martedì 15 ottobre 2013

Lanfranco Turci: Relazione al CN del Network per il socialismo europeo, Roma 12 ottobre 2013

Scaletta Relazione Turci Consiglio Nazionale Network per il socialismo europeo 12/10/2013 Ripartiamo dalla definizione di cosa siamo. Siamo un collettivo, una rete di persone e di realtà associative, piccola e informale, ma unita da una visione socialista ( nel senso forte e non necessariamente biografico del termine )della crisi e delle politiche per uscirne, compresa, per il nostro paese, la riorganizzazione in questa direzione delle forze della sinistra italiana. Abbiamo sempre escluso l’idea di poter dar vita all’ennesimo partitino, sia per realismo, sia per la convinzione che con le nostre modestissime forze possiamo essere più efficaci in altri modi, modi che mi auguro possano vedere altre proposte da questa discussione e dal prossimo Passignano3. Al momento questi modi sono a) fare cultura politica, fare circolare idee ispirate al socialismo di sinistra e alla lettura critica del capitalismo attuale e della crisi; b) lavorare verso e nei Partiti esistenti, in primis PD e Sel, per sostenerne l’evoluzione in questa direzione. Abbiamo compagni e compagne impegnati in Sel, nel PD e più marginalmente nel PSI, insieme ad altri che si muovono con gli stessi intenti pur non militando formalmente in alcuno dei P. esistenti. Quello che caratterizza la partecipazione alla vita di questi P. è la diversa valutazione sulla maggiore o minore efficacia in questa fase politica di impegnarsi in questo o quel Partito, che non incide però sulla unità di intenti e sulla comune cultura politica dei nostri compagni e delle nostre compagne, come potremo verificare dalle relazioni che seguiranno. La nostra visibilità maggiore è assicurata al momento dal nostro gruppo su FaceBook ( su questo ci riferirà Marco Lang ). Sono aderenti al Network alcune realtà associative locali, che svolgono nella loro autonomia un prezioso lavoro politico-culturale in particolare a Napoli, Roma, Livorno e Milano. Le prossime scadenze su cui impegnarci sono : - I congressi di PD e SEL, per i quali approntare due appositi documenti sulla base delle comunicazioni che ascolteremo; - Le elezioni europee che saranno caratterizzate da un programma del PSE e per la prima volta da un candidato unitario ( Schultz ) per la Presidenza della Commissione Europea. Questo pone anche l’interrogativo circa il modo in chi le tre forze politiche che a vario titolo si collegano al socialismi europeo, pur nella diversità dell’attuale collocazione politica nei confronti del Governo Letta, si presenteranno a questa importante scadenza elettorale; - Le prossime elezioni amministrative per le quali dovremmo sentirci impegnati, là dove abbiamo una qualche presenza locale, per favorire soluzioni effettivamente innovative, sul modello della esperienza Pisapia a Milano; - infine le iniziative comuni con le altre associazioni di cultura socialista. A questo proposito devo dire che non mi troverebbe d’accordo un percorso preliminarmente mirato alla creazione di “ un soggetto politico autonomo” come prospettato dal recente convegno del Gruppo di Volpedo, mentre credo fermamente all’opportunità di lavorare insieme. Perciò dovremmo organizzare al più presto , magari a Milano, quel convegno di cui abbiamo parlato più volte sul programma del PSE per le elezioni europee. In quale situazione politica ci stiamo muovendo? Scrivo queste poche righe a premessa di quello che ci diranno le comunicazioni di Gorini, Pecchiari, Besostri, Beschi e D’Ippoliti . Credo che occorra davvero avere molta fiducia nella profezia contenuta nei versi di Holderlin, che Vendola ha posto in testa al documento congressuale di Sel: “Laddove c’è il pericolo, cresce anche ciò che salva”. Ci troviamo in una fase davvero deprimente della sinistra italiana (anche se le cose non vanno molto meglio per quella europea) e del nostro paese più in generale, che sta perdendo ricchezza, occupazione e apparato produttivo. Il Governo delle larghe intese , più o meno deberlusconizzato, si muove in continuità con il Governo Monti, su una linea di stretta osservanza della “ disciplina” europea: austerità, svalutazione interna, recessione, aumento della disoccupazione, aggravamento del rapporto debito/Pil. Agitando su questa miseria politica la illusione di una esangue ripresa da agganciare quando mai arrivasse. L’unico sgarro a questo percorso è stata la vicenda dell’Imu, uno sgarro peraltro fatto nella direzione sociale sbagliata. Anche il prospettato intervento sul cuneo fiscale appare irrisorio in termini di redistribuzione, mentre servirà solo a un modesto recupero di profitti per le imprese, soprattutto esportatrici. Assai più utile sarebbe un intervento per il piano del lavoro proposto qualche mese fa dalla Cgil. Questo Governo non ha la volontà e neppure le idee per giocare un ruolo diverso in Europa, per cercare di rovesciare la ortodossia tedesca e della Bce . E’ paradossale che il PD e soprattutto il suo segretario e l’area della sinistra giustifichino il Governo delle larghe intese come funzione transitoria per portarci fuori dalla crisi e riprendere poi la alternativa al centro destra. Se questa è l’attesa il Governo Letta ha una lunga vita davanti e Renzi avrà libero campo alle sue sortite spregiudicate e irrituali. Nel paese questa crisi economica e sociale si traduce in pessimismo, rassegnazione e sfiducia per un verso, oppure in sfogo virulento di rivolta contro la politica e le istituzioni, sentimenti questi ultimi che potrebbero essere esasperati dalle proposte di amnistia e indulto, nonché da parole d’ordine confuse sulla immigrazione, di fronte alla tragedia delle traversate del Mediterraneo. Le lotte sociali sono deboli e isolate, spesso concentrate sulla chiusura o delocalizzazione di singole imprese. La crisi per il momento sta rafforzando le forze che sono all’origine della svolta liberista degli ultimi trent’anni, da cui è nata questa crisi stessa. E sta realizzando gli obiettivi di quella svolta: normalizzazione dei sindacati, disarticolazione del mondo del lavoro, disarmo delle politiche pubbliche ( vedi Telecom, Alitalia, Finmeccanica, Ilva ), aggravamento degli squilibri e delle ingiustizie sociali, dominio del pensiero unico , che in Europa si è tradotto nell’Euro e nel mercantilismo tedesco. Occorre rovesciare la idea diffusa a livello di massa della crisi come un fenomeno di natura coi suoi tempi e sviluppi non governabili o come l’espiazione delle nostre colpe di peccatori del debito pubblico, introiettata dalla definizione stessa di PIGS. Occorre evitare che la percezione che comincia a crescere in una parte degli strati popolari, dei meccanismi europei come causa della crisi, sia storpiata in sentimenti xenofobi o in nazionalismi gretti e pericolosi. Occorre tornare a parlare di programmazione , di ruolo dello Stato e delle istituzioni europee e internazionali nel controllo del movimento dei capitali e del commercio internazionale, di lotte per il lavoro, i salari e i diritti come comune terreno di tutti i lavoratori, in tutte le parti del mondo. E occorre fare dell’Europa un terreno di lotta politica contro i poteri forti e il liberismo, fino all’estremo limite di metterne in discussione l’attuale assetto pattizio, compreso l’euro. La sinistra non può restare prigioniera del ricatto di un europeismo bolso e retorico, mentre la sua base sociale ne paga il prezzo e si fa attrarre da pericolose sirene che suonano almeno più decise in confronto alla resa imbelle che caratterizza la maggior parte della sinistra in Europa e in Italia. Lavoreremo perché di questi temi si parli nei prossimi congressi dei partiti e nella prossima campagna elettorale europea.

43 commenti:

luciano ha detto...

Ho letto la scaletta della relazione tenuta da Lanfranco Turci alla riunione
del NSE, alla quale purtroppo non ho potuto partecipare.

Condivido in toto le riflessioni di Lanfranco.

Sulla questione del "soggetto politico autonomo", della quale abbiamo
discusso a Volpedo, devo dire che anch'io non sarei d'accordo se si
trattasse di dare vita al partitino, cosa velleitaria prima ancora che
inopportuna.

La definizione di "soggetto politico autonomo" è sufficientemente ampia da
consentire interpretazioni diverse.

La mia opinione è che tale soggetto potrebbe essere benissimo il Network o
qualcosa di analogo. Quel che ci occorre è una struttura di elaborazione e
di coordinamento che sia autonoma non nel senso di rapportarsi in posizione
di totale estraneità con i partiti del centro-sinistra (Pd, Sel, Psi), bensì
nel senso di fornire autonomamente a coloro che ad essa vorranno fare
riferimento una piattaforma comune, a prescindere dalla loro militanza in un
partito o in nessun partito.

Il mio modello è la Fabian Society, i cui aderenti presentano un
riconoscibile punto di vista all'interno del Labour Party. Da noi la
complicazione è che non esiste un Labour Party, ma questo non dovrebbe
impedirci di rappresentare un riconoscibile punto di vista socialista
europeo ovunque ci collochiamo. Invece di una corrente di partito, una
corrente (di pensiero) trasversale. Certo, è una soluzione all'italiana, ma
... a mali estremi, estremi rimedi.



Luciano

pierpaolo ha detto...

Per ragioni evidenti mi astengo dal prendere posizione sulla questione
del "soggetto politico autonomo".

Riconosco invece grande validità ai ragionamenti di Luciano circa la
necessità di agire tagliando "orizzontalmente" una sinistra politica le
cui divisioni verticali hanno dato luogo a soggetti ininfluenti,
volonterosi ma velleitari, o in balia di derive centriste.

Questa situazione mi pare di "equilibrio instabile" - nel senso con cui
questa espressione è utilizzata in Fisica.
Prepariamoci a modifiche radicali dello scenario politico italiano,
perché queste, se non imminenti, sono comunque nella logica naturale
delle cose.

Pierpaolo Pecchiari

felice ha detto...

Un commento comune alla lettera aperta di Labour e alla traccia della relazione di Turci al CN del NSE mi sembra la strada più diretta per affrontare i problemi che come sinistra italiana e come socialisti abbiamo davanti. Per porre al centro la domanda “ Che fare?2 non occorre essere Lenin o avere simpatie tardive per il leninismo. Parto da questa unione dei problemi perché la questione socialista non è la questione dei socialisti ma della sinistra italiana, la cui mancata soluzione è uno dei fattori della sua debolezza nel contesto europeo. Sì, debolezza se non ci si fa ingannare dal numero degli europarlamentari del PD e dai parlamentari di PD-SEL e PSI nella Camera dei Deputati e nel Senato della Repubblica dopo le elezioni dello scorso Febbraio.

felice ha detto...

