lunedì 24 dicembre 2012

Franco Astengo: Sinistra d'alternativa

SINISTRA D’ALTERNATIVA : REPUBBLICA PARLAMENTARE, LEGGE ELETTORALE, CULTURA POLITICA La legislatura appena terminata è stata contraddistinta, oltre che da tanti altri fatti ed episodi che davvero sarebbe troppo lungo riassumere, da due elementi di grandissima importanza sul terreno dell’insieme delle relazioni istituzionali. La prima riguarda la fortissima torsione in senso presidenzialista e decisionista che il nostro sistema ha subito, soprattutto ad opera del Presidente della Repubblica che, agendo ovviamente su un sedime accumulato nel tempo, ha operato una svolta molto decisa in questa direzione: svolta che ha raggiunto il suo apice, non tanto nell’ultima fase con le continue esternazioni del Capo dello Stato sui temi politici immediati, quanto per le modalità di conferimento di incarico al Capo del governo dei “tecnici” (con tanto di nomina a senatore a vita, quarantott’ore prima del conferimento dell’incarico stessa). Una sinistra d’alternativa capace di presentare alle elezioni superando essa stessa il vincolo del personalismo che pure ha contagiato tante altre formazioni dovrebbe mettere al primo posto del proprio programma il ritorno alla pienezza di funzionamento della Repubblica Parlamentare, partendo dal ruolo di Camera e Senato, affrontando il nodo dell’eccesso di decreti leggi ma estendendo anche questa iniziativa agli Enti Locali e al ruolo dei loro consessi elettivi, ormai ridotto a marginalità dall’eccesso di potere in mano ai Sindaci eletti direttamente, che dispongono anche del potere di nomina degli assessori (potere di nomina che dovrebbe tornare ai Consigli stessi, eliminando anche la figura del cosiddetto “assessore esterno”). Insomma, il punto su cui discutere ed impegnarsi è rappresentato dal rapporto tra governabilità e rappresentanza politica, ormai troppo squilibrato a vantaggio del primo elemento citato, quella della governabilità della quale si è fatto un vero e proprio feticcio. Il secondo elemento è quello relativo alla mancata modifica della legge elettorale, per cui si andrà a votare il 24 Febbraio con la legge elettorale varata nel 2005, che presenta almeno quattro macroscopiche questioni che ne inficiano totalmente la dimensione democratica: a) le liste bloccate; b) il premio di maggioranza; c) le soglie di sbarramento; d) la regionalizzazione nell’assegnazione dei seggi al Senato. Il tema di una nuova legge elettore si pone così al centro di una fase politica che con un eufemismo potrebbe essere definita come di grande delicatezza, sia per la situazione economica sia per quella politica, sia sul piano internazionale, sia sul piano interno laddove appare possibile addirittura un passaggio di complessivo riallineamento del sistema. La realtà della profonda crisi economica e sociale richiederebbe, prima di tutto, un salto di qualità sul piano culturale, attraverso l’avvio di un serio tentativo di ricostruzione di una sintesi progettuale. Una sintesi da realizzarsi riuscendo a oltrepassare le espressioni correnti dell’individualismo dominante (frutto dell’approccio neo-liberista ormai introiettato, fin dai primi anni’90, anche dalla sinistra italiana di tradizione socialista e comunista: salvo alcune eccezioni rimaste minoritarie). E’ stato attraverso le espressioni dell’individualismo che si sono affrontate, almeno fin qui, le cosiddette contraddizioni “post-materialiste”. Quelle contraddizioni “post-materialiste” che Inglehart, fin dal 1997, ha definito come “le scelte sullo stile di vita che caratterizzano le economie post-industriali”. Oggi, proprio la realtà della crisi globale (delle quale, almeno in questa sede, non enucleiamo le caratteristiche specifiche per evidenti ragioni di economia del discorso) reclama il ritorno all’espressione di valori orientati, invece: “ alla disciplina e all’autolimitazione, che erano stati tipici delle società industriali”. Appaiono evidenti le esigenze che sorgono nel merito della programmazione, dell’intervento pubblico in economia, della redistribuzione del reddito, dell’eguaglianza attraverso l’espressione universalistica del welfare, del ritorno a una “dimensione geografica” (quest’ultimo punto, per quel che ci riguarda, dovrebbe chiamarsi “Europa politica” da ricostruire oltrepassando l’Europa delle monete). Dal mio punto di vista il tema della legge elettorale risulta, così, strettamente collegato a quello della presenza politico-istituzionale di una sinistra capace di elaborare un “progetto di sintesi” (lo abbiamo già definito, in altra occasione “programma comune”, ponendoci nella dimensione di un aggiornamento storico delle nostre coordinate di fondo, oltrepassando così quegli elementi di distintività identitari causa delle divisioni del passato). Perché questo stretto legame? Ripercorriamo velocemente le caratteristiche dei due principali sistemi elettorali: il maggioritario (nella cui direzione ci si è rivolti, in Italia, al fine di costruire un artificioso bipolarismo). L’idea del maggioritario è stata frutto, al momento dell’implosione del sistema politico nei primi anni’90, di una vera e propria “ubriacatura ideologica”, strettamente connessa all’ondata liberista: non si sono avuti risultati sul terreno della frammentazione partitica e su quello della stabilità di governo (sono, forse, diminuite le crisi formali ma di molto accresciute, se guardiamo anche alla stessa fase più recente fibrillazioni che hanno causato fasi di vera e propria ingovernabilità). Ritorno su temi già abbozzati in principio di questo intervento: il maggioritario ha aperto la strada allo svilimento nel ruolo delle istituzioni, alla crescita abnorme della personalizzazione (fenomeno che ha colpito duramente a sinistra, al punto da renderla in alcune sue espressioni di soggettività del tutto irriconoscibile), alla costruzione di quella pericolosissima impalcatura definita “Costituzione materiale” attraverso l’esercizio della quale si tende verso una sorta di presidenzialismo surrettizio, all’allargamento del distacco tra istituzioni e cittadini. Il sistema proporzionale (quello “vero”, non certo quello del sistema elettorale vigente, sul quale- ripetiamo - non spendiamo parole ma un velo pietoso) è stato accusato di rappresentare, nel passato recente della storia d’Italia, il veicolo di quel consociativismo considerato l’origine di tutti i mali del sistema politico, inefficienza e corruzione “in primis”. Preso atto di tutto ciò cogliamo l’occasione per esprimere una valutazione di fondo favorevole al sistema proporzionale: il proporzionale, infatti, rappresenta un sistema fondato necessariamente sul ruolo dei partiti, quali componenti fondamentali di una democrazia stabile, inoltre lo scrutinio di liste esige, necessariamente, un diverso equilibrio tra le candidature, affrontando così il tema del decadimento complessivo della classe politica. Interessa, però, soprattutto il legame tra sistema elettorale e struttura dei partiti. E’ questo il punto fondamentale del discorso che intendiamo sostenere in questa sede: la sinistra ha bisogno di un’adeguata soggettività politica che, proprio alla presenza di un’articolazione così evidente nelle richieste della società , produca reti fiduciarie più ampie e meno segmentate, più aperte verso le istituzioni, in grado di essere considerata produttrice e riproduttrice di capitale sociale, di allentare la morsa del particolarismo dilatando anche le maglie delle appartenenze locali e rilanciando il “consolidamento democratic Un tema che dovrà, comunque, essere affrontato nel breve periodo anche da un sinistra che intenda, al di là della scadenza elettorale che pure dovrà essere rispettata, esprimersi sul terreno di una proposta di vera alternativa a questo sistema politico avviato ormai verso la crisi più profonda. Savona, li 23 Dicembre 2012 Franco Astengo

