Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
lunedì 12 novembre 2012
Patrizia Turchi: Sinistra, riapriamo la storia
SINISTRA: RIAPRIAMO LA STORIA di Patrizia Turchi
A leggere gli eventi politici che si sono susseguiti nelle ultime
settimane sembra non
esservi più soggetto politico che sappia perseguire le ragioni del
socialismo.
Sia da chi in questi anni si è proposto nella sua riformulazione e
rifondazione, sia da
quanti le vorrebbero agire con spirito rivoluzionario. Questi ultimi
infatti pare non colgano
appieno le potenzialità che questa fase politica italiana così
degenerata
offre, poiché
potrebbero avere in mano il pallino delle proposta di aggregazione,
senza
perdita alcuna
sulle identità e prospettive di lungo respiro.
Ma andiamo con ordine.
Qualche giorno fa dalle pagine di questo blog
(leggi)
venne lanciato un messaggio alla
FdS affinché nella riunione del 3 novembre si attuasse una scelta di
responsabilità che
definisse la collocazione dei soggetti partecipanti.
Invece dagli esiti abbiamo appreso che la Federazione della Sinistra
non ha
apparentemente scelto alcuna posizione, non votando alcunché ma
rivelando
invece la
propria natura: un luogo non politico, non rappresentativo di una
realtà
collettiva e organizzata (tralasciamo gli ideali, per carità di
patria).
Un luogo assimilabile ad una “stazione” : ciascuno -come un
viaggiatore
individuale-
sceglie una meta, sale e scende, si sposta portandosi (o credendo di
portare) bagagli
(truppe?) più o meno consistenti.
Ma state tranquilli, si precipitano a dire i dirigenti: la stazione
c'è e
rimarrà, e magari per
percorsi di più breve gittata sarà possibile ri-accumunare i
viaggiatori
(ad esempio per le
prossime elezioni regionali), lasciando intatte le attuali posizioni
locali, magari fortemente
embricate proprio con quel centrosinistra che si vorrebbe sfidare
nazionalmente.
Quindi avviene che una parte della FdS si diriga verso il partito che
i
sondaggi danno con
il vento in poppa, il PD, mentre l'altra sembra rimane nel campo
dell'opposizione con una
forte connotazione e proposta. Sembra.....
Poiché non solo la FdS si è politicamente disgregata, ma persino il
PRC
risulta essersi
dileguato.
La prova del dileguamento del PRC si fa chiara all'indomani della
presentazione del
Manifesto-appello degli “arancioni” (dove campeggiano tra i firmatari
preti
che con un
occhio sostengono e benedicono un contendente alle primarie del CS, e
con
l'altro paiono
guardar rapiti dalla verità che si appalesa: “Cambiare si può” oppure
da
famosi sociologi
che in interviste dichiarano che le attuali primarie “sono talmente
complicate da essere
scoraggianti” mentre quelle di Prodi invece erano una gran
bellezza!).
Un appello dove fa bella mostra di se' l'assenza (ovvia per i
proponenti)
di una
analisi politica che ponga al centro il conflitto di classe. Come,
d'altra
parte, era stato ben
rilevato in un editoriale, comparso su Il Manifesto, a firma di R.
Rossanda, quando venne
presentato il progetto ALBA (leggi
articolo
).
Avviene così che si legga, sconcertati, della assoluta incapacità da
parte
del gruppo
dirigente del PRC di porsi come soggetto autonomo e di misurarsi con
il
tema della
soggettività politica, che si esprime invece nell'accodarsi, come ben
si
legge nel
documento approvato dalla Direzione Nazionale: “decidiamo di
partecipare
all’assemblea
convocata per il 1° dicembre al fine di concretizzare un percorso di
costruzione della lista
unitaria di sinistra”.
Dunque senza esercitare alcuna funzione di interlocuzione reale
rispetto ai
contenuti ed
agli orientamenti politici, aspettando magari di poter contrattare
le
rispettive posizioni
all'interno della futuribile lista elettorale, che -si domandano gli
attivisti confusi e
preoccupati- potrebbe non aver neppure il simbolo!
Nel frattempo dirigenti ed esponenti istituzionali del PRC agiscono
in
proprio ricollocazioni
opposte, o addirittura -con lo stesso metodo individuale- aderiscono
firmando (sic!)
l'appello ben prima di un pronunciamento ufficiale del proprio
organo
politico (penso
all'adesione pressoché immediata del portavoce della FdS, ad
esempio).