Nel contempo ogni discorso socialista, in ogni senso, non è pensabile fuori dalla sua collocazione, ancorché critica ( condivido sul punto i limiti della sinistra denunciati dai compagni Ferrari e Turci), nella sinistra. Le tentazioni terziste, anche neo-centriste (nella fase che ebbi a definire dell’apostrofo rosa tra PD e UDC) sono fallite compresa quella, apparentemente così promettente della Rosa nel Pugno, tutte nate da un equivoco di fondo sul indissolubile unione tra socialismo e libertà, come se comportasse un’attenuazione del socialismo e non la sua esaltazione. Storicamente il socialismo-liberale dei Rosselli o il lberal-socialismo dei Calogero, Calamandrei e Capitini politicamente e programmaticamente si sono collocati sul versante intransigente della sinistra e della riforma sociale. Bisogna intendersi, per esempio non condivido l’accezione negativa che Turci da al termine socialista biografico, anche per la semplice ragione che sono un socialista biografico e malgrado gli errori, anche capitali che ho commesso nelle scelte politiche, sono fiero di essere stato socialista anche quando ho lasciato il PSI storico o le sue successive incarnazioni per aderire ai DS o alla Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo o alla fase iniziale di Sel, soprattutto di essere rimasto socialista.

felice ha detto...

Se c’è un’accezione negativa nell’aggettivo biografico è se unita al termine ex-socialista, cioè di quelli che rivendicano un’appartenenza al socialismo per essere stati in un certo momento della loro vita iscritti al PSI o suoi dirigenti. Quando mi riferisco ai socialisti, come compagni e compagne che si riconoscono in determinati valori, intendo i socialisti di ieri, che lo sono anche oggi e, soprattutto, che lo saranno domani: quelli di domani sono quelli che amo di più e per essere un socialisti di domani non è necessario esserlo stati prima.

felice ha detto...

Altro termine che mi irrita, non eccessivamente ,perché un riformista non può essere eccessivo, quello di partitino, anche se nulla è più lontano dalla mia concezione del piacere, della volontà o della necessità di dar vita ad un partitino. Siamo di fronte ad un disprezzo dei partiti, che li travolge tutti grandi, medi o piccoli che siano. La dimensione di un partito come iscritti o come elettori non è presupposto per un giudizio positivo, altrimenti dovremmo essere tutti iscritti o contigui al PD, la miglior macchina per essere eletti in comuni,(ex) province, regioni e nel Parlamento( in questo caso con l’aiutino di premi elettorali, che hanno il pregio di trasformare minoranze occasionali in maggioranze eterogenee) o diventare fans di Renzi, di cui non è chiaro cosa voglia, a che può vincere.

felice ha detto...

Se dobbiamo pensare ai danni provocati al nostro paese sul banco degli accusati dovremmo mettere prima i partitoni dei partitini, in primis PD e PdL, pur ritenendo il primo teoricamente recuperabile e il secondo no, perché senza Berlusconi non esiste. Proprio la loro crisi mi fa dire che lo spazio di un nuovo partito non sia totalmente occupato, se non grazie a leggi elettorali incostituzionali, finalmente messe in crisi dalla magistratura ordinaria( il Porcellum dalla Cassazione) e amministrativa( il Lombardellum, simile a tante altre leggi elettorali regional, dal TAR Lombardia), che sembrano che suggellino la fine della Seconda Repubblica, più di quella penale con la condanna di Berlusconi, anche se i partiti di sinistra che occupano lo spazio non se ne sono pienamente accorti.

felice ha detto...

Nell’offensiva è in preparazione quella contro la legge elettorale europea, nata alla vigilia delle elezioni del 2009 da un accordo PD-PdL con l’obiettivo di “non far rientrare in gioco le forze politiche escluse dal Parlaento Nazinale nel 20082( Ceccanti e Malan)Porre al centro dell’attenzione della sinistra il socialismo nel XXI° secolo, non del XXI° secolo, come se ci dovesse essere una cesura con quello del XIX° e del XX° secolo e non un suo aggiornamento organizzativo e programmatico, sarebbe impossibile in totale assenza di socialisti, perché se per produrre idee ci vuole una testa per diffonderle ci vogliono le gambe. Ho partecipato e partecipo a due tentativi di messa in comune di esperienze e di idee socialiste, in senso ampio, quindi anche biografiche, il Gruppo di Volpedo(GdV) e il Network per il Socialismo Europeo(NSE), diverse ma non in contraddizione e con punti di contatto come si può constatare leggendo il Manifesto del GdV(in www.grupoodivolpedo.it) e la Dichiarazione di Intenti del NSE( in www.melogranorosso.eu ). Il primo con un appello ai socialisti dovunque fossero, il secondo, tra l’altro storicamente nato in seguito ad un incontro proprio con il compagno Ferrari allora nella Lega dei Socialisti, che riunisce socialisti appartenenti a diversi partiti o a nessun partito ed anche con plurale provenienza, che aveva addirittura come obiettivo di scomporre e ricomporre la sinistra italiana nel socialismo europeo, individuando i suoi interlocutori in PD, PSI e SEL, ma non solo, anche settori dell’allora FED. Con il tempo le relazioni con il PD (settori) e SEL si sono intensificate e non col PSI, tanto che ci si è dimenticati che anche il PSI va a congresso e se l’obiettivo èp quello di una piattaforma comune per le europee 2014, non ci si può dimenticare che la Commissione Europea e il Parlamento Europeo hanno chiesto agli Stati membri di introdurre modifiche alla legge elettorale per rendere evidenti i collegamenti delle liste nazionali il riferimento ai partiti europei. Gli obiettivi più ambiziosi non si sono avverati e il GdV è rimasto una realtà confinata nel Nord Ovest e il NSE non ha avuto un’espansione come iscritti singoli e/o collettivi all’altezza delle sue elaborazioni. Dal riconoscimento dei propri limiti al VI°Convegno annuale di Volpedo si è dato avvio alla proposta con un percorso preciso ad un Rete Socialista nazionale, il NSE farà la sua riflessione nella prossima Assemblea Generale di Passignano 3. Quando il compagno Ferrari parla “di formare un nuovo partito Socialista” si riferisca alla proposta di Volpedo o all’ipotesi circolata nella sinistra del PSI nel caso che non ci sia un Congresso aperto ad un rinnovamento politico ed organizzativo, quindi no si deve replicare come se fosse un oppositore preconcetto, meglio sarebbe stato he l’associazione Labour di Alessandria non si fosse disimpegnata per contribuire alle decisioni del GdV. Il compagno Turci si riferisce alla proposta e ha il merito di non averla frettolosamente liquidata, una prudenza logica dal momento che associazioni e compagni che stanno lavorando all’iniziativa di un documento programmatico da sottoporre al candidato socialista Martin Schulz e poi ai partiti italiani hanno votato il documento di Volpedo VI. A tutti suggerirei di aspettare prima di formulare il giudizio che si ragioni sul testo dell’Appello e successivamente sulla piattaforma programmatica, che sia pure dalle sintetiche enunciazioni del documento non sono certamente nella linea dell’adesione alle politiche dell’austerità e della riduzione del welfare per far pagare la crisi alle vittime del neo-liberismo finanziario globalizzato, quindi in linea con le critiche dei compagni Ferrari e Turci alla sinistra ufficiale e al PD e a settori dello stesso PSE, di cui- vale la pena di ricordarlo qui- il GDV ha per primo in Italia chiesto la riforma, ben 6 anni fa con il proprio Appello




Felice Besostri

Peppe ha detto...

sono d'accordo con Luciano sulla affermazione che soggetto politico non
significa automaticamente partito politico. Si può esprimere una soggettività
politica come movimento , come associazione senza che questo abbia una
precipitazione organizzativa di tipo partitico in tempi brevi. Soprattutto in
una fase come questa estremamente convulsa e contraddittoria (in questo sono
perfettamente d'accordo con Pierpaolo) dove sono prevedibili mutamenti seri e
rimescolamenti di carte. Nel Network vi sono opinioni differenti rispetto al
tema della "rete socialista". Anche perchè molti compagno che fanno parte del
GDV sono anche componenti del Network. Io stesso che sono tra i fondatori del
Network non condivido affatto certe posizioni stroncatorie (che non sono
affatto di Lanfranco Turci il quale esprime una posizione abbastanza
equilibrata. Io ho sottioscritto il documento "essere socialisti sempre" pur
con una adesione motivata da un ragionamento articolato, perchè credo che
l'associziinismo socialista non può certo limitarsi a fare da semplice cerniera
tra un pezzo del Pd ed un pezzo di SeL. Questo discorso salta completamente
dopo il fallimento della IBC e la sconfitta di Bersani. Fra l'altro io credo
che non esista una sinistra del PD. L'unica posizione di sinistra socialista è
quella di Gianni Pittella a cui guardo con attenzione. Renzi e Cuperlo sono
egualmente distanti da una prospettiva socialista in quanto sono la variante
peggiorativa di quella dialettica tra veltronismo e dalemismo che poi ha
portato al PD e non al partito del socialismo europeo. SEL ha l'intenzione di
aderire al Pse ma è ben lontana dal risolvere i suoi problemi identitari. Per
questo serve una chiara e definita soggettività socialista che funga da polo
dialettico autonomo ma non autoreferenziale. Nel senso che deve essere
pienamente autonomo dai partiti in campo ma deve essere capace di interlicuire
con i segmenti interessati sinceramente ad una prospettiva socialista. Il vero
nodo da sciogliere è la forma che tale soggettività deve assumere. Per questo è
importante disciere sulla "road map" e discuterne collettivamente.
Personalmente non credo si possa giungere ad un soggetto partiti in tempi
brevi. Ma non si può neanche scludere in tempi più ragionevoli la possibilità ,
se ve ne saranno le condizioni, di giungere ad un soggetto politico
strutturato. Dipenderà molto dalla evoluzione politica. Intanto una
soggettività come punto di vista autonomo deve potersi esprimere. Io noto una
profonda e radicale crisi dei soggetti attuali. Sono spazi politici in mano ad
un ceto autorerenziale e povero di ideali. Ma c'è anche gente seria con cui è
possibile costruire qualcosa. Occorre saper discernere

dario ha detto...

