lunedì 21 dicembre 2015

Franco Astengo: Qualche cifra attorno all'esito delle elezioni spagnole

QUALCHE CIFRA ATTORNO ALL’ESITO DELLE ELEZIONI SPAGNOLE di Franco Astengo I commenti attorno all’esito delle elezioni spagnole svoltesi il 20 Dicembre ruotano attorno a due elementi: il successo dei nuovi soggetti, Podemos e Ciudadanos, presentatisi per la prima volta nell’arena elettorale, il risultato di difficile governabilità al riguardo del quale molti cominciano già a pronosticare sul governo delle “leghe intese” tra popolari e socialisti (così tra l’altro, particolare non secondario, vorrebbe l’Europa). E’ il caso, però, di esaminare in profondità alcuni dati utili a formulare un’ipotesi complessiva al riguardo del riallineamento in atto all’interno di quel sistema politico: ipotesi valida anche per un’utile comparazione con altre situazioni. Il primo elemento di analisi, comune a molte altre osservazioni lette in queste ore, riguarda il sistema elettorale storicamente costruito su due elementi: lo schema bipartitico dominante dal ritorno della democrazia dopo il franchismo, la possibilità di accesso parlamentare alle minoranze regionaliste. L’ingresso di nuovi attori sulla scena ha mandato per aria il primo postulato: non c’è sistema elettorale che regga quando il bipartitismo (come in Francia e in Italia) si rompe. Funziona un sistema come quello tedesco (pur con una soglia di rappresentanza molto alta: sbarramento al 5%) che richiama periodicamente lo schema della “grosse koalition”. Il primo dato da sottolineare, comunque, è quello della crescita complessiva di rappresentatività dell’intero sistema. Nel 2011 a fronte di 35.779.491 aventi diritto i voti validi furono 24.272.671 pari al 67,83%. Nel 2015 gli iscritti nelle liste erano saliti a 36.732.023 e i voti validi sono stati 25.349.824 pari al 69,02%. Un incremento del 1,19%, sicuramente significativo (incremento nel dato di rappresentatività del sistema già fatto segnare dal secondo turno delle Regionali in Francia). I due nuovi soggetti, Podemos e Ciudadanos, sono riusciti così a incidere sull’astensionismo, a differenza di quanto accade in Italia con il Movimento 5 Stelle, che è cresciuto in corrispondenza con un aumento verticale del non – voto. I risultati delle elezioni del 2011 avevano, infatti, assegnato alla somma di voti ottenuti da PP e PSOE la cifra di 17.870.077 voti pari al 49,94% del totale degli aventi diritto. I due partiti avevano così sfiorato, assieme, una “vera” maggioranza assoluta. Nel 2015 PP e PSOE assieme sono calati a 12.746.223 voti (una flessione di oltre 5 milioni di voti) per una percentuale, sempre riferita al totale degli aventi diritto, del 34,70%: nel caso quindi di “larghe intese” tra Popolari e Socialisti gli spagnoli saranno governati da un esecutivo espressione di poco più di 1/3 dell’intero corpo elettorale. Podemos e Ciudadanos hanno sommato 8.689.779 suffragi, pari al 23,65% dell’intero corpo elettorale: recuperando quindi un 8% in più rispetto al calo effettivo di PP e PSOE. Sta qui l’incidenza dei due nuovi soggetti sull’astensionismo: anche se rimane da conteggiare una piccola quota passata, con ogni probabilità, da Unidad Popular e Podemos. Unidad Popular, infatti, è scesa da 1.686.040 voti nel 2011 a 923.105 nel 2015 perdendo anche 9 seggi. Notevole, infine, la crescita dei Repubblicani della Catalogna passati da 256.393 voti (3 seggi) a 599.289 (6 seggi). Stabile il PNV basco (che sta assumendo, dal punto di vista elettorale, caratteristiche simili alla SVP trentino-tirolese): 343.317 voti nel 2011 (5 seggi), 301.585 nel 2015 (6 seggi). Nella sostanza si può affermare che l’ingresso di Podemos e Ciudadanos ha sicuramente reso il sistema politico spagnolo maggiormente rappresentativo di fronte al Paese e che di converso una coalizione tra Popolari e Socialisti si presenterà come più debole rispetto ai precedenti governi. Il tema della legge elettorale appare aperto sia in Spagna, sia in Francia dove il riallineamento sistemico appare evidente di proporzioni notevoli. In Italia, tanto per sviluppare un’annotazione complessiva, si insiste in una previsione di esagerato privilegio della governabilità: si rifletta sul fatto che in una situazione analoga a quella spagnola (ma da noi sarà ancora peggio) i due partiti ammessi al ballottaggio rappresenterebbe circa 1/3 dell’elettorato. Di conseguenza il partito vincente (per il secondo turno in Italia non è prevista alcuna soglia di partecipazione) rappresentando 1/6 dell’elettorato otterrebbe circa il 55% dei seggi alla camera dei deputati (unico ramo del parlamento eletto direttamente, con il Senato composto da rappresentanti regionali eletti all’interno dei Consigli, salvo la bufala della “indicazione degli elettori”). Un elemento di squilibrio istituzionale molto più grave di quello, già non secondario, che si presenterà con la coalizione Popolari – Socialisti in Spagna. Due sistemi politici in difficoltà al riguardo dei quali andrebbe aperta una seria riflessione sul rapporto governabilità/rappresentanza e sulle leggi elettorali: leggi elettorali che non rappresentano un tecnicismo bensì il cuore del sistema politico.

1 commento:

claudio ha detto...

Sarà una questione irrilevante in assoluto, ma non lo è per questa lista: tutte le elezioni politiche in Europa e quelle regionali in francia, confermano l’irrilevanza delle formazioni che si ritengono legittime eredi di una tradizione autenticamente di sinistra e e che peraltro, come tutti gli eredi, litigano sull’eredità, dividendosi all’inverosimile (in Francia c’è stato un momento in cui si presentavano alle elezioni 3 formazioni troztkiste)