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martedì 22 dicembre 2015
Franco Astengo: Ipotesi
IPOTESI DI STUDIO di Franco Astengo
Gli esiti delle elezioni regionali in Francia e di quelle legislative in Spagna hanno aperto un dibattito sull’evidente processo di riallineamento partitico in atto all’interno di alcuni grandi paesi europei: Francia, Spagna, Italia, Grecia ai quali andrebbe aggiunta la Gran Bretagna.
Semplificando: ci si rammarica, almeno da parte della maggioranza dei commentatori e analisti, di una presunta “fine del bipolarismo” (continuando non distinguere tra bipolarismo e bipartitismo) paventando l’ingovernabilità.
Addirittura, il commentatore più rozzo di tutti, il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi ha esclamato “benedetto l’Italicum”, facendo finta di dimenticare gli evidenti profili d’incostituzionalità che presenta il nuovo sistema elettorale di quello che un tempo l’abate Stoppani aveva definito “Bel Paese”.
Può allora valere la pena avanzare alcuni spunti di riflessione attorno ai fenomeni in atto allo scopo semplicemente di individuare un’ ipotesi di studio da sottoporre all’attenzione di quanti vorranno misurarsi con questi temi così delicati e complessi tanto da meritare serietà di approfondimento e non l’espressione di semplici afflati propagandistici.
Prima di tutto è necessario segnalare come ogni paese faccia caso a sé e i processi in corso seguano ciascheduno dinamiche specifiche.
Pur tuttavia qualche forzatura interpretativa, sotto quest’aspetto, potrà essere concessa.
Da tenere in conto come dato di partenza la questione del rapporto tra società, politica e istituzioni che non è riducibile al solo dato della partecipazione elettorale.
La partecipazione al voto rappresenta fattore non secondario nello sviluppo di questo tipo di analisi, ma vanno considerati un insieme di elementi che formano “fratture” particolari: in Spagna la questione regionalista, in Francia l’idea del “fronte comune antifascista” di solidarietà repubblicana come prospettiva politica concreta, in Italia una spaccatura tra varie parti del Paese, non solo tra nord e sud, in una dimensione di diseguaglianza sociale di fortissimo rilievo.
Dal punto di vista,comunque, della partecipazione al voto si può notare come in Italia essa si stia abbassando costantemente di elezione in elezione (si prevede per le future elezioni politiche un assestamento attorno al 65% ma verificheremo il dato alle prossime elezioni amministrative e all’eventuale referendum confermativo sulle deformazioni costituzionali approvate dal parlamento) mentre in Francia il calo si è arrestato in occasione del secondo turno delle elezioni regionali e in Spagna si è verificata addirittura una crescita.
In questo modo l’entrata in campo di nuovi soggetti o la trasformazione di quelli già esistenti non si verifica, nella generalità dei casi, come risposta a quella che è stata definita “disaffezione”, ma all’interno del quadro già esistente, sfruttando spazi che il sistema politico offre indipendentemente dalle effettive fratture sociali che si vorrebbero (un po’ artificiosamente) rappresentare: è questo il caso più clamoroso, quello del movimento 5 Stelle in Italia.
In una dimensione analoga si muove il Front National in Francia attraverso un (apparente, molto apparente) successo frutto di una ristrutturazione d’immagine posta in relazione ad umori dell’opinione pubblica indotti da fattori del tutto esogeni. Diverso potrebbe apparire il caso di Podemos e Ciudadanos che, in effetti, incidono sul gran corpo del “distacco” anche se in una dimensione del tutto limitata.
Un elemento appare comune a questi quattro soggetti che possono essere individuati come quelli che hanno fatto saltare il tappo, del bipartitismo in Francia e in Spagna, del bipolarismo in Italia: quello di muoversi assolutamente sul terreno dell’“autonomia del politico”.
Si tratta di soggetti frutto del “pensiero unico” condividendo il meccanismo di personalizzazione e di spettacolarizzazione dell’agire politico (realizzando inoltre un regime interno populistico fondato su varie forme di “individualismo competitivo”, come quella, nel caso italiano, delle primarie) che, portato alle stelle dall’esasperazione mediatica ha rappresentato il vero e proprio punto d’attacco per lo svuotamento degli antichi partiti, non tanto quelli a “integrazione di massa” già finiti da tempo, ma anche dei diversi modelli di “catch all party” succedutisi nel tempo (partiti personali, partiti azienda, ecc.).