Caro Luciano,
capisco che ogni documento può avere diverse interpretazioni, ma l'ordine del giorno di Volpedo è chiaro perchè fa riferimento esplicito al documento di Bagnoli, ed altri (tra cui il sottoscritto) che con estrema chiarezza definisce cosa sarà Rete Socialista. Oggi non abbiamo bisogno di un pontiere (esperienza che i socialisti hanno già vissuto nel loro passato) tra SEL e PD, questa si operazione velleitaria (in politica occorre anche essere un po' realisti per capire la propria forza ed i proprii limiti), ma di una autentica forza autonoma (hai presente Lombardi prima e Nenni poi?) e alternativa, in grado di rappresentare l'unica cultura sopravissuta al crollo del muro di Berlino e che oggi in Italia manca totalmente in una sinistra priva di valori, di cultura e di storia.
Realismo che ci deve guidare nelle nostre azioni, senza sopravvalutare o sottovalutare nessuno, e che oggi ci consente di dire che quel che manca a sinistra è una forza Socialista, perché, nonostante la presenza di nuovismi vari accanto a vecchie cariatidi la sinistra non riuscirà mai ad arrivare (se non con qualche aiutino) a governare questo paese con una solida maggioranza.
Ricostruire una solida forza socialista non è lavoro di breve lena, richiede innanzitutto di rilanciare con coraggio una nuova cultura socilaista nel XXI secolo e poi riformulare un progetto politico autonomo ed alternativo, il Gruppo di Volpedo da solo non ce la può fare ed è per questi motivi che abbiamo rilanciato l'idea della Rete Nazionale, saremo velleitari ma almeno ci proviamo senza arrenderci al primo ostacolo.
Fraterni saluti
Dario Allamano

felice ha detto...

La Rete Socialista sarà definita dalla dichiarazione di intenti e di principi, che ha tra i suo antecedenti il documento dei socialisti toscani, dalla piattaforma programmatica e dalla sua assemblea costituente, così è stato deciso all'unanimità a Volpedo 6. Non ci sono scorciatoie o deviazioni di rotta rispetto ad una road map definita con chiarezza nei suoi passaggi e nei suoi obiettivi. Più circoli si assoceranno di diversa esperienza e provenienza tanto meglio sarà: si vuol riunire e non dividere.
Riallego il documento perché alcuni commenti sembrano processi alle intenzioni

Leggiamone alcuni passi: "un soggetto altresì che favorisca l’emergere di posizioni ed approcci di impronta socialista tra le varie forze e componenti organizzate della Sinistra italiana, nella prospettiva di dar vita ad una grande sezione italiana del Partito Socialista Europeo (a sua volta da trasformare in un vero grande partito transnazionale)".

" occorra intraprendere senza incertezze un percorso condiviso e plurale, che conduca alla costituzione di tale soggetto – che al momento chiameremo convenzionalmente la “Rete Socialista” – e che preveda a tal fine la messa a punto di una precisa road map, scandita secondo tre distinti passaggi fondamentali: la stesura di un manifesto di intenti e di principi; quindi la definizione di una più articolata piattaforma programmatica; e infine l’organizzazione di un’assemblea costituente, in cui si deliberi anche un efficace modello

Sempre per memoria trascrivo alcuni passi dal documento dei socialisti toscani:

"L’Italia ha bisogno di giustizia, di democrazia e di ripresa di una lotta mirata a salvaguardia dei meno abbienti, affinché non ricada sui meno garantiti il peso di una crisi dovuta al globalismo finanziario, che sinora ha dato risposte atte solo a tutelare le classi ricche ed un inadeguato sistema bancario; occorre rilanciare invece una cultura del lavoro che prefiguri garanzie concrete per le giovani generazioni di avere un futuro di vita degno di essere vissuto."

"Questo appello non è però una chiamata reducistica, l’essere socialisti oggi non significa esserlo stato ieri* è, quindi, rivolto soprattutto ai giovani, e a chi, per ragioni anagrafiche o altri motivi, socialista non è potuto essere oppure non lo è stato, affinché si riapra la stagione della speranza, l’esigenza della lotta dei cittadini per tornare protagonisti del proprio futuro."

* Dove sono i socialisti biografici?




Felice Besostri

giovanni b. ha detto...

Ho letto con attenzione il documento dei socialisti toscani e parte del documento di Volpedo, poiché l’allegato da me ricevuto ne contiene solo una paginetta, che non sono in grado di valutare quanta parte sia dell’insieme del documento. Per quel che ho letto si tratta di documenti condivisibili, contenenti affermazioni scontate per dei socialisti. Non basta per dire se si può essere d’accordo. Vi sono discriminanti decisive, che possono essere risolte con prese di posizioni chiare circa i contenuti sociali, economici e politici di una piattaforma socialista. So di essere noioso, ma per quel che mi riguarda bisogna ripartire dal Manifesto di Volpedo e dagli altri prodotti nella prima fase della vita del Gruppo, contrassegnata da impegno ed un po’ di entusiasmo. Solo partendo dai contenuti concreti del manifesto valoriale e programmatico sarà possibile ad ognuno decidere se partecipare o meno. Dopo le delusioni avute dal Gruppo di Volpedo, per il momento preferisco seguirvi dall’esterno. Cari saluti. Giovanni Baccalini

dario ha detto...

Caro Felice
non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, e tu fai bene a puntualizzare.
Ritenevo che l'odg di Volpedo, il documento dei socialisti toscani e, per chi c'era, (alcuni critici di oggi a Volpedo c'erano e non hanno fiatato) le relazioni di Somaini e Bagnoli avessero chiarito ogni oltre ragionevole dubbio che l'obiettivo che ci siamo proposti non è la ricostruzione di un partitino, bensì l'organizzazione di una rete nazionale in grado di sviluppare, con maggiore forza e più ampia presenza del solo GdV, una nuova cultura del socialismo nel XXI secolo, più che mai utile ad una sinistra ormai completamente priva di valori e di radici.
Purtroppo i reduci del PCI ventanni fa non ebbero il coraggio di intestarsi la Storia e la Cultura dei Socialisti, si limitarono a cooptare un po' di persone ( e neanche delle migliori) provenienti dalla dissoluzione del PSI, oggi il PD replica in toto quelle che furono i guasti che portarono alla fine del PSI, l'organizzazione del PD è ormai in mano a correnti che, se possibile, sono anche peggio delle vecchie correnti socialiste, nelle quali almeno un minimo di cultura politica albergava.
L'idea poi che il socialismo sia una idea morta è semplicemente una operazione propagandistica utile solo a chi in questi ventanni ha preteso di eterodirigere il PD (Scalfari e dintorni), tra l'altro riuscendoci benissimo.
La sinistra dovrà, obtorto collo, riscoprire anche in Italia, e non solo oltralpe, cos'è il socialismo, che è innanzitutto Cultura e poi anche eventualmente partito.
Tutto il resto è il nulla perchè ha abbandonato le sue radici ed i suoi valori e nessun albero cresce se gli recidi le radici (infatti la quesrcia è scomparsa).
Di SEL faccio solo notare che, nonostante il traino mediatico alle elezioni di febbraio è stata un flop, spero che nessuno pensi invece che la nuova sinistra sia il Quelo Casaleggio (ricordate Guzzanti?), anche se ha rubato molti voti di sinistra ad una sinistra inesistente
Fraterni saluti
Dario Allamano

lanfranco ha detto...

Cari compagni nella mia relazione ho detto che non vedo le condizioni di fattibilità e di utilità di tentare la costituzione di una nuova forza socialista,cioè di un nuovo partito socialista. Di questo infatti si sta parlando, pur con diverse sfumature e diverse ipotesi temporali. La road map approvata a Volpedo può avere solo questo significato.Naturalmente si tratta di un progetto più che legittimo e apprezzabile nelle sue intenzioni, ma secondo me destinato a finire nell'archivio dei tentativi falliti degli ultimi anni. Ho partecipato all'ultima Costituente socialista e me ne sono allontanato quando ne ho costatato le fragili basi politiche, la cui debolezza( lo dico autocriticamente per ciò che mi spetta) era già nel progetto della Rosa nel pugno. E quando ne ho visto la cattura nei giochi di micropotere dello Sdi/Psi. Non basta il richiamo ai nobili valori del socialismo, sventolati tuttora anche dal Psi, e variamente sparsi anche nel Pd e in Sel per costruire un partito.

lanfranco ha detto...

Così c'è solo il rischio di fare del reducismo ristretto a quei compagni provenienti dal Psi storico che non si ritrovano già nel Pd, in Sel o non si riconoscono nella pretesa rappresentanza legale del Psi di Nencini. Condivido la lettera di Sergio Ferrari quando afferma che" una adesione delle nuove generazioni non può verificarsi sulla base dei meriti storici e dal solo richiamo ai valori ideali permanenti di un movimento socialista - eguaglianza e libertà – ma piuttosto con riferimento ad una identità Progettuale e Programmatica che avevamo costruito nel passato ma che oggi dovrebbe essere ricostruita per l’oggi. e per l’attuale futuro". Sono gli stessi concetti detti con altre parole che, discutendo con Giuseppe Giudice su Facebook, avevo affermato anch'io. Di fatti a Giudice che affermava " Occorre avere una cultura socialista che comunque è quella che permette di legare in modo intimo la questione sociale con quella della dignità e libertà della persona " obiettavo che il richiamo a quei valori può servire per contrastare eventuali residui leninisti o stalinisti ormai peraltro scomparsi dalla sinistra italiana, mentre in quanto richiami ideali quei valori trovano già ampio spazio nel Pd, in Sel e in tanta parte della sinistra ( per non parlare ovviamente del Psi), senza con questo farne dei combattenti efficaci per uscire dalla attuale crisi.Penso infatti che una battaglia socialista la si fa oggi proponendo, attraverso la rivalutazione del pensiero di Marx e di Keynes, una lettura aggiornata della crisi alla luce dei cambiamenti del capitalismo internazionale e dei conflitti e delle contraddizioni che alimentano, in particolare in Europa E' questo che manca o è inadeguato nel Pd, nel Psi e per molti versi anche in Sel. In questi anni nei limiti delle nostre capacità, che sono molto esigue , il Network e le altre associazioni e circoli, compreso il Gruppo di Volpedo , chi più chi meno, è questo che abbiamo cercato di fare, cioè un'azione di cultura politica contro il liberismo variamente circolante nella sinistra italiana e tuttora egemone nell'attuale impostazione del governo Letta. Molti nostri compagni lo fanno anche militando direttamente in Sel o nel PD, portando al loro interno queste battaglie. Una bandiera del nostro impegno è stata ed è tuttora anche quella di tentare di fare aderire questi due partiti al Pse, non perchè crediamo alle virtù salvifiche dello stesso, ma per definire con più precisione il campo in cui la sinistra italiana dovrebbe riorganizzare il suo pensiero e il suo modo d'essere.Tutto ciò è poco? Lo penso anch'io! E, sempre guardando realisticamente alle nostre forze, penso che dovremmo fare più sinergia fra di noi e con altri soggetti associativi. Penso per esempio al Seminario che terremo domani-21 ottobre- a roma con l'associazione per il Rinnovamento della sinistra e il Centro per la riforma dello Stato sulla riunificazione del mondo del lavoro. Ma penso soprattutto all'impegno che avevamo preso dopo la riunione a milano nel giugno scorso promossa dal Circolo Rosselli di organizzare un convegno aperto a tutta la galassia di circoli e associazioni socialiste sul programma del Pse per le prossime elezioni europee. Perchè non lo organizziamo a Milano e cominciamo a scrivere quello che noi crediamoo che ci debba essere in quel programma? Non sarà un pezzo della road map proposta dal compagno Veltri, ma potrebbe essere comunque di qualche utilità.
.

