venerdì 9 settembre 2016

Franco Astengo: Roma e Calais

VICENDA ROMANA E MURO A CALAIS di Franco Astengo Soltanto poche righe per riflettere su di un dato che la dice sulle condizioni dei media nel nostro paese e sul livello complessivo nel quale ci troviamo dal punto di vista della sensibilità politica e culturale. Infatti la vicendaccia romana legata all’amministrazione 5 stelle,null’altro che storia di cordate e di scontri di potere e di soldi dove c’entrano le ambizioni personali e non certo gli enormi problemi delle cittadine e dei cittadini romani, sorpassa di gran lunga nei titoli, negli editoriali, nei servizi televisivi, nei richiami sui social la storia della costruzione del muro ferma – migranti in quel di Calais. Una costruzione che avviene in un quadro d’inedita collaborazione tra Francia e Gran Bretagna, all’indomani della tanto deprecata Brexit (un altro caso di mistificazione collettiva da esaminare con cura) nel nome della chiusura, dell’arroccamento, della negazione dei diritti. Così come ha avuto pochissimo spazio, nei resoconti della passerella mediatica della vanità mondiale definita G20 e svoltasi in Cina, il fatto che non si è minimamente affrontato il nodo decisivo delle guerre mediorientali e nordafricane, se non in un colloquio tra il presidente uscente USA e quello russo conclusosi con un assoluto nulla di fatto. La guerra così va avanti, di conseguenza il dramma dei migranti cresce in maniera esponenziale, ma Francia e Gran Bretagna erigono muri come un’Ungheria e un’Austria qualunque dove imperversano partiti xenofobi se non neo fascisti. Xenofobi e neofascisti soltanto in Ungheria e in Austria ? Intanto ci occupiamo dell’orticello di casa, delle mail di questo e di quello, nella vacuità di una politica portata avanti da chi ha difficoltà a guardare oltre il proprio naso, al governo e all’opposizione. Una sconsolante miseria.

10 commenti:

Dario ha detto...

Mah mi pare che in questi giorni sia in corso un dibattito di gente che si guarda l'ombelico pensando che sia il centro del mondo. Ormai l'Italia è un piccolo paese che non desta più alcun interesse strategico a livello internazionale, sia per la sua economia ormai alle rottamazioni e senza alcun progetto per il futuro sia per la sua collocazione geografica, fino al 1989 eravamo frontiera e gli americani versavano un sacco di soldi e facevano anche porcate per tenerci nel mitico "occidente".
Oggi siamo tornati ad essere un paese marginale utile per le scorribande (proprio nel senso di bande di banditi) di poteri non chiari.
IL caso Raggi è emblematico.
In sostanza il M5S è ormai in mano a gente che del Grullo se ne fotte, tant'è che Grullo mica ce l'ha fatta a scardinare i nomi portati dai "poteri forti" (MUraro, Marra).
Siamo in una fase di transizione, ma molto pericolosa. Anche nel 1920-22 eravamo in una fase di transizione, è stata la soluzione finale che ha lasciato l'amaro in bocca. Siamo come allora in un "dopoguerra", ci sono tanti morti, ma soprattutto tanti reduci ed invalidi che possono essere la base su cui costruire un blocco sociale molto simile a quello che portò al potere Mussolini. Tutto il resto è noia
Dario Allamano

claudio ha detto...

non concordo: l’Italia è in mezzo al Mediterraneo che è tornato importantissimo non solo perchè ci passano i migranti, ma anche perchè ci devono stare le flotte USA e russe, perchè la Siria è in fiamme, la grecia potrebbe passare nell’orbita russa, c’è il rischio che l’ISIS si impadronisca dell’Algeria, sull’Egitto nessuno fa scommesse. E infine, da Cipro all’Egitto, davanti a Siria,Libano e Israele ci sono enormi giacimenti, per condividere i quali la Cipro turca vuol unificarsi a quella greca, e la Turchia minaccerà guerra a un paese della CEE. Tutti problemi lontanissimi dalla testa dei membri dell’” Europa carolingia” costruita su spinta USA per circondare la Russia

dario ha detto...