Se vogliamo anche lo stesso PD(R) si è mosso su quest’onda accomunato con il Front National nell’intento dello sfondamento “al centro” attraverso diverse espressioni di vero e proprio “estremismo politicista”.
La domanda, allora, è questa: su quali discriminanti si verifica questo processo di riallineamento partitico?
I diversi gradi di insoddisfazione per la costruzione europea rappresentano un sottofondo comune non portato però a un livello di “rumorosità sociale” tale da farlo diventare oggi di divisione netta: o di là o di qua.
Piuttosto, proprio perché la logica di fondo è quella dell’autonomia del politico, è stata la camicia di forza imposta dai sistemi elettorali maggioritari (diversi da paese a paese, naturalmente) a richiedere uno sfondamento degli antichi equilibri e la formazione di nuovi e/o riciclati soggetti che hanno incontrato favori inediti nel corpo elettorale.
Tutto questo è avvenuto senza alcun legame con la scomposizione sociale verificatasi nel frattempo, con l’emergere di nuove fratture imposte da mutamenti culturali, innovazione tecnologica, nuove dimensioni nelle comunicazioni di massa e personali, il ritorno delle geo – politica in luogo della globalizzazione.
Tutti elementi che, nel passato, avrebbero provocato aspri dibattiti, rotture e ricomposizioni all’interno degli storici corpi delle grandi famiglie politiche.
Oggi, invece, non emergono fenomeni di questo genere: i nuovi soggetti s’impongono in una “dimensione laterale” (nonostante proclamazioni propagandistiche diverse, come l’eredità nazionalista rivendicata dal Front National, o quella del centro sinistra italiano auto attribuitasi dal PD(R) , fuori da quel contesto e ponendosi volentieri nella dimensione del superamento degli antichi concetti di destra e sinistra.
Ci troviamo, dunque, alla definitiva “secolarizzazione” della politica?
Una domanda alla quale cercare di fornire una risposta che, per adesso, non appare disponibile.
Aggiungendo un punto che, probabilmente, è quello più importante: tutto ciò è mosso da un obiettivo.
Ed è quello della “sostituzione al potere”.
Un potere che rimane là intangibile nella sua essenza di Moloch della sopraffazione.
Non si ravvedono discriminanti ideali, programmatiche, politiche se non assunte in forma meramente strumentale.
L’obiettivo è quello del “potere per il potere”, da esercitare poi ammantato dall’elaborazione sapiente di un velo mediatico attraverso il quale mistificare le proprie azioni concrete ( il referendum greco di Syriza, l’anno prossimo la crescita all’1,5%: tanto per fare esempi da Tsipras a Renzi).
Questi soggetti, attraverso i quali in diversi paesi europei, si sta procedendo a un riallineamento dei sistemi politico – elettorali sono figli, in realtà, di un pensiero unico: quello del potere inteso quale unica finalità (ed anche possibilità) dell’azione politica diventata semplicemente una questione di vincere o perdere.
Suscitano davvero perplessità certi entusiasmi di parti dell’antica sinistra di tradizione comunista o socialista per Podemos , il Movimento 5 Stelle , Syriza e dei suoi tentativi d’imitazione oppure l’interessata visione di continuità con il centro sinistra italiano da parte di ceti intellettuali sostenitori del PD(R).
Si sta procedendo, invece, oltre le formule (che in politica rivestono sempre una grande importanza) neppure evocando il conflitto generazionale (l’ha fatto, timidamente, Renzi nella prima fase della sua davvero resistibile ascesa) ma semplicemente l’acquisizione del potere in quanto tale, senza riserve, sfrenatamente senza riserve.
Uno scenario da “Fattoria degli Animali” senza un Orwell che lo preveda e descriva.
Javier Cercas ha scritto “Podemos è troppo affascinato dal potere”.
Ecco: è il tema del potere in questa società il possibile oggetto di un’ipotesi di studio.
Senza dimenticare che ad Est, tra Ungheria e Polonia, si sta riaffermando il fascismo.
