martedì 20 novembre 2012

Angelo Giubileo: Renzi, gli italiani e i tempi già cambiati

Renzi, gli italiani e i tempi già cambiati E’ la crisi di un intero sistema politico, né più né meno di quel che accadde nel lontano 1992 con Tangentopoli. La risposta secca di D’Alema, alla provocazione del giornalista del Corriere della Sera Dario Di Vico, che gli imputava di essersi caricato addosso il peso della battaglia contro Renzi, rappresenta bene il significato ed il peso dello scontro in atto all’interno del Pd: “difendo una storia e una tradizione che lui vorrebbe rottamare”. Onorevole D’Alema, prima di Renzi, ci ha pensato bene la Storia. Perché, stando alle premesse del suo ragionamento, di quale storia e quale tradizione lei pensa bene di farsi carico? Senz’altro quella storia e quella tradizione, mutuata nel nostro paese attraverso un partito, l’ex-Pci-Pds-Ds ed evidentemente a suo giudizio ora-Pd, per mezzo del quale lei e la sua classe (termine a lei ben noto!) politica crede ancora di poter guidare ed indirizzare le magnifiche sorti e progressive italiche. E ancora, nonostante lei, onorevole D’Alema, sappia bene di averci già provato ripetutamente e francamente, me lo lasci dire, direi sempre con minore (primo governo, 21/10/98 – 22/12/99) o scarso (secondo governo, 22/12/99 – 25/4/2000) successo. Negli ultimi due-tre decenni circa, gli esiti, senz’altro positivi della globalizzazione delle civiltà e dei paesi, di fatto hanno tuttavia anche prodotto l’inasprimento dei livelli di competizione dei mercati nazionali e internazionali ed il nostro paese già da oltre un decennio versa in uno stato di declino da cui necessita assolutamente venire fuori. Adesso!, senza che vi sia più il tempo di agire “in difesa”. Semplicemente perché i tempi cambiano, e a tale proposito anche monsieur de La Palisse chioserebbe: … e con essi gli uomini, le storie e le tradizioni. Perché se è anche vero che da cosa possa nascere cosa – ricorda onorevole D’Alema era esattamente febbraio del 1998 quando a Firenze, strano è a volte il destino!, lei tenne a battesimo la Cosa 2 -, stavolta non è così! E’ diverso. E’ la crisi di un intero sistema politico, né più né meno di quel che accadde nel lontano 1992 con Tangentopoli; ma non solo. E’ la definitiva caduta, e non la crisi, di un intero sistema di valori a cui i partiti della cosiddetta Prima Repubblica, soprattutto l’allora Pci e Dc, facevano riferimento. La caduta di un sistema orientato non solo da opposte e contrarie ideologie, comunismo e cristianesimo, liberalismo e socialismo, ma ancor di più e soprattutto la caduta di un sistema di gestione del potere politico ed economico incentrato sulla forma e organizzazione del partito, quello tradizionale; un fattore di enorme importanza storica e culturale, la cui valenza ed il cui peso è ancora avvertito prepotentemente nella Cina del terzo millennio. Mentre la storia dell’Occidente, seguiva e segue, già da tempo, piuttosto altre Vie. Ha ragione Matteo Renzi di dire che “se il Pd è al 30% è perché noi non rompiamo”. Noi e loro, due visioni contrastanti, se non opposte, di scorgere o vedere il cambiamento già in atto da tempo, dall’abbattimento del Muro nell’89, all’avvento della globalizzazione e l’apertura generalizzata dei mercati internazionali, all’avvento della moneta unica dell’euro, etc. In mancanza, qualcosa che ha a che fare con la presbiopia e non con un atteggiamento miope. Eppure, nonostante tutto questo cambiamento e soprattutto la forza di questo cambiamento, nel nostro paese non è cambiata la classe politica: non sono cambiate le idee e non sono cambiati gli uomini. Sono cambiati i partiti … da storici a personali! E allora, onorevole D’Alema, dica pure, quale storia quale tradizione intende ancora difendere? Si dice che oggi sia anche il tempo dell’antipolitica, cosa che in verità faccio difficoltà a capire: cosa sia mai quest’antipolitica!? Credo ci si riferisca soprattutto al fatto che alcuni personaggi, dedicandosi all’arte della politica (τέχνη πολιτιχή), si scaglino contro altri, che sono al potere, con forme e modi (ad es., il web) niente affatto tradizionali, personaggi politici che inoltre non hanno alcuna o grande storia alle spalle, tanto più quindi una storia da difendere. Alle primarie del Pd, in altri tempi si sarebbe fatto un congresso, ma anche questo è un segno che i tempi sono cambiati, voterò per Renzi! In fondo, credo che se la politica abbia ancora una chance nel nostro paese, sia forse giusto affidarla ad un politico, ben sapendo che dopo un barzellettiere agli italiani potrebbe andare bene senz’altro anche un comico.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

