giovedì 29 novembre 2012

Felice Besostri: Primarie e dintorni

Offeleé faa el to mesteé Un proverbio milanese, che tradotto significa pasticcere fa il tuo mestiere, che se fosse stato praticato avremmo avuto una situazione più limpida dopo le primarie e in attesa del ballottaggio Renzi- Bersani. Il PD doveva fare le sue primarie per stabilire chi fosse il candidato alla leadership della coalizione, candidato Primo Ministro solo se la legge elettorale in vigore, incostituzionale sotto vari profili, restasse immutata (dio non voglia). Proprio il ballottaggio tra due pieddini dimostra la vera natura di queste primarie. SEL e, per me auspicabilmente il PSI, dovevano invece dar vita a Stati Generali della Sinistra per decidere il profilo politico-programmatico di una sinistra italiana collocata temporalmente nel XXI° secolo e geograficamente, ma ancor più istituzionalmente, in Europa. Dagli Stati Generali sarebbe dovuto scaturire anche il nome del candidato alla leadership dell’alla sinistra della coalizione. Le primarie del PD si sarebbero verosimilmente concluse in una tornata con la maggioranza assoluta a Bersani, quindi con un’indicazione univoca anche di tipo politico, cioè coltivare un’alleanza di centro-sinistra con un rapporto preferenziale con SEL ovvero un Pd più orientato al centro e sulla linea di continuità con l’Agenda Monti. La sinistra avrebbe avuto la sua occasione di dimostrare di essere pronta ad assumersi una responsabilità di governo con un suo programma e un suo/a candidato/a alla sua attuazione, in altre parole una sinistra con vocazione maggioritaria: in Italia non c’è mai stata, neppure quando PCI e PSI superavano il 40% e c’erano forze progressiste democratiche possibili alleate. Le primarie di coalizione avrebbero designato il perimetro politico e programmatico dell’intesa PD-PSI-SEL e la persona che si sarebbe impegnata di fronte agli elettori di dirigere il governo .La dichiarazione di intenti ITALIA:BENE COMUNE è stata un buon punto di partenza, ma solo per lanciare il messaggio di disponibilità a governare, ma è troppo generica per costituire un accordo di governo. In quel documento le parole sinistra e socialismo non sono scritte nemmeno una volta, mentre la sinistra italiana ha bisogno di identità e di definirsi rispetto alle famiglie europee. A meni che non abbia deciso di uscire dall’Euro e dalla UE, tanto per sancire una sua diversità rispetto alla sinistra europea. Queste primarie né carne , Né pesce hanno comunque avuto una buona partecipazione. Il paragone con quelle che hanno incoronato Prodi nel non ha alcun senso: erano una novità. Credo anche che la partecipazione sia stata gonfiata e nessuno ha mai visto gli elenchi con gli oltre 4 milioni di votanti. I candidati erano molto rappresentativi di forze politiche allora consistenti, basta pensare a Bertinotti, leader di una Rifondazione Comunista ancora unita e con un 5,03% di voti nel 2001.Il passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica si annuncia altrettanto problematico e foriero di sventura di quello dalla Prima alla Seconda, con l’aggravante che il prestigio delle istituzioni si è ancor più degradato: l’ultimo centro-sinistra conquistò comunque nel 1992 il voto della maggioranza dei votanti, il 53,24% per la precisione. Senza premi di maggioranza Berlusconi non ha mai superato il 50% e soltanto il Prodi del 2006 ci è andato vicino, con il 49,82. Malgrado Tangentopoli la fiducia nelle forze politiche non era così bassa come oggi(4%) né la propensione all’astensione o al vota di protesta, come le ultime elezioni siciliane hanno dimostrato. Su altro piano le vicende di Tesorieri di partiti(Lusi e Belsito) e di consiglieri regionali con le mani bucate e la pancia piena e il sequestro dell’ILVA hanno dato di nuovo protagonismo alla magistratura e segnalato l’impotenza di un’autoriforma della politica. Risposte chiare e nette non possono essere date da forze politiche, che privilegiano la tattica e il cui orizzonte sono le prossime elezioni e per di più nell’ottica di quanti parlamentari saranno riconfermati e quanti, invece, rientreranno dopo il digiuno del 2008: lo scandalo di una mancata riforma della legge elettorale vigente ne è la dimostrazione inoppugnabile. Felice Besostri

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