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25 commenti:
Caro Franco, la deprecazione incessante dell'abbassamento della partecipazione al voto, è inefficace e quindi inutile. L'abbassamento della partecipazione al voto è un fenomeno comune a tutte le democrazie occidentali, in atto da tempo. Quindi deprecarlo, è come deprecare l'avanzamento di una valanga. E' la scelta "democratica" di vaste masse di popolazioni. Addirittura in Francia si è salutata come "grande partecipazione" il 60% che ha votato al ballottaggio delle regionali. Quanto all'eclisse del bipolarismo o bipartitsmo, è un fenomeno che va e viene, oggi è così, ma domani chissà. Se passa l'Italikum avremo un ritorno, in controtendenza, al bipolarismo. Altrove, la diminuzione della democrazia data dalla minore partecipazione al voto viene in un certo senso compensata dalla frammentazione e quindi dalla maggiore rappresentanza e minore governabilità: è un fenomeno positivo o negativo? La verità secondo me è che partecipazione e governabilità non sono due poli opposti da sostenere, l'uno o l'altro, per principio. Dovrebbero, in ogni contesto e situazione data, raggiungere un equilibrio. E invece affondano nelle polemiche, appunto, di principio.
Cordialmente. Lorenzo Borla
Certo, difatti in questa fase è eccessivo il peso della governabilità. Il punto però sta nella natura della ricerca del consenso, teso semplicemente alla ricerca di un potere indiscriminato, fuori dalla coordinate di riferimento determinate dalle fratture sociali. E’ questo il punto. Grazie per l’attenzione Franco Astengo
Forse non è che il sistema non funga più, oggi la questione è tra democrazia rappresentativa e democrazia governante, sono due concetti differenti che evidenziano contesti culturali, sociali e tecnologici diversi.
la "democrazia governante" mi suona un po' come la democrazia a Singapore.... D'altronde già anni fa Dahrendorf aveva scritto che questo era il nostro destino, ma ci sia concesso dire che questo tipo di "democrazia" tecnocratica e manageriale, come il presepe, non ci piace
Giochiamo con le parole ?
trovo fuorviante che si contrappongano questi due concetti senza
riferirli a quello che vi sottende:
rappresentativa di chi
governante per chi?
chiariamo per me con
democrazia costituzionale che ha un chiaro riferimento
di chi rappresenta "il Popolo italiano" si può parlare di
democrazia rappresentativa e poi su queste fondamenta, principi e
modello economico si può parlare tranquillamente allora di
democrazia governante, ma ancora per adesso da almeno un ventennio
la democrazia rappresentativa dei governi che ci sono stati di
centrosinistra e di centradestra hanna rappresentato il potere
economico plutocratico sovranazionale di finanza e imprese
multinazionali che è stato rappresentato dal potere politico al
governo degli Stati e del parlamento dell'Ue.
Prendiamo coscienza ?
Luigi Fasce
Puo' non piacerti ma purtroppo l' attuale non sembra soddisfare larghe masse che elettoralmente danno consenso più che ai partiti. Nasce da riflessioni e dai fallimenti dell'ideologia.
Basta che lo si chiami con il proprio nome e non lo si spacci per qualcosa di diverso. La mia bussola di socialista e democratico continua ad essere l'art. 3 della Costituzione. Tutto il resto è fuffa
Ho fatto lo scientifico senza greco però fino all'etimologia di democrazia ci arrivo. Galante Garrone faceva ironia sulle democrazie popolari per lui era come dire acqua idraulica. Mi dispiace che non ci sia più per parlare della democrazia governante, come contrapposta alla democrazia rappresentativa, specialmente se la governabilità deve essere assicurata comunque, anche contro a volontà della maggioranza del popolo.
Se tutte le proposte di governo fatte dalle liste o coalizioni non muovono al voto nemmeno la maggioranza degli elettori, significa che non si vuole essere governati da quella gente lì.. Senza un premio di maggioranza, ma solo una soglia di accesso del 5% in Germania abbiamo una democrazia rappresentativa e governante.Nei paesi scandinavi solo di recente sono state introdotte solo di recente soglie di accesso tra il 3 e il 4%, per anni sono state democrazie rappresentative e governanti tanto da inventare un modello di società che rimaneva nei suoi capisaldi anche quando perdevano le elezioni. C'è qualcuno che persa che il problema del Belgio sia il sistema elettorale e non la frattura tra fiamminghi e valloni. Se si vuole un sistema politico governante si scelga una forma di governo presidenziale come negli USA..
