domenica 4 novembre 2012

Vittorio Melandri: Dallo specchio rotto alla frammentazione dei frammenti

Dallo specchio rotto, alla frammentazione dei frammenti Sono passati giusto sei anni (5 novembre 2006) da quando su la “sua” ‘Repubblica’, Eugenio Scalfari ha usato la metafora dello specchio rotto. “A guardare con occhi distaccati (ma è possibile?) l’Italia di oggi viene in mente uno specchio... rotto Tanti specchi rotti e ridotti in frammenti che riflettono, ciascuno, un’immagine parziale e deformata della società. Un effetto di rifrazione. In quella molteplicità di immagini si specchia una moltitudine di gruppi sociali grandi e piccoli; nei frammenti di minime dimensioni si specchiano singoli individui.” Arrivati a novembre 2012, sembra proprio che si siano rotti anche i frammenti. Nel centro sinistra, le primarie, che sono di per sé motivo di orgoglio ed unità per qualsiasi coalizione di forze, vedono ai nastri di partenza candidati del PD che si distinguono per essere i favoriti, nel caso di Bersani e Renzi, ed una candidata ignorata bellamente, nel caso di Puppato; con il significativo dettaglio che uno dei favoriti, Matteo Renzi, come ha giustamente rilevato Massimo Gramellini su La Stampa, lo voterebbero volentieri….. “l’avvocato, il dentista, il piccolo artigiano che hanno votato Berlusconi o Bossi turandosi il naso, (…) Se solo si candidasse alle primarie giuste”. Altri candidati quali Tabacci e Vendola, stanno ciascuno al centrosinistra, a condizione che non ci sia l’altro. Nel centro destra l’esplosione del Pdl e della Lega stanno lanciando frammenti in ogni direzione, e pure a lunga distanza, ed ormai nemmeno l’apertura del “mercato” elettorale di gennaio, lascia presagire che una pur dispendiosa e accurata campagna acquisti, possa mettere insieme una “squadra” competitiva per il prossimo “campionato” 2013-2018. La sinistra sé-dicente radicale da tempo si è ridotta ad uno spezzatino inguardabile ed indigeribile anche per i palati meno raffinati e gli stomaci più forti, ed in queste ore, “il manifesto”, che rimaneva l’unica isola alla quale ancorarsi, e dove poter attivare un minimo di confronto costruttivo fra i “sinistri” di tutte le “famiglie”, non solo conosce l’ennesima crisi economica, questa dall’aspetto ancora più esiziale di quelle passate, ma anche il devastante scontro fra fondatori da una parte e Direzione e Redazione pro tempore in carica dall’altra, e non è la diversità di opinioni e di punti di vista a spaventare, ma ancora, e per l’ennesima volta a sinistra, l’incapacità di tenere insieme appunto, diversità più che onorevoli. Ma la frammentazione dei frammenti, investe anche “L’Italia dei valori”, niente meno che l’Italia dei valori, dove accade che il Capogruppo alla Camera On. Donadi si lasci andare a commenti davvero poco commendevoli per il “fondatore” On. Di Pietro. E se tutto questo non bastasse, anche nelle “formazioni” di più nuovo conio, accade che la pratica del “divorzio breve” preceda l’entrata in vigore della auspicata legge, e le scomuniche assomiglino tanto a quelle praticate da secoli sul suolo della penisola infelice. Vedi l’addio di Telese a “Il Fatto Quotidiano” con contemporanea fondazione di “Pubblico”, e gli anatemi del “garante” Beppe Grillo rivolti ai suoi “garantiti”, quelli che sembrano non perfettamente in linea con il “non statuto” e si avventurano, gli ingenui, in tivvvvuuuu. Due casi ancora di frammentazione, questi più dolorosi ancora di tutti gli altri. Quello che si sta registrando di fatto, checché se ne vada negando la sostanziale evidenza, fra il “Colle” e la Procura di Palermo, e a ruota quello registrato su la Repubblica fra il “fondatore” ed autorevolissimi editorialisti del quotidiano diretto da Ezio Mauro, quali i proff. Cordero e Zagrebelsky La frammentazione poi nell’angusto campo dell’industria e della finanza italiana, non meriterebbe nessuna evidenziazione, essendo cosa per davvero antica, non fosse che gli “scazzi” che vedono protagonisti il sodale di Montezemolo, quello che fa le scarpe al mondo, e gli eredi di Gianni Agnelli, assomiglia più ad una farsa che ad una tragedia. La lista dei frammenti che si frammentano potrebbe continuare a lungo, l’accorcio citando un caso microscopico, ed uno invece macroscopico, ancorché quest’ultimo da sottoporre alla più attenta osservazione. Il caso microscopico è quello della frammentazione che si verifica fra un gruppo di amici quando devono decidere dove andare a cena il sabato sera, e non di rado fra veti contrapposti sul ristorante A quello B e quello C, capita di stare a casa. Il caso macroscopico è quello che riguarda la frammentazione che investe la criminalità organizzata, una volta erano le diverse sigle mafiose a farsi la guerra, ma rimanevano unite sul loro territorio di elezione, oggi, da ultimo in Sicilia, Cosa Nostra sembra aver divorziato dalla sua Sicilia, ma ahinoi, dopo essersi “frammentata” sull’intero territorio nazionale, a cominciare dalla “eccellente” Lombardia dell’eccellentissimo Formigoni. Nel 2006 Scalfari concludeva…. «Lo specchio si è rotto. Occorre ricostruirlo. Oppure retrocederemo ad un “volgo che nome non ha”.» Nel 2012 a fronte della rottura dei frammenti, l’ottimo Scalfari per non dare corpo alla sua previsione si ostina ad offrire al “volgo”, non uno, ma due nomi in cui specchiarsi, quello di Giorgio e quello di Mario, ma temo che il suo sia un abbaglio riflesso in un frammento di un frammento del suo specchio rotto. E se è vero che Dio acceca chi vuole perdere, è pur vero che non ha nemmeno bisogno di avvisare chi si ostina a darsi ragione, anche quando sarebbe doveroso almeno nutrire il dubbio di avere torto. vittorio melandri

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