queste posizioni politiche di Spirito Libero sono molto... "spiritose" - già
dall' incipit. Vediamo. Un centro-sinistra senza Di Pietro e l'Italia dei
Valori non costituisce affatto un rafforzamento politico ma un impoverimento
della forza elettorale e delle "garanzie" democratiche che può metere in campo
il Centro-sinistra come schieramento di governo. Questo perchè è del tutto
evdente che il partito che in parlamento e nel paese si è battuto con più
coerenza contro Berlusconi, il suo conflitto d'interessi e il berlusconismo
diffuso (commistione affari-politica, leggi ad personam, libertà di stampa,
libertà d'indagine, ecc.) è stato proprio l'IDV. Certo, per le caratteristiche
della sua giovane, magmatica, approssimativa e personalistica organizzazione
l'IdV è stata anch'essa permeata di un vario opportunismo politico-affaristico.
E questo è ora, anche - ma non solo per l'IdV – una delle questioni politiche
centrali da affrontare e drasticamente risolvere. Ciò non toglie – è storia –
che sul terreno della resistenza democratico-costituzionale (contro varie e
diverse degenerazioni di funzioni istituzionali e di modalità di governo nonché
contro l'attacco reazionario a varie libertà), sul terreno della difesa
referendaria dei "beni comuni", sulle più scottanti questioni economio-sociali
e delle libertà sindacali, l'IDV è stata più coerente e su posizioni più
avanzate rispetto a quelle del PD e di tanti altri. Poi, è noto, Di Pietro ha
commesso il crimine di "lesa maestà" ed è stato mediaticamente "decapitato" –
per la pelosissima gioia di tanti: di ieri (le vittime di "mani pulite") e di
oggi. Adesso non deve entrare in Parlamento, né lui né quello che
complessivamente ha rappresentato e rappresenta. Invece Di Pietro e i suoi non
sono " nemici del popolo". Pertanto la cancellazione della «triforcuta»
(espressione "spiritosa" che non a caso ricorda tanto quella dei
«trinariciuti») foto di Vasto non pare una buona prospettiva nè per il
risultato elettorale del centro-sinistra, né per le complessive caratteristiche
che questo avrà nella prossima legislatura. Quanto al prossimo governo sarebbe
ben singolare che le attuali classi dominati di questo paese non gradiscano
continuare ad esserne anche le classi dirigenti.
Saluti molto preoccupati.

claudio ha detto...

caro martelloni, secondo me è ora di introdurre una discriminante
preliminare quando si parla di partiti e movimenti politici: l'esame della
loro democrazia interna: se fanno i congressi, come si vota per eleggere i
dirigenti, se fanno le primarie e come si vota, la trasparenza dei loro
conti. Dopo di che, possono dire cose meravigliose, rispondere a una
esigenza dello scenario politico ma se sono internamente dei fascisti lo
saranno anche all'esterno: è ora di finirla con la truffa della seconda
repubblica, di spacciare per salvatori del paese movimenti fascistoidi.

Anonimo ha detto...

daccordissimo sulla democrazia interna ai partiti – e soprattutto su quella
dell'intero sistemaistituzionale. Ma continuo a preferire Di Pietro l'IdV al
giovane-giovanile Renzi – e dintorni. La «giovinezza» (anche cantata) come
categoria politica selezionante è come tale categoria irrazionalivitico-
vitalistico-fascista (W Benedetto Croce!).

francesco ha detto...

Riguardo ai partiti, credo che Bellavita abbia senz'altro ragione
(anche se questo potrebbe voler dire che in realtà, almeno in alcuni
contesti, nessun partito è in grado di superare l'esame della
democraticità e dunque, a rigore, della votabilità).
Concordo invece con Martelloni sul fatto che l'IDV nell'opposizione
al Berlusconismo ed al Montismo ha tenuto posizioni spesso più sensate
di chi è stato incline ad accettare compromessi talora indecorosi.

E poi c'è la questione della lesa maestà, che - anche qui ha ragione
Martelloni - è la vera spiegazione della fine della foto di Vasto.

I toni dell'IDV verso l'"uomo del colle" sono stati talora
decisamente sopra le righe. Ma la presidenza della Repubblica ha a sua
volta operato in questi ultimi anni delle forzature costituzionali
gravi. E che qualcuno lo facesse notare non mi è parso in realtà
inopportuno.
Qui sembra invece che Napolitano sia intoccabile, e se non la pensi
come o lui, o non gli vai a genio, sei fuori.
Non è, francamente, un gran bel vedere.

Da ultimo occorre dire che bisognerebbe comunque distinguere meglio
tra l'IDV in quanto tale - partito in cui in effetti non mancano
atteggiamenti fascistoidi e comportamenti discutibili, e in cui spesso
si è razzolato assai male (e non parliamo neppure dei Scilipoti e dei
De Gregorio) - e le istanze di cui quel partito ha cercato di rendersi
interprete.
L'IDV accanto a certi eccessi giustizialistici, ha infatti
rappresentato anche delle istanze legalitarie che in linea di principio
considerei un errore gettare completamente all'ortiche o regalare ad
altri.

Un saluto,
Francesco Somaini.

luciano ha detto...

Peraltro, i parlamentari scelti da Di Pietro - autentico Re Mida alla rovescia - più che opporsi a Berlusconi, sono risultati spesso essenziali per tenerlo in piedi:
dal mitico senatore Carrara (unico eletto dell'Italia dei Valori nel 2001, il primo giorno di legislatura annunciò il passaggio a Forza Italia), all'indimenticabile senatore Di Gregorio nella legislatura 2006-2008, agli ineffabili onorevoli Razzi e Scilipoti nella legislatura attuale.
La prospettiva che non ritornino in parlamento personaggi di questa risma non mi fa cadere in depressione.

Luciano Belli Paci

felice ha detto...

Rimproverare a D'Alema di essere tra i responsabili della storia che si conclude nel PD e sostenere Renzi che del PD è il prodotto DOC: un segno dei tempi.



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