Qualcuno dei governanti italiani, che sono una sottospecie di "governativi" ad ogni costo, si dovrebbe chiedere perché ad un Presidente che alla sera delle elezioni sa subito di essere il Presidente gli piazzano la mid term election?. Possono chiedersi perché il presidente francese, che alla sera delle elezioni, al primo o secondo turno, sa di essere il Presidrente dei francesi, debba aspettare UN MESE L'ELEZIONE dell'assemblea Nazionale, per sapere se avrà la maggioranza Vogliamo la governabilità ad ogni costo c'è sulla piazza il socialismo bolivariano, dove si sta cercando di garantire la governabilità di Maduro, anche se l'ex opposizione ha i 2/3 del Parlamento. Non preoccupano i poteri dell'esecutivo, che possono essere aumentati, se aumentano i contrappesi e i controlli. La partecipazione in sé non significa nulla se il voto, oltre che eguale e diretti, non è libero. Ci ricordiamo tutti dell'espressione "percentuali bulgare"?. si facciano tutte le revisioni del mondo, ma la divisione dei poteri non va distrutta, anzi è più forte e garantita proprio nelle forme di governo presidenziali, cioè esempi democrazia governante.Non è il premio di maggioranza, ci sono premi di MAGGIORANZA COSTITUZIONALI, MA LA CONFUSIONE DEI RUOLI. NELLE REGIONI IL PREMIO DI MAGGIORANZA è ATTRIBUITO ALLE LISTE COLLEGATE AL PRESIDENTE ELETTO PER CUI è AMMESSO IL VOTO DISGIUNTO, MA IN BASE ALLE PERCENTUALI DEI VOTI DEL CANDIDATO PRESIDENTE. In Campania candidando Maradona nei suoi anni migliori, si dava il 55/60% dei seggi alle liste "Fetenzia 1" e "Fetenzia2" che tutte insieme raccoglievano il 20% dei voti validi con un 50% di astensione. Non mi si dica che sono ipotesi limite dopo il 38% scarso delle regionali dell'Emilia Romagna.. l'elezione diretta del Sindaco man mano che passa il tempo mostra i suoi limiti: Ignazio Marino fu eletto con il 62%, Pisapia ebbe molto meno. Governante, ma per cosa? e nell'interesse di chi? Si governerebbe meglio con consigli comunali o regionali composta da membri di valore e con poteri di indirizzo e controllo, tra i quali pescare il prossimo candidato presidente, invece che di frustrati senza potere e che compensano la loro irrilevanza con chili di Nutella, aragoste e champagne, quando non si immischiano in affari torbidi come quelli di Mafia Capitale. Se la stabilità degli esecutivi è il bene supremo il modello salazariano è a disposizione.
Felice C. Besostri
Caro Fasce con le parole del 900 italiano, non sei capisce ne prima d ne dopo.
In termini di democrazia in Italia non si e' inventato niente, tutto il movimento politico nazionale, si è' ispirato ad altre esperienze, importandole ed adattandole alle proprie convenienze, con l'aggravante che in Italia il Comunismo che ha declinato la dia diversità con l'appartenenza interessata al PCUS.
Ciò ha influito fortemente sia sull'alternanza di sistema e sia sul riformismo socialista incapace di decidere cosa essere: o pienamente socialdemocratico, o un socialismo radicaleggiante che ambiguamente si collocava dia a destra che a sinistra del PCI, vedasi le scissioni. La Democrazia Rappresentativa data assai prima, con la Rivoluzione Americana prima e Francese poi che la sinistra italiana ha neghittosamente rifiutato, rinunciando di studiarne la genesi e quindi i limiti insiti. Da una prospettiva può evincersi che la democrazia rappresentativa arriva per la conquista del popolo, da un'altra per una concessione al fine di prevenire il tumulto ( vedasi quella Americana) ciò non toglie che ci si è più preoccupati di enfatizzare la suggestione piuttosto che affrontarne la corrispondenza. Anche l'enfasi della perfezione della Costituzione ai fini di tutela della democrazia, ma se la democrazia non funge, in verità non ha mai funzionato, la colpa è' solo di chi non la vuol fare funzionare, mi sembra limitativa.
Le ideologie e i partiti, al pari della finanza, del clero,dei sindacati, del capitale, della magistratura hanno con responsabilità diverse, eroso la credibilità del sistema, in Italia in modo speciale, ma anche in altri Paesi, si sono create forti smagliature nel rapporto di credibilità tra popolazione e istituzioni. Fuori da ogni metafora la democrazia può funzionare solo se percepita come credibile in quanto capace di generare fiducia, ma se questo circuito virtuoso non funziona, vengono meno i partiti, nessuno ha vinto con la storia, c'è solo chi ha perso meno in termini di credibilità. Ogni risultato elettorale conferma ciò, la sommatoria tr chi non vota più e chi mescola principi di democrazia governante e principi di opportunismo elettorale sono sempre più maggioranza della popolazione. Non nasce qualche dubbio che forse il meccanismo sia da rianalizzare quando meno. Il popolo del terzo millennio e' colto non meno di n volte rispetto a quello del secolo scorso, anche questo dovrebbe far riflettere.