peppe ha detto...

solo due anni fa avrei avuto serie perplessità sulla idea della Rete. Oggi la condivido in pieno. Se c'è stato un limite del Nse (un limite che anche io ho condiviso per un certo periodo) è stato quello di pensare di poter far da cerniera tra alcune componenti del PD e di SeL affinchè potesse scaturire un processo in grado di costruire il partito del socialismo europeo in Italia. Questa idea si è rivelata fallace. Soprtatutto dopo il risultato elettorale che ha visto il fallimento della IBC e la sconfitta di Bersani. In realtà nel PD non esiste una sinistra socialista. Esiste solo la posizione di Gianni Pittella che è definibile in modo chiaro come socialista. Noi putroppo assistiamo alla putrefazione del geuppo dirigente postcomunista (come si spiegherebbero tutti i consensi a Renzi?) di cui Cuperlo che è certo una bravissima persona cerca di far giungere ad un compromesso onorevole con Renzi. Non c'è revanssciamo nella mia posizione (io sono stato per otto anni nei DS) ma una semplice contatazione. il "voglio morire socialista" del grande compagno Bruno Trentin non ha fatto presa. E la indeterminatezza identitaria del postcomunismo ha fatto da copertura ad un trasformismo ed opportunismo dilaganti. Nel Sud i capi-bastone dalemiani hanno talvolta fatto impallire democristiani e craxiani. Non voglio generalizzare, ma strutturalmente il PD è un partito opportunista, senza ideali e teatro di scontri e giochi di posizionamente che concernono prevalentementi i destini personali di un ceto politico di bassa qualità. Per cui o ci rassegniamo a questa deriva oppure tentiamo una operazione, certo ardita e difficile, ma che oggi nella profonda crisi del sistema politica qualche speranza può avere. Qui non si tratta di fare un partito domani mattina. Come ho già detto diverse altre volte si tratta di far vivere nell'immediato una soggettività politico-culturale socialista autonoma non autoreferenziale ma neanche cerniera. Se c'è un merito nell'esperienza di Volpedo è quella della sua autonomia dai partiti. Che però ha saputo ben interloquire con spezzoni di partiti e con personalità importanti. Pensiamo a Pisapia che proprio a Volpedo ha avuto il suo primo appoggio ad una impresa che pareva disperata all'inzio. Credo che il modello Volpedo vada portato su scala nazionale , da questo punto di vista. Quindi ragioniamo sulla Road Map e sui passaggi da fare senza precipitazione ma anche senza timori. Putroppo vedo (e qui ha ragione Felice) che si è data una lettura distorta del documento. Che non è affatto una chiamata ai reduci. Tutt'altro. Fra l'altro c'è qualcuno iscritto al PD (non qui in Volpedo chiarisco) che spara a zero sul socialsimo europeo per poi dire che il PD non è tanto male. Mal comune mezzo gaudio. Capisco che ciascuno voglia difendere la sua parrocchia, ma mettee sullo stesso piano il PD ed i partiti socialisti europei è una cosa che non sta nè in cielo nè in terra. Con tutte le critiche che possono e debbono essere fatte al partiti del PSE quando è necessario. L'idea delle Rete può legittimamente esere criticata, integrata, emendata, ma con argomenti solidi e validi e non distrorcendo e facendo processi alle intenzioni.

martelloni ha detto...

Un nuovo partito del Socialismo europeo, in Italia – se mai sarà – dovrà essere il frutto di un processo di aggregazione, scomposizione-ricomposizione e soprattuto di maturazione politica del quale la costituenda Rete Nazionale socialista può essere certamente lievito e promotore, e tuttavia, inevitabilmente, restando soltanto – ma non è poco – uno dei protagonisti, dei "soci fondatori". Pare infatti che molte e diverse cose si muovano sotto la "pelle della storia". Intanto proprio per andare avanti, per ridefinire e ampliare i soggetti sociali della trasformazione, bisognerebbe sì tornare a Marx, ma anche per vedere ciò che non funzionava già allora (naturalmente: la teoria del «valore-lavoro»). Auguri a tutti.

claudio ha detto...

Martelloni si avvicina al punto: se ci fermiamo a discutere di schieramenti in Italia ignorando cosa succede in Europa, in Europa ignorando cosa succede nel mondo, perdiamo tempo in faccende irrilevanti, come il tifo da stadio di NSE perchè Fassina desse seguito a una sua posizione polemica uscendo dal governo, dal PD e dal buon senso. Non abbiamo ancora digerito che il mondo è cambiato, che la battaglia dei socialisti europei per avere un dividendo dello sfruttamento del terzo mondo non è più proponibile (e già quella battaglia si svolgeva in modo diverso in Europa, in USA e in Russia), perchè ora nel mondo circolano liberamente le informazioni, le merci e i capitali, e quelle che erano posizioni di avanguardia sociale, sia pure limitata all’Europa, si sono trasformate in posizioni di retroguardia, di difesa di privilegi relativi che una volta riguardavano 500 milioni di persone su 2 miliardi di abitanti del mondo, adesso 1 miliardo su 7. Non ho nessuna ricetta facile o difficile da proporre, ma se non affrontiamo i termini concreti della situazione possiamo solo dedicarci a organizzare fiere dell’antiquariato.

mario ha detto...

Cari compagni,
penso che di movimenti ed associazioni che intendono esprimere una soggettività socialista ve ne siano già a bizzeffe (forse anche troppi), allo stato bisognerebbe solo farli funzionare, dotandoli di un coordinamento.
Ma il recente documento di Volpedo (alias Veltri-Bagnoli) non può che sottintendere la realizzazione di un partito, perché se questo non fosse sarebbe solo un ennesimo ed inutile duplicato di realtà associative già esistenti.
Penso che in avanzato Terzo Millennio dovremmo provare a scrollarci di dosso quell'antica battuta coniata per i nostri avi anarchici e da noi socialisti ereditata: "Se si incontrano due socialisti, nascono subito tre correnti di pensiero".
La proposta di un "Rete socialista" così come formulata dai "volpediani" ricorda molto gli intenti del movimento di Bertinoro (citato da Lanfranco Turci il cui precedente intervento sottoscrivo per intero); intenti che non sono mai stati sostanzialmente dissimili da quelli che animarono il SI, il PS di Intini (a cui aderii dopo la liquefazione del PSI storico), lo SDI, il Trifoglio, la Rosa nel Pugno, la Costituente Socialista, il PS senza I, il PS con l'I, la Lega dei Socialisti (a cui aderii ma fui costretto a ritrarmi subito dopo) etc. etc.
Dicendocela tutta: non vedo come potrebbe raggiungere il successo l'attuale iniziativa dei compagni Bagnoli e Veltri dal momento che la stessa, dagli anni 90 a tutt' oggi, è stata proposta e riproposta in varie forme, ma sempre con esiti fallimentari, da altri autorevolissimi ed "elettoralmente radicati" compagni come Del Turco, Benvenuto, Spini, Formica, Martelli (seppur in modo molto "sui generis"), Intini, De Michelis, Bobo Craxi, Boselli ed in ultimo Nencini.
La realtà palmare è che ogni volta che i socialisti hanno tentato di dialogare, in tutte le salse possibili ed immaginabili, col resto della Sinistra in maniera "autonoma" (autonomia che purtroppo non ha significato altro che "identitarismo da separati in casa"), i risultati concreti sono stati progressivamente sempre più deludenti per gli stessi socialisti.
E questo mi pare sia un fatto testardamente incontestabile soprattutto da parte di chi come alcuni di noi quelle esperienze-tentativi le ha vissute direttamente o indirettamente.
Perciò se si vuol continuare con questo accanimento terapeutico della costruzione di un soggetto socialista "autonomo nell'autonomia" (da chi e da cosa non è dato saperlo visto che buona parte di noialtri, compresi alcuni dei sottoscrittori del documento Bagnoli, continua a militare negli attuali partiti di sinistra), bisogna essere almeno consapevoli del fatto che si stanno sopravvalutando fortemente i dati della realtà politica e soprattutto le concrete possibilità ed utilità di tale iniziativa nel breve ma anche nel medio periodo.
Non entro poi, per evitare possibili e spiacevoli malintesi di natura falso-nuovista, sull'aspetto "anagrafico-generazionale" rappresentato dagli animatori di simile iniziativa; un aspetto che tuttavia ha il suo determinante peso e che lascio volentieri alle oggettive valutazioni e considerazioni di chi legge. Insomma, adottare in un caso come questo la definizione di "mero velleitarismo" mi sembra una formula molto eufemistica ed assai insincera, pur dovendosi laicamente rispettare le opinioni diverse.
Mario Francese

mario ha detto...

Peppe, forse non è mai stato chiaro che il NSE non propone la cerniera tra SEL e PD, ma tra le sole Realtà politico-elettorali esistenti a sinistra (considerato che il PSI nenciniano è diventato di fatto una "dependence" del PD). E non potrà che essere questa l'azione possibile per i socialisti fino a che non cambieranno radicalmente le cose, anche col nostro testardo contributo-spinta. Ma di cosa parliamo sennò?
Bisogna decidersi: è sempre vero oppure no che la "questione socialista o è la questione della intera Sinistra o non è"?
Rifugiarsi nuovamente nel minoritarismo della riserva indiana identitaria - predisposta non a caso dagli avversari dei socialisti - significa solo scegliere il rimedio peggiore del male e prolungare l'agonìa.

luigi ha detto...

