lunedì 3 ottobre 2011

Vittorio Melandri: Una nuova alleanza tra chierici e laici

UNA NUOVA ALLEANZA FRA CHIERICI E LAICI



Nella lettera indirizzata al Direttore del Corriere della Sera sabato 1 ottobre, il segretario del PD Pierluigi Bersani, con un verbo coniugato al futuro, “noi non cadremo …. mai”, si impegna appunto a non cadere “nel ridicolo che evidentemente altri non temono, di voler arruolare la Chiesa italiana.”


A me pare un impegno condivisibile, ma per dargli indispensabile forza non ci si può sottrarre alla consapevolezza che da sempre in questo paese, parti determinanti della Chiesa Cattolica hanno “arruolato” la politica italiana senza mai farsi condizionare da “pregiudizi” ideologici di nessun tipo.

E se la liturgia (a volte) ha costretto i vertici vaticani ad assumere determinazioni apparentemente contrarie (scomuniche varie ed altro ancora), nella sostanza la Chiesa di Roma non ha esitato ad “arruolare” nei fatti, una volta il fascismo ed un’altra il comunismo, sino a giungere a scaricare cattolici integerrimi come De Gasperi, solo perché, da politici che sapevano distinguere fra la condizione di cattolico clericale e quella di cattolico laico, si rifiutavano di essere “arruolati” dai desiderata (sempre molto terreni) del Vaticano.


Anche per queste ragioni, mi ha colpito, nella lettera sopra citata, che un uomo di cultura come il segretario Bersani, abbia affermato che “il PD è un partito di laici e cattolici”, come se i due termini indicassero persone con caratteristiche distinte.


È pur vero che la “corruzione” del linguaggio, “la manomissione delle parole” per dirla con il senatore Gianrico Carofiglio, “lo spirito delle parole” per dirla con Raimon Pannikar, la “lingua del tempo presente” per dirla con Gustavo Zagrebelsky, hanno ormai dato luogo ad “un sillabario dei tempi tristi” per dirla con Ilvo Diamanti, ma proprio per questo chi si impegna a voler perseguire la “ricostruzione democratica e sociale di questo paese”, non può che ritornare ad un uso corretto delle parole, a cominciare da laico, che non è un aggettivo che si contrappone a cattolico, per cui non è dato sostantivarlo per distinguere i laici dai cattolici.


Un cattolico integro quale è stato Benedetto Calati, nel suo testamento spirituale affermava che “la laicità, è la vera parola evangelica. Gesù è laico, e pure la sua chiesa deve esserlo”.


Non prima di aver sostenuto che “la laicità sin dall’inizio non è discutibile. Il popolo di Dio, nel suo insieme di donne e di uomini, è stato riscattato da Dio, e la pagina più bella della Bibbia è la creazione dell’uomo e della donna, fatti ad immagine e somiglianza di Dio. …”



E a Raffaele Luise che gli chiedeva: “Quindi la chiesa comunione, la chiesa popolo di Dio deve abbandonare il clericalismo e diventare compiutamente laica?”


rispondeva… “Necessariamente. Questa parola «clericale» deve essere scomunicata!”.


La strada maestra per tornare a fare di un partito quello che la Costituzione dice, e cioè uno strumento utile per consentire ai cittadini di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” è la stessa indicata da Calati per la sua Chiesa.


Ovviamente ci si deve ancora una volta intendere sull’uso delle parole, l’apparato, il “clero” indispensabile alla vita di un partito politico (come di qualsiasi altra organizzazione umana) che voglia essere coerente con la proprio missione, non può certo essere azzerato, “scomunicato”, ma il suo istinto a badare innanzi tutto a sé stesso, e cioè la sua vocazione “clericale”, questa sì, questa deve essere “scomunicata” per renderla il più possibile prossima allo zero.


È il solo modo perché la sequenza, “prima il programma essenziale, poi la forza (coalizione) che lo sostiene, e solo per ultimo la scelta del – manovratore - alla guida”, sia una sequenza credibile agli occhi di cittadini stremati dalla corruzione del linguaggio innanzi tutto, e non solo buona per far bella figura una domenica sera da Fabio Fazio.


È una nuova alleanza fra chierici e laici, quella che serve, gli uni e gli altri di tutte le etnie, di tutte le fedi religiose, e magari anche consapevoli che, per dirla in conclusione con Ermanno Olmi, “il bene (comune) è più della fede (in qualsiasi credo religioso o politico si anneghi)”.



Io valgo poco, ma sono sempre più convinto che…… da soli non ci salveremo.


vittorio melandri

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