Renzi sarà pure in parte "narcisita", ma, quanto a ciò, gli scissionisti credo che abbiano poco da invidiargli :danno l'impressione di un'affannosa ricerca di visibilità. A quali componenti sociali si rivolgono? Quali sono quelle che rappresentano il loro sostegno? Ho l'impressione che non faranno molta strada. (Vedremo!) Dalla sponda del non allineamento, Roel
quando c’è stata la scissione di SD al congresso di Pesaro da parte di chi non accettava la costituzione del PD i personaggi non solo erano di maggior peso, ma avevano riferimenti organizzati in ogni federazione di un partito che era ancora strutturato, dove insomma si faceva parte di un esecutivo o di un direttivo perchè si rappresentava qualcosa. Nel partito liquido si rappresenta un momentaneo capriccio di chi ha l’accesso alle segrete stanze dove si compilano gli elenchi di quelli da nominare, e da quel capriccio dipende il tuo ordine di lista...
Le osservazioni di Claudio sono ineccepibili. La storia della sinistra Italiana, è' prevalentemente una sequela di scissioni di vertici che ha privilegiato la visibilità degli scissionisti, piuttosto che la rappresentatività di interessi lesi. Forse quella un po' diversa, fu quella di Rifondazione che puntò sulla suggestione del rifiuto del "cambio dell'insegna" e della ragione sociale che annichiliva il sogno di una vita, rinforzandosi però con la forza organizzativa del sindacato. Anch'essa poi implosa per la competitività dei suoi vertici. Se i vertici interpretano e rappresentano l'orizzontalità del movimento, prima o poi sono costretti a farne i conti, se vogliono impedirlo devono essere nuovi dentro, vedasi Grillo e M5S. A sinistra e' come le altre una scissione di vertice, il cui orizzonte sembra essere speriamo che io me la cavi, sfruttando le obiettive congiunture difficili.
Le scissioni in politica rappresentano un fatto fisiologico dettato da una molteplicità di fattori. Nel sistema politico italiano ne sono avvenute a destra come a sinistra. Si pensi alla doppia rottura dei monarchici prima della confluenza nel MSI, all’uscita dei radicali dal PLI (1954 mi pare), all’altra scissione dell’MSI di Democrazia Nazionale, ai tormenti della Lega al momento della chiusura della prima esperienza di governo di Berlusconi, all’implosione del PPI nello stesso periodo (CCD, CDU quant’altro), alle varie vicende del PSLI fino alla vigilia delle elezioni del 1953 e l’assunzione della denominazione di PSDI, ai Repubblicani con Pacciardi. Il PLI subì un’altra scissione con Epicarmo Corbino. Tornando a tempi più recenti: implosione del PDL, formazione di NCD da Forza Italia (questa sì una scissione dettata da mero opportunismo) e le diverse vicende dell’area raccoltasi attorno a Monti. Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le epoche, a destra come a sinistra (ho tralasciato Palazzo Barberini e la riscissione della “bicicletta” nel 1969 perchè note a tutti così come, a sinistra, la vicenda dello PSIUP nel 1964 e – per quel che riguarda il PCI, i “pidocchi nella criniera del cavallo” – Cucchi e Magnani – nel 1951 e la vicenda del “Manifesto”. Ma per radiare il “Manifesto” il PCI impiegò il tempo di due Comitati Centrali e furono scritti testi molto importanti). Rifondazione è stata la peggior soluzione adottata dalla sinistra italiana nella sua storia. Ma questa, appunto, è un’altra storia. Grazie per l’attenzione Franco Astengo
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Renzi sarà pure in parte "narcisita", ma, quanto a ciò, gli scissionisti credo che abbiano poco da invidiargli :danno l'impressione di un'affannosa ricerca di visibilità. A quali componenti sociali si rivolgono? Quali sono quelle che rappresentano il loro sostegno?
Ho l'impressione che non faranno molta strada. (Vedremo!) Dalla sponda del non allineamento, Roel
quando c’è stata la scissione di SD al congresso di Pesaro da parte di chi non accettava la costituzione del PD i personaggi non solo erano di maggior peso, ma avevano riferimenti organizzati in ogni federazione di un partito che era ancora strutturato, dove insomma si faceva parte di un esecutivo o di un direttivo perchè si rappresentava qualcosa. Nel partito liquido si rappresenta un momentaneo capriccio di chi ha l’accesso alle segrete stanze dove si compilano gli elenchi di quelli da nominare, e da quel capriccio dipende il tuo ordine di lista...
Le osservazioni di Claudio sono ineccepibili. La storia della sinistra Italiana, è' prevalentemente una sequela di scissioni di vertici che ha privilegiato la visibilità degli scissionisti, piuttosto che la rappresentatività di interessi lesi. Forse quella un po' diversa, fu quella di Rifondazione che puntò sulla suggestione del rifiuto del "cambio dell'insegna" e della ragione sociale che annichiliva il sogno di una vita, rinforzandosi però con la forza organizzativa del sindacato. Anch'essa poi implosa per la competitività dei suoi vertici. Se i vertici interpretano e rappresentano l'orizzontalità del movimento, prima o poi sono costretti a farne i conti, se vogliono impedirlo devono essere nuovi dentro, vedasi Grillo e M5S. A sinistra e' come le altre una scissione di vertice, il cui orizzonte sembra essere speriamo che io me la cavi, sfruttando le obiettive congiunture difficili.
Le scissioni in politica rappresentano un fatto fisiologico dettato da una molteplicità di fattori. Nel sistema politico italiano ne sono avvenute a destra come a sinistra. Si pensi alla doppia rottura dei monarchici prima della confluenza nel MSI, all’uscita dei radicali dal PLI (1954 mi pare), all’altra scissione dell’MSI di Democrazia Nazionale, ai tormenti della Lega al momento della chiusura della prima esperienza di governo di Berlusconi, all’implosione del PPI nello stesso periodo (CCD, CDU quant’altro), alle varie vicende del PSLI fino alla vigilia delle elezioni del 1953 e l’assunzione della denominazione di PSDI, ai Repubblicani con Pacciardi. Il PLI subì un’altra scissione con Epicarmo Corbino. Tornando a tempi più recenti: implosione del PDL, formazione di NCD da Forza Italia (questa sì una scissione dettata da mero opportunismo) e le diverse vicende dell’area raccoltasi attorno a Monti. Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le epoche, a destra come a sinistra (ho tralasciato Palazzo Barberini e la riscissione della “bicicletta” nel 1969 perchè note a tutti così come, a sinistra, la vicenda dello PSIUP nel 1964 e – per quel che riguarda il PCI, i “pidocchi nella criniera del cavallo” – Cucchi e Magnani – nel 1951 e la vicenda del “Manifesto”. Ma per radiare il “Manifesto” il PCI impiegò il tempo di due Comitati Centrali e furono scritti testi molto importanti). Rifondazione è stata la peggior soluzione adottata dalla sinistra italiana nella sua storia. Ma questa, appunto, è un’altra storia. Grazie per l’attenzione Franco Astengo
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