Di ieri le elezioni polacche, tutte combattute tra centro, centro destra, destra, più o meno clericali e nazionalisti: impercettibile la presenza della sinistra. Qualche mese fa, stessa situazione in Ungheria, ma più in generale si può concludere che nei paesi dell'est la parola "socialista" è aborrita solo un po' meno di quella, impronunciabile, di comunista, e in genere si diffida di chi si mette a sinistra. Ce ne accorgeremo anche noi che adesso perdiamo tempo dietro agli aquiloni dei settantenni che vorrebbero includere nell'Ulivo prossimo venturo anche la federazione della sinistra e tra poco dovremo misurarci col voto a destra degli immigrati rumeni, che sono di destra per loro comprensibili ragioni storiche ma anche perchè non riescono a capire una sinistra e un sindacato che non si occupa di loro e corre dietro ai Tibet e al terzomondismo missionario.
L'altro giorno passava uno dei tanti cortei di studenti medi, preceduto dal solito camioncino rumoreggiante slogan che non si sa mai chi lo paga: in genere ragazzi più grandi che sperano di fare proselitismo per le loro sette di confusione ideologica. Non c'era nessuna bandiera: solo un ragazzino portava quella degli occitani, identità transnazionale italo francese che ancora affascina figli e genitori nelle nostre valli.
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