giovedì 6 ottobre 2011

Paola Meneganti: Note sparse

Sì, note sparse. La prima sulla FIAT che, per bocca di Marchionne, ha deciso di lasciare Confindustria. Se pensiamo a che cosa sia stata la FIAT per questo Paese, anche a livello simbolico, oltre che produttivo ed economico, la cosa è grossa. E che cosa sia ancora (in the ugly face, la brutta faccia di un capitalismo violento senza correttivi, Pomigliano Mirafiori etc.). Eppure, eppure ... In molti hanno sostenuto che si tratti di un "voto di scambio" in sintonia con il governo: grazie per l'articolo 8, via da Marcegaglia che ha alzato la voce. Secondo me, c'è dell'altro. E' vero che la FIAT è sempre stata vocazionalmente filogovernativa e destrorsa. Ricordate il grande e rimpianto Ivan Della Mea: "quando il tuo soldo di nullatenente/che Agnelli chiama fame comunista". Ma c'era, c'era comunque un legame con il territorio, con il Paese, il nome stesso: Fabbrica Italiana Automobili Torino. Gli operai conflittuali ma, comunque, orgogliosi di essere operai FIAT. Tutto questo è spazzato via. Nei giorni dell'attacco furibondo alle libertà sindacali ed al diritto del lavoro, FIAT guadagnò un sacco sui mercati. Gli azionisti, e Marchionne in primis, ci hanno guadagnato un visibilio. Conti in banca pingui, ancora più pingui. E' il capitalismo, bellezza? Spremuta la situazione, la contingenza, spremuti lavoratori e lavoratrici, diritto e libertà, ok, FIAT se ne andrà. ne sono certa. Legami, storia: ecchissenefrega. Mi vengono in mente i racconti di fantascienza in cui gli alieni sbarcano su un pianeta, lo dissanguano e lo prosciugano, poi lo abbandonano e via, più veloci della luce. L'unica speranza è che la petrosa realtà sia capace di fare inciampo forte. Però, non so. E vengo al secondo punto. Stanno dicendo (quasi) tutti che non è proprio più sostenibile, questa situazione: signor presidente del consiglio, vada via, o almeno, dica con chiarezza che andrà via. Per ora, non ci sono accenni di defaillances parlamentari. Come si abbatte un governo, qui e ora, se non per via parlamentare? Se lui non dà le dimissioni, e in Parlamento ha i voti necessari, che fare? Si dice: ma è stato eletto dal popolo. Sì. Anche Mussolini nel 1924 (le elezioni del listone, la legge elettorale Acerbo etc.) Mi si dice: dai Paola, allora c'erano i manganelli, le violenze ai seggi eccetera. Beh, noi oggi abbiamo il porcellum e, forse, oggi il manganello ha assunto altre forme. Che fanno anch’esse molto, molto male.

3 commenti:

guido ha detto...

Paola, la situazione è diversa, non migliore però. Ricordiamo quel che disse Marx nel 18 Brumaio, scrivendo, “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per cosí dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. (incipit; 2001, p. 45). Il vecchio Carlo aveva la vista lunga. Solo per la precisione storica, Mussolini (diversamente da Hitler) non fu portato al potere da una elezione, ma da una rivolta armata molto minoritaria che il Re non ebbe il coraggio di contrastare, anche se ne aveva le forze. Un paio di schioppettate e i marciatori si sarebbero dissolti e molti finiti in galera. Il problema è che il “partito dell’ordine”, in Italia, ha sempre preferito il disordine delle alte sfere, come lo chiamava Lombardi, alle libertà dei cittadini. Peraltro, fatte le doverose distinzioni, concordo con te. Nel mio “Gli italiani sono fascisti, ma (forse) non lo sanno” suggerisco che Berlusconi e la sua banda abbiano messo in piedi una deformazione della Democrazia che ho definito MAD, Manipulative Authoritarian Democracy. Una Democrazia certamente, nel suo hardware, in particolare le elezioni, ma con un software diverso: elezioni manipolate, Parlamento deformato, leggi devastate ecc., da una incessante “Manipolazione” della realtà. Dove la Manipolazione non arriva si passa all’Autoritarismo e al bavaglio. Non si mettono in galera le persone, ma i giornalisti si. Se non sono proni. E ricordiamo che anche Mussolini prima di mettere il bavaglio alla cultura con il famoso giuramento, dovette aspettare fino al 1931, quasi dieci anni dopo la Marcia. GM

paola ha detto...

Caro Guido, ho usato volutamente l'accetta. Certo, prima delle elezioni del '24 ci fu l'ottobre 1922, e il primo dei tradimenti dei Savoia (verranno poi la sottoscrizione delle leggi razziali e la fuga fellona dell'8 settembre), e, prima ancora, le repressioni del biennio rosso e quelle successive. Mi colpì tanto una intervista inedita a Primo Levi, pubblicata a gennaio dall'Unità, in cui parlava dello stragismo fascista (tra gli altri, Brandimarte, Torino, 1922 credo) e di come fosse stato maestro dello stragismo nazista. Poi l'allievo surclassò il maestro, ma quanto alla dimensione. Però però ... noi abbiamo avuto Genova 2001 (e non so in quanti lo abbiamo capito, proprio nel senso etimologico, capito, compreso, contenuto in noi, ok?). A L'Aquila continua la sospensione dei normali meccanismi dell'agire democratico e l'esercito dissuadeva, o impediva, la libera circolazione di persone dentro e fuori le tendopoli. Le cose cambiano, o le stesse cose ritornano, siamo tra Nietzsche e Musil ... Una cosa è certa, chi di noi diceva queste cose era pazzo, visionario, ancorato a vecchie visioni (dileggiare la parola "vecchio", una cosa che non sopporto, anche se mi piacciono tanto i giovani, quando ce n'è motivo), e non solo da destra, arrivava questo giudizio.
Paola

Guido ha detto...

Paola: non posso non essere d’accordo: come ti ho detto io ho teorizzato che il Berlusconismo fosse un nuovo tipo di regime, che appunto io chiamo MAD ( o DAM in Italiano). Secondo me non ci voleva molto a capirlo, e difatti una buona metà degli italiani l’ha capito subito benissimo. Ma come in tutti i regimi occorre che ci siano dei fiancheggiatori mascherati da indipendenti, oltre evidentemente ai sostenitori squadristi. Qui abbiamo avuto quindi anni di terzini: in particolare, ma non solo, Panebianco, Galli della Loggia, Ostellino e Sergio Romano che si sono travestiti da guardialinee neutrali, mentre invece non perdevano l’occasione per massacrare gli avversari di B. molti dei quali si rifiutavano di aprire gli occhi. Oggi credo sia tardi per evitare una grande catastrofe per tutti. Se ne uscirà con un Badoglio che farà un qualche accordo sul punto di equilibrio dato dal minimo comun denominatore di culi salvati. Invece io credo che indipendentemente dalle vicende politiche e giudiziarie c vorrebbe un Tribunale Russell interno, che esamini rigorosamente e condanni severamente le violazioni dei diritti umani perpetrati dalla Banda delle Illibertà. Quel famoso Processo di cui parlava Pasolini non è mai stato fatto, o meglio è stato fatto dai magistrati, mentre doveva essere un processo politico G