lunedì 12 novembre 2012

Patrizia Turchi: Sinistra, riapriamo la storia

SINISTRA: RIAPRIAMO LA STORIA di Patrizia Turchi A leggere gli eventi politici che si sono susseguiti nelle ultime settimane sembra non esservi più soggetto politico che sappia perseguire le ragioni del socialismo. Sia da chi in questi anni si è proposto nella sua riformulazione e rifondazione, sia da quanti le vorrebbero agire con spirito rivoluzionario. Questi ultimi infatti pare non colgano appieno le potenzialità che questa fase politica italiana così degenerata offre, poiché potrebbero avere in mano il pallino delle proposta di aggregazione, senza perdita alcuna sulle identità e prospettive di lungo respiro. Ma andiamo con ordine. Qualche giorno fa dalle pagine di questo blog (leggi) venne lanciato un messaggio alla FdS affinché nella riunione del 3 novembre si attuasse una scelta di responsabilità che definisse la collocazione dei soggetti partecipanti. Invece dagli esiti abbiamo appreso che la Federazione della Sinistra non ha apparentemente scelto alcuna posizione, non votando alcunché ma rivelando invece la propria natura: un luogo non politico, non rappresentativo di una realtà collettiva e organizzata (tralasciamo gli ideali, per carità di patria). Un luogo assimilabile ad una “stazione” : ciascuno -come un viaggiatore individuale- sceglie una meta, sale e scende, si sposta portandosi (o credendo di portare) bagagli (truppe?) più o meno consistenti. Ma state tranquilli, si precipitano a dire i dirigenti: la stazione c'è e rimarrà, e magari per percorsi di più breve gittata sarà possibile ri-accumunare i viaggiatori (ad esempio per le prossime elezioni regionali), lasciando intatte le attuali posizioni locali, magari fortemente embricate proprio con quel centrosinistra che si vorrebbe sfidare nazionalmente. Quindi avviene che una parte della FdS si diriga verso il partito che i sondaggi danno con il vento in poppa, il PD, mentre l'altra sembra rimane nel campo dell'opposizione con una forte connotazione e proposta. Sembra..... Poiché non solo la FdS si è politicamente disgregata, ma persino il PRC risulta essersi dileguato. La prova del dileguamento del PRC si fa chiara all'indomani della presentazione del Manifesto-appello degli “arancioni” (dove campeggiano tra i firmatari preti che con un occhio sostengono e benedicono un contendente alle primarie del CS, e con l'altro paiono guardar rapiti dalla verità che si appalesa: “Cambiare si può” oppure da famosi sociologi che in interviste dichiarano che le attuali primarie “sono talmente complicate da essere scoraggianti” mentre quelle di Prodi invece erano una gran bellezza!). Un appello dove fa bella mostra di se' l'assenza (ovvia per i proponenti) di una analisi politica che ponga al centro il conflitto di classe. Come, d'altra parte, era stato ben rilevato in un editoriale, comparso su Il Manifesto, a firma di R. Rossanda, quando venne presentato il progetto ALBA (leggi articolo ). Avviene così che si legga, sconcertati, della assoluta incapacità da parte del gruppo dirigente del PRC di porsi come soggetto autonomo e di misurarsi con il tema della soggettività politica, che si esprime invece nell'accodarsi, come ben si legge nel documento approvato dalla Direzione Nazionale: “decidiamo di partecipare all’assemblea convocata per il 1° dicembre al fine di concretizzare un percorso di costruzione della lista unitaria di sinistra”. Dunque senza esercitare alcuna funzione di interlocuzione reale rispetto ai contenuti ed agli orientamenti politici, aspettando magari di poter contrattare le rispettive posizioni all'interno della futuribile lista elettorale, che -si domandano gli attivisti confusi e preoccupati- potrebbe non aver neppure il simbolo! Nel frattempo dirigenti ed esponenti istituzionali del PRC agiscono in proprio ricollocazioni opposte, o addirittura -con lo stesso metodo individuale- aderiscono firmando (sic!) l'appello ben prima di un pronunciamento ufficiale del proprio organo politico (penso all'adesione pressoché immediata del portavoce della FdS, ad esempio). Siamo quindi allo sbando più totale. Che fare? La prima cosa credo debba essere necessariamente quella di dare la notizia ai militanti e agli elettori del PRC (pochi, sempre più pochi ormai) che questa non è più un'organizzazione politica comunista in grado di dare una impronta nell'analisi e una prospettiva nella proposta. La dirigenza del PRC ha sempre mancato di capacità di egemonia e di orgoglio. Era in realtà già morta e sepolta ai tempi dei governi Prodi, ma la necessità di mantenere un simulacro di identità comunista ha fatto si che se ne favoleggiasse negli ambiti prettamente locali, consentendo spesso una contrattazione nei governi territoriali per una collocazione istituzionale di potere, concedendo ai propri militanti l'illusione di una idealità per la quale sentirsi impegnati. Un favoleggiamento però destinato a sfumare definitivamente e assai velocemente (prima o poi i rapporti di forza e la confusione identitaria lo sanciranno), spero portandosi via questa dirigenza incapace di dare una direzione politica minima. La seconda è che se da una parte il Manifesto-appello degli “arancioni” consente di affrontare in modo più ampio la necessità di una opposizione al governo Monti e ai partiti che sinora lo hanno sostenuto e che nel prosieguo ne manterranno l'agenda, dall'altro deve esservi una forza di sinistra comunista che abbia la capacità di assolvere il compito della rappresentanza, delle ragioni e della prospettiva socialista. La nostra forza resta nell'espressione che si è realizzata nella manifestazione del No Monti Day. L'obiettivo di una interlocuzione con i proponenti non potrà in questa fase che essere prettamente pragmatico e realistico, avendo chiaro il diverso orientamento teorico che i due filoni rappresentano, ma valorizzando la necessità di ridare voce e dignità di rappresentanza politica magari istituzionale anche a quella parte del mondo dei lavoratori e della società che si vuole interpretare, alla luce del conflitto di classe, costruendo un programma autonomo e alternativo di opposizione. Altrimenti saranno altri ad assumerne la direzione, e la Storia contemporanea ci ha insegnato che è sempre stata la destra più feroce e radicale.

