venerdì 23 novembre 2012

Renzo Penna: Il rapporto della Banca mondiale sul clima

WORLD BANK: RAPPORTO SCONVOGENTE SUL RISCALDAMENTO DELLA TERRA di Renzo Penna Tutta incentrata sulle cause e gli effetti della crisi economica, la lunga campagna per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti ha completamente trascurato la lotta al cambiamento del clima e le conseguenze dell’effetto serra sul riscaldamento globale. Ci ha pensato però, nei giorni che hanno preceduto il voto, il ciclone tropicale Sandy che, interessando questa volta direttamente New York e abbattendosi con particolare violenza su Manhattan e Brooklyn, ha rimesso il tema al centro dell’attenzione generale. E, con ogni probabilità, ha anche favorito la riconferma di Barak Obama il quale, appena rieletto, è tornato, per la prima volta dopo anni, a parlare di lotta ai cambiamenti climatici. Ma l’onda di marea che ha interessato la costa orientale del Nord America, così come le recenti violente piogge e gli allagamenti che hanno riguardato la Toscana e il centro della nostra Penisola, potrebbero rappresentare solo una pallida anticipazione di quello che ci attende secondo le risultanze dell’ultimo rapporto della World Bank. La relazione della Banca Mondiale esamina infatti i rischi legati ad un riscaldamento climatico previsto di 4 gradi C entro la fine del secolo. A lanciare l’allarme non sono, questa volta, gli scienziati dell'IPCC o di qualche associazione ambientalista, ma il cuore del gotha economico mondiale che ha costruito i dati e avvertito le nazioni e i governi sugli effetti disastrosi della mancanza di iniziative. Il rapporto segnala che: “senza misure concrete di lotta contro il cambiamento climatico, la comunità internazionale potrebbe subire le conseguenze catastrofiche dell’aumento della temperatura media, compreso onde di calore estremo, un calo degli stock mondiali delle derrate alimentari ed un innalzamento del livello dei mari che riguarderebbero centinaia di migliaia di persone”. In prospettiva sono minacciate tutte le regioni del pianeta ma i poveri, si sostiene: “ sono quelli che soffriranno di più”. Gli impegni attuali di riduzione delle emissioni di gas serra sono giudicati dallo studio insufficienti e, viene evidenziato, non permetteranno di attenuare che in parte l’aumento della temperatura media. Il quadro che emerge e le conclusioni cui giunge “Turn Down the Heat” sono davvero molto preoccupanti. Di seguito le principali conseguenze dovute all’aumento delle temperature. Le ondate di calore estremo - In condizioni normali queste dovrebbero avvenire una volta ogni centinaio di anni, avverranno quasi ogni estate in molte regioni. La loro incidenza non sarà ripartita uniformemente. Gli aumenti di temperature più importanti riguarderanno le aree terrestri con variazioni da 4 a 10 gradi centigradi. Dovremmo aspettarci degli aumenti di 6° C delle temperature mensili estive medie nella regione Mediterranea, in Africa del Nord, nel Medio Oriente ed in alcune parti degli Stati Uniti d'America. Innalzamento del Livello del mare - Entro il 2100 si assisterà verosimilmente ad un aumento da 0,5 ad 1 metro del livello medio dei mari. Alcune delle città più vulnerabili a questo fenomeno sono situate in Mozambico, Madagascar, Messico, Venezuela, India, Bangladesh, Indonesia, Filippine e Vietnam. Le regioni più vulnerabili si trovano nelle zone tropicali, subtropicali e polari, dove molteplici impatti rischiano di addizionarsi. L'agricoltura, le risorse idriche, la salute umana, la biodiversità ed i servizi ecosistemici saranno con ogni probabilità gravemente colpiti. Queste ripercussioni produrranno vaste “migrazioni” di popolazioni. L'acidificazione degli oceani - Le barriere coralline sono molto sensibile alle variazioni di temperatura dell'acqua. Il rapporto avverte che: “attualmente, si pensa che i livelli di riscaldamento raggiungeranno gli 1,4° C nel 2030”. Per effetto di ciò le barriere coralline potrebbero smettere di crescere e iniziare a dissolversi. Questo sarebbe il risultato di oceani che diventano più acidi come risultato delle elevate concentrazioni di CO2. Determinando profonde conseguenze per le persone che dipendono da loro per