venerdì 28 dicembre 2012

Peppe Giudice: La vera destra è Monti

Giuseppe Giudice La vera destra è Monti, ma l'elettorato ha difficoltà a riconoscerlo Ora che è entrata in campo la destra vera, liberale, tecnocratica non quella populista e demagogica, l'elettorato della sinistra secondorepubblichina fa fatica a riconoscerla. Stando ad alcuni sondaggi una parte consistente dell'elettorato di csx simpatizza per Monti. Che significa? Che poi l'elettorato di csx non è poi tanto tale o che ha preso un grosso abbaglio? Probabilmente l'una e l'altra cosa. Il paradigma della II Repubblica si è fondato sulla coppia berlusconismo-antiberlusconismo. A sua volta questo è non solo il risultato della discesa in campo del Bunga-Bunga Man, ma della mutazione genetica degli eredi del PCI. Claudio Signorile, in un dibattito promosso dalla Fondazione Socialismo, disse che nel 92 nel PDS prevalse non una opzione socialdemocratica, ma una operazione egemonica di tipo gramsciano (di un gramscismo distinto da un progetto socialista beninteso) che aveva il suo punto focale nella "questione morale". Insomma bisognava "rifare l'Italia" (quante volte il Cardinale Reichlin ci ha ammorbato in proposito) ostaggio della mafia, della P2, del debito pubblico "prodotto esclusivo del malefico Pentapartito", di una impresa pubblica ostaggio della partitocrazia, e dare spazio alla gente "onesta" e per bene (una distinzione che metteva in sordina la dialettica sinistra-destra). Insomma la nuova sinistra nuovista doveva creare una egemonia politico-culturale intorno al lavoro che facevano i magistrati di Milano e Palermo, per ricostruire il paese. Tale operazione egemonica - che tale non fu perchè i postcomunisti furono egemonizzati dal capitalismo finanziario globalizzato e dal clericalismo - era di fatto convergente con gli interessi del capitalismo anglosassone transnazionale. Perchè? Perchè la demonizzazione della impresa pubblica era funzionale al disegno del suo smantellamento che coerentemente fu perseguita da "Goldman Sachs" Prodi e da Baffino (uomo di Draghi o viceversa) in funzione non di un disegno industriale ma della ristruttirazione degli equilibri finanziari. Il risultato di tutto ciò fu il declino della industria nazionale, come ha ben descritto Gallino. In secondo luogo una quota consistente di elettorato popolare che nella I Repubblica votava Psi e Pci ha votato per la destra populista (o è andato verso l'astensione). Ecco la difficoltà per l'elettore di csx di oggi nel riconoscere la destra vera. E che spiega le difficoltà oggettive che ha Bersani nel caratterizzare in senso socialdemocratico il PD. E che spiega perchè anche la cosiddetta "sinistra radicale" affida le sue sorti ad un magistrato e non ad un sindacalista. Insomma è una sinistra da rifare in Italia (è la sinistra da rifare prima della nazione). Passare dal paradigma tardo-berlingueriano (da cui dobbiamo liberarci) a quello di una socialdemocrazia forte non è semplice e non è facile. Perchè significa non solo scomporre e ricomporre soggetti poltici ma anche blocchi elettorali.

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