La ricerca del potere è una costante della politica, da che mondo è mondo. Che sia "idiscriminato" è una di quelle opinioni tranchant, degna di rispetto, ma solo questo. Le coordinate di riferimento determinate dalle fratture sociali, sarebbe, in parole a me accessibili, che questo governo non fa abbastanza per i poveri. Non che i governi precedenti, anche andando indietro di settant'anni... Ma su questo sono d'accordo. Cordialmente. Lorenzo Borla
Cari Lorenzo e Mimmo,
scusatemi, ma non vorrei farla troppo lunga.
Lelio Basso amava citare Ferdinand Lassalle: La Costituzione è, in ultima
analisi, rapporto di forze.
Aggiungo: basta guardare la storia della seconda metà del novecento per
capire quanto sia vero...
Tutto qui. Se poi qualcuno pensa che sia soprattutto un problema di
governabilità, va bene anche, come ha scritto Felice, Salazar o il padre
padrone di Singapore...
Buon anno
Giovanni
Caro Giovanni da storico non puoi dire che questo, ma da contemporaneo non posso riavvolgere la storia per interpretare il futuro, se va bene ne evito gli errori, purtroppo non è' colpa del destino finivo e baro, se vi vogliono 27 votazioni per sostituire tre giudici costituzionali, il docente veniva sorteggiato nella repubblica veneziana, così come la disaffezione della maggioranza degli elettori, ribadisco che occorre riflettere, altrimenti di resterà prigionieri della micro politica degli effetti NIMBY.
Comunque auguri a tutti,
La forma di governo presidenziale non ha nulla a che vedere con l'Italikum. Sono un fautore della forma di governo parlamentare, ma se l'alternativa FOSSE CONCRETA tra forma DI GOVERNO PRESIDENZIALE O PREMIERATO ALL'ITALIANA NON AVREI UN ATTIMO DI ESITAZIONE. Nelle forme di governo presidenziale ci sono i contrappesi, la divisione dei poteri è assicurata e non ci sono premi di maggioranza collegati al vertice esecutivo, anzi come già scritto si prevedono elezioni del Congresso (Camera dei Rappresentanti e Senato) a metà mandato presidenziale. La demonizzazione del Presidenzialismo è il brodo di cultura del proporzionalismo maggioritario bastardo e ipocrita, che abbiamo inventato dall'elezione diretta dei sindaci a quella de presidenti di regione, per arrivare a quella mascherata del primo ministro, che però continua a chiamarsi Presidente DEL CONSIGLIO dei Ministri e che presidenti della Repubblica fanno finta di nominare ai sensi dell'art. 92 Cost. neppure sfiorato dalla revisione costituzionale. Almeno che questi "riformatori" avessero il coraggio delle loro idee.
Felice C. Besostri
Richiamare l'art. 3 della Costituzione oltre che un gesto di grande sensibilità civica e giuridico-politica, significa anche:
- ricordare agli "smemorati" quanto in alto miravano i padri costituenti dopo la fine della dittatura e la conclusione d'una disastrosa guerra condotta a rimorchio del nazismo;
- prendere coscienza di quanto siano state disattese le istanze prospettate nell'articolo a cui Scirocco, con ragione, dà un valore quasi unico ed esaustivo con valore quasi di compendio di tutta la Carta.
Ci sarebbe quindi da fare un esame approfondito per individuare storicamente quali sono stati i comportamenti non solo delle rappresentanze elettive, ma anche degli organi istituzionali dello Stato che nel loro agire hanno di fatto disatteso dette istanze.
Certo non sono mancate analisi approfondite sulle "devianze" del sistema, nè i numerosi interventi della magistratura con sanzioni spesso pesanti.
