martedì 27 ottobre 2015

Francesco Somaini: Uso e abuso della storia

Uso e abuso della storia. Che Amin Al-Husseini, Gran Muftì di Gerusalemme dal 1921 al 1974, fosse una canaglia è a mio parere fuori discussione. Che molta parte del cosiddetto nazionalismo arabo fiorito dopo il crollo dell’Impero Ottomano avesse maturato violenti sentimenti antigiudaici (ovviamente anche in relazione all’arrivo crescente di coloni sionisti in Palestina) é altrettanto evidente. L’anti-sionismo viscerale divenne ben presto anti-ebraismo tout court e questo portò tutto questo mondo (con il muftì in testa) a simpatizzare fortissimamente con il nazismo ed a stringere con esso legami e rapporti. È probabile (ed è anzi provato) che il muftì fosse assolutamente a favore della “soluzione finaleˮ e dello sterminio di tutti gli ebrei. Nel 1943 egli contribuì all’arruolamento della divisione SS Anskar: la divisione delle SS musulmane. Si può altresì ritenere, con buon fondamento, che quando nel novembre del 1941 il muftì venne ricevuto a Berlino da Hitler egli dovette più che verosimilmente approvare e magari anche sollecitare la messa in atto delle decisioni più drastiche riguardo agli ebrei (è chiaro del resto che il muftì non doveva vedere con favore l’eventualità di milioni di profughi ebrei che, cacciati dall’Europa “nazistificataˮ, finissero magari per approdare in Palestina, e quindi si augurava che gli ebrei venissero semplicemente sterminati). Tutto questo è chiaro ed è anche noto. Ed è altresì noto che echi di queste posizioni ancora si ritrovano nel .mondo palestinese di oggi (la cui ostilità verso Israele si nutre spesso anche di argomenti che discendono direttamente dalla peggiore propaganda anti-semita europea). Basti dire, ad esempio, che la carta costitutiva di Hamas ancora menziona come documenti autentici un testo quale i famigerati Protocolli dei Savi di Sion (il noto falso antisemita messo in giro dalla polizia segreta zarista ai primi del '900 e che i nazisti rilanciarono come la presunta prova del famoso complotto giudaico per il dominio del mondo). Con tutto questo però è chiaro dove Netanyahu volesse andare a parare col suo recente discorso su un Hitler propenso alla mera deportazione degli ebrei e viceversa convinto proprio dal Gran Muftì a mettere mano alla "soluzione finale". Il senso di quel messaggio del premier israeliano è infatti fin troppo chiaro, ed è che i Palestinesi (raffigurati di fatto come gli eredi diretti del Gran Muftì) sono peggio dei nazisti. Questo non è soltanto un giudizio storico piuttosto grossolano e incautamente revisionista (si finisce quasi per dire che Hitler non era poi nemmeno cosi cattivo), ma è chiaramente una mossa politica grave, volutamente contraria ad ogni possibile discorso di pace tra Israeliani e Palestinesi. Netanyahu se ne esce con queste sparate a un tanto al kilo non certo per fare chiarezza sul passato, ma con il solo obiettivo di gettare benzina sul fuoco della situazione attuale. Non cogliere questo dato o minimizzare le sue parole e derubricarle ad un mero errore storiografico, come se stessimo parlando di un’inesattezza pronunciata a un convegno di filologia, mi pare molto sbagliato. Chi ha veramente a cuore Israele dovrebbe, io credo, prendere con più nettezza le distanze dalla sconsideratezza del suo attuale governo.

4 commenti:

edmondo ha detto...

Sono completamente d'accordo con Francesco!

Bibi Netanyahu è notoriamente un po' spregiudicato, ma in questo caso ha fatto un'enorme scivolata...

Comunque, al di là del caso specifico, la domanda è: come si può dare uno Stato ai palestinesi e contemporaneamente garantire il futuro dello Stato d'Israele?

Oggi non c'è nel mondo, temo, una risposta credibile a questa domanda scomoda: ma certo il futuro non si costruisce partendo dai falsi storici. Fraterni saluti

Edmondo Rho

claudio ha detto...

condivido Somaini, e penso che meglio farebbe Bibi a ragionare di strategia. Perchè gli israeliani hanno un bel problema demografico, con il forte aumento degli ultraortodossi, che non vogliono lavorare e neanche fare il servizio militare, e l’aumento degli arabi, cristiani e no, cittadini di Israele senza obbligo di servizio militare. Poniamo che ISIS si metta ad attaccare le colonie, in concomitanza con un aumento dell’intifada e magari insurrezioni di arabi di Israele : come se la caverebbe, dopo essersi perso per la sua tracotanza persino il sostegno USA?

From: francesco.somaini@tiscali.it
Sent

luciano ha detto...

Condivido le puntuali riflessioni di Francesco sulla ennesima provocazione di Netanyahu, probabilmente il peggior capo del governo della storia di Israele.

Sull’argomento segnalo questo comunicato emesso da JCall Italia, un’associazione ebraica progressista.



