giovedì 6 ottobre 2011

Domenico Siracusano: Nero trasparente. Riflessioni in tempo di crisi

“Nero”. È il colore della crisi. Le donne sepolte dalle macerie di Barletta lavoravano in “nero”.
Il nero nel nostro paese, in questa società, emerge solo dal sangue.
Altrimenti è solo grigio anzi “trasparente”.
Quante case pericolanti sono “trasparenti”. Quanti luoghi di lavoro sono “trasparenti”.
Quanti drammi ci passano accanto e sono “trasparenti”.
In “nero” molto lavoro nei campi, in “nero” i fondi dei grandi evasori.
“Nero”: le gradazioni del colore dei volti di oltre quindicimila migranti che sono diventati “trasparenti” nel Canale di Sicilia.
Solo se il “nero” si colora di morte lo percepiamo per fastidio, per commozione, per rabbia.
Ma troppo spesso siamo distratti.
La velocità, la frenesia, la ricerca del successo distraggono quelli di noi ricchi e arrivati.
Allo stesso modo, la paura, l’insicurezza, la lotta per la sopravvivenza distolgono quelli di noi poveri e dispersi.
Il nero-trasparente è il contrario della pietà.
Il nero-trasparente si anima di flash, telecamere, notizie urlate. Il nero-trasparente è superficialità.
La pietà va in profondo. La pietà cerca le ragioni, i significati, immagina cambiamento.
La pietà è segno di umanità. Un segno che parla diritti e colori.
Restiamo umani, scriveva un ragazzo “trasparente” ucciso a Gaza.
Torniamo umani, se vogliamo ridare colori a questo pianeta in “nero”.

Domenico Siracusano - Messina

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