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lunedì 25 gennaio 2016
Intervista a Bernie Sanders
la corsa alla casa bianca
L’intervista.
Il candidato
democratico contro Trump e Bloomberg: “L’America non vuole essere un’oligarchia”
La riscossa di Sanders “Basta super-ricchi la gente mi voterà”
CHUCK TODD la repubblica 25 gennaio 2016
«La gente pensa sia arrivata l’ora di sfidare l’establishment. Per questo la mia campagna elettorale sta andando così bene». È più determinato che mai, il senatore del Vermont Bernie Sanders. Che sale nei sondaggi, facendo aumentare le preoccupazioni per Hillary Clinton. Ma non è solo l’ex Segretario di Stato a doverlo temere.
Senatore Sanders, lei è in Iowa, in piena campagna elettorale. Come procede? Perché è appena arrivata la notizia che nessun senatore democratico è disposto a sostenere la sua candidatura...
«Non mi sorprende che tutti questi politici mi voltino le spalle: la mia è una sfida all’establishment politico, a quello economico, agli interessi finanziari di questo paese, alle corporation. Per questo la mia campagna elettorale è unica, perché mira ad avviare una rivoluzione politica che avvicini milioni di persone al sistema che controlla Washington. Sì, l’establishment appoggia la Clinton. Non è un segreto. Ma il motivo per cui la mia campagna sta suscitando così tanto entusiasmo è che la gente pensa sia davvero arrivata l’ora di sfidare l’establishment, Wall Street e i grandi interessi economici».
Se vincerà la nomination democratica corre il rischio di ritrovarsi un terzo incomodo in gara: Michael Bloomberg, candidato indipendente. Che ne pensa?
«Se Donald Trump vincesse la nomination repubblicana e Bloomberg si decidesse a scendere in campo, ci sarebbero ben due multimiliardari in corsa contro di me per la presidenza degli Stati Uniti. Non credo che il popolo americano abbia voglia di vedere la nostra nazione andare verso un’oligarchia, dove ad avere il controllo del processo politico sono dei miliardari. Quindi penso che vincerei le elezioni».
Ta-Nehisi Coates, che è oggi uno degli intellettuali più stimati del movimento per i diritti civili, l’ha attaccata su
Atlantic
perché lei è contrario a indennizzare gli afroamericani in quanto discendenti degli schiavi ma chiede costantemente giustizia economica per tanti altri motivi. Come risponde?
«È inaccettabile che nel nostro paese vi sia così tanta povertà e che la situazione più grave sia quella della comunità afroamericana, dove tra i ragazzi fra i 17 e i 20 anni che finiscono le superiori c’è un tasso di disoccupazione del 51 per cento. Dove il 36 per cento dei bambini viva in povertà. Se diventerò presidente è mia intenzione affrontare questi problemi in modo aggressivo, facendo sì che i giovani lavorino invece di finire in prigione. E mi adopererò per migliorare le scuole, è indispensabile ».
Non ha risposto alla mia domanda: perché
non è favorevole ai risarcimenti?
«Perché dobbiamo investire nel futuro. Dobbiamo risolvere la piaga della povertà in America. Nella mia agenda è previsto l’innalzamento del salario minimo a 15 dollari l’ora, creando milioni di posti di lavoro, ricostruendo le infrastrutture, concentrandoci per porre rimedio all’alta percentuale di disoccupazione giovanile. La mia candidatura è quella di chi vuole risolvere i problemi della comunità afroamericana e degli americani poveri in generale».
Molti l’ascoltano con interesse, ma tanti pensano che non riuscirà mai a far approvare la sua agenda dal Congresso. Molte sue idee sono difficili da realizzare...
«A questo paese sto dicendo che alle ultime elezioni il 63 per cento degli americani non ha votato. E a quelle di metà mandato non ha votato l’80 per cento dei giovani. È per questo che i ricchi continuano ad arricchirsi. È per questo che i miliardari sono in grado di comprarsi le elezioni. Io cerco di far comprendere che nella democrazia americana il Congresso dovrebbe rappresentare le famiglie dei lavoratori e la classe media, invece di chi contribuisce in modo più cospicuo alle campagne elettorali. Sto cercando di modificare le dinamiche della politica americana. Incitare milioni di giovani e milioni di operai a battersi a testa alta per i loro diritti. Se ci riusciranno, potremo aumentare il salario minimo. Potremo creare posti di lavoro. Potremo rendere gratuita la frequenza dei college pubblici ed eliminare le rette universitarie. Questo dovremmo fare. E questo voglio fare”.
© Meet the Press, Nbc. Traduzione Anna Bissant
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