D'accordo con nota costruttiva di Turci.
Ottima la proposta conclusiva per cercare di avere buone ragioni per
dialogare tra di noi in concreto.
A questo proposito allego due contributi al dibattito, l'uno di
Chiesa che socialista storico non è ma dice cosa condivisibili e
chiare sulla Eurolpa che vogliamo per superare quella neoliberista
mortifera in allegato e l'altro un esauriente saggio sulle
multinazionali attuali padrone del mondo.
http://www.circolocalogerocapitini.it/diritti_cittadini_det.asp?ID=399
Un fraterno dialogante saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce

marco ha detto...

Solo una piccola precisazione sul ruolo di "cerniera" del NSE
Questa definizione del ruolo del Network fu adottata quando i rapporti tra i partiti della sinistra erano ancora in parte conflittuali e si era lontani dalla costruzione della coalizione IBC.
La validità del termine trovò riscontro in una serie di iniziative organizzate proprio per rendere possibili incontri/confronti/dialoghi tra realtà in quel momento (i primi nove mesi del 2012, all'incirca) ancora abbastanza distanti
Tanto è vero che a Passignano 2, con la coalizione IBC in piedi e pronta per le elezioni di febbraio, definimmo diversamente il ruolo del NSE e delle altre realtà associative di cultura socialista (ad esempio il Laboratorio politico, col quale ci fu un proficuo scambio di adesioni, come anche l'ARS) come "contaminatrici" (in senso positivo) di cultura politica e di governo di chiara ispirazione socialista, nell'ambito degli attuali partiti della sinistra

peppe ha detto...

non c'è nessuna riserva indiana all'orizzonte se si guardano le cose con un minimo di serenità. Al di là di quelle che sono le realtà oggi esistenti (e che sono in forte crisi) una associazione non può limitarsi a svolgere ruolo di cerniera, ma di provocazione e di stimolo positivo. E lo può fare solo se ha un punto di vista organioco e definito in grado di contribuire a colmare il vuoto di pensiero che esiste a sinistra. E poi si può essere legittimamenye in disaccordo con la propsta della rete, però smettiamola di utlizzare termini cvome riserva indiana. Non mi pare che il Gruppo di Vopedo sia stata una riseva indiana visto che ha ogni anno avuto l'attenzione di importanti espionenti di SeL e del PD che hanno tranquillamente interloquito con essa . E la candidatura Pisapia è stata lì lanciata. Non mi pare un comportamenti da riserva indiana

peppe ha detto...

e comunque l'esperienza di Bertinoro è profondamente diversa da quella proposta dai compagni volpediani. Sia perchè si colloca in un tempo politico diverso, con condizioni diverse, sia perchè la iniziativa di Bertinoro si fondava su basi ideologiche molto ambigue. Io non vi partecipai proprio per questo (allora vi fu la nascita di Sinistra Democratica). Comunque oggi siamo in una situazione profondamente diversa con una crisi evidente dei soggetti politici esistenti e con la implosione del sistema delle relazioni politiche. Il PD deve solo sperare che Berlusconi in un modo o nell'altro continui a guidare il csd anche dai servizi sociali. La politica non si fa mai a bocce ferme ma cercando di capire gli scenari possibili. Del resto nessuno esclude affatto interlocuzioni con segmenti degli attuali soggetti politici (e dove c'è scritto?). Per esempo con Pittella nel PD e Migliore (che è stato a Volpedo) in SeL. E naturalmente con quei compagni del Psi che si oppongono a Nencini. Molto dipenderà dalla evoluzione politica.

francesco ha detto...

Scusate: ma se il documento volpediano avesse voluto dire “facciamo un partito”, lo avrebbe detto. Invece esso parla di dar vita ad un “soggetto politico”, e la scelta del termine non mi pare casuale. Mi sembra cioè abbastanza evidente – da quanto è detto nel documento – che la prospettiva della “Rete Socialista” non è quella di dar vita ad una sorta di micro-partitino di reduci, ma è quella di far acquisire ad un’area socialista (oggi dispersa e frantumata) un grado sufficiente di visibilità e di riconoscibilità, tale da metterla in condizione di contribuire in modo fattivo alla costruzione – non da sola, evidentemente – di un percorso politico che punti a trasformare in senso socialdemocratico la Sinistra italiana.

Sbaglia dunque Turci ad interpretare in chiave micro-partitica la proposta della “Rete Socialista”. E ha invece ragione Martelloni, che ha ben colto il senso e il significato dell’operazione: acquisire un minimo di massa critica che consenta di essere lievito e promotori (ma non certo soci esclusivi!) della costruzione di un futuro partito del Socialismo Europeo.

Poste dunque queste premesse, la chiusura operata da Turci al documento di Volpedo mi pare in vero un po' frettolosa. Anche perchè ho l'impressione che se non ci si vorrà appoggiare sull’iniziativa chiara, esplicita e priva di incertezze di un soggetto politico minimamente visibile, anche quella funzione di stimolo e di pungolo verso i partiti esistenti che lo stesso Turci preconizza rischierebbe di rimanere - io temo - del tutto inefficace (come è stato di fatto finora), e noi tutti ci condanneremmo puramente al ruolo della mosca cocchiera, che si illudeva di essere lei a tirare il carro quando era invece del tutto ininfluente.

Con la “Rete Socialista” a me sembra invece che potremmo quanto meno sperare di acquisire un po' più di incisività, se non altro perchè potremmo immaginare di dar vita ad una sorta di piccola flottiglia corsara, in grado di sparare bordate che facciano emergere (e possibilmente anche esplodere) le contraddizioni e le magagne delle attuali forze organizzate (grandi e piccole) della Sinistra, ponendo magari le premesse per trasformazioni più serie e profonde.

Insomma, mi pare una sfida che meriterebbe di non essere lasciata cadere. Anche perchè l'alternativa, in definitiva, è solo quella di non fare nulla.

Un saluto,

lanfranco ha detto...

Caro Francesco ammetterai che non sono l'unico ad essere caduto in un eventuale equivoco. Quanto meno sono in buona compagnia con compagni come Ferrari e il gruppo Labour. Ma quando leggo le repliche di Allamano su una forza socialista autonoma o la road mapp di Veltri incorporata nel l'appello di Volpedo non riesco a interpretare in nessun altro modo. Se poi penso che abbiamo sudato sette camicie per riunire a giugno a Milano su vostra tenace e preziosa insistenza il numero più largo di sigle ( 6 o 7 in tutto ) e da allora siamo riusciti a vederci una sola altra volta in modo informale a Roma a fine settembre, in numero più ridotto, che da questa ultima riunione era scaturita l'idea del convegno sul programma del Pse per le prossime europee, e che per l'ipotizzato convegno io, Besostri e De Bartolo abbiamo scritto e messo in circolazione una prima parte di documento finora senza riscontro, allora non posso non notare anche la sproporzione fra propositi e capacità. Per questo insisto a riproporre in alternativa a barocche strutture similpartitiche ( per le quali non capisco perchè chi voglia sottolineare il marchio di origine socialista, non citi mai neppure per sbaglio l'attuale Psi. E ciò mi costringe a rifare la domanda fatta a Bagnoli a Milano." Ma davvero crediamo che se mettessimo insieme tutte le attuali sigle potremmo fare qualcosa di più consistente dell'attuale ineffabile Psi di Nencini?), insisto a riproporre di organizzare questo convegno di cui ho letto l'apprezzamento anche di Fasce e allego la prima parziale bozza ricordata sopra. Cordiali saluti Lanfranco

peppe ha detto...

ma infatti caro Francesco il messaggio del documento è chiaressimo e non capisco per niente l'accanimento polemico veramente eccessivo, che anima qualcuno. Il problema è proprio quello che dice Francesco: dare visibilità ed incisività nel dibattitio ad una area che possa esprimere in modo organico il proprio punto di vista e non essere caudatario di posizioni altrui. Un ruolo di provocaziomne attiva e non di cerniera, che non comporta affatto la velleità di costruie un partitino. Poi diciamo la verità: tutti i soggetti politici attuali sono in forte ed irreversibile (a mio parere) crisi. Che è contestuale all'avvio di una possibile fase postberlsconiana. Del resto vediamo che il PD non è un partito ma una somma di ambizioni e posizionamenti personali e di gruppi di potere slegati da un progetto politico coerente e da una idea di società. Anche se al suo interni ci sono singole personalità che certo guardano al Pse. Penso a Pittella , ma anche a Damiamo o Ghezzi. Del resto la figura penosa fatta da Fassina dovrebbe ridimensionare le aspettative verso i GT o ex. Ma non voglio entrare più di tanto nelle cose interne al Pd o di SeL a cui resto iscritto ma con forte criticità e dove ci sono persome come Migliore che certop sono interlocutiri. E l'interlicizione presuppone un punto di vista forte ed autonomo nella prospta slegato dalle manfrine interne ai partiti attuali. Di qui l'esigenza delle Rete

luigi ha detto...

Scusate ... preciso ... sono d'accordo con quanto scrive Somaini,
tenuto conto delle considerazioni di Giudice ...
rettifico se fossi stato poco chiaro e dunque frainteso:
sono d'accordo con Turci per il convegno ... a Milano per parlare di
elezioni europee elezione Schulz con tutti quelli che ci stanno
utile sicuramente per riprendere a parlare sui contenuti.
Invece sull'interpretazione forza politica
a )versione partito secondo Turci
b) versione massa critica (antica definizione di Somaini)
coordinamento nazionale di tutti ma proprio tutti circoli
associazioni - e bene il nome "rete socialista" che lo definisce,
ebbene sono d'accordo per questa ultima ipotesi.
Poi si vedrà cosa succede nel percorso che ci si para davanti, con
traguardo elezioni europee.
Ecco perché fare urgentemente un convegno a Milano sul tema elezioni
europee (sono oramai imminenti) mi sembra di grande utilità anche per
fare le oportune verifiche dei congressi PSI PD SEL che le precedono.
Un fraterno dialogante saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce


dario ha detto...

