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lunedì 18 luglio 2016
Aldo Penna: I due golpe
Il golpe di Erdogan che usa come gradino della sua perfezione il vecchio golpe militare completerà la demolizione di tutti gli istituti democratici in Turchia. Il fascismo divenne regime imponendo il giuramento di fedeltà ai docenti universitari. Erdogan con i giudici turchi è andato oltre.
Il fallito golpe di una frazione dei militari turchi ha dato il via al dispiegarsi accelerato dell’altro golpe, il golpe di Erdogan, che da anni era in atto. Un golpe moderno che non ha bisogno dei carri armati e oggi si conclama con la defenestrazione di gran parte del corpo giudiziario di quel paese, il bavaglio alla stampa, la criminalizzazione del dissenso, le modifiche alla Costituzione per modellarla a immagine e somiglianza del leader, la proposta di introdurre la pena di morte.
L’essenza delle democrazie è la reversibilità del potere, consentire a chi si trova all’opposizione di divenire forza di governo e viceversa, una neutralità delle istituzioni che assicuri per tutti la libertà di critica e dissenso, l’indipendenza del sistema giudiziario che possa essere argine alle degenerazioni del potere stesso.
Quando questi cardini sono compromessi la democrazia diviene solo la forma di un’autocrazia.
In Turchia interi pezzi del sistema mediatico sono stati costretti a cambiare radicalmente giudizio sul governo sotto la minaccia del licenziamento e della chiusura. Le Tv di stato asservite e prone, le tv commerciali ricattate sulla revocabilità della licenza, i giornalisti perseguiti per oltraggio alle istituzioni, vilipendio della bandiera o minacciati di querele milionarie ed è in atto una gigantesca autocensura della società civile nel timore di vedere compromessi lavoro, carriera e forse la libertà.
Il golpe moderno che usa come gradino della sua perfezione il vecchio golpe militare completerà la demolizione di tutti gli istituti democratici. Quale prova ha il governo che quasi tremila giudici abbiano complottato contro Erdogan per rimuoverli con un atto d’imperio? Sono forse stati accanto ai militari che presidiavano le strade di Istanbul e Ankara? Hanno plaudito nella notte con dichiarazioni ufficiali? Hanno fatto atto di sottomissione all’antagonista in esilio dell’AKP? Eppure il primo atto di reazione accanto alla carcerazione dei tremila militari scesi in armi contro il governo è stata la loro cacciata. Il fascismo all’atto del suo divenire regime impose il giuramento di fedeltà ai docenti universitari. Erdogan con i giudici turchi è andato oltre, li ha allontanati, ha decapitato l’organismo che si frappone tra le leggi e il loro abuso. Così mentre il vecchio e usurato golpe naufraga, il nuovo dispiega i suoi effetti sotto il plauso di gran parte dell’opinione pubblica turca che in piazza pensa di difendere la sua fragile democrazia.
La leadership turca sta fuggendo velocemente dall’Europa, spostando l’asse dei suoi interessi in direzione mediorientale. In quel contesto l’autoritarismo di Erdogan verrà visto come normale e l’UE avrà ancora una volta mancato l’occasione di consolidare le pratiche democratiche ai suoi confini.
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