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giovedì 22 ottobre 2015
La Svizzera che va a destra, ma…
La Svizzera che va a destra, ma…
Da Zurigo un segnale
di lotta al populismo
Dall'Avvenire dei lavoratori
Il panorama della democrazia svizzera, sempre più subalterna alle sirene xenofobe della destra populista, appare come terremotata dal voto di domenica scorsa che ha sancito una notevole avanzata elettorale delle destre. Ma non ogni speranza è perduta.
Domenica scorsa l’elettorato zurighese ha votato in controtendenza rispetto al resto di una Confederazione che appare invece sempre più ansimante e strozzata nella logica chiusa delle piccole patrie di rito alemanno.
In libera uscita dal trend attuale, gli zurighesi già al primo turno hanno attribuito uno dei due seggi di rappresentanza cantonale al Consiglio degli Stati (il senato svizzero delle regioni) eleggendo il candidato socialista Daniel Jositsch, professore ordinario di diritto penale e parlamentare da due legislature, che ha superato la maggioranza assoluta con 182’776 preferenze. I suoi concorrenti si contenderanno il secondo posto al ballottaggio, in calendario per fine novembre.
Nella Città sulla Limmat non si vedeva più un senatore socialista dai tempi della “cooperatrice” Emilie Lieberherr, eletta allo Stöckli bernese nel 1978.
Trionfatore a Zurigo - Daniel Jositsch qui agli inizi della
sua carriera parlamentare, insieme alle esponenti socialiste Galladé e Thanei, nel 2009.
Non meno rilevante il successo dell’ex ambasciatore elvetico a Berlino, Tim Guldimann, eletto con 102’756 preferenze dopo che era stato candidato a sorpresa candidato dalla “Sezione internazionale” Partito Socialista Svizzero, di cui fa parte anche il “cooperatore” Felice Besostri.
All’indomani dell’elezione l’ex diplomatico ha voluto festeggiare il successo al Coopi con un gruppo di collaboratori. La presenza di Guldimann nello storico locale degli antifascisti italiani sottolinea emblematicamente l’intento di riprendere le epiche battaglie contro la xenofobia condotte dal “cooperatore” Ezio Canonica, il grande leader politico e sindacale ticinese, scomparso nel 1978.
Sotto i riflettori – Tim Guldimann, ex ambasciatore a Berlino e ora neo-parlamentare a Berna, durante un’intervista a margine della cena al Cooperativo di Zurigo lunedì scorso.
Quasi quarant’anni dopo, la Svizzera sembra tornata al punto di partenza. Ma Tim Guldimann, che si autodefinisce “il primo consigliere internazionale eletto al Consiglio Nazionale di Berna”, intende la propria discesa in campo come un contributo al contrasto politicamente efficace delle destre xenofobe svizzere che “con i loro slogan populisti stanno affossando il futuro di questo Paese.”
Sul Cooperativo stesso, di cui lunedì scorso era ospite, il neo-parlamentare ha rilasciato una dichiarazione.
“In questo 110° anno di attività del Coopi dobbiamo richiamare alla memoria una tradizione dimenticata del nostro socialismo, un socialismo aperto all'Europa e al mondo. Nella lotta contro il nazi-fascismo e, poi, nella battaglia contro la xenofobia degli anni Settanta l'emigrazione italiana ha lavorato con noi in piena solidarietà insieme alla sinistra svizzera di lingua italiana”, ha detto l’ex ambasciatore.
“Oggi però il Canton Ticino si chiude sempre più all'Italia in una logica di ostilità ispirata dalle destre populiste. E nella Svizzera tedesca ci stiamo dimostrando incapaci di comprendere come forza politica la maggiore comunità immigrata del nostro Paese, gli italiani”, denuncia Tim Guldimann.
E conclude con queste parole: “Eppure proprio gli italiani di prima e seconda generazione potrebbero aiutarci a superare la limitatezza mentale della nostra politica. Noi dobbiamo riprendere coscienza dell'italianità nella nostra identità politica, per rimanere europei”.
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