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sabato 30 gennaio 2016
Franco Astengo: Presidenzialismo
PERSONALIZZAZIONE E PRESIDENZIALISMO di Franco Astengo
A distanza di qualche anno Mauro Calise torna con un nuovo libro sul tema della personalizzazione della politica: “La democrazia del leader (Laterza)”.
Nel testo emerge un’intuizione rilevante nel definire una differenza tra i due principali modelli di personalismo che hanno attraversato la vicenda politica italiana degli ultimi 20 anni: quello berlusconiano e quello incarnato dall’attuale presidente del consiglio Renzi.
Come viene inquadrato da Calise quest’ultimo passaggio?
Renzi, a suo giudizio, coltiva il carisma oltre misura ma evita di creare (come fece Berlusconi) un partito tutto suo: il rischio, come proprio l’esempio di Forza Italia sta a dimostrare, è quello di ritrovarsi per le mani poco o nulla.
L’obiettivo di Renzi, infatti, è quello di rafforzare il fronte istituzionale: ed è questo un elemento che dovrebbe far riflettere gli oppositori nel referendum ( al riguardo del quale, tra l’altro, i dati odierni indicano un esito assai più incerto di quanto non fosse prevedibile in partenza).
In questo modo, del rafforzamento del fronte istituzionale, non s’individuano nemici all’interno del corpo sociale allargato, ma si scelgono come privilegiate “categorie ristrette” in particolare quelle derivanti dalla nomenclatura burocratica: prefetti, commissari d’authority, ex – direttori generali che diventano l’impalcatura del regime affiancando un ristretto novero di sodali raccolto nel cosiddetto “giglio magico” ( in questo quadro rimane ancora senza risposta lo “stantio odore di massoneria” evocato da Ferruccio De Bortoli nel suo articolo d’addio al Corriere della Sera e mai più ripreso da altri commentatori).
In questo modo Renzi presenta la sua vocazione presidenzialista, lavorando apertamente per questa prospettiva anche al riguardo del mutamento della Costituzione con un passaggio formale che suffraghi quella che è adesso “Costituzione materiale”.
Intanto si procede ab utroque mutando in maniera occulta la stessa struttura della Presidenza del Consiglio: la nomina di Nannicini a sottosegretario per l’economia ponendolo a capo di un trust di cervelli che fa riferimento a Palazzo Chigi è uno degli atti più recenti ed incisivi rivolti in questa direzione.
L’effetto dovrebbe essere quello di uno spostamento di fatto nella direzione economica ponendo il ministero di via XX Settembre retto da Padoan in posizione del tutto subalterna rispetto alla “neo-cancelleria” che siede a Palazzo Chigi.
Un atto istituzionale di grande rilievo e molto pericoloso sul piano della dinamica democratica: il cosiddetto “trust di cervelli” diretto da Nannicini, infatti, è espressione diretta del “pensiero unico” neo – liberista di osservanza del rito Marchionne e fautore concreto del “job – act”.
Una situazione che, in pratica, sfuggirebbe, di fatto, da qualsiasi istanza di dibattito e controllo parlamentare.
L’obiettivo presidenzialista in questo caso appare abbastanza scoperto e non sufficientemente contrastato.
La nuova qualità del personalismo che Calise lucidamente individua nel suo testo deve essere analizzata con attenzione e contrastata con forza nell’occasione referendaria che pare presentarsi.
Un presidenzialismo senza contrappesi che nascerebbe dal superamento del ruolo centrale assegnato dalla Costituzione al Parlamento e che avverrebbe attraverso un plebiscito votato in nome di una semplificazione del processo legislativo proclamata in pura chiave antipolitica.
Quanto più pericoloso, insomma, al riguardo del processo democratico.
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