“Negoziare invece che riscrivere la storia



Il primo ministro d’Israele ha superato ogni limite di decenza, insultando in una stessa frase il popolo ebraico e quello palestinese. Venti anni fa, partecipando a manifestazioni a Gerusalemme in cui il primo ministro di allora Rabin era raffigurato in uniformi naziste, è stato per ciò corresponsabile del destino tragico di Yitzhak Rabin. Già allora ostentava la sua propensione a usare a fini strumentali la Shoah per interessi politici di breve termine.

Oggi la sola risposta di Netanyahu all’ondata di violenza che attanaglia Israele e la Palestina è quella di “nazificare” i palestinesi assimilandoli come un tutt’uno all’infame Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini e perciò di delegittimarli in quanto possibili partners per contenere le violenze.

Paralizzato dalla sua impotenza, incapace di riconoscere la sua parte di responsabilità nella violenza estesasi alla regione, insulta il popolo ebraico distorcendo gli accadimenti storici per suoi interessi e assolvendo Adolf Hitler delle sue colpe nel genocidio.

Chi mai avrebbe immaginato che un giorno un primo ministro di Israele sarebbe stato richiamato all’ordine circa la verità storica della Shoah da un governo tedesco ?

Questo comportamento indegno e le sue conseguenze devono suscitare sconcerto e sdegno fra gli ebrei d’Israele e della Diaspora.

Atteggiandosi da sempre a difensore della sicurezza degli ebrei nel mondo, Netanyahu contribuisce invece ad acuire la loro insicurezza, attizzando ovunque il conflitto fra ebrei ed arabi.

La sua incapacità nel prendere la minima iniziativa per porre fine al conflitto, la sua arroganza cieca acuiscono l’ostilità verso lo stato di Israele, il suo isolamento e i tentativi di delegittimarlo.

La violenza non può essere fermata con la violenza, ma soltanto con il coraggio di una ripresa dei negoziati e con la volontà seria delle due parti in lotta di accettare i compromessi che un accordio di pace esige



24.10.2015

www.jcall.eu

jcall.italia@gmail.com “


antonio ha detto...

Ho ritrovato questa vecchia conversazione di Goldman su Ben Gourion,
per molti versi illuminante sul fatto che, per i fondatori di Israele, gli arabi non avevano responsabilità nelle Shoah,
e che la strada della pace è difficile, ma l'unica possibile.
Antonio Autuori

Nahum Goldmann / Le paradoxe juif
p.53 —54

...nous eûmes une conversation à coeur ouvert sur le
problème arabe. « Je ne comprends pas ton optimisme, me déclara Ben Gourion. Pourquoi les
Arabes feraient-ils la paix? Si j’étais, moi, un leader arabe, jamais je ne signerais avec Israël.
C’est normal : nous avons pris leur pays. Certes, Dieu nous l’a promis, mais en quoi cela peut-il
les intéresser? Notre Dieu n’est pas le leur. Nous sommes originaires d’Israël, c’est vrai, mais il y
a de cela deux mille ans : en quoi cela les concerne-t-il? Il y a eu l’antisémitisme, les nazis, (c'è stato l'antisemitismo, i nazisti, Hitler, Auschwitz, ma è colpa loro?[degli arabi..ndr])
Hitler, Auschwitz, mais était-ce leur faute? Ils
[122] ne voient qu’une chose: nous sommes venus et nous avons volé leur pays. Pourquoi
l’accepteraient-ils? Ils oublieront peut-être dans une ou deux générations, mais, pour l’instant, il
n’y a aucune chance. Alors, c’est simple : nous devons rester forts, avoir une armée puissante.
Toute la politique est là. Autrement, les Arabes nous détruiront. » J’étais bouleversé par ce
pessimisme, mais il poursuivit :
« J’aurai bientôt soixante-dix ans. Eh bien, Nahum, me demanderais-tu si je mourrai et si
je serai enterré dans un Etat juif que je te répondrais oui : dans dix ans, dans quinze ans, je crois
qu’il y aura encore un Etat juif. Mais si tu me demandes si mon fils Amos, qui aura cinquante
ans à la fin de l’année, a des chances de mourir et d’être enterré dans un Etat juif, je te
répondrais : cinquante pour cent.
— Mais enfin, l’interrompis-je, comment peux-tu dormir avec l’idée d’une telle perspective
tout en étant Premier ministre d’Israël?
— Qui te dit que je dors ? » répondit-il simplement.
Voilà tout Ben Gourion. Il m’avait dit cela pour bien me montrer que, dans son esprit,
Israël ne pouvait exister sans paix avec les Arabes. Mais son caractère entêté, agressif, incapable
de faire des concessions, l’empêchait de suivre les conseils de son intelligence. La meilleure
preuve en est que, une fois éloigné du pouvoir, l’intelligence reprit ses droits ; il devint même
« goldmanniste », déclarant qu’il fallait rendre tous les territoires occupés sauf Jérusalem. Sur
ce point, je suis d’accord avec lui : Israël doit garder Jérusalem...