giovedì 3 marzo 2016

Franco Astengo: Guerra

NO ALLA GUERRA di Franco Astengo L’incombenza di una guerra totale e l’intreccio delle due guerre: quella ormai dichiarata ai migranti e quella degli interventi armati per imporre di nuovo un ordine vetero – colonialista consentono di poter affermare come, da nostro punto di vista, il NO alla guerra, il NO all’intervento italiano ed europeo in Libia risultati sul piano politico una priorità assoluta nell’oggi. E’ vero : si tratta dell’ennesimo appello lanciato con una determinazione soggettiva che potrebbe apparire anche astratta, ma è indispensabile non scoraggiarci. Serve subito una mobilitazione politica per affermare con forza il NO alla guerra. L’idea di un intervento italiano in Libia oltre a richiamare eventi storici che non vorremmo assolutamente ricordare, viola palesemente (per l’ennesima volta) l’articolo 11 della Costituzione erappresenta anche e soprattutto l’accettazione della “frattura” profonda che passa tra la ricerca della pace e l’accettazione del conflitto nella logica dello sterminio indiscriminato. Ha scritto giustamente Tommaso Di Francesco sulle colonne del “Manifesto”: “La guerra non è altro che una seminagione d’odio”. E nel merito ha aggiunto: “ Nessuno dei conflitti proclamati dall’Occidente dal 1991 ad oggi, Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Libia, Siria, ha benché minimamente risolto i problemi sul campo, anzi li ha tragicamente aggravati”. Senza l’intervento in Iraq nel 2003, come ha già ammesso lo stesso Toni Blair, l’ISIS o Daesh o che dir si voglia non esisterebbe. Non si tratta, però, semplicemente del dato oggettivo d’attualità con il quale far fronte all’interno di un mondo definito dallo stesso direttore di Limes Caracciolo “caoslandia”. La questione è essenzialmente quella del discrimine di fondo tra un’opposta visione della politica in relazione all’umanità. La sinistra, tenacemente, deve saper tenere aperto il punto di vista della pace: come fecero le minoranze socialiste nel corso della rima guerra mondiale, a Zimmerwald e Kienthal: minoranze apparentemente schiacciate dal peso di ciò che stava accadendo ma capaci di muoversi non semplicemente sulla base di visioni profetiche ma politicamente concrete. Quella parte di sinistra che, in Italia, sta cercando faticosamente di recuperare una strada possibile di esistenza e di resistenza deve cogliere al volo questo stato di cose: il NO alla guerra, il NO all’ennesima avventura, vale come punto di riferimento nell’opposizione ai presunti dati di fatto dominanti e vale come elemento di aggregazione chiaro, limpido, praticabile. Per questi motivi serve immediatamente una mobilitazione politica, una forte presa di coscienza, un discorso di riconoscibilità immediata di un valore non negoziabile come quello della pace: in qualsiasi parte del globo. Un recupero di comunità, di spirito insieme alternativo e di diversità, una radicale espressione di filosofia politica avversa alla sopraffazione e al dominio imposto dagli apparentemente più forti. Utopia ? Astrattezza ? o meglio affermazione di un’identità sulla quale basare una presenza politica: la pace come parte fondativa di una coerente fisonomia di una sinistra che non tradisce la parte migliore della propria storia. Una sinistra che si oppone all’apparente ineluttabile e propone l’alternativa.

1 commento:

luciano ha detto...

Possono esserci mille validissime ragioni per non intervenire nel caos libico.

Quello che non mi sta bene è la prospettazione della falsa alternativa pace/guerra.

La guerra in Libia (e in Siria, in Iraq, nello Yemen …) c’è già.

Nel vuoto di potere e nel groviglio delle faide tribali libiche, l’ISIS si è già inserito e la sua minaccia è di tipo globale ed espansionista.

Lasciare che questa minaccia per vari aspetti di stampo nazista (la definizione non è mia, l’ho tratta dalle recenti newsletter di Rifondazione Comunista !) si espanda indisturbata, lasciando soli quelli che cercano di contrastarla sul campo, non mi parrebbe né opportuno né giusto.

Il richiamo alla posizione neutralista dei socialisti nella prima guerra mondiale è totalmente antistorico.

Un conto è chiamarsi fuori da una inutile strage prodotta da uno scontro tra contrapposti imperialismi, un altro conto è combattere l’espansionismo di un movimento fanatico, terrorista, sterminatore …

Quando vado in piazza il 25 aprile, celebro le ragioni di una guerra giusta, non quelle del neutralismo …





Luciano Belli Paci