Perché è giusto appoggiare lo sciopero Cgil: una breve considerazione.
pubblicata da Paolo Borioni il giorno sabato 27 agosto 2011 alle ore 11.46
La linea di appoggio alla Cgil da parte di Bersani e della "sinistra" PD è da segnalare come ottima novità.
Per due ordini di ragioni.
1) Tatticamente: L'argomento di non far riallontanare le tre confederazioni (opposto da una minoranza PD) è di certo valido. Tuttavia, l'entità/qualità della manovra (e della cultura ancora prevalente nella BCE/Commissione UE, per non parlare del nostro governo) è tale da aprire alla sinistra spazi notevoli di consenso nel lavoro dipendente. Ovvero: il PD può riallargarsi in quella constituency a prescindere dalla condotta degli altri 2 sindacati. Questi anzi verosimilmente alla fine verranno trascinati o dovranno comunque venire a patti poiché coltivare rapporti con lo pseudo ex-socialista Sacconi (Bissolati al confronto non era nulla...) non appare più una soluzione che dà consenso: col potenziale presente in questa fase (nazionale e mondiale) PD e CGIL insieme appaiono degli ottimi traini, cui può unirsi una SEL che decida la propria maturazione organizzativa e politica.
2) Soprattutto strategicamente: Nella prospettiva "lunga" né l'Italia né l'Europa escono dalla crisi senza un forte patto che rilanci la domanda da salari. Infatti, come dice spesso Andrew Watt del sindacato Europeo, le politiche attuate oggi "are fucking up". Meglio quindi stabilire fin da ora rapporti saldissimi con il lavoro operaio e quello dipendente di medio reddito, per tracciare da subito un percorso di coerenza e di credibilità in questa direzione. Su cui non potrà alla lunga che venire a patti il buon senso di tutti coloro che vogliono il bene della crescita e della UE.
Perché parlo di riacquisto di credibilità? Perché le oscillazioni "blairiane" "schröderiane" e (si parvissima licet componere magni) "veltroniane" degli scorsi anni (ma anche oggi come si vede dalle reazioni ampiamente ospitate dai giornali elitisti come CdS e Repubblica) sono quelle che impediscono fino ad ora alle socialdemocrazie europee di raccogliere per intero il consenso che dovrebbe derivare loro dalla crisi. Ci sono su questo analisi puntuali della Friedrich Ebert Stiftung: i verdi tedeschi si giovano elettoralmente di Fukushima PERCHE su questi temi sono sempre stati credibili coi loro ceti di riferimento (ceto medio-alto riflessivo urbano). La Spd sfrutta meno la crisi globale del liberismo perché da poco tempo è tornata su contenuti ad esso alternativi. (NB: Saranno su ciò un segnale dirimente importante le elezioni di Berlino e quelle danesi: ambedue di metà settembre). Ma come detto si è nella piena possibilità di recuperare. Il che tra l'altro sarebbe un recuperare sé stessi per il bene dell'Europa.
Va inoltre (in tutto ciò) colta nella sua grande positività la decisione, da parte de "l'Unità", di tornare ad essere il tramite di questa nuova "centralità della questione sociale". Ovvero, al di là di tante chiacchiere sul riformismo (concepito da molti semplicemente come il centrismo del centro-sinistra), di gran lunga il principale e inevitabile nodo di ogni riformismo progressista (e socialista...) possibile, da sempre, ovunque. Segnalo tra i molti esempi l'inserto sui "danni del liberismo" di qualche settimana fa. Oggi da leggere è anche il pezzo di Cesaratto-Turci e quello di Michele Raitano. Tutte cose scritte da analisti e studiosi a cui mi unisce con totale naturalezza un percorso che viene da lontano, e che si ritrova oggi nelle pagine dell'Unità.
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