mercoledì 21 settembre 2016

Felice Besostri: Berlino 2016

BERLIN 2016: Dopo i numeri le idee di Felice Besostri Berlino (ab. 4.462.166) non è il Meklemburg-Vorpommern (1.596.505) e non solo per dimensione, ma per storia, sviluppo economico e composizione sociale e i risultati delle elezioni ne sono la dimostrazione evidente. In Mecklemburg- Vorpommern l'AfD è il secondo partito con il 21,89% , la CDU è la terza con il 18,99% la Linke quarta con il 14,86% l'unico dato comune è la SPD come primo partitio con il 29,42% in M-V e un 21,6% a Berlino. L'AfD ha un rispettabilissimo risultato con il 14,2%, ma che le assegna il quinto posto su 6 partiti rappresentati, sorpassata da CDU (17,6%), dalla Linke(15,6%) e dai Verdi (15,2%)e che precede i Liberali FDP(6,7%). Anche in Berlino i voti AdF derivano da nuovi elettori, rispetto al 2011 hanno votato il 66,9%, cioè + 6,7%. In M-V l'AdF aveva cannibalizzato tutti gli altri compresa la Linke, che aveva perso il 5,24%, mentre a Berlino la Linke guadagna il 3,9%. A Berlino i liberali sono un'altra opzione di destra, che ha contenuto il successo derll'AdF, che si è mamgiata l'elettorato dui protesta dei Piraten passati dal 8,9% al 1,7%, -7,2%. L'unica maggioranza numerica + un governo rosso-verde-rosso con la SPD, 38 seggi, la Linke 27 e i Verdi 27, cioè 92 seggi contro gli 88 delle opposizioni. In M-V ci sarebbe stata la stessa maggioranza, ma i Verdi sono rimasti di un soffio sotto la soglia dl 5%. Anche nel Bundesta per 2 volte c'è stata una maggioranza rossa-verde-rossa, ma il risultato è stata la Grosse Koalition, formula che non gode di buona salute perch poerdono voti sia la CDU che la SPD, siua pure per opposte ragioni. A Berlino lo sviluppo economico è forte, ma crea un aumento degli affitti e la separazione antica tra Est e Ovest è ancora rilevante e l'AdF ha colpito forte nella parte Est con 5 mandati diretti e con percentuali dal 22,4% al 30,6%. Alla sinistra si era presentata un'opportunità analoga in Spagna con le elezioni del dicembre 2015 e non è stata colta. La Germania può essere la prova d0'appelo, anche ser non è facuile. I rapporti tra Verdi e Linke non sono idilliaci e la fine di una maggieranza di Sinistra a berlino con le elezioni dl 2011 è stata determinata da un forsennata campagna dei Verdi per diventre il primo partito e contestare l'egemonia a spese della SPD . Ore occorre trasformare la maggioranza numerica in un progetto politico. Le condizuioni oggettive ci sono, di questi tempi una maggioranza di sinistra e ambientalista con il 52,4% e merce rara in Europa. Bisogna credere in un progetto alternativo e su questo scommettere 20/09/2016

3 commenti:

dario ha detto...

Come sempre Felice fa una analisi dettagliata ed interessante, che evidenzia un dato di fatto: AfD cresce nei land dell'ex Germania est e nei quartieri est di Berlino, se a questo si aggiunge l'attivismo dei quattro di Visegrad (Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e Ungheria) si può iniziare a fare un ragionamento politico abbastanza compiuto: i regimi comunisti hanno lasciato quale eredità una profonda cultura autoritaria, la quale oggi cerca sbocco nella destra e che vede nei diversi da se (i migranti in questo caso, gli ebrei negli anni venti) un obiettivo da colpire nel nome di una pulizia etnica mascherata dai potenziali benefici derivanti dalle chiusure delle frontiere, in una parola il ritorno del "nazionalismo" più pericoloso.
Il dramma vero è che la sinistra non sembra rendersi conto di quanto avviene ed agisce anche lei con una visione nazionale, senza alcuna capacità di comprendere che ormai, in questo mondo sempre più interconnesso, l'unica speranza che ha di sopravvivere prima di essere travolta dalle ondate nazionalistiche è un nuovo INTERNAZIONALISMO che partendo dall'Europa sappia offrire un modello di società libera ed eguale a tutto il mondo e che rimetta al centro della sua politica economica la REDISTRIBUZIONE della ricchezza, a partire da politiche autenticamente Keynesiane che utilizzino tutto lo spettro degli interventi come Keynes ben spiegò ormai quai un secolo fa. Se poi questa Nuova Programmazione Economica la farà il PSE o l'alleanza delle forze disponibili questo è un fatto di secondaria importanza. Solo il circolo virtuoso del Progresso dell'Umanità può ricreare fiducia tra i popoli.

alberto ha detto...