Grazie Peppe,
come sempre la tua lucida esposizione fa chiarezza su molte questioni. Forse qualcuno, equivocando sul fatto che il Gruppo di Volpedo non ha mai avuto l'ambizione di porsi quale attore politico nazionale, ha pensato che il nostro obiettivo fosse quello di fare la riserva indiana dei socialisti del nord ovest, noi in realtà non abbiamo mai voluto allargarci perchè riteniamo, ancora oggi, che il futuro di una Rete Socialista nazionale non possa prescindere da un radicamento robusto su un territorio, noi negli anni abbiamo sempre mandato un messaggio, che finalmente quest'anno è stato recepito, e cioè che ritenevamo utile ed opportuno rapportarci con altre realtà presenti sui vari territori italiani, senza pretese egemoniche.
Quest'anno abbiamo iniziato in Versilia con i compagni e compagne toscani, abbiamo proseguito con i compagni/e del sud adriatico (tra l'altro l'8 giugno a Foggia ho visto un convegno molto partecipato, in una sala piena, e con molti giovani) e proviamo, sia pure con maggiori difficoltà, a promuovere simili iniziative nel triveneto. I socialisti ci sono, sono molti ma molto dispersi (per dirla con Bagnoli "sono un volgo disperso che voce non ha"), ma sono persone in carne ed ossa che dopo ventanni di traversata del deserto iniziano ad intravvedere un'oasi.
E' un lavoro on the road che sta dando i suoi frutti, dopo un paio di anni di difficoltà nuovi circoli, stimolati dall'idea della Rete Socialista, si stanno avvicinando al GdV.
Per il resto dici bene tu, il GdV è aperto da sempre alle contaminazioni, a me ha fatto molto piacere sentire Fornaro e Migliore a Volpedo parlare di democrazia e futuro della sinistra. Da sempre però facciamo della nostra AUTONOMIA un tratto distintivo. Chi ha vissuto la nascita e la vita del GdV sa che abbiamo rifiutato molti approcci (anche con proposte molto allettanti) e che abbiamo preferito perdere fior di circoli che puntavano a fare del GdV una corrente esterna a questo o a quel partito. E' per questa forte connotazione autonomistica che oggi il GdV, dopo cinque anni di vita, è ancora in piedi, ha traballato, abbiamo discusso, litigato, ma sempre nel nome di una Idea superiore: l'Idea che anche in Italia prima o poi il Socialismo tornerà ad avere il suo spazio ed il suo ruolo, in quale contenitore si vedrà.
Fraterni saluti
Dario Allamano


francesco ha detto...

Caro Lanfranco,

Le difficoltà di mettere insieme tutti i soggetti potenzialmente ascrivibili all'area della Sinistra socialista diffusa (biografica e non, per usare un'espressione a te cara) mi sono da sempre ben chiare. Proprio per questo però faccio fatica a comprendere le ragioni di un atteggiamento di chiusura, da parte tua e del Network, rispetto ad una proposta come quella lanciata a Volpedo, che vorrebbe semplicemente costituire un passo in avanti nella direzione di cui si era cominciato a ragionare a Milano.

Anonimo ha detto...

Posso peraltro confermarti - anche perchè a Volpedo la cosa è stata ribadita da tutti - che l'idea del "partitino dei reduci" non è nelle intenzioni di nessuno (e il documento approvato mi pare che non dica proprio nulla che autorizzi interpretazioni di questo tipo). Del resto, anche quelli che tu interpreti come indizi rivelatori del contrario, come l'insistenza di Allamano sul fatto che la Rete debba essere autonoma o come la road map proposta da Veltri non mi paiono in realtà suscettibili di essere interpretati nel senso che tu paventi. Il discorso sull'autonomia - che io condivido - va infatti inteso alla lettera, e cioè non nel senso che si debba pensare ad un soggetto chiuso in sé stesso o autoreferenziale, bensì nel senso che si dovrà immaginare una realtà che non dipenda da altri, e che non giustifichi la propria esistenza come portatrice di acqua a favore di questo o di quello. Quanto alla road map - che peraltro il documento volpediano ipotizza espressamente come il frutto di un percorso condiviso e plurale - non riesco francamente a vedere in cosa consisterebbe la sua malizia: essa infatti semplicemente traccia un percorso (manifesto, documento programmatico, uscita pubblica), che appunto vuole dare spessore ai discorsi che abbiamo fatto a Milano. Nulla di meno e nulla di più.

A me, insomma, la questione pare molto semplice: l'obiettivo di questo soggetto (che si potrebbe chiamare "Rete" se non ci vengono in mente altre denominazioni) è quello di provare a mettere insieme i frammenti di una realtà socialista dispersa e frantumata per farle acquisire un po' più di visibilità e di incisività in rapporto ai processi politici in corso, e questo, a sua volta, al fine di cercare di diventare il lievito di una trasformazione in senso socialdemocratico (ed europeo) dell'intera Sinistra italiana. Da ciò discende anche che la Rete stessa non può che proporsi costitutivamente di dialogare e confrontarsi con gli altri, e di interagire con tutti coloro che - dentro o fuori i diversi partiti - possono essere interessati a questo obiettivo di fondo (il che è poi esattamente l'opposto di un'operazione autistica da "riserva indiana"). E' chiaro d'altro canto che per entrare in dialogo con chicchessia (ed essere possibilmente anche ascoltati) occorre comunque acquisire ed esprimere una soggettività ed un'identità proprie, che siano, se possibile, anche piuttosto chiaramente riconoscibili: e poichè le varie realtà dell'area socialista oggi esprimono una soggettività debole è opportuno a mio avviso cercare di compiere uno sforzo unitario. L'alternativa infatti non è che quella di continuare a marciare divisi, ma questo, io credo, finirebbe per indebolire tutti quanti senza in realtà avvantaggiare nessuno.

Quanto all'idea del convegno sul programma del PSE io credo che sia ancora assolutamente in piedi (tra l'altro il prossimo 29 ottobre ci sarà a Bergamo Martin Schulz, ospite di Pia Locatelli e della Fondazione Zaninoni, e quella potrebbe essere l'occasione per accennare la cosa anche a lui). Potrebbe essere anzi un'iniziativa organizzata da tutti. E in proposito anche i contributi che tu, Felice e De Bartolo avevate cominciato a predisporre nelle scorse settimane non sono certo finiti nel cestino, ma potrebbbero essere pensati in funzione di quell'evento (o anche diventare dei punti qualificanti di quel documento programmatico della "Rete" di cui si parlava). Insomma, io auspico che su tutta questa faccenda prevalga davvero un atteggiamento più costruttivo e meno improntato al sospetto e alla circospezione. Questo però richiede da parte di tutti uno sforzo di buona volontà, senza la quale non si compie evidentemente nemmeno un passo.

Un saluto,

Francesco Somaini

maurizio ha detto...

Desidero ringraziare Francesco per questo intervento così chiaro, pacato ed equilibrato. Sono le virtù che tutti gli riconosciamo e che si rivelano particolarmente preziose ed efficaci a fronte di atteggiamenti a mio giudizio eccessivi ed immotivati. Ero a Volpedo il 28 e 29 settembre e confermo, anche se non è necessario, tutto quello che ha scritto Francesco. Del resto il documento approvato all'unanimità è chiarissimo e voler andare al di là di quello che è scritto costituisce soltanto quello che Felice ha precedentemente definito un processo alle intenzioni. A che cosa serva e a chi sia utile questo processo resta per me un mistero.
Aggiungo alcune considerazioni. Un anno fa anch'io ero contrario all'ipotesi di dar vita ad un autonomo soggetto politico socialista. Ma un anno fa c'era la coalizione IBC; non mi esaltava, ma quella era la situazione data nel cui ambito ritenevo dovessero agire, con un'azione che definirei di pungolo e di positiva provocazione, i diversi soggetti dell'associazionismo socialista. Ogni diverso atteggiamento mi appariva velleitario e impraticabile.
Credo sia inutile dire che da allora tutto è cambiato. IBC, dopo la mediocre prova data in campagna elettorale e dopo il deludente risultato di quest'ultima, non esiste più. Il PD esprime il Presidente del Consiglio e sostiene un governo probabilmente inevitabile dati i numeri, ma sicuramente lontanissimo dalle nostre posizioni. SEL è all'opposizione, una scelta per me giusta ma che spesso fatica a definirsi e a tradursi in una linea chiara e comprensibile; sconta indubbiamente una posizione ed un ruolo difficili, ma incidono anche le troppe incertezze che ancora si trascina. Sul PSI dico soltanto che ho l'impressione che il fronte contrario a Nencini si stia rivelando debole e molto diviso.
A breve ci saranno i congressi dei tre partiti. Vedremo quello che succederà, ma pare ormai certo che, salvo avvenimenti strani ed imprevedibili, Renzi vincerà alla grande. Del resto il suo principale competitor è sicuramente un dirigente serio e colto, ma sconta il fatto di essere (non solo di apparire) come l'ultimo esponente di quel gruppo dirigente postcomunista che non solo è passato di sconfitta in sconfitta, ma che ha gran parte della responsabilità del disastro delle sinistra. Chi ha parlato chiaro sia sull'adesione al PSE (in modo per me ben più credibile di Renzi) sia sulla necessità di rivedere i vincoli europei e la politica dell'austerità è Gianni Pittella. Sappiamo però che la sua è una candidatura sostanzialmente di testimonianza.
Questo è il quadro politico attuale e del prossimo futuro ed è proprio a fronte di questo quadro che ciò che un anno fa appariva velleitario è diventato realistico mentre la posizione oggi irrealistica è quella di chi si illude di poter esercitare una qualche forma di condizionamento verso ciò che a breve non è assolutamente condizionabile.
Per questo negli ultimi tempi mi sono convinto che solo un soggetto politico socialista, del tutto autonomo nei confronti dei partiti del centrosinistra (come il GdV ha sempre voluto ed è riuscito ad essere), possa esercitare una forma chiara di interlocuzione nei confronti di una sinistra ancora troppo lontana da una visione socialdemocratica autentica e forte. Nell'Appello per la rinascita del Socialismo in Italia c'è una frase che mi è particolarmente piaciuta: "La questione socialista non può essere affrontata, né tantomeno risolta, da altri soggetti, proprio perché essi sono altro". La situazione della sinistra italiana dimostra ampiamente quanto è vera questa frase e per questo credo sia giusto muoversi in questa direzione.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola

lanfranco ha detto...

