venerdì 25 marzo 2016

Paolo Bagnoli: La partita tra Salvini e Maroni

Da CRITICA LIBERALE riceviamo e volentieri pubblichiamo La partita tra Salvini e Maroni “Critica liberale” si arricchisce una nuova rubrica di critica politica che si chiamerà “la biscondola” e sarà curata da Paolo Bagnoli. Ne riportiamo di seguito la prima puntata. di Paolo Bagnoli Spieghiamo: perché “biscondola” per titolare una rubrica di critica politica? È semplice: per posizionare il luogo visuale dell’analisi; di un ragionamento, cioè, che nasce in un angolo riparato – quello della critica, appunto – ai lati di un vasto “giardino” accarezzato dal vento e privato dei pochi, magari, raggi del sole che in quel giorno vi possono essere. Una biscondola, ossia un luogo appartato in un campo largo nel quale il buon tempo è una rarità di cui forse si è persa la memoria. Una metafora, quindi, per esprimere un luogo non separato dall’insieme, ma che sviluppa il proprio ragionamento dall’esterno, ma dal di dentro secondo il metodo della libera critica. Che la politica italiana viva, da lungo tempo, una stagione decoattiva è sotto gli occhi di tutti. E se è sempre stato difficile spiegare la politica italiana quando essa rappresentava ancora un sistema, lo diventa ancor di più via via che esso si sta sfarinando. Ciò non esime dalla necessità di capire; soprattutto, quanto vi è di più intimo nel mutuarsi interno delle forze politiche la cui lotta intestina, nella manifesta grezza ruvidità, fa emergere i fili di trame sofisticate, ma di non difficile interpretazione una volta colta la chiave del progettismo che anima i due campi contrastantisi e quanto si muove all’interno di essi. Da giorni risuona quanto avviene nella destra dello schieramento politico in preparazione delle prossime elezioni amministrative. Se si eccettua Milano, ovunque si registra una rottura tra la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi. Il rapporto stretto instauratosi tra la Lega e Fratelli d’Italia sembra incedere a grandi passi alla costituzione di un fronte lepenista anche in Italia e, sul piano politico, ciò giustifica, almeno formalmente, il distacco dal vecchio e tristemente patetico leader di Arcore. La partita per il Comune di Roma rappresenta l’ambito simbolico della nuova situazione. Non crediamo che il tutto si fermi qui. Sicuramente c’è un’acquisizione lepenista della Lega salviniana, ma vi è ben altro, ben più pesante e ancora in parte sottotraccia. Vogliamo dire che Salvini cuoce Berlusconi per colpire a fondo Roberto Maroni. Che tra i due vi sia una differenza di visione politica è cosa nota; ma non è tanto ciò quanto sembra pesare, bensì che occorra fermare il prima possibile ogni ambizione di Maroni a fare, alle prossime elezioni, il candidato del centrodestra alla presidenza del consiglio. Se accadesse, la cosa implicherebbe due conseguenze dirette: continuare a tenere Berlusconi in campo e porre Maroni ben al di sopra di Salvini nella dirigenza della Lega. Ci sembra che proprio questo secondo fattore tolga il sonno all’attuale segretario leghista in quanto, sia che Maroni dovesse farcela oppure no, è chiaro che, per quanto concerne la Lega, il vincitore, prenderebbe in mano il partito e, nel caso della sconfitta, il perdente sarebbe solo Salvini. A tutto ciò, naturalmente si legano poi tutte le possibili derivate politiche del caso: questo, tuttavia, ci sembra essere il nocciolo. Va da sé che, in un caso come nell’altro, Berlusconi e quanto resta di se stesso, è destinato a dissolversi in modo accelerato. Il caso del Comune di Milano, nel contesto, ha sì una sua specificità, ma esso non cambia la dinamica della partita in gioco. Sono tutte tristezze di una democrazia che ci pare al tramonto; ognuno dei due schieramenti, nella specificità propria e implosione delle relative questioni, vi concorre. L’orizzonte del cambiamento, come è nelle cose, si allontana quanto più un desiderato cammino ci direbbe che esso si avvicina.

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