cibo, reddito, turismo e protezione della fascia costiera. Calo delle rese agricole e delle risorse idriche - Quattro gradi centigradi in più significheranno un calo delle rese agricole in tutto il mondo, con gravi rischi per la futura sicurezza alimentare. Secondo la Banca Mondiale le zone colpite dalla siccità aumenterebbero dal 15,4% dell’attuale terreno agricolo globale a circa il 44% entro il 2100. Le regioni più colpite nei prossimi 30-90 anni saranno probabilmente l'Africa meridionale, gli Usa, l'Europa meridionale e il Sud-Est asiatico. In Africa, il rapporto prevede che, con un aumento delle temperature di 5° C, il 35% del terreno agricolo diventerà scarsamente idoneo all'agricoltura. Il rapporto individua rischi gravi per le incidenze negative sulla disponibilità di acqua, in particolare nel nord e nell'est dell'Africa, in Medio Oriente e nell'Asia meridionale. “Bacini idrografici, come il Gange e il Nilo - si sostiene - sono particolarmente vulnerabili. In Amazzonia, gli incendi boschivi potrebbe raddoppiare entro il 2050. Il mondo perderebbe così diversi habitat e specie con un 4° C di riscaldamento”. Global warming - Secondo il rapporto della Banca Mondiale il verdetto scientifico è senza appello: “le attività umane sono responsabili del riscaldamento del pianeta e questo riscaldamento si sta già traducendo in cambiamenti osservabili. La temperatura media globale non cessa di aumentare, supera attualmente di circa 0,8° C i livelli preindustriali”. Benché un riscaldamento del pianeta di 0,8° C possa apparire insignificante, il rapporto sottolinea che: “un aumento da 0,8 a 2,0° C porrà dei rischi molto importanti. Mentre un aumento della temperatura media del pianeta di 4° C si avvicina a delle variazioni storiche conosciute. Sappiamo che un calo della temperatura media globale tra i 4,5 ed i 7° C è stato all'origine dell'ultima era glaciale, periodo durante il quale la maggior parte dell'Europa centrale e del nord degli Usa è stata ricoperta da una coltre di ghiaccio di diversi chilometri di spessore. Ora, gli attuali cambiamenti climatici, indotti dalle attività umane, si misurano non su millenni ma su un secolo”. Ma il rapporto della World Bank dice anche che l'aumento di 4 gradi non è inevitabile: “L'adozione di politiche di sviluppo sostenibile potrebbero in effetti permetterci di limitare il riscaldamento planetario a meno di 2 gradi, cioè la soglia fissata dalla comunità internazionale, sapendo che già tale limite fa correre all'ambiente ed alle popolazioni umane dei rischi non trascurabili”. Il Gruppo della Banca Mondiale aggiunge poi che le sue iniziative sulla crescita verde e solidale: “hanno portato a concludere che un utilizzo più efficace e più intelligente dell'energia e delle risorse naturali potrebbe permetterci di ridurre radicalmente l'impatto dello sviluppo sul clima, senza per questo rallentare gli sforzi della lotta contro la povertà o la crescita economica”. E' indubbio che “Turn Down the Heat” rappresenti nei fatti una sorta di autocritica per quanto fatto fino ad oggi dalla Banca Mondiale, infatti tra le possibili iniziative ne cita alcune che sono una vera e propria svolta rispetto ad approcci e politiche precedenti: a) il migliore utilizzo di più di 1.000 miliardi di dollari attualmente dedicati alle sovvenzioni per lo sfruttamento dei combustibili fossili dagli effetti perversi sull'ambiente; b) tener conto del valore del capitale naturale nei bilanci nazionali; c) l'aumento delle spese pubbliche e private dedicate alla "infrastruttura verde" ed ai sistemi di trasporti pubblici urbani progettati per minimizzare le emissioni di carbonio e per massimizzare la creazione di posti di lavoro e l'accesso ai servizi; d) l'appoggio ai regimi internazionali e nazionali di determinazione dei prezzi del carbonio e di scambio dei diritti di emissione; e)l'aumento del rendimento energetico, in particolare negli edifici, ed una migliore condivisione dell'energia rinnovabile prodotta. Tutte buone politiche che farebbe bene ad attuare anche il nostro governo ed ancor più quello che verrà dopo le elezioni della prossima primavera. Alessandria, 22 novembre 2012

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