stiamo pure in mezzo al Mediterraneo ma dei nostri problemi legati a tutto quello che tu dici il resto del Mondo se ne fotte, trentanni fa non sarebbe successo, oggi siamo in queste condizioni perchè dal dopo caduta del muro di Berlino la frontiera si è spostata più avanti, sarà un caso ma quando banfa Erdogan, anche se fa porcate immonde, tutti stanno zitti, compreso il nostro Governo il quale da anni chiede un "aiuto" all'Europa sui migranti senza ottenere nulla, La Turchia si è portata a casa 6 miliardi di euro (pagati anche da noi) e adesso vuole anche i visti diretti per i turchi. Il giorno in cui prenderemo atto che non siamo più tra i "potenti" forse inizieremo a cercare soluzioni concrete ai nostri problemi senza accontentarci di un buffetto sulla guancia da parte della Merkel (che è venuta a Maranello ma non è manco intervenuta sulla Mercedes per farci vincere almeno il Gran Premio a Monza). In soldoni non contiamo nulla

salvatore ha detto...

Claudio ha ragione, e io aggiungerei anche che l'importanza del mediterraneo è anche legata al potenziale che potrebbe derivare, in via del tutto ipotetica, da una saldatura fra una Europa finalmente protagonista ed un continente africano in pace e con il quale stabilire uno scambio equo. Forse è per questo che la politica USA mantiene destabilizzato il Nord Africa. Ricordiamo la lezione di Enrico Mattei? Una Italia protagonista in un Mediterraneo pacificato non la vuole nessuno.

mimmo ha detto...

Contiamo per dove siamo e per quello che siamo.
Se la geografia e' strategica e dominante allora contiamo, se perde di importanza ne subiamo le conseguenze. Non siamo strategici perché non abbiamo materie prime fondamentali e la nostra capacità manifatturiera e agricola particolari e' per mercati particolari la cui tutela non è indispensabile. Siamo interessanti per le riserve di risparmio ma la geografia in questo caso è' solo virtuale. Contiamo poco politicamente da tempo, da quando il comunismo non è' più una minaccia, e il rissoso e improduttivo provincialismo politico nazionale cortocircuita tra le attese irrisolte del passato (Godot), il rifiuto della realtà per proseguire nelle declinazioni corporative, con generazioni che deluse nei confronti di chi gli ha rubato il futuro è immersi nella facilità di acquisire informazioni utili che delegittimano ogni forma di autorità pregressa (civile, culturale, civica ecc) non si pongono come terreno su cui investire, anche perché la globalizzazione permette di selezionarli e includerli nella sua dinamica. Concordando con Claudio, sulla centralità della geografia (Mediterraneo) l'Italia non può che essere un pezzo dell'Europa, è finita tanto che la Germania non assume la leadership della politica estera e di quella militare (!!!???) l'Europa non potrà che restare marginale è vittima di interessi nazionali.

roel ha detto...

Il ruolo dell'Italia nello scacchiere internazionale e nell'area mediterranea dipenderà dallo spessore e dall'autorevolezza del governo. Come non ricordare Sigonella? Ma poi......anche quei "livelli" andarono perduti e il ceto politico non solo italiano quant'anche europeo per alcuni analisti sfiora la mediocrità.. Non è un'assurdità la condiscendenza della Francia nei confronti del "muro" che l'Inghilterra vuole costruire sul suolo francese? Ciò senza consultare i governi dell'Unione !! Eppure a parole anche il leader francese dice di avere a cuore le sorti dell'Europa !!! A volte si ha l'impressione che ognuno voglia fare il "primo della clase", per cui chiedere il parere agli altri partiners europei potrebbe essere interpretato come debolezza o pochezza.
Da ricordare che una tale cedevolezza indebolisce ancora di più l'Unione, visto che è a favore di una richiesta da parte di uno stato che appena qualche mese fa ha deciso di uscire dall'Europa: Però non haalcuna remora ad avanzare richieste per un intervento che registrerà la sua presenza in quegli stessi territori da cui un tempo furono sloggiati dai francesi con una dura guerra.
A parte il fatto che un tale intervento ha il valore simbolico della recrudescenza dell'isolazionismo storico tanto dannoso par l'Unione, ma vuol dire anche :" I migranti (fenomeno epocale) teneteveli voi!! ". Pur sapendo che molti di loro provengono dalle aree in cui il colonialismo inglese ha imperversato senza scrupoli e senza ritegno, per secoli. (La tratta dei negli è solo un aspetto!).
Quali interessi possono avere indotto il premier francese a cedere? Se ci sono, certamente non favoriscono l'Unione, visto che non sono pochi, compreso il papa,a dire che l'Europa ha bisogno di ponti e non di muri.Un saluto, Roel.
P.S.-E' sorprendente che nessuno abbia commentato il fatto!!!!

