sabato 12 marzo 2016

Franco Astengo: Questione morale

ANCORA SULLA CENTRALITA’ DELLA QUESTIONE MORALE di Franco Astengo Le notizie più importanti riguardanti le tormentate vicende italiane stanno nelle pagine interne dei giornali e sono soprattutto due: 1) La prima riguarda il rapporto annuale della Guardia di Finanza che definisce come ben oltre i livelli di guardia quelli della corruzione, sia in alto, sia in basso. Un appalto pubblico su tre è irregolare, con una “distrazione” complessiva per 3,5 miliardi di euro. Questo avviene “in alto” nel rapporto tra pubblica amministrazione e sistema delle imprese. Tra i “comuni” cittadini, invece, si nota che – ad esempio – nove controlli su dieci sull’esenzione del ticket sanitario e sei su dieci sulle prestazioni sociali risultano irregolari. In sostanza, tra sprechi della P.A. e truffe sui pubblici finanziamenti, nel 2015, lo Stato italiano ha subito un danno patrimoniale di 4,35 miliardi (furono 2,67 nel 2014), mentre gli evasori fiscali sono saliti del 7,4%; 2) La seconda riguarda la manipolazione delle sentenze di giustizia tributaria, con sentenze elaborate direttamente dagli avvocati dei ricorrenti al contenzioso in cambio di mazzette ai magistrati. La “periferia” non è comunque da meno, se si pensa ai dirigenti dell’AMIU genovese arrestati per le presunte malversazioni al riguardo della tanto decantata raccolta dei rifiuti “differenziata”. L’elenco, regione per regione, di situazioni analoghe nei campi più diversi potrebbe però risultare molto lungo. Ancora, nelle ultime ore, è uscita la vicenda ANAS: ancora una lunga storia di malversazioni, tangenti e quant’altra robaccia del genere con al centro le solite banalità : vacanze a scrocco, tangenti per pranzi e cene, vita allegra dei vari “ras” e delle diverse “zarine” magari sponsorizzate dall’UDC. Rimane così scolpita, come sempre nella storia più recente, l’assoluta centralità di una “questione morale” fondata su di una totale simbiosi tra “pubblico e privato”, tra la politica e quella che viene sbrigativamente ma in maniera errata, “società civile”. Simmetricamente un vero e proprio “inquinamento morale”. In prima pagina troviamo, invece, la miseria dell’accattonaggio: soltanto così si po’ definire l’esistenza di una vera e propria industria della miseria come quella del voto di scambio rilevato alle cosiddette “primarie” napoletane del PD. Dentro a questo meccanismo infernale ci stanno tutte le categorie che dovrebbero costituire la nuova “classe dirigente”: politici, manager delle istituzioni e del “privato”, magistrati e vasti strati di popolazione in un intreccio che la dice lunga, visti i fatti, sulla debolezza strutturale del sistema di relazioni tra il politico e il sociale, sempre più misurato sul grande e piccolo inganno, sulla mistificazione, sulla confusione (voluta) nei ruoli. Altro che “governabilità” e capacità di “leadership”! Si cerca di affondare la realtà con la propaganda, affidando il governo ai trucchi delle deformazioni costituzionali e dell’Italikum. Un Presidente del Consiglio nato “politico” professionista che semina, a piene mani, non tanto la “cultura del fare” (di cui conosciamo bene la matrice pseudo – culturale) ma una vera e propria qualunquistica ostilità alle logiche più coerenti dell’agire politico: uno squadrismo verbale, quello di Renzi, che può davvero lasciare un segno fortemente negativo nelle prospettive future. La politica sfugge, poco a poco, nel suo essere alla comprensibilità dei più e fa scivolare via via il Paese nel baratro dell’indifferenza. Un’indifferenza pericolosa perché alle sue spalle si trovano sempre le soluzioni più negative per la democrazia e per le condizioni materiali di vita dei ceti popolari. Non c’è “Partito della Nazione” ma incredibilità diffusa e individualismo da “si salvi chi può”: l’unico fattore collettivo rimasto in campo appare essere quello del classico “arrangiarsi” diventato fenomeno di massa. Un “arrangiarsi” per tenere in piedi il potere di consorterie e cordate, alimentando, al Sud come al Nord come in tutta Italia, la spirale perversa di questa gigantesca “questione morale” che è costituita soprattutto da un enorme fenomeno di disonestà intellettuale. Mentre la BCE si muove in modo da essere considerata una semplice erogatore di liquidità per le banche le controversie sui dati econometrici, a livello nazionale, fanno sorridere: basta scendere in profondità, nella realtà della vita quotidiana, per accorgersi della drammaticità nella quale si trovano i settori principali della nostra realtà, dai migranti al lavoro, dallo stato sociale alle condizioni del territorio. Si discute molto di spazio politico a sinistra, anche con qualche inesattezza fondamentale come quella alimentare l’equivoco di un PD di sinistra. Sembra proprio una discussione inutile. Una sinistra la cui esistenza è ampiamente giustificata dalla gravità profonda delle contraddizioni in atto e dalla necessità inespressa ma evidente di innovare davvero la grande tradizione del movimento operaio non può soffermarsi sui “giochi tattici” portati avanti da chi tanto ha fatto per distruggerla nel suo insieme e adesso pretenderebbe di recuperarne il patrimonio (e non mi riferisco semplicemente all’interno del PD o alle sue mini – scissioni con annessi personalismi deteriori). Occorre un’aggregazione in grado di sviluppare davvero l’opposizione ai progetti reazionari, nazionalisti, bellicisti di questo governo che si esprimono nella sua politica estera, in quella economica e nelle tragedie delle riforme costituzionali ed elettorali. Un’opposizione che parta da una proposta di risanamento morale come presupposto ad un possibile risanamento politico. Un “muoversi contro” questa situazione considerata nel suo insieme in un’idea fondativa di recupero di riaggregazione quale solo presupposto per ridefinire un progetto di sistema e la riappropriazione di un’identità: questa è la priorità assoluta da porre al centro di un progetto politico. Il resto appare come una sequela di banali ripetitività.

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