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martedì 13 settembre 2016
Franco D'Alfonso: Cinque stelle al naturale
Cinquestelle al naturale
11/09/2016 BY FRANCO D'ALFONSO
In un libro ormai poco letto, “ La ribellione delle masse “, Ortega y Gasset forniva tutti gli elementi per capire l’origine dei movimenti che avrebbero dato vita ai totalitarismi del xx secolo. Le due affermazioni principali erano la definizione : “Massa è tutto ciò che non valuta sé stesso (…) ma che si sente come tutto il mondo (..) e si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri “ ; e l’individuazione del comportamento prevalente del moralismo di massa : “Riflettere è considerevolmente laborioso (…) la gente preferisce giudicare “. Quello che al tempo di Ortega y Gasset non era prevedibile era che la deriva populista pendesse – con la vistosa eccezione della Russia sovietica – costantemente verso destra e che le rivoluzioni apparentemente giacobine regolarmente finissero in Termidoro.
Lo schema di analisi è ancora valido, in Italia ed in Europa. Così come la “rivoluzione” giustizialista di Tangentopoli ha partorito il ventennio berlusconiano , tutti i movimenti populisti che nascono in Europa sono orientati verso una deriva di destra, in molti casi pericolosamente fascista . Come dimostrano le recenti elezioni in Germania ex Est , il travaso di voti e soprattutto di quadri politici avviene prioritariamente dagli antagonisti di sinistra della Linke ai nazionalisti di Afd , così come il fascismo partì con un gruppo dirigente di massimalisti di sinistra : l’attacco alle democrazie muove dai due lati per concentrarsi poi su quello potenzialmente vincente.
Si comincia dall’indignazione moralistica verso i politici incapaci sulla quale si innesta la suadente anche se spesso urlata canzone dei demagoghi , da Farage a Trump fino al “nostro” Grillo : la situazione è tragica, ma non è colpa tua , è colpa delle elite politiche, che vedrai che scopriamo essere giudaico-massoniche , che ci stanno trascinando nel baratro , a “noi” che invece siamo buoni, non leggiamo libri inutili e viviamo la vita dura di tutti i giorni e – sorvolando sul fatto che il leader di questi movimenti , dalla Le Pen a Farage allo stesso Grillo, non abitano mai in una casa inferiore ai 500 mq – siamo identici fra noi e ci capiamo. Agitazione di picche e forche fino all’ingresso nel palazzo del potere e poi, dovendo avere una classe dirigente , si mettono più o meno bruscamente di lato i militanti della prima ora e, dopo qualche autodafè pubblico ad uso delle “masse” , si attinge per arruolamenti nella “vecchia” classe dirigente.
I Cinquestelle stanno entrando a vele spiegate in questa fase. Per governare il Campidoglio chiudono la fase della “prevalenza del fuori corso “ , la mitica Lombardi inquisitrice web del povero Bersani e la “io non so’ politica, io so’ de Quarticciolo” Paola Taverna e schierano l’avvocato Raggi anello di aggancio con il mondo dei professionisti della destra romana . Per governare Torino vanno direttamente sulla dottoressa Appendino, famiglia sabauda e confindustriale, che ha già tutti gli agganci pronti, oltre che una macchina comunale funzionante, e si può permettere di proseguire con gli ammiccamenti ai “no tav” , completando sempre la granitica affermazione negativa con la frasetta “ ma noi non abbiamo il potere di fermare nulla” .
A Milano sono tradizionalmente deboli e finora non realmente rilevanti, hanno timidamente cercato di giocare la carta dell’aggancio con la nuova destra “per bene” di Parisi ( “Parisi è meglio di Sala” , così , senza altre spiegazioni, secondo quanto disse il candidato m5s al ballottaggio) , poco seguiti però dal proprio stesso elettorato.
Anche a livello di governo-per-ora-ombra le prime uscite del movimento sono solidamente nell’ambito di una cultura di destra : il viaggio in Medioriente del fu (almeno direi) candidato premier in pectore Di Maio ha mosso le corde di un appena dissimulato antisemitismo , la preferenza per l’accordo con le democrature alla Putin o addirittura , grazie alle spiegazioni del suocero iraniano di Grillo, con il regime degli ayatollah sono le espressioni visibili dell’opposizione all’internazionalismo ed al cosmopolitismo di origine liberale e socialista, il vero avversario più volte evocato ( eufemismo) durante le invettive dei leader.
Il m5s si avvia rapidamente ad occupare lo spazio a destra della politica italiana. Lo fa con la sguaiataggine caratteristica della destra romana a Roma, con il sorriso falso e cortese in Piemonte , con la inquietante percentuale di “collegati” alle famiglie che controllano il territorio in Campania ed in Sicilia, sotto l’ombrello di una non ideologia che genera correnti e personalismi prima ancora di mettere le mani sul volante , tenute a bada solo ed esclusivamente dall’intervento diretto del leader , di cui tutti si disputano di conseguenza il favore.
Le vicende romane di questi giorni non devono trarre in inganno, la destra ha sempre fatto questi errori quasi da avanspettacolo ( ricordate il circo Barnum montato proprio a Roma da Forza Italia ? ) e non ha mai pagato troppo dazio per questo. Si salveranno seguendo Ortega y Gasset ( sono come me , anche io faccio delle cialtronate , che sarà mai ), cosa non consentita ai politici liberali o di sinistra ( sono una elite , marcano la diversità da me, aspetto solo che sbaglino per martellarli..) .
I Cinquestelle stanno vincendo rispetto alle altre forze antagoniste e populiste sia di destra ( Lega, Fratelli e sorelle d’Italia) che di sinistra ( no tav ed altro) ed ora, cominciando ad occupare postazioni di potere, sono in grado di togliere acqua e spazio al centrodestra .
Non sono e non saranno un fenomeno passeggero . Per batterli non basterà giocare sulla loro impresentabilità manifesta ma occorrerà farlo sul piano politico , presentando una proposta credibile ed una classe dirigente adeguata al giudizio degli elettori .
Come abbiamo potuto fare – posso dirlo? – a Milano a giugno dopo cinque anni di amministrazione Pisapia.
Franco D’Alfonso
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