dario ha detto...

ma la centralità geografica del Mediterraneo non ha quale corollario un rinnovato peso politico dell'Italia, ed il Mediterraneo è tornato ad essere centrale per due motivi su cui l'Italia non è in grado per motivi vari di dare risposte:
1- i MIGRANTI che non sono una causa bensì l'effetto di una totale mancanza di governo politico a livello internazionale dei conflitti locali sia africani che mediorientali, sono guerre che fanno molto comodo per tenere alto il PIL degli armamenti che era in sofferenza;
2- il tentativo esplicito della Russia di tornare ad avere un ruolo strategico, chiusa com'era la sua politica militare navale dal Bosforo, l'intervento di Putin a sostegno di Assad ha un solo obiettivo vero: la base navale nel Mediterraneo.
Come si può agevolmente capire il Governo Italiano può fare ben poco, sul primo tema perchè ha pochi fondi a disposizione e l'Europa ha il braccino corto, il secondo tema è poi completamente al di fuori della portata del nostro Governo.
E' del tutto inutile sperare che il ritorno del Mare Nostrum al centro delle strategie delle grandi potenze militari significhi di conseguenza che siccome lo stivale si protende in quel mare ecc. ecc. ecc.
Di interessante (tant'è che la Germania si sta innervosendo) è l'incontro dei paesi mediterranei, promosso però non dal brillante capo di Governo Italiano bensì da Tsipras, è la verifica che questo Governo sa fare tante parole ma poi alla prova dei fatti è sempre un passettino indietro

lorenzo ha detto...

Caro Dario, deve esserti preso un forte attacco di malumore per dipingere un quadro così fosco. Certo, siamo un piccolo Paese in termini di popolazione, ci superano in Europa Francia e Gran Bretagna, di cui eravamo più o meno a pari. Siamo in declino demografico, talché se non ci fossero i migranti, sembra che in venti anni saremmo ridotti, a bocce ferme, a cinque milioni in meno. Si stima dunque che avremmo bisogno di una iniezione di 250.000 immigrati l’anno per mantenere lo stesso livello di popolazione (tutte cifre discutibili, ma tant’è, sono solo indicative). Insomma, tutto vero sul fronte del “piccolo Paese”. Ma che la nostra economia sia alla rottamazione è un tantino discutibile, dal momento che abbiamo ancora una forte struttura industriale e un buon surplus dalle esportazioni. La nostra economia, da sesta che era negli anni ’80 (dopo Usa, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna) è diventata decima: che non è, tenendo conto di chi ci ha sorpassati (Cina eccetera), una posizione disprezzabile. E siamo ancora nel G8. Al tempo stesso non mi sembra che sia da rimpiangere la posizione “di frontiera” nella guerra fredda, nonché siano da rimpiangere i soldi e le porcherie degli americani. E’ vero, la nostra economia è ferma da troppo tempo. Questo si deve al venir meno della spinta imprenditoriale (chi crea posti di lavoro? Certo non più il settore pubblico), alla mancanza di fiducia nel sistema Paese, alla inefficienza della pubbliche amministrazioni, alle troppe leggi e confuse, alla burocrazia, alla giustizia lenta, alle banche mal gestite. Tutte cose che sappiamo, ma non meno vere, specie quando si devono affrontare sul campo. In più è una questione di efficienza. Certo, Milano è efficiente, ma non lo è Roma, non lo è Napoli eccetera. Quando penso al bicameralismo paritario, il mio “No” al referendum vacilla. Non è questione che non si facciano abbastanza leggi, perché se ne fanno troppe, ma male, e vanno continuamente corrette. Non è questione di risparmiare sulla semplificazione del Senato, perché il grosso della spesa è nel personale strapagato che non si può mandare a casa. E’ una questione di efficienza, di ordine, di efficacia, il motivo per cui ci vuole una Camera sola. Quanto al rischio del ’22, lo vedo remoto. Il rischio vero è la confusione, il caos, l’individualismo, gli interessi, gli scontri di potere. Roma è incancrenita da sempre dai troppi interessi economici parassitari che ruotano attorno alla spesa pubblica (chi è che paga, per dire, lo stipendio di Malagò? Soldi pubblici...), e non è che una Raggi da sola possa risolvere granché.
Cordialmente. Lorenzo Borla

felice ha detto...