Tornano a galla la corruttela, il clientelismo, parentopoli, tangentismo, privilegi, caste e supercaste, evasioni fiscali, connivenze delle istituzioni con ambienti malavitosi (v. in proposito i numerosi consigli elettivi sciolti d'autorità), i saccheggi delle risorse pubbliche (tangentopoli,i belsito,i batman, i greganti, i penati delle prescrizioni, i lusi, i cosentino, i trota, i marucci, Montepaschi, "Roma capitale", le centinaia di opere incompiute, gli intoccabili che circolano nei palazzi del potere, i boiardi, il 50% della ricchezza in mano al 10%, cancellazione del referendum e finanziamenti ai partiti (anche doppi con lo scioglimento anticipato delle camere), “decreti "salvabanche” a pagamento"( da ricordare la denuncia di Taormina), intere regioni in mano alle mafie, prebende e privilegi a politici e politicanti tra i più alti del mondo, salari e pensioni tra i più bassi d'Europa, giovani senza padrini e padroni che continuano a restare "al palo", liquidazioni milionarie, ecc., ecc.)-
Sono questi fatti che "limitano la libertà e l'uguaglianza.... ed impediscono il pieno sviluppo della persona umana" di cui nel citato
art. 3. Il 40% dei giovani disoccupati rappresenta una lampante negazione e il sovvertimento dell'art. 3.
Quali speranze per il futuro, senza il perseguimento di una drastica politica di equità e senza l'impegno di costruire un modello di società più giusto e umano? Un saluto, Roel.
Presidenziale, mi permetto di precisare, Usa, non francese, come molti giornalisti, politici, ed alcuni costituzionalisti tendono ad omettere. Il sistema francese, della monarchia elettiva, che purè colà trova sempre meno timidi contrappesi, è l'oscuro oggetto del desiderio della banda golpista italiana, e di chi li finanzia. La fuorviante foglia di fico di chiamare semipresidenzialismo il sistema francese, copre la deriva dalla separazione dei poteri Usa verso l'accentramento dei poteri nel governo, frutto avvelenato del tentativo di impiantare il sistema di gabinetto UK in un paese latino mediterraneo. La risposta alla ipocrisie dei golpisti, è già nei lavori del Costituente: sistema legislativo bicamerale perfetto abbinato a o 1) elezione del presidente del consiglio dal Parlamento in seduta comune, con mozione di sfiducia esclusivamente nelle sue mani e quindi negazione della questione di fiducia sulla legislazione (sistema norvegese corretto), ovvero 2) elezione diretta del presidente del consiglio con sua durata prefissata in due-tre anni, quindi sempre con negazione della mozione di sfiducia e questione di fiducia sulla legislazione (sistema Usa innestato in una forma parlamentare). Mi permetto di aggiungere che, adottando un bicameralismo fortemente asimmetrico, si potrebbe dedicare l'una camera più grande e proporzionale quasi pura alla legislazione, l'altra Camera più piccola (con proporzionale con sbarramento o liste corte, ovvero anche con collegio uninominale a scrutinio maggioritario) alla instaurazione e mantenimento del nesso fiduciario, ovviamente non sulla legislazione, bensì esclusivamente sulla questioni politiche materia di governo nazionale. Ovvero, mantenendo invece un perfetto bicameralismo legislativo, lasciando il nesso fiduciario attualmente praticato alla Camera più piccola (lasciando la grande con il proporzionale quasi puro, e questa ultima con i sistemi già detti). Ancora sugli accorgimenti da potersi innestare, per la Camera piccola governativa: sul proporzionale, un mix di voto trasferibile e voto alternativo; sul collegio uninominale, il voto alternativo con solo due scelte. La vera questione è impedire che l'Esecutivo governi con leggi parlamentari, separare la legislazione dal nesso fiduciario.
Parola chiave: "rapporti di forza" ... certo fino al 1990 i rapporti
di forza tra i propugnatori dei principi prima parte art.1, 2, 3, ...
e il modello di economia mista per cui ampi settori dell'economia
erano sotto controllo pubblico così come il sistema bancario e i
trasporti e municipalizzate, banca d'Italia pubblica moneta
controllata dallo stato con governi di centro-sinistra che
presidiavano tutto ciò; negli utlimi dieci anni del 900 tradimento da
parte proprio di quei partiti, DC, PSI, PCI che avevano scritto
convintamente la Costituzione e quello che imponeva, primato del
pubblico sul privato. Blair, Schroder, Prodi,D'Alema-Amato si sono
venduti al potere plutocratico sovranzionale; l'Ue è diventata con
costituzione materiale e legale neoliberista e in Italia si sono
succeduti indifferentemente centrodestra e centrosinistra sempre con
stesse politiche neoliberiste.