Siamo quindi allo sbando più totale.
Che fare?
La prima cosa credo debba essere necessariamente quella di dare la
notizia
ai
militanti e agli elettori del PRC (pochi, sempre più pochi ormai)
che
questa non è più
un'organizzazione politica comunista in grado di dare una impronta
nell'analisi e una
prospettiva nella proposta.
La dirigenza del PRC ha sempre mancato di capacità di egemonia e di
orgoglio. Era
in realtà già morta e sepolta ai tempi dei governi Prodi, ma la
necessità
di mantenere
un simulacro di identità comunista ha fatto si che se ne
favoleggiasse
negli ambiti
prettamente locali, consentendo spesso una contrattazione nei
governi
territoriali per una
collocazione istituzionale di potere, concedendo ai propri militanti
l'illusione di una idealità
per la quale sentirsi impegnati.
Un favoleggiamento però destinato a sfumare definitivamente e assai
velocemente (prima
o poi i rapporti di forza e la confusione identitaria lo sanciranno),
spero
portandosi via
questa dirigenza incapace di dare una direzione politica minima.
La seconda è che se da una parte il Manifesto-appello degli
“arancioni”
consente di
affrontare in modo più ampio la necessità di una opposizione al
governo
Monti e ai partiti
che sinora lo hanno sostenuto e che nel prosieguo ne manterranno
l'agenda,
dall'altro
deve esservi una forza di sinistra comunista che abbia la capacità
di
assolvere il compito
della rappresentanza, delle ragioni e della prospettiva socialista.
La nostra forza resta nell'espressione che si è realizzata nella
manifestazione del No Monti Day.
L'obiettivo di una interlocuzione con i proponenti non potrà in
questa fase
che essere
prettamente pragmatico e realistico, avendo chiaro il diverso
orientamento
teorico
che i due filoni rappresentano, ma valorizzando la necessità di
ridare voce
e dignità di
rappresentanza politica magari istituzionale anche a quella parte del
mondo
dei lavoratori
e della società che si vuole interpretare, alla luce del conflitto
di
classe, costruendo un
programma autonomo e alternativo di opposizione.
Altrimenti saranno altri ad assumerne la direzione, e la Storia
contemporanea ci ha
insegnato che è sempre stata la destra più feroce e radicale.
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2 commenti:
Cara turchi il buon astengo ha messo in collegamento spezzoni della sinistra di
diversa origine. Non Ti pare giunto il momento se si deve rifondare una
sinistra unitaria ed autonoma prerequisiti per essere alternativa che si debba
uscire dal recinto comunista di provenienza senza rinunciare alle proprie
convinzioni. A me è sempre piaciuta la proposta di Edgar Morin in "Ma gauche"
di ricomporre i filoni storici socialista, comunista e libertario con in più
l'ambientalismo. In Lombardia, come nel lazio, la FdS può continuare ad
esistere e partecipare a coalizioni di centro-sinistra senza pregiudiziali a
priori con l'UDC, con cui del resto governa Milano . Schizofrenia?
Caro Felice, intanto grazie per l'ospitalità nel vostro sito.
Il buon Astengo, come lo appelli Tu, avrà certamente messo in connessione spezzoni della sinistra, ma l'obiettivo di questo articolo è molto più semplice.
E' la decodifica di una serie di fatti politici che sono avvenuti e che forse vanno fatti conoscere evitando l'algebra del linguaggio, il famoso politichese.
Non ho alcun problema a connessioni tra filoni di pensiero anti-capitalistico, tutt'altro! Chi mi conosce dal punto di vista politico ha chiara la mia allergia verso tutto ciò che nel nome della purezza e dell'ortodossia si rintana nella torre d'avorio!
Ma, come ben citi tu, per nominare questi filoni ("socialista", "comunista" e "libertario") ci si deve necessariamente collocare - ancorché pragmaticamente - all'interno di strutture e paradigmi teorici imprescindibili.
Francamente la posizione della FdS, stante l'analisi opinabile da me formulata, non è più oggetto di contendere, in quanto si è frantumata.
Sulla schizofrenia politica avrei davvero tanto da dire, ma l'economia di un commento me lo impedisce.
Per concludere quindi: ben venga un "incontro" politico ed elettorale (siamo in emergenza democratica di livello elevatissimo), sapendo chi siamo, però!!
Grazie Patrizia Turchi
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