Una informazione asservità è una questione centrale. Senza informazione non c'è opinione pubblica. Se non c'è un'opinione pubblica i cittadini non contano per influenzare le decisioni quotidiane del governo e la linea di medio periodo. Non c'è un dibattito pubblico che precede le decisioni, la cui ampiezza e pronfondità è più importante del sistema elettorale come ci insegnato la prof. Nadia Urbinati. Senza un'opinione pubblica le elezioni sono, comunque, una delega in bianco, con le leggi maggioritarie la delega è data a forze politiche sempre meno rappresentative della società. Ai miei tempi di giovane socialista c'era un responsabile internazionale, che aveva i suoi omologhi giovani comunisti, o giovani. Ora la politica internazionale è stata sostituita dalla politica europea, che però è politica interna e non si alza lo sguardo sul pianeta. Il resto del mondo è fonte di paura, non si aprono scenari di speranza, sempre presente anche quando c'erano sconfitte come i golpe militari in Sudamerica. C'erano anche settariemi ed ingenuità di tanti rivoluzionari per corrispondenza, che sognavano la liotta armata, quando i regimi militari sono stati sconfitti da sibndacati e movimenti sociali, in Brasile o in Cile per esempio. Fate compilare un questionario alla nostra classe politica: non hanno idea del mondo in cui viviamo e quindi non sanno che pesci prendere. Per i loro fallimenti stanno dando la colpa alle istituzioni, che possono far finta di cambiare. Le organizzazioni internazionali dove sono i governi a comandare non i Parlamenti non godono buona salute, ma si fa finta di niente pensando che i deficit democratici delle istituzioni europee son compensabili da operazioni mediatiche come trovarsi al largo di Ventotene su un nave militare o vertici di capi di stato, senza poteri decisionali, per quanto animati da buoni propositi. Nessuna decisione operativa ma grande rilievo di giornali e televisioni che distraggono i cittadini invece di informarli criticamente, cioè di formarli.


Felice C. Besostri

dario ha detto...

Caro Lorenzo, è vero che l'economia ha un surplus dalle esportazioni, ma non significa che la struttura industriale è ancora quella trainante, abbiamo perso tutte le grandi aziende dei settori più innovativi, ed ora stiamo perdendo anche il settore dell'acciaio, il mese scorso per la prima volta le importazioni hanno superato la produzione italiana. La questione non è solo che non ci sono più imprenditori, manca una politica che sappia programmare cosa farà l'Europa e di conseguenza l'Italia, nei prossimi decenni, ormai la programmazione economica è considerata poco meno di una bestemmia dai nostri governanti che preferiscono vivere alla giornata, come si dice su un "eterno presente". E' una politica che va molto bene alla finanza ma uccide chi investe nell'industria, investimento che ha ritorni lunghi e che ha perciò necessità di certezze sulle strategie non sulle tattiche.
Io poi non rimpiango la frontiera, cerco solo di guardare la realtà storica e purtroppo vedo che con la scomparsa del "muro di Berlino" l'Italia è diventato un paese marginale sul quale non piovono più i dollari americani (basta pensare a quanti militari USA vivevano e spendevano nel nord est).
Infine anche nel 1922 si pensava che Benito fosse un personaggio da operetta (lo poteva anche essere in verità se il Re al momento della Marcia avesse firmato lo stato d'assedio) ma un paio d'anni dopo era al potere. Guarda che si sta saldando un blocco sociale ed economico in grado di portare al potere movimenti mica tanto democratici, in Italia gli manca solo un leader (Grullo è e resta un comico), in altri paesi già ci sono (Francia, Germania, Olanda, Austria). E questo blocco sociale può andare al potere proprio perchè c'è confusione, di fronte al caos il popolo cerca subito l'uomo forte, mica il socialismo
Fraterni saluti
Dario