giovedì 6 dicembre 2012

Lanfranco Turci: L'autonomia politica del PD ha bisogno del "socialismo"

Da l’Unità 6 dicembre 2012 L’AUTONOMIA POLITICA DEL PD HA BISOGNO DEL”SOCIALISMO” LANFRANCO TURCI L’esito delle primarie è destinato a riaprire una discussione aggiornata sulle prospettive della sinistra,non solo per la preparazione di un programma all’altezza della crisi e capace di far vincere la coalizione, ma anche circa la futura configurazione della sinistra stessa. Sono portavoce di una associazione- Network per il socialismo europeo- i cui militanti hanno votato Vendola al primo turno e Bersani al secondo o direttamente Bersani in entrambi i turni. Dunque ci ritroviamo nella diffusa soddisfazione per il risultato raggiunto dalla candidatura di Bersani. Ma come è noto questi non sono tempi per sonni tranquilli o per dormire sugli allori. Il voto di Renzi segnala in positivo una voglia di rinnovamento e una critica all’autoreferenzialità della politica che va colta, soprattutto dove ha soffiato più forte come nelle regioni “rosse”. E tuttavia non si deve sottovalutare in quel voto anche il segno della persistente influenza del pensiero liberista, che orienta in una direzione moderata, ex democristiana e “montiana” una parte dello stesso elettorato del PD. Il primo problema di Bersani e della coalizione è dunque quello di far capire come la radicalità del programma che si dovrebbe presentare per far fronte alla crisi non può essere condizionato da sudditanza verso le idee tuttora dominanti nelle classi dirigenti europee. A chi continua a pontificare sulla discontinuità con il ‘900, occorre ricordare che siamo di fronte a una crisi che propone scenari drammatici già vissuti in altre crisi epocali come quella degli anni trenta del secolo scorso. Crisi che è figlia, in termini aggiornati, delle stesse politiche e delle stesse culture che ci hanno portato al disastro in quegli anni, con il loro seguito di miseria, disoccupazione, crescita della ingiustizia sociale e conflitti. L’accusa mossa a Bersani di guardare alla socialdemocrazia andrebbe rovesciata nella rivendicazione che è proprio alla combinazione del socialismo con il keynesismo che si devono i risultati storici del dopoguerra , la civiltà del lavoro e del welfare costruita in quel contesto. Risultati che la “moderna” offensiva liberista ha contrastato negli ultimi trent’anni fino a portarci all’esplosione della crisi attuale. Si tratta dunque di chiarire la portata delle alternative che la crisi ripropone e che oggi più di ieri si giocano sullo scacchiere europeo. Si deve spiegare a chi esalta i meriti della “modernità” contro il presunto passatismo che si oppone all’austerità e al neoiliberismo, che per quella strada l’Europa e l’Italia possono solo andare al disastro. I ghirigori su Monti non cambiano di un’acca questo quadro e non servono a parlare in profondità al paese. Questa non è una strada settaria o massimalista, ma l’unica che può unire oltre il tradizionale mondo del lavoro, ceti sociali molto vasti soffocati oggi da una austerità senza sbocco. Questo dato reale può anche aprire la via ad alleanze post elettorali più larghe, senza la necessità di offrire la palma del salvatore o del legittimatore di turno a Monti o ad altri esponenti di una borghesia elitista, che ha, questa sì!, un sapore antico di ottimati. Torno così al tema da cui ho preso le mosse. Il Network per il socialismo europeo, come dice il suo stesso nome, è nato per cecare di contribuire a una riorganizzazione unitaria della sinistra italiana sotto il segno della lotta al neoliberismo e della convergenza nel socialismo europeo, consapevole della revisione in atto nelle stesse fila dei partiti socialisti dopo gli anni delle terze vie. Pensiamo che la coalizione costituitasi per le prossime elezioni politiche e il risultato delle primarie incoraggino questo percorso cui accennava recentemente anche un editoriale del direttore Claudio Sardo. In questa nuova fase la sinistra deve riscoprire il valore della politica democratica tramite partiti rinnovati e partecipati, ma deve riscoprire anche il valore della propria autonomia culturale . Solo una parola antica come socialismo, la cui memoria è densa di lotte sociali, di critica e di aspirazioni ad una diversa società, può alimentare una autonomia che abbia l’ambizione di diventare anche egemonia. Se si vuole non solo vincere le elezioni, ma anche cambiare l’Italia. Per discutere di tutto questo la nostra associazione terrà il 15 e 16 dicembre la sua assemblea nazionale a Passignano con la partecipazione di esponenti del PD, di Sel e del PSI. Partiti dei cui destini ci sentiamo compartecipi.

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