2 commenti:

felice ha detto...

Cara turchi il buon astengo ha messo in collegamento spezzoni della sinistra di
diversa origine. Non Ti pare giunto il momento se si deve rifondare una
sinistra unitaria ed autonoma prerequisiti per essere alternativa che si debba
uscire dal recinto comunista di provenienza senza rinunciare alle proprie
convinzioni. A me è sempre piaciuta la proposta di Edgar Morin in "Ma gauche"
di ricomporre i filoni storici socialista, comunista e libertario con in più
l'ambientalismo. In Lombardia, come nel lazio, la FdS può continuare ad
esistere e partecipare a coalizioni di centro-sinistra senza pregiudiziali a
priori con l'UDC, con cui del resto governa Milano . Schizofrenia?

Patrizia Turchi ha detto...

Caro Felice, intanto grazie per l'ospitalità nel vostro sito.
Il buon Astengo, come lo appelli Tu, avrà certamente messo in connessione spezzoni della sinistra, ma l'obiettivo di questo articolo è molto più semplice.
E' la decodifica di una serie di fatti politici che sono avvenuti e che forse vanno fatti conoscere evitando l'algebra del linguaggio, il famoso politichese.
Non ho alcun problema a connessioni tra filoni di pensiero anti-capitalistico, tutt'altro! Chi mi conosce dal punto di vista politico ha chiara la mia allergia verso tutto ciò che nel nome della purezza e dell'ortodossia si rintana nella torre d'avorio!
Ma, come ben citi tu, per nominare questi filoni ("socialista", "comunista" e "libertario") ci si deve necessariamente collocare - ancorché pragmaticamente - all'interno di strutture e paradigmi teorici imprescindibili.
Francamente la posizione della FdS, stante l'analisi opinabile da me formulata, non è più oggetto di contendere, in quanto si è frantumata.
Sulla schizofrenia politica avrei davvero tanto da dire, ma l'economia di un commento me lo impedisce.
Per concludere quindi: ben venga un "incontro" politico ed elettorale (siamo in emergenza democratica di livello elevatissimo), sapendo chi siamo, però!!
Grazie Patrizia Turchi