprio uovo nel nido del Pd".
Sono i media controllati dai big di Confindustria - in primis il suo
Corriere in modo sfacciato e la Repubblica in forme subdole ma più tossiche
- che hanno lavorato per anni e anni per confezionare un "pensiero unico" e
che, grazie allo sfarinamento dei partiti che si è avuto con la fine della
prima repubblica, sono riusciti a conquistare alla fine una totale egemonia
ideologica.
Con il che i padroni di quei media hanno ottenuto un risultato formidabile:
che vinca la destra o vinca la sinistra, loro vincono sempre !
È per questo che ancora ci brucia di avere perduto la partita che si giocò
alla nascita del Pd. Non perché, come spesso ci viene rinfacciato, fossimo
nostalgici di nomi, simboli e storie passate, ma perché l'abbandono di un
modello identitario in favore di un contenitore nel quale si pretendeva di
conciliare gli opposti (non i diversi, gli opposti: laici e clericali;
socialisti e liberisti, ecc.), condannava anche l'ultimo partito
parzialmente superstite alla perdita dell'autonomia politica.
In quella battaglia non siamo stati sconfitti noi, ché sarebbe davvero poca
cosa, è stata sconfitta la sinistra italiana e, in fin dei conti, anche la
stessa democrazia che, come dice bene Mucchetti, "per funzionare bene ha
bisogno di chiarezza e di pluralismo".
Ora c'è Bersani che mostra di aver capito che per dare un senso a questa
storia è necessario battere il nuovismo, avere delle radici, scegliere un
campo.
Ma le ambiguità sono moltissime ed il 39 % preso da Renzi alle primarie
inevitabilmente pesa.
Ed il Pd continua in un sostegno acritico al governo iper-ideologico di
Monti, ben al di là di quanto imporrebbero le logiche emergenziali, senza
fare un plissé di fronte alle corbellerie dei vari Fornero, Martone,
Profumo, Polillo e C..
A proposito, il sottosegretario Polillo ieri sera a Ballarò se ne è uscito
con la simpatica battuta "in Germania l'economia va meglio perché lì gli
operai lavorano". In altri tempi una qualunque forza di sinistra ne avrebbe
chiesto le dimissioni immediate.
Ecco perché bilanciare la situazione con una robusta sinistra di governo
alla sinistra del Pd continua ad apparirmi indispensabile.
Luciano Belli Paci
E' triste, ma dopo vent'anni - più o meno - rimane di attualità quanto
aveva scritto Revelli nel noto saggio "Le due destre"...
L'analisi di Luciano mi pare ineccepibile.
Corriamo il serio rischio di dover subire la proiezione dello stesso
film che andò sullo schermo nella seconda metà degli anni '90: con i
partiti del centrosinistra trasformati in "portatori d'acqua" per
governi tecnocratici, interpreti di quel liberismo "pugno di ferro in
guanto di velluto" di cui Mario Monti è l'ultimo grande maestro, ma che
ha in Ciampi, Amato e Dini i suoi precursori.
Sulla necessità di posizionare un partito della sinistra di governo alla
sinistra del PD non potrei essere più d'accordo.
Consequenzialmente trovo necessario sostenere la candidatura di Andrea
Di Stefano per Regione Lombardia, mentre appoggiare altre confuse
operazioni neocentriste mi sembra del tutto controproducente. Ma questo
è un altro discorso...
Pierpaolo Pecchiari
la sinistra a sinistra del PD già esiste è SEL, ma ho l'impressione che serva a poco, servirebbe invece, come tu dici, un robusto partito identitario, che so ad esempio un VERO PARTITO SOCIALISTA, che sappia definire la propria identità attorno ad alcuni valori di fondo e ad una analisi della realtà politica, economica e sociale un tantino AUTONOMA dal PD, purtroppo da ventanni il PSI continua a perseguire la stessa linea politica: "dobbiamo portare in Parlamento qualcuno, e da li si riparte per rifondare il PSI", peccato che questa politica ha condannato progressivamente il PSI all'irrilevanza. Si è passati da una ventina di parlamentari nel 1996 a (forse) 2-3 nella prossima legislatura.
Dario Allamano
Sono convinto anch’io della necessità di un partito della sinistra di governo a sinistra del PD. Così come è evidente che quel partito esiste ed è SEL, perlomeno nella sua impostazione originaria.Negli ultimi mesi , con il concretizzarsi delle “primarie”siamo in presenza di sorta di sua involuzione.Nella sua frastagliata composizione è sembrata in fine emergere l’impostazione di una parte consistente degli ex PRC ,seconda la quale agganciare il PD nella maniera più solida possibile, sarebbe comunque stato il raggiungimento dell’obbiettivo. In questo modo alla fine SEL sembra essere diventato quel piccolo partito( intorno al 5- 6%), nonostante il tentativo di fare del trionfalismo in realtà per una “non affermazione”, che proprio il congresso di Firenze esplicitò non voler essere ,non voler diventare, “ce ne sono anche troppi di partitini per andare a costruirne un altro”si disse.Di conseguenza sta vendo meno appunto quel disegno, quel progetto originario,per cui si sarebbe dovuto ricostruire la sinistra, un’ampia, plurale sinistra di governo socialista ed ambientalista, agganciata al socialismo europeo, la cui realizzazione avrebbe di fatto consentito l’automatico sciogliersi della stessa SEL. Si sarebbe dovuto operare in tal senso , magari convocando gli stati generali della sinistra, si è invece trasformato le “primarie” da strumento in progetto. Il tutto di fatto riuscendo a rafforzare quel PD con il quale avremmo dovuto e potuto aprire un confronto competitivo per la costruzione di un centro sinistra rinnovato, certamente molto più equilibrato di quanto non appaia oggi in prospettiva.In Italia c’è molto centro e poca sinistra( di governo). E non è certo definendo e consolidando un rapporto di 1 a 6 che si è può pensare di risolvere il problema.
Nel Network per il Socialismo si è sempre parlato di una formazione a sinistra dell'asse mediano del PD, che significa 1) che ci avevamo praticamente azzeccato se si valutano i rapporti di forza Renzi Bersani in quel partito 2) che la nuova sinistra deve comprendere una parte (consistente) del PD. SEL non basta,non ha la visione europea e internazionale che ci vuole pwer una lucida follia socialista. Quando la cosa che Ti emoziona di più nella vita sono Che Guevara( comunque meglio di Fidel), uno sventolio di kefyah, e gli anniversari della Comune di Parigi(una tragica sconfitta) e non la data della prima maggioranza assoluta socialdemocratica in Svezia( a proposito quanti sanno che all'inizio del XX° secolo in Svezia si emigrava per non morire di fame e che la polizia sparava sugli scioperanti) o ci si ricorda della strage di Utoya in un Tylt Camp manca la base umana e materiale per le nostre speranze e solo Pertini pensava che valesse la pena di fare battaglie senza speranza, non le masse senza le quali non ci sono battaglie possibili.
Posta un commento