martedì 25 dicembre 2012

Franco Astengo: L'agenda Monti

AGENDA MONTI, CONTRADDIZIONE PRINCIPALE, QUESTIONE DEMOCRATICA La pubblicazione della cosiddetta “Agenda Monti” e la relativa proposta di applicazione concreta utilizzando una certa metodologia di acquisizione del ruolo di governo attraverso la proposizione di un meccanismo di tipo oligarchico, collocato – ormai – del tutto al di fuori da quanto indicato al proposito dalla Costituzione Repubblicana, sta sicuramente rappresentando un momento di formidabile impatto sull’intero sistema politico italiano, ancora impastoiato (è bene ricordarlo) in quella lunghissima fase di transizione, avviatasi nel 1992. Una fase di transizione non ancora conclusa nonostante il tentativo di assunzione di un modello bipolare fondato su di una forte personalizzazione della politica: modello che, adesso, appare davvero naufragato e superato da un’ipotesi ancor più pericolosa quale quella oligarchica, cui ho appena accenato. Diventa interessante, al proposito, seguire la vicenda del “giallo” circa l’origine di una parte del testo in questione: proveniente direttamente, a quanto pare, dall’interno dello stesso Partito Democratico, il cui esponente chiamato in causa al proposito ha già avviato, però, le procedure per una scissione, per adesso di modeste dimensioni ma che i fautori dell’agenda in questione ritengono possa trasformarsi in un vero e proprio “effetto valanga”. Questo fatto è accaduto, tra l’altro, mentre il PD è impegnato in un’operazione di definitivo superamento di una forma – partito basata sull’idea di un confronto interno e una relativa assunzione di responsabilità collettiva da esercitarsi in tutte le sedi fuori e dentro le istituzioni. Il PD sta trasformandosi, invece, in un partito di “individui” in competizione perenne fra di loro, in diverse forme e a seconda dell’occasione, stimolati a stare insieme principalmente dall’interesse personale o della particolarità di un gruppo, come bene descrive Hirschman. Torniamo, comunque, all’essenziale (com’è stato richiamato, in questi giorni, da un segretario di Partito) per individuare su quali contraddizioni si appoggia questa cosiddetta “agenda Monti” e i riflessi immediati che, da questa analisi, ne sortiscono per la presenza di una sinistra d’alternativa nel nostro Paese. Sinistra d’alternativa impegnata, in questo momento, in una faticosissima iniziativa al riguardo della presentazione elettorale di un “cartello” che comprende anche, in posizione prevalente se non egemonica (considerata la realtà delle regole del gioco) una parte della magistratura legata a un’idea molto forte di conflitto con le istituzioni dominanti, attorno al tema del ripristino della legalità violata nell’esercizio soprattutto del potere politico e del collegamento tra questo e parti rilevanti della criminalità organizzata di stampo mafioso, ormai operante non solo nel Sud ma in tutta l’Italia. Assunto questo tema, del resto fondamentale, è necessario che la sinistra d’alternativa, nel definire questa sua possibile presenza e soprattutto nel delineare una propria autonoma possibilità di presenza politica nel futuro attraverso una forma organizzata, che dovrebbe assumere – a mio parere – la dimensione di un partito politico, sviluppi un’iniziativa adeguata proprio sul terreno che questa cosiddetta “Agenda Monti” indica con estrema chiarezza. Un terreno che identifico senza alcun dubbio in quello della “contraddizione di classe”. Tralascio il riferimento all’ampio dibattito che, su questo punto, si è sviluppato nel corso degli anni, tendendo a negare, a nascondere, a ricondurre ad altre vie, l’elemento di quella che è stata definita “contraddizione principale”, ma di questo si tratta, proprio in questo preciso momento storico, pur nell’evidente complessificazione sociale e nell’emergere, di conseguenza, di una pluralità di fratture sociali che abbiamo definito “post-materialiste” ( che nel dibattito in corso appaiono aver assunto una valenza prioritaria). Riprendo allora la definizione classica, di derivazione marxiana, del concetto di classe “ raggruppamento umano omogeneo dal punto di vista sociale e degli interessi, la cui differenziazione non è dovuta a fattori naturali, ma a elementi sociali. La classe è definita dalla divisione del lavoro e dalla proprietà dei mezzi di produzione”. Su queste basi si sono realizzati i rapporti di forza fondati sulla dimensione delle organizzazioni politiche che, adesso, quale esito della crisi s’intende ristabilire compiutamente a favore di ci rappresenta la proprietà dei mezzi di produzione: avevamo giudicato “antica” questo tipo di definizione e invece proprio gli sviluppi economici, politici, sociali di questi ultimi anni, a livello internazionale e interno ce ne hanno ricordato brutalmente l’assoluta modernità. La cosiddetta “Agenda Monti ripropone per intero questo tema come quello dominante per il prossimo futuro e lo collega a un’altra grande questione: quella democratica. Si propone, nella metodologia che è stata messa in atto sul piano più propriamente politico, l’espressione di un elitismo molto pericoloso, perché insinuato nelle pieghe di esercizio ,nel corso del suo sviluppo, di un’apparente forma democratica, favorita dalla legge elettorale vigente nella forma dell’indicazione del cosiddetto “capo della coalizione”. Uno stratagemma usato a suo tempo per nascondere una qualche forma di elezione diretta e adesso trasformato nel grimaldello per far passare l’idea –appunto – dell’oligarca che assume il potere in una forma comunque indipendente dall’esito delle elezioni. Una doppia combinazione questa, indicata proprio dalla cosiddetta “Agenda Monti” tra questione di classe e questione democratica che dovrebbe far riflettere al meglio i dirigenti della possibile e/o presunta sinistra d’alternativa: si possono fare cartelli e alleanze per contingenti ragioni tattiche (lo spauracchio della soglia di sbarramento) ma mai come in questo momento è necessario che un partito si fondi con precisione sull’identità della contraddizione sociale, seguendo ancora lo schema fondamentale elaborato da Stein Rokkan (Cittadini, elezioni, partiti. Prima edizione 1970). All’interno della possibile presenza nella competizione elettorale ma, soprattutto, nella prospettiva politica di medio periodo l’esigenza di un soggetto politico chiaramente definito attorno ai due temi che ho cercato di affrontare in quest’occasione: contraddizione di classe e questione democratica, dovrà risultare un fondamentale punto di riferimento, sia sul piano teorico sia su quello dell’iniziativa concreta. Savona, li 25 dicembre 2012 Franco Astengo

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