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martedì 22 dicembre 2015
Rotta di collisione su Nord Stream-2
Affari internazionali
Rotta di collisione su Nord Stream-2
Nicolò Sartori
17/12/2015
Il gas russo, d’un tratto, infiamma la politica italiana. Il governo, infatti, si è dichiarato pronto a bloccare l’automatismo delle sanzioni europee nei confronti di Mosca alla luce dell’accordo tra la russa Gazprom e un gruppo di compagnie energetiche europee - pienamente avallato dal governo tedesco - per l’espansione del gasdotto baltico Nord Stream, trasformatosi in un fattore di forte tensione politica in ambito europeo.
Al netto delle scrupolose verifiche sull’iter regolatorio del progetto promesse da Bruxelles, l’accordo russo-tedesco - per modi e tempi - rappresenta una sfida ai principi di unità e solidarietà promossi negli ultimi mesi dalla Commissione europea, in particolare dal suo Vice Presidente Maros Sefcovic, attraverso il lancio dell’Unione energetica.
Tutti scontenti
L’annuncio dell’accordo tra Gazprom e le compagnie europee Basf, E.ON, Engie, Omv e Shell per la realizzazione di due nuove condotte del gasdotto Nord Stream ha creato parecchi malumori nelle capitali europee.
I primi a reagire, a inizio settembre, sono stati i paesi dell’Europa centro-orientale, guidati dalla Polonia, ipersensibili di fronte alle politiche energetiche russe e preoccupati dal rafforzamento del già solido asse Mosca-Berlino sul fronte del gas.
Di fatto, l’espansione del gasdotto, in grado di assicurare ulteriori 55 miliardi di metri cubi (bcm) di gas russo sulle coste tedesche, non aggirerebbe soltanto l’Ucraina, ma anche la Slovacchia e la Repubblica Ceca, preoccupate per la perdita delle rendite legate al transito del gas e per i possibili costi da pagare alla Germania.
Nel 2019, infatti, andranno in scadenza i contratti di transito tra Gazprom e l’ucraina Naftogaz, che potrebbero non essere rinnovati - come peraltro ripetutamente annunciato da Mosca - a favore del rafforzamento dell’interconnessione con la Germania che, grazie a Nord Stream-2, si garantirebbe il monopolio sul flusso dei 110 bcm di gas che la Russia, ad oggi, vende sul continente europeo.
L’impatto per l’Italia
La situazione non poteva passare inosservata nemmeno da noi, sebbene il nostro Paese si sia dimostrato più lento nel reagire con decisione all’iniziativa russo-tedesca. L’Italia è il secondo importatore di gas naturale russo (26 bcm nel 2014) dell’Unione europea, Ue, alle spalle proprio della Germania. Il gas russo rappresenta circa la metà delle importazioni nazionali, in un contesto in cui il gas - in generale - contribuisce a una fetta significativa della generazione elettrica italiana.
Per un Paese manifatturiero come l’Italia, la dipendenza economico-industriale dal gas naturale - in particolare da quello russo - spiega la necessità di mantenere stabili relazioni energetiche con Mosca, nonché quella di garantire una rotta meridionale sicura e competitiva per il suo gas.
Tuttavia, prima la sospensione del progetto South Stream su pressioni della Commissione europea e poi le crescenti tensioni tra Russia e Turchia - per qualche mese candidata ideale per il trasporto del gas russo in Europa meridionale - non hanno certamente giocato a favore della strategia energetica italiana.
In questo contesto, l’unilateralismo energetico tedesco non può lasciare completamente tranquilla l’Italia che in caso di realizzazione del gasdotto vedrebbe passare quasi il 50% delle sue forniture estere di gas (con i relativi costi di transito) per il territorio di un competitor commerciale come la Germania. Il cui governo, soprattutto quando si tratta della tutela degli interessi economici nazionali, ha dato modo di dimostrare di non essere particolarmente orientato alla collaborazione intra-europea.
Verifiche europee
La mossa di Berlino, in questo senso, è riuscita a far convergere posizioni particolarmente distanti in materia di strategia europea verso la Russia. Sia l’Italia che i paesi dell’Europa centro-orientale stanno infatti facendo fronte comune nel sollecitare la Commissione a verificare con attenzione l’accettabilità del progetto Nord Stream-2 rispetto al Terzo Pacchetto Energetico, applicato con grande zelo da Bruxelles nel caso di South Stream.
La reazione delle istituzioni europee non ha tardato ad arrivare. La necessità di procedere a un attento percorso di valutazione della regolarità del progetto è stata sottolineata più volte dal Commissario per l’Energia e il Clima Miguel Arias Canete, nonché dal Vice Presidente per l’Unione energetica Sefcovic che ha rimarcato la linea decisa, anche se non dura, della Commissione, anche durante la sua visita a Roma di inizio dicembre.
Il modo con cui è stata promossa l’espansione di Nord Stream-2 non rappresenta certamente un incipit esemplare per l’Unione energetica, attraverso la quale l’Ue sta cercando di dotarsi di efficaci meccanismi di solidarietà e condivisione delle informazioni, nonché di una capacità di azione diplomatica in materia energetica, nell’ambito di una politica (potenzialmente) sempre più integrata e coesa. Alla luce dalle mosse unilaterali di Berlino verso Mosca, questa non può dirsi di certo tale.
Nicolò Sartori è responsabile di ricerca del Programma Energia dello IAI (Twitter: @_nsartori).
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