venerdì 16 ottobre 2015

Franco Astengo: La lama sottile dell'ingiustizia

LA LAMA SOTTILE DELL’INGIUSTIZIA di Franco Astengo E’ soltanto una chiave di lettura non di più, neppure suffragata da una lettura analitica dei dati. Una visione di filosofia politica, per non abbandonarsi semplicemente all’aridità dei numeri e restituire alla nostra capacità di osservare il presente il gusto della complessità dell’analisi. il primo scorcio di visuale buttato lì sul testo del Documento Finanziario del Governo ci indica come questo sia percorso dalla sottile lama dell’ingiustizia. Un’ingiustizia inaccettabile per chi ha sofferto in questi anni la ferocia del governo del ciclo capitalistico e ha visto peggiorare sensibilmente le proprie condizioni materiali di vita. Una lama sottile che penetra nel profondo le carni vive della parte più debole della società italiana allo scopo di perpetuare diseguaglianze, esaltare privilegi atavici, fissare bene la barriera di “status” tra ricchi e poveri, alimentare le già rigide distinzioni di classe, consolidare l’evasione fiscale dei ricchi. Tutto ciò avviene proclamando il contrario di ciò che nel concreto sta avvenendo, esaltando la fine della distinzione destra/sinistra, spargendo a piene mani una mal posta ideologia dell’ottimismo, in un quadro dove “il consumatore” è al centro di una religione dell’individualismo “compratore”. Un documento finanziario che non rappresenta altro che la prosecuzione naturale di provvedimenti come il “job act” e la “buona scuola”: provvedimenti che offrono tranquillamente il destro a chi manovra per intensificare lo sfruttamento e a chi intende consolidare le distinzioni sociali di portare avanti i loro progetti Un documento che parla proprio “la voce del padrone”. Un documento che prefigura una società che si vuole sempre più bloccata nella cristallizzazione dei ruoli prestabiliti dalla divisione in classi negando la possibilità di conquistare con grande fatica attraverso la cultura una sia pur minima possibilità di ascensione sociale. Bastano pochi esempi. L’abolizione della tassa sulla casa in maniera indiscriminata :vogliamo conteggiare quanto sarà tolto ai ricchi proprietari di ville, castelli e case super-lusso rispetto agli altri ceti? Chi pagherà davvero questa manovra propagandistica di pura matrice di destra? E ancora: l’assurdità del part-time pre – pensionamento per chi ha 63 anni: non si tratta d’altro che una ripartizione ulteriore di carico di lavoro su chi è già dentro e non certo di una apertura verso nuove assunzioni? Nuove assunzioni che avvengono utilizzando la tagliola del licenziamento “libero” previsto dal job-act. Tutto si tiene nella logica di questo governo fondato sull’autonomia del politico intrecciata al ruolo dei finanzieri e dei padroni del vapore, secondo il tanto decantato “sistema Marchionne”. Accanto alla lama sottile dell’ingiustizia emergono poi gli elementi della “carità pelosa” , della perdita di dignità dei lavoratori, della mortificazione della democrazia in questo caso strangolando ulteriormente gli enti locali, esercitando una sussidiarietà ambigua. Intanto i partiti approvano rapidamente in parlamento l’introito dei rimborsi elettorali e la “questione morale” sale ancora all’attenzione di tutti mettendo in mostra ciò che avviene nei settori più delicati della vita dei cittadini, a partire dalla tanto martoriata sanità. C’è materiale abbondante per alimentare la ribellione più sacrosanta, che può però trasformarsi in semplice ribellismo in assenza di un’opposizione politica e di una proposta di alternativa. Un governo espressione di un PD che ormai pare aver abbandonato ogni remora e che costruisce veri e propri “muri sociali” presentandosi con il volto nazionalista dell’“’Italia orgogliosa”. Non siamo orgogliosi di questa Italia, così come non lo siamo di questa Europa e di questo concerto internazionale che ci sta portando sull’orlo della guerra globale. Siamo orgogliosi della nostra condizione sociale, siamo orgogliosi dei poveri della terra, siamo orgogliosi dei lavoratori che sanno ancora difendere la propria condizione sociale, al di fuori da ogni confine. Siamo ancora orgogliosi dell’idea che intendiamo continuare a praticare di un impegno collettivo per “cambiare lo stato di cose presenti”. Questo documento finanziario ci inquieta: appare proprio come una pugnalata alle spalle. E’ necessario saper reagire.

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