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sabato 21 novembre 2015
Franco Astengo: Che cosa sta preparando l'occidente?
CHE COSA STA PREPARANDO L’OCCIDENTE ? di Franco Astengo
Con questo brevissimo intervento s’intende semplicemente sollevare un interrogativo, senza alcuna pretesa di fornire particolari elementi di analisi.
E’ difficile seguire la gran massa di notizie, interventi, commenti, analisi che stanno contrassegnando la fase dell’immediato post-attentati di Parigi e di altre vicende del genere accadute in questi giorni.
E’ difficile sviluppare ragionamenti per motivi di carattere quantitativo, ma anche qualitativo perché non s’intravvede l’individuazione di un nucleo di ragionamento “centrale” che non sia quello dello scontro di civiltà che appare prevalente, pur nelle sfaccettature dei diversi livelli di scontro in atto: dalla guerra tradizionale, agli episodi dei vari blitz.
Tutto concorre però ad alimentare alcuni fattori a livello di percezione di massa: al di là della paura collettiva che si avverte tangibilmente nei comportamenti collettivi sembra che si stia cercando di far tornare il tema della morte come elemento comune, implicito, nella vita quotidiana di ciascheduno.
L’idea è quella di tornare a una mentalità di tipo emergenziale simile non tanto a quella del periodo del terrorismo anni ’70 – ’80 ma a quella della seconda guerra mondiale, quando i bombardamenti aerei rendevano la possibilità dei morti dei civili nelle Città un fatto quasi “normale”, un quadro plausibile di accettazione della filosofia della morte come fatto quotidiano da affrontare fatalisticamente come fatto riguardante immediatamente noi stessi.
Tutto questo all’interno di un quadro generale di “secolarizzazione” della società rispetto al militarismo.
Da questo elemento deriva la domanda di fondo che s’intende avanzare in quest’occasione: che cosa sta preparando l’Occidente?
Forse si sta cercando di “allenare” le menti con questa accorta manovra di propaganda di massa a eventi traumatici di grandissima portata, rimettendo l’idea della morte al centro del pensiero umano, dopo decenni di vitalismo consumistico protratto apparentemente all’infinito, quasi in una logica d’immortalità virtuale?
Sarà una guerra condotta sul “campo” da un lato con gli eserciti, l’aviazione, i missili e quant’altro e dalla popolazione civile dell’Occidente dall’altro, che avrà “in casa” e “invisibili” i potenziali nemici pronti a colpire alle spalle e senza preavviso nei luoghi più impensati?
Si pensa così, come dalle avvisaglie che abbiamo già avuto in Francia, di limitare la democrazia, di “tagliare” in senso autoritario il rapporto tra la politica e la società, com’era nelle intenzioni dei teorici dell’eccesso di domanda?
Per far questo si tratta di realizzare una sorta di parità mentale nella percezione della mortalità con chi ritiene di dover cercare il martirio in nome di un esaustivo trascendente.
In nome della lotta al terrorismo si sta preparando un conflitto globale dagli esiti non controllabili in nome del mantenimento di un equilibrio così instabile e difficile nel mantenimento del potere delle classi dominanti?
Interrogativi non da poco, invero.
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