Caro Francesco ieri ho incontrato a Bologna Elio Veltri il quale mi ha confermato che è sua intenzione verificare se ci sono le condizioni per lanciare il progetto di un nuovo e autorevole Partito Socialista. Cosa del tutto legittima, ma che, come ho ribadito anche a Lui, non ha secondo me alcuna possibilità di realizzazione. Veltri comunque mi ha confermato che questo è quanto ha inteso proporre a Volpedo con la road map. D'altro lato, come facevo osservare nella mia precedente lettera, questa è anche la interpretazione data dai compagni del LABOUR. Niente di male, naturalmente, se ci sono interpretazioni diverse di quell'appello, purchè non le si attribuisca a una volontà ostile o ostruzionistica da parte mia o del Network, il quale peraltro non potrà non riprendere il tema alla prossima assemblea di Passignano, dal momento che non ho nessuna pretesa di parlare a nome di tutti i suoi componenti e dei suoi organi, per quanto viviamo anche noi come tutti attraverso relazioni molto informali. A me pare che il problema , se riportato nei suoi termini praticabili, sia sempre quello di una maggiore collaborazione in iniziative comuni, fra circoli e associazioni che si richiamano a una sinistra socialista di impronta europea e antiliberista, nella consapevolezza che molti dei compagni e delle compagne cui ci rivolgiamo sono al contempo anche impegnati in Sel, nel Pd o nel Psi. E nella riaffermata convinzione che la connotazione socialista non è discriminante verso analoghe realtà associative che abbiano origini o storie diverse alle spalle, ma che condividano obiettivi o aspirazioni simili ai nostri. L'ultimo esempio che viene in proposito è il seminario organizzato lunedì scorso dall'associazione Ars, il Centro per la riforma dello Stato e il Network stesso circa la possibilità di riunificarte il mondo del lavoro ( http://www.radioradicale.it/scheda/393759/riunificare-oggi-il-mondo-del-lavoro-e-possibile ). Vengo dunque alla parte finale della tua lettera che mi trova molto convinto. Suggerirei , come dici anche tu, che chi di noi potrà andare a Bergamo parli con Schultz del convegno che vogliamo organizzare e che si provi a vederci rapidamente a milano per dare un seguito a quanto finora ipotizzato e in parte tradotto nella nota mia, di Felice e di De Bartolo. Quanto alla Rete riparliamone in quella riunione. Ma , se io fossi fra i firmatari dell'appello di Volpedo, mi preoccuperei di più di quanti finora non hanno commentato, piuttosto che di quanti hanno avanzato dubbi e riserve. Un cordiale saluto Lanfranco Turci

Giovanni ha detto...

Cari compagni,
intervengo solo ora, dopo aver letto i vostri interventi e averne discusso con gli altri compagni che sono intervenuti ieri al direttivo del Rosselli. Credo che le aspettative e i progetti di ognuno siano più che legittime. Personalmente, mi ritrovo nella posizione di Luciano. Nella situazione data, quello che possiamo, realisticamente, fare è di agire come la Fabian Society: ricostituire cioè un'area socialista che agisca come gruppo di pressione su determinati progetti e proposte. Per fare questo, ovviamente, bisogna lavorare in rete (o in network, come preferite) con modalità da sperimentare, verificare, approfondire. Vi inviterei a riflettere su una questione: come mai, nelle ultime elezioni, l'area cattolica ha fatto eleggere molti suoi appartenenti (con il PD e Scelta civica) non necessariamente iscritti ad alcun partito e noi non siamo riuscito a proporre a nessuno un nostro rappresentante? Un caro saluto Giovanni

Dario ha detto...

Mi pare che dopo gli interventi di Somaini e Giancola il quadro sia chiarissimo, non più suscettibile di dietrologie ed interpretazioni. La Rete Socialista è un piccolo tentativo di rimettere all'ordine del giorno (ben consapevoli della nostra debolezza) la Cultura e la Storia dei Socialisti Italiani che merita proprio perchè è ancora viva, nonostante il continuo tentativo di descriverla come storia criminale, ed ha qualcosa da dire alle future generazioni.
Dalla legge elettorale sulla quale i socialisti sono sempre stati proporzionalisti (il maggioritario è ormai defunto nonostante le tante bombole d'ossigeno consumate per tenerlo in vita) , alle tasse sulle quali sono convinto che la presenza di un Socialismo forte avrebbe impedito di calare le braghe di fronte al diktat di SB sull'IMU e magari avrebbe avviato una vera discussione sulla necessaria riforma fiscale per spostare il peso delle imposte e tasse da lavoro alle rendite, sull'amnistia sulla quale non mi vergogno di dire che sono contrario perchè innanzitutto i socialisti sono garantisti e la prima cosa da fare è liberare le carceri dai detenuti in attesa di giudizio (vi ricordate il pensiero liberale che si è innocenti sino a prova contraria?) che sono il 50% dei detenuti, e che sono favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere (che libererebbe un altro 25% di detenuti).
Sono tutti temi sui quali la Cultura dei socialisti è ancora sempre all'avanguardia e richiede solo di essere un po' rispolverata.
Ecco se c'è una cosa che non dovremo fare come Rete Socialista sarà appunto di parlare di rapporti tra partiti ma parlare di temi utili per gli italiani
Fraterni saluti
Dario Allamano

Felice ha detto...

Io ho incontrato Veltri a Roma ai margini del Seminario di Labortorio politico e mi ha confermato che non è sua intenzione dar vita ad un Partito: ci devo credere dal momento che al testo dell'appello ci devo mettere mano anch'io. Abbiamo anche cominciato a mettere insieme i nomi delle personalità socialiste da contattare. Pur non potendo mettere sulla piazza nomi non contattati, mi paiono assolutamente estranei ad ogni avventura partitica in queste condizioni. Per essere chiari il mio obiettivo è quello di avere anche in Italia un grande partito socialista e quindi con in testa un modello di società alternativo a quello esistente. E' il solo modo di risolvere la questione socialista in Italia come questione dell'intera sinistra italiana. Il rapporto di tale partito con il PSE risolve il tema dove stare, anche in vista delle novità delle prossime elezioni europee (anticipate rispetto alla scadenza naturale di giugno non a caso)ma come starci è altra questione






Felice Besostri

valdo ha detto...

Esprimo il mio apprezzamento in merito al documento sulla Rete Socialista.

Credo in proposito che nessuno stia coltivando l'assurda velleità di costituire un altro partitino di naufraghi del vecchio PSI. Non è a questo, del resto, che allude il documento volpediano quando accenna all'esigenza di creare un soggetto politico di ispirazione socialista.Credo che abbia ben altre e più alte ambizioni.

Il punto è semmai quello di ridare visibilità ad un'area politica oggi frantumata e confusa e di rilanciare una seria progettualità socialista al fine di favorire un'evoluzione costruttiva tra le altre forze (oggi alquanto confuse e disorientate) della Sinistra italiana, o quanto meno tra le componenti di essa più sensibili ad una prospettiva di impronta socialdemocratica e libertaria.

In altre parole non si tratta, a mio parere, che di provare a porre in essere una qualche iniziativa collettiva che renda questa nostra area meglio riconoscibile, e che la qualifichi, di per ciò stesso, come un interlocutore politico con cui anche altri possano trovare utile confrontarsi.
Questo particolarmente in un momento politico così tormentato e in un quadro politico in forte evoluzione, su cui nel giro di qualche settimana, ci saranno indubbiamente elementi di maggiore chiarezza.
Un fraterni saluto
Valdo Spini


paolo ha detto...

Cari compagni (mi rivolgo in particolare a chi punta sul progetto della Rete Socialista),

ho trascurato finora di intervenire nel dibattito per discutere con voi sull'efficacia di questo o quell'approccio per avvicinare la realizzazione dei grandi valori del socialismo che ci accomunano. L'ho fatto nel passato, non vi ho convinto, voi non avete convinto me, inutile insistere: credo che possiamo serenamente prendere atto della differenza di opinioni. Io propendo (com'è ovvio, visto che ho scelto il PD) per un disegno vicino alla Fabian Society disegnata da Luciano, Lanfranco, Giovanni ed altri.

E trascurei anche di approfondire se nei vostri propositi ci sia la realizzazione di un partito in senso stretto o di qualcosa che gli si avvicini senza esserlo. Se non vi offendete per l'accostamento, osserverei che anche altri (i grillini, le liste Pannella Bonino, la Rete di Orlando, Rivoluzione Civile, ecc) hanno rifiutato la forma tradizionale di partito, ma ne hanno di fatto interpretato il ruolo come "soggetto politico autonomo".

[Dal punto di vista pratico, vi farei però notare che la scelta del "soggetto politico autonomo" mi pare abbia un effetto escludente, non solo nei confronti di chi milita nei partiti tradizionali (PD, SEL, PSI) sentendosi socialista, ma anche verso chi ha fatto la scelta "arancione" come ad esempio a Milano Franco D'Alfonso e Marilena Arancio oltre a molti altri. Oggi metto a fuoco meglio quello che, da parte vostra, mi pareva un'incomprensibile disattenzione nei confronti di quel fenomeno].

Ma tutto ciò sta nel campo del giorno per giorno, della politica pratica.

Mi porrei invece una domanda, stimolata dalle osservazioni di Giovanni, che riguarda tutti noi allo stesso modo. Cosa ha prodotto di "nuovo" il mondo "socialista" italiano negli ultimi dieci – quindici anni? Quali idee, quali battaglie politiche specifiche, nostre? Molti tentativi di riunificazione (ahimé non riusciti, ma non è questo il punto) e poco altro. Ci sono temi in cui anche le tendenze politiche maggiori (il PD per primo) sono silenziose in modo sconcertante, ma noi non stiamo proprio occupandocene. Faccio due esempi:

▫ C'è necessità di "meno lavoro umano" nell'economia, oggi. La "possibilità di lavorare" diventa una risorsa scarsa, per la quale si compete, il lavoro un privilegio. Cosa significa, quindi, oggi, "centralità del lavoro"? Quali effetti tutto questo ha/avrà sui redditi (e qui vien molto a proposito il dibattito sul RMG, il seminario di Roma ecc) ma anche quali effetti sulla identità sociale, sulla autostima, ecc? Quale società abbiamo in mente per il 2030?

▫ Cosa c'è davvero dietro il fenomeno Grillo? Perché Casaleggio ha successo e Ferrero per nulla? Perché spesso i ceti più deboli preferiscono le risposte della destra populista alle nostre? Chi rappresenta davvero la sinistra organizzata oggi? Da chi è composto il "popolo delle primarie", quali sentimenti lo muovono, perché sceglie sempre il candidato più alternativo?