Caro Dario io vedo anche una diversa lettura: i regimi comunisti hanno lasciato popoli poco avvezzi alla costruzione del loro futuro attraverso il dibattito democratico. La linea era una sola, e scritta dal partito e interpretata dai suoi funzionari. Ne segue che ora sono i primi ad essere disorientati, soli ed impauriti. Vedono il rischio di perdere il poco che hanno e dunque sono i primi a temere migranti, rom, poveri più poveri di loro, e si spostano verso i populismi di destra. Per questo, in una società sempre più divisiva ed isolante tendono a dare il loro consenso a coloro che promettono soluzioni miracolistiche, ai populisti, a chi trova facili colpevoli e ha pronta una soluzione per ogni problema. E’ ciò che sta avvenendo in Italia con il voto delle classi operaie prima alla Lega e ora la speranza ( direi più per rabbia) verso i 5stelle, ma che sta avvenendo ovunque in Europa. In Francia con la Le Pen nelle banlieue delle grandi città, ma anche in Austria, in Germania e financo in Norvegia. Forse potrebbe aiutare rileggersi “Fuga dalla libertà” di Fromm. All’est c’era “il partito” che dava, paradossalmente, sicurezza; all’ovest erano le organizzazioni di massa, sindacati e partiti di sinistra in primo luogo a dare senso di identità e di sicurezza. La è imploso “il partito”. In occidente il neoliberismo ha portato avanti una politica , meglio un Soft Power, tendente ad esaltare l’individuo contro le culture e le associazioni aggreganti. Se c’è una colpa da addebitare ad una parte, rilevante, della sinistra è di non essersi accorta dei veri obiettivi del soft power del neoliberismo, ma anzi di averlo spesso favorito ed imitato. Basta tra tutti, per capirci, citare Blair ed il suo new Labour. Ma questo è il dilemma tra “Sviluppo e Progresso” che tocca sempre alla sinistra quando si propone per governare o è già al governo. Dibattito per me centrale e che, senza grande successo ho già cercato di portare al dibattito di questo gruppo.
Un fraterno saluto

dario ha detto...

quanto dice Alberto è ineccepibile, la crisi sociale è un mix di individualismo portato all'estremo indotto dall'ideologia liberista (non è per nulla vero che solo il XX secolo era quello delle ideologie) e di un crollo delle certezze derivanti dalla presenza di un partito o un movimento che davano sicurezze che l'individualismo non offre più.
Ma l'osservazione che volevo fare non era solo questa, in Italia la cultura fascista è sopravvissuta molto a lungo (e non era solo quella portata avanti dal MSI) ma era il portato di un autoritarismo che ha pervaso la cultura di una intera generazione (quella formatasi nelle scuole del ventennio) e che ho potuto osservare anche in persone per nulla fasciste, ma che avevano introiettato un che di autoritario nel loro modo di fare (penso a mio padre ed i miei zii) che invece era assente nella generazione precedente (quella di mio nonno che si era formato ad inizio secolo e soprattutto nel contatto, durante la guerra con ufficiali e sottufficiali socialisti).
Intendo dire che il crollo dei regimi non ha quale conseguenza l'immediato cambio di cultura bensì un lento cambiamento, che nella prima fase è gestito da dirigenti formatisi durante il regime (quello comunista nel caso dei paesi dell'est) e che si tramuta in azioni politiche che sconvolgono coloro che si erano illusi che la caduta del muro avrebbe aperto le porte ad un futuro democratico e liberale.
Così non è, ed il caso italiano del secondo dopoguerra lo conferma, l'autoritarismo ed il totalitarismo del ventennio trovarono rapidamente collocazione nel partitone della sinistra (emblematico è il caso dell'Emilia).
Fraterni saluti
Dario