domenica scorsa ha avuto luogo il primo turno delle
elezioni primarie del partito socialista francese. I due candidati favoriti,
François Hollande e Martine Aubry, che rappresentano l'ala socialdemocratica
del partito, hanno raccolto risultati inferiori a quanto ci si aspettava:
Hollande, l'arci-favorito, ha ricevuto meno del 40 percento dei voti ed
Aubry ha raggiunto di poco il 30 percento, che è abbastanza poco per un
segretario di partito. La vera sorpresa è stato il risultato di Arnaud
Montebourg, che è arrivato terzo con il 17% dei voti e che probabilmente
sarà il "king maker" di queste primarie.
Arnaud Montebourg, che ha raccolto la maggior parte dei consensi della
sinistra del partito, ma anche di altri simpatizzanti di sinistra (verdi,
comunisti, senza partito, ecc.), ha basato la propria campagna
(http://www.arnaudmontebourg2012.fr) sul tema della "demondializzazione".
Nel progetto di Montebourg si parla della creazione di un "nuovo sistema di
scambi fondato su regole universali di protezione dell'ambiente e del
rispetto degli standards sociali e sanitari. Intorno a questo programma, il
nord (che deve proteggere la sua industria ed i suoi lavoratori vittime di
abusi antisociali) ed il sud (che deve distribuire migliori salari ai suoi
lavoratori per permettere di acquistare quei prodotti che oggi sono
esclusivamente destinati all'esportazione) possono riconciliarsi." Che cosa
preconizza Montebourg per regolare gli scambi internazionali? 1) adottare in
Francia, e proporre anche in sede europea, una legge che stabilisca che "le
aziende transnazionali che dispongono di unità di produzione nei paesi a
basso costo di manodopera siano ritenute responsabili dei danni ambientali e
sociali delle loro filiali e subappaltatori." Una violazione di questa legge
porterebbe all'evenutale divieto di commercializzazione dei prodotti
fabbricati in violazione degli standards internazionali; 2) "Instaurare
attraverso dei trattati bilaterali un sistema di preferenza commerciale a
beneficio dei paesi che s'adattano meglio e più in fretta alle norme sociali
ed ecologiche internazionali"; 3) "creare un'agenzia francese che calcoli il
costo sanitario, ecologico, e sociale dei prodotti stranieri secondo criteri
trasparenti (norme dell'Organizzazione internazionale del lavoro, CO2
generata dal trasporto...)." Montebourg vorrebbe che quest'agenzia
proponesse all'Unione Europea delle misure anti-dumping.
La prima misura é difficilmente applicabile a corto termine, in quanto, per
essere efficace, andrebbe adottata non solo dalla Francia, ma anche
dall'Unione Europea, se non a livello mondiale. La terza necessita delle
precisazioni: chi seleziona i membri di quest'agenzia? Secondo quale
criteri vengono scelti i membri?
Detto questo, penso che queste misure vadano nella direzione che
preconizzava Jaurès nell'articolo che Giovanni ha spedito: bisogna difendere
i diritti dei lavoratori al nord come al sud ed, al contempo, scoraggiare la
speculazione internazionale. Saranno misure che richiedono tempo ed una più
precisa definizione, ma se non se ne parla mai, non si farà mai nulla.
Pensate alla Tobin tax: fino a dieci anni fa, il governo Jospin era molto
dubbioso al riguardo - i ministri delle finanze Dominique Strauss-Kahn e
Laurent Fabius erano apertamente ostili -, oggi Sarkozy la difende durante
le riunioni del G20.
Va regolamentato anche il sistema finanziario. Bisognerebbe: 1) dividere
l'attività bancaria di deposito da quella di investimento, come stabilito
nel Glass-Steagall Act del 1933; 2) tassare la rendita del capitale almeno
quanto quella del lavoro; 3) nazionalizzare le banche in fallimento - come
fece, peraltro, Gordon Brown nel 2008 -, piuttosto che consegnare ai
banchieri assegni in bianco e ricapitalizzazioni senza contropartite, come
vogliono Sarkozy e Merkel.
La regolazione della finanza e la demondializzazione sono due facce della
stessa medaglia. I socialisti devono proporre un nuovo progetto di società,
che tenga conto di questa globalizzazione che uccide il lavoro e l'ambiente.
Il socialismo sopravviverà a questa crisi sistemica solo se saprà andare
aldilà delle tradizionali formule keynesiane. Oggi non basta più dire che
bisogna stimolare i consumi e gli investimenti per aumentare il PIL: bisogna
privilegiare i consumi e gli investimenti che rispettano i diritti dei
lavoratori e l'ambiente, ed abbandonare, come preconizza persino un vecchio
keynesiano come Stiglitz, misure puramente quantitative e banalmente
produttivistiche come il Pil.
Saluti socialisti,
Diego
1 commento:
Caro Diego,
non sono un grande conoscitore di Mountebourg, ma ritengo che quella sia in effetti la strada: non tanto porre dazi all'ingresso, ma porre limiti internazionali allo sfruttamento dell'uomo e delle risorse (energetiche, alimentari, minerarie ecc).
Se esistesse davvero l'Internazionale Socialista questo dovrebbe fare.
Mi accontenterei anche di una buona e sana politica liberale Keynesiana, che però tenga conto che il mondo è cambiato, allora si discuteva di un mondo (quello cosiddetto occidentale) che poteva ancora pensare allo sviluppo perchè aveva ancora a disposizione le grandi risorse del terzo mondo da sfruttare e distribuire.
Oggi quel mondo è finito, il vecchio "terzo mondo" è sempre più consapevole della ricchezza su cui sta seduto, gli africani iniziano a contestare anche i cinesi, figuriamoci gli euro-americani che li hanno sfruttati per due secoli!!!
Dario Allamano
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