Ci dobbiamo chiedere se ragionare entro una comunità culturale caratterizzata e circoscritta dalla fede negli stessi grandi valori (del socialismo, per noi – ma vale lo stesso per altri con altre storie) produca un ambiente fertile alle nuove idee, al progresso intellettuale. Ci dobbiamo riflettere tutti, e molto seriamente, perché, se c'è una cosa che i grandi padri del socialismo non ci perdonerebbero, è di essere diventati inutili allo sviluppo del pensiero.

Un cordiale saluto

Paolo Zinna

francesco ha detto...

anni da questa area di produrre idee interessanti o di contribuire alla realizzazione di un ambiente culturalmente fertile.

Lo inviterei per esempio a leggere (o rileggere) il manifesto del Gruppo di Volpedo del 2008, o i vari documenti del Network, dei gruppi vicini a Spini (di cui ritengo apprezzabile l'intervento che ho postato l'altro giorno), o di altre realtà della "galassia socialista" per avere una verifica del contrario, e per constatare, carta alla mano, che sul piano del pensiero è stato pur prodotto qualcosa.

E anche sul piano delle idee "pratiche" e delle proposte "operative" mi pare che siano state pur dette delle cose non banali. Chi per esempio, se non proprio quest'area socialista dispersa e frantumata, ha individuato e lanciato per prima, in questi ultimi anni, il tema della necessità di dover pensare a veri partiti transnazionali come premessa indispensabile per costruire una vera Europa politica e per affrontare problemi che ormai travalicano le dimensioni nazionali? Oggi ne parlano quasi tutti (perfino Letta e Casini). Ma nell'appello di Volpedo del 2007 questa proposta era già stata chiaramente lanciata (mentre il PD continuava a baloccarsi sulla presunta originalità del proprio modello ideologicamente ibrido). E sulle leggi elettorali? Consideri Paolo Zinna quanto è riuscito a fare Felice Besostri (insieme a pochi altri sparuti temerari) per impugnare il Porcellum e portarlo davanti ad una Corte Costituzionale assolutamente reticente a farsi carico del problema, e mi dica se questa non può essere considerata una importante (ancorchè misconosciuta) realizzazione della nostra area socialista (il tutto mentre il PD, contro questa legge orrenda, organizzava ipocritamente solo delle finte mobilitazioni, come quella di raccogliere le firme per un referendum abrogrativo palesemente non proponibile, e infatti regolarmente affondato dalla Cassazione...).

Insomma, fatico davvero a comprendere di cosa parli il compagno Zinna.

Il punto, in verità, non è che la "galassia socialista" non ha prodotto niente. E' che quanto essa ha prodotto non ha ottenuto adeguata visibilità, e questo perchè la "galassia socialista" non dispone della massa critica sufficiente per avere voce e riconoscibilità. Ma proprio da qui nasce l'esigenza di un soggetto autonomo, cioè appunto della Rete Socialista.

Badate che quella di dividerci tra "fabiani" e "partitisti" è assolutamente una falsa questione. I cosiddetti "partitisti" infatti non sono in alcun modo tali (e tutti quanti stiamo infatti continuando a ribadire che non c'è alcuna intenzione dar vita ad un assurdo partitino di reduci); mentre i cosiddetti "fabiani" dovranno comunque pur riconoscere che per fare la "Fabian Society" bisognerà comunque ben darle vita, e configurarla, appunto, come un soggetto politico indipendente ed autonomo (il che è esattamente quanto si propone di essere la "Rete"). Sennò - se non si fa questo - non si diventa la "Fabian Society" ma semplicemente la solita inutile "foglia di fico socialista" appiccicata a questa o a quella cordata.

Io dunque continuo a dire che la proposta della "Rete" ha assolutamente senso. E rilancio altresì la proposta di Giancola e di Veltri: facciamo dell'attuazione dell'art. 49 della Costituzione e dunque della messa a punto (o del recupero) di una seria proposta di legge sui partiti e delle realizzazione di una campagna per sostenerla uno dei punti qualificanti su cui provare a fare di questa "Rete" un soggetto capace di rendersi politicamente visibile ed incisivo. E se poi i socialisti che stanno nei vari partiti raccogliessero e rilanciassero tale proposta, e dicessero di farlo proprio in quanto si riconoscono nella proposta della "Rete", ecco che svolgerebbero anche quel ruolo di tipo "fabiano" di cui si ragiona (e qui che nessuno in effetti sta contestando).

Un saluto,

Francesco Somaini

peppe ha detto...

credo che Valdo Spini abbia ben compreso il senso della "Rete Socialista" dove non non c'è nessuna divisione tra Fabiani e partitisti. Come sottolnea Francesco il tema è dare visibilità nel dibattito politico (in una fase in cui tutti i partiti sono in crisi) ad una area politica e culturale. Evitando sia le logiche cda "riseva indiana " che nessuno di noi persegue, sia l'essere , magari inconsapevolmente, caudatari di questa o quella corrente di questo o di quel partito. Si può essere interlocutori se si ha una chiara e organica soggettività politica, vale a dire un punto di vista definito. Questo è il senso della rete, non certo quello di afre un partitino. Diciamo che è un disegno molto più ambizioso. E Forse la crisi dei partiti. come dicevo, può darle forza. Se si ha un puntio di vista chiaro, poi si può e si deve interloquire con quei segmenti dei partiti attuali (PD. SeL. Psi) che mostrano una maggiore sensibilità ai temi che poniamo

franco ha detto...

Mi pare che a sinistra, socialisti, comunisti, si abbia ormai una eccessiva "paura della politica" rinunciando ad analizzare due punti fondamentali, quello della soggettività e quello dell'autonomia. "Paura della politica" in senso letterale, sia per i socialisti, sia per i comunisti non dovrebbe più esserci alcun timore di sindorma da scissione nè quello di creare nuovi partitini, perchè proprio di Partiti con P maiuscola ci sarebbe bisogno (salvo non voler considerare tali il PSI di Nencini e il PRC di Ferrero).Per il resto tutti gli altri PD, SeL, ecc, sono tutti ex senza identità, salvo quella della politica di potenza per la ricerca del potere senza acun discrimine nè ideale, nè programmatico. Poi ci sarebbe il grande tema del confronto a sinistra...ma questa sarebbe un'altra storia. Peso eccessivo delle responsabilità della storia e timidezza anch'essa esagerata, così ci si rifugia in formule improvvisate e si lascia il campo libero a soggetti movimentisti/governativisti del tutto insufficienti. Ed in politica lasciare spazi vuoti non è possibile. Ribadisco: mi rivolgo in questi termini a voi compagni socialisti, ma anche ai miei commpagni comunisti (pur essendo, personalmente, da tantissimi anni un "comunista senza partito"): Grazie per la vostra attenzione Franco Astengo

paolo ha detto...

Forse non sono stato chiaro nel distinguere le due parti della mia mail precedente.

1) Considero la scelta della Rete socialista velleitaria e poco utile, ma non ho nulla contro la scelta dei compagni che intendono percorrerre questa strada. Anzi, auguro loro di smentirmi coi fatti, ottenendo uno splendido successo. Mi limito a non voler dedicare molto tempo ed attenzione miei a questa impresa. Se Franco e Marilena vi parteciperanno attivamente, me ne rallegrerò molto: vorrà dire che vi hanno visto potenzialità interessanti che io non vedo. Ripeto: io MI AUGUREREI sinceramente di essere smentito nelle mie previsioni.

2) La perplessità sulla nostra "limitata creatività" non è affatto un'accusa ai compagni della cd Rete. Ho sottolineato che ci riguarda TUTTI, fabiani, partitisti, dentro e fuori dei partiti tradizionali, ecc. E, no Francesco, continuo a credere che non abbiamo prodotto molto, mi spiace. Credo basti rileggere (solo come esempio) le due questioni che ponevo e di indicarmi quali contributi abbiamo fornito in merito, che evidentemente mi sono sfuggiti. Rispetto a questo tema, mi pare del tutto irrilevante chiedersi cosa abbia o non abbia prodotto il PD (a mio parere, nulla; ma non è questo il punto). E ancor meno mi pare che rilevi la bella impresa del compagno Besostri, che attiene al campo della politica pratica e applicativa, non allo sviluppo del pensiero politico.

Spero così di aver chiarito la natura della mia preoccupazione, che va ben al di là della discussione contingente su differenti opzioni politiche di breve termine. Mi piacerebbe che altre voci dicessero se si ritengono soddisfatte dalla situazione attuale, oppure, se non è così, a quali cause attribuiscono le nostre carenze e quindi cosa fare per porvi rimedio.

Un saluto cordiale

Paolo Zinna

peppe ha detto...

La posizione del compagno Zinna è del tutto legittima e rispettabilissima. Anche se credo derivi da una errata interpretazione del documenti di Volpedo che non intende cpstruire un partitono ma un processo che guarda al medio periodo in una fase di profonda crisi dei soggetti politici attuali ed in particolare di quelli più grandi. E' un progetto arduo e pieno di difficoltà di cui tutti ci rendiamo conto. Ma io potrei considerare personalmente velleitario anche il voler dare una "torsione" socialista alla mozione Cuperlo nel PD che per la verità mi pare molto poco vicina ad una sensibilità socialista e riprende vecchi clichè di una conunta cultura postcomunista che finora non ha prodotto grancè. Certo la posizione di Renzi è ancora più distante dalle nostre posizioni, non c'è dubbio. Ma temo che il congresso PD sarà caratterizzato tutto da un poco esaltante gioco di posizionamento di gruppi di potere senza nessun progetto politico. E lo dimostra il fatto che anche tra gli "antirenziani" si sono ripetuti più volte elogi al saltimbamco fiorentino definito quale "risorsa del CSX". Ciò nonostante auguro ai compagni socialisti nel PD che hanno deciso di sostenrere Cuperlo di riuscrire nella loro impresa nonostante le mie forti perplessità. Quantomeno mi sarei aspettato che qualche parola positiva la evessee spesa per Gianni Pittella il quale pur esprimendo una posizione indubbiamente minoritaria è quella più ricca di sensibilità socialista. Talvolta bisogna avere il coraggio di essere minoritari nel marasma generale. Io non appoggerò Pittella perchè non sono iscritto al PD e non ho intenzione di iscrivermi, ma appezzo il fatto che qualcuno dica certe cose. Comunque io credo che le Associazioni socialiste sono quelle che hanno espresso il più alto livello di dibattito culturale in una sinistra vuota di pensiero e proposte. Ed in particolare l'ha fatto il Gruppo di Volpedo la cui esperienza dura bda ormai sei anni. E' piuttiosto nei partiti attuali che c'è il vuoto più totale.