Certo la Costituzione lo dice anche Settis è oramai Manifesto e non
Faro giuridico che consente la programmazione economica secondo
finalità sociali.
Questo lo spartiacque modello di economia mista a finalita sociale
banche pubbliche prima del 1990 - modello di economia neoliberista -
dissolvimento stato sociale dal 1990 e fino a oggi.
L'indignazione per un socialista come me è che sia stato proprio il
PSE a governare in Europa il cambio di modello economico, da
socialdemocratico a neoliberista gabellandolo come terza via.
Cosa fare ? Opporsi radicalmente puntando a modificare gli attuali
rapporti di forza saldamente a favore del neoliberismo rensiano in
Italia, Holland le petit in Francia, ecc., ... il manifesto per noi
c'è la Costituzione italiana.
Cominciamo con la sua difesa: referendum contro legge "deforma" e
ricorsi contro Italikum.
Un vibrante accorato appello contro il governo Renzi e il PD a ogni
possibile livello.
Luigi Fasce - Genova
Ricordo che quando i radicali proposero di adottare il sistema elettorale inglese, il più antico che esista - ovvero collegi uninominali a un turno, first past the post, con l'aggravante che un partito non maggioritario può avere la maggioranza in Parlamento - ci fu una grande levata di scudi da parte della sinistra e non solo. Adesso mi sembra di capire che questo sistema sia diventato accettabile. Così come, qualcosa che è sempre stato inaccettabile come ila forma di governo presidenziale, diventa adesso auspicabile rispetto al premierato all'italiana. Allora, di che cosa si tratta: della presa d'atto che i tempi sono cambiati, che la democrazia rappresentativa (il proporzionale puro per esempio tanto amato da Franco Astengo) deve far posto a un certo grado di governabilità, oppure che qualsiasi cosa è meglio dell'Italikum, che a ben considerare è un sistema first past the post con la correzione del ballottaggio? Certo di incorrere nelle ire di molti, cordialmente vi saluto. Lorenzo Borla
Caro Lorenzo,
vedo che non ci capiamo. E allora passo da Lassalle a Riccardo Lombardi, che spero ti sia più famigliare.
Ricordi quando diceva: a me non interessa andare al governo per fare le stesse cose della dc, ma per fare cose diverse dalla dc?
Il problema è esattamente lo stesso. La governabilità è un valore, ma certamente più importante è sapere per quali fini la utilizzi.
Spero di essere stato chiaro.
Un caro saluto
Giovanni
non si tratta di riscoprire un sistema elettorale più efficace per la "governabilità"; si tratta di smontare il dogma, il falso mito della governabilità, perché dietro di esso si cela la dittatura dell'Esecutivo, espugnato da un partito di affari e poltrone che non raccoglie più del 20% del consenso reale... Di ciò parliamo. Una volta tolta la legislazione al Governo, diventa assai assai meno "necessario" garantire la governabilità, precostituendo maggioranze bulgare comunque a chi prende solo un voto in più degli altri. Se non si affronta questo nodo, anche con l'uninominale secco alla britannica gli esecutivi continuano a tenere sotto scacco il Parlamento e la democrazia.
Sempre per il mio amico Lorenzo Borla:
La differenza fra democrazia e governo autoritario consiste nella differenza tra governo di tipo ascendente e governo di tipo discendente, cioè fra un governo in cui il potere va dal basso in alto e un governo in cui il potere va dall'alto in basso, fra un governo in cui i governanti attraverso il suffragio devono sempre tener conto delle esigenze che provengono dalla base, e quindi correggere continuamente le proprie scelte, e un governo di pochi che ascolta solo la voce del capo (Norberto bobbio, intervento in Ernesto Sestan (a cura di), Atti del convegno su Gaetano Salvemini, Firenze, 8-10 novembre 1975, Il Saggiatore, p. 327)
Hai ragione , ma tutto questo non si è mai realizzato, i corpi intermedi ha pensato di interpretare ma non l'hanno realizzato e col tempo si sono discostati già prima del così detto leaderismo.
Ma allora si parlava di livelli diseguali per cultura e conoscenze, oggi quest'asimmetria si è' invertita ed inevitabilmente l'auspicato o auspicabile inversione del flusso, richiede profondi cambiamenti che il sistema politico-istituzionale, per proprio interesse denega e rifiuta.