1 commento:

roel ha detto...

L'analisi nel suo complesso può dirsi sufficientemente circostanziata, ma ha dei limiti quando trascura altri aspetti della realtà che si è venuta configurando negli ultimi anni:

- disaffezione verso la politica e partecipazione dei cittadini ai minimi storici;

- dimenticati privilegi, caste, supercaste, boiardi di St., pensioni d'oro, pletora rappresentanze istituzionali vari livelli, vitalizi e " mantenuti" d'Italia, ecc.;

- disuguaglianze abnormi :10-20% possiede 80% ricchezza, poveri diventati sempre più poveri e viceversa ricchi, ceto medio azzerato, tassazioni soliti noti (lavoratori e pensionati), evasione di 120miliardi, paradisi fiscali, arricchimenti facili, ecc., ecc.;

- corruttela, allegra finanza partiti denaro pubblico, tangentismo, parentopoli, clientelismo, ecc., ecc.-

Trascurare questi aspetti della realtà significa fare i "conti senza l'oste", muoversi in una realtà fantasmagorica, frutto dei nostri sedimenti e desideri.

Occorre prendere atto che dopo i saccheggi delle risorse operati da politici, politicanti e loro accoliti, a pagare i costi, "more solito" , sono chiamati lavoratori e pensionati che hanno sempre e puntualmente pagato quanto dovuto. Delegato i "tecnici" per le operazioni "sporche", ci si illude che la gente venga disorientata ,

quando invece l'unica conseguenza è la rabbia montante, specie di quanti vivono con risorse appena di sussistenza. Ma nche quanti si trovano in condizioni meno gravi, si rendono conto di dover mantenere i figli disoccupati e di dovere attingere per sopravvivere ai risparmi fatti con sacrifici .di anni.

Il capitalismo, la globalizzazione, l'ubriacatura del liberismo senza regole, le rapine delle banche e i salvataggi operati dai potenti dell'occidente, pesano come macigni sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati. Illudersi che tutto ciò sia una parentesi che si può far dimenticare (altro che antiberlusconismo!), vuol dire appesantire le proprie responsabilità e rendersi complici, forse prezzolati, delle malefatte che sono sotto gli occhi di tutti. Nè si deve pensare che se i Lusi, i Batnam, i Maruccio siano in galera, o che a decine siano indagati, possa costituire una compensazione esaustiva del malessere, anzi è l'ulteriore prova di quanti faccendieri e affaristi ruotano intorno alla politica e nelle istituzioni che la magistratura e la Finanza non possono riuscire a stanare tutti.

Un saluto dalla sponda del Socialismo ereticale, Roel.