martedì 17 novembre 2015

Franco Astengo: La guerra oppio dei popoli

UN SOLO SPUNTO DI RIFLESSIONE SULL’ATTUALITA’. LA GUERRA OPPIO DEI POPOLI di Franco Astengo Un solo semplice spunto di riflessione sull’attualità contrassegnata dalle drammatiche vicende parigine di venerdì scorso 13 Novembre. Sommersi dai commenti più disparati e soprattutto da un clima soffocante di unanimismo perbenista rivolto a difendere la nostra “normalità” senza interrogarsi su quale dovrebbe essere la “normalità” degli altri, è il caso di interrogarsi un poco più a fondo. Chiediamoci, allora, qual è l’esito concreto – al momento – di questa vicenda sul piano politico. Se lo scopo era quello di allineare tutto il contesto internazionale sulla linea di un medioevale concetto di identità imbarbarita, la cui sola possibile difesa sta nel proclamare la guerra, questo pare proprio raggiunto. Naturalmente non c’è niente di così semplice e si tratterebbe di andare a scavare negli intrecci miliardari a Wall Street e nella City tra fabbricanti e commercianti d’armi, produttori di petrolio, banche internazionali. Tutti quei soggetti che, dalla guerra, hanno sempre prodotto profitti enormi: profitti realizzati attraverso i massacri, le sopraffazioni, gli stermini. Fin qui però siamo ancora nel campo della retorica. Il punto vero risiede nell’allineamento dell’insieme delle opinioni pubbliche dietro al vessillo dell’union sacrèè di una presunta civiltà occidentale, e dell’islamismo puro e incorrotto (salvo finanziamenti) dall’altra. Le grandi potenze affronteranno questa situazione assieme per poi dividersi in un confronto bellico di portata mondiale, che appare essere il loro vero obiettivo nella contesa dell’egemonia nel quadro dell’attualità dello sfruttamento capitalistico? Dimenticando così la globalizzazione e la spinta al consumismo collettivo e individuale che questa ha provocato, fino al limite di rottura. Mentre centinaia di migliaia di persone percorrono a piedi nudi le strade dei Balcani per sfuggire alla guerra e Toni Blair incassa milioni per tenere conferenze sul suo errore e relativo pentimento che ha portato al disastro attuale e non viene processato dall’alta corte dell’Aja per crimini di guerra, questi sono gli esiti concreti di queste giornate. Una spinta forte verso la guerra. Ancora una volta “qualcuno”, investito non si sa bene da quale autorità per disporre della vita degli altri, proclama “siamo in guerra”. Sotto la coltre dell’unità verso il comune nemico si cercheranno così di seppellire le macroscopiche diseguaglianze, lo scontro di classe, lo sfruttamento, la sopraffazione, la voglia di riscatto di intere generazioni : l’obiettivo è cancellare dietro la difesa di false identità tutto ciò che potrebbe dar fastidio agli inamovibili potenti. A chi conviene: cui prodest? La guerra come oppio dei popoli, ma non solo ovviamente.

1 commento:

luciano ha detto...

Ci sono più cose in cielo e in terra, Astengo, di quante ne sogni la tua filosofia materialistica.

Il male esiste. Esistono i fanatici, gli invasati, i posseduti da una supposta furia divina, i nazisti, i comunisti alla Pol Pot, ecc. ecc.

Esistono fedi religiose disumane ed ideologie perverse.

Esiste gente disposta a sterminare, a torturare e a farsi uccidere per cose che non c’entrano nulla con lo sfruttamento capitalistico.

Ci sono perfino megalomani e sadici criminali che affascinano popoli interi e li guidano a imprese nefaste.

Certo, esistono anche i profitti di guerra, ma se dovessimo solo scongiurare quelli ci saremmo arresi ad Hitler senza combattere.

Sono d’accordo sull’evitare la retorica. Ma tutte le retoriche.

Bisogna guardare con mente fredda ciò che sta succedendo.

Se si tratta di bande terroristiche, come è possibile, sarà sufficiente l’attività di polizia.

Ma se, come è più probabile, l’Isis sta mettendo in pratica i proclami di guerra che lancia da tempo, allora non si tratterebbe più di decidere se si vuole o non si vuole la guerra, ma solo se ci si vuole difendere in una guerra che c’è già.

Poi naturalmente ci sono molti modi per difendersi e per distruggere l’Isis, alcuni intelligenti ed altri stupidi.

Tagliare i fondi delle petrolmonarchie, armare i curdi e … mettere in castigo Erdogan, potrebbero essere mosse lungimiranti.

Ma una cosa è certa: nessuno Stato al mondo può rimanere a guardare ed aspettare di emendarsi dalla spinta al consumismo mentre i suoi cittadini vengono massacrati a casaccio nei teatri e nei bistrot.





Luciano Belli Paci