è' qui che s'inserisce il nuovo movimentismo politico che causa o il pregiudiziale rifiuto alla delega o il fai da te a scale ed intensità diverse: No TAV, Podemos, 5 Stelle, i Multi Nimby, i Movimenti che si fanno partiti sulla pretesa ddl fai da te degli aderenti.
Occorre cambiare la prospettiva da cui si guarda e analizzarla con la realtà è ideati di oggi, dove a volte una sommatoria di : Mi piace" può dare vita ad una comunità in grado di creare consenso e fiducia aggreganti che intendono non delegare, aprioristicamente.
Caro Giovanni, did you make yourself clear? Certamente. Ma mi viene in mente quella sempiterna storia per cui . Infatti a Milano abbiamo tre nomi per le primarie del Pd, ma sappiamo ancora molto poco dei loro programmi. Chissà se ci sarà qaulcuno, prima del voto sulle candidature, che metterà in parallelo i programmi dei tre candidati? Forse il Corriere della Sera, chissà. Ma ho molti dubbi che il voto nascerà dal confronto razionale di "programmi" (che sappiamo essere programmi elettorali e quindi credibili fino a un certo punto...), mentre invece la scelta dipenderà molto, come sempre, da sensazioni viscerali. Sala più a destra ma con la qualifica provata di buon manager, la Balzani in mezzo con la sua esperienza di vicesindaco e il soistegno di Pisapia, Majorino la purezza della sinistra, una buona intelligenza e lucidità, e anche la capacità di fare... Detto tra parentesi, mi sorprendono alcune dichiarazioni di sostegno ai tre candidati che a rigore di logica non ci starebbero: mi chiedo se sono convinzioni, oppure posizionamenti strategici a favore di chi si pensa che prevarrà? Tornando al tema della rappresentatività vs la governabilità. Se la rappresentatività garantisse la presenza in Parlamento di formazioni anche minime, e i partiti maggiori divisi in mille rivoli litigiosi, come è la regola storica in Italia, sarebbe comunque da difendere? Se la governabilità senza rischi di dittatura invece garantisse una miglior ridistribuzione delle risorse, non sarebbe da preferire? La verità è che la frammentazione che conduce all'ingovernabilità è una certezza, mentre la governabilità senza rischi di autoritarismo può essere solo un auspicio. Cordialmente. Lorenzo
Caro Giovanni, credo che ti sbagli: se Lombardi fosse andato al governo con
> il sistema di governance di allora non avrebbe potuto fare cose diverse da
> quelle che la DC gli avrebbe consentito. Credo che abbia ragione Besostri :
> tanta governabilità quanto utile e tanti contrappesi quanto necessari, per
> evitare di passare dalla governabilità al potere tirannico.
Scusate ma credo che si debba partire dai "fondamentali".
Se tutti i cittadini sono uguali e democrazia significa governo della maggioranza, non può dirsi democratico un sisteama in cui si possa governare anche con una percentuale minima del corpo elettorale e comunque senza il sostegno di più della metà degli elettori.
Piuttosto che premi di maggioranza che pesano in modo ingiustificatamente diverso il voto, a seconda del la lista prescelta, molto meglio tornare alle urne finchè non si forma una maggioranza in grado di governare.
La gente oltretutto si sentirebbe meno emarginata dai circuiti decisionali.
Quale è l'alternativa? L'ingovernabilità? Oppure una governabilità ideale, che tenga conto di dei bisogni dei cittadini (60 milioni di bisogni diversi), nonché delle voci in Parlamento frutto della massima rappresentatività prodotta da un proporzionale puro? è quello che sono sempre stati i Governi "democratici" nel corso della storia del mondo occidentale (esprimo ovviamente una opinione paradossale, come lo sono di regola molti giudizi tranchant e definitivi di alcuni rosselliani). Altrimenti non ci troveremmo ad avere il 50% delle ricchezze nelle mani del 10% (vale per l'Italia come in Europa, ancora di più in GB e Usa). Una volta tolta la legislazione al Governo, io dico che diventa ancora più necessario garantire la governabilità. Che cosa ci si può aspettare da un Parlamento che ha avuto bisogno di 30 votazioni nell'arco, credo, di un anno, per eleggere tre giudici della Consulta? Il "falso mito" è proprio quello delle minoranze non bulgare ma italiane, che non fanno altro che litigare e contrapporsi, bloccare e posporre, per rimediare qualche misero voto.
Cordialmente. Lorenzo Borla
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