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lunedì 4 febbraio 2013
Vittorio Melandri: L'amarissima solitudine dei cittadini italiani
Luciano Canfora sul Corriere della Sera di oggi 4 febbraio, parla dell’uscita prossima per i tipi di Donzelli, del nuovo saggio di Franco Lo Piparo su Antonio Gramsci, intitolato “L’enigma del quaderno”. Il tema del saggio è quello del “trentesimo” quaderno mancante di Gramsci, occultato perché avrebbe messo in crisi una lettura ortodossa del rapporto fra il PCI ed il suo fondatore.
Canfora nel mezzo dell’articolo afferma:
“E quanto ad opere complete si potrebbe largamente esemplificarne la intenzionale incompletezza quando l’autore non sia un poeta parnassiano, ma un politico che ha fatto storia – dovuta a ragioni tutte politiche: le quali vanno capite e giudicate non col metro dello scandalo, ma della intelligenza storica. Si pensi alle lacune della edizione nazionale di Mazzini.”
La considerazione di Canfora mi ha suggerito l’amarissimo pensiero che le “ragioni tutte politiche” andrebbero “capite e giudicate non col metro dello scandalo, ma della intelligenza storica”, non solo quando si tratta di cogliere i perché si sia ritenuto di dover occultare, per dirla proprio con Gramsci al “volgare senso comune che è dogmatico, avido di certezze perentorie”, verità storiche scomode, ma anche quando si tratta, proprio ad opera del “volgare senso comune”, ovvero del corpo elettorale, di capire le “ragioni tutte politiche” che vengono messe in campo in campagna elettorale, sottoposte appunto al volgare senso comune, per essere misurate solo con il metro dello scandalo, il solo che sembra si possa concedere in uso al “popolo sovrano”.
Credo sia poi da questo stato di fatto, ovvero dal lasciare al “popolo sovrano” solo il metro dello scandalo come strumento di misura, che discenda in questo disgraziato Paese, come inevitabile corollario, sia….
…..“la solitudine del riformista”….
denunciata a suo tempo da Federico Caffè, sia …..
“La solitudine amara dei servitori dello Stato italiani”
…lamentata nel suo ultimo “Memorandum” domenicale dal direttore de “Il Sole 24 Ore” Roberto Napoletano.
Purtroppo i Baffi e i Sarcinelli e i Pescatore, non sono stati lasciati soli solamente in quel torno di tempo che li vide nell’occhio del ciclone.
Ancora oggi, alla “memoria di Enrico Cuccia”, e alla sopravvissuta a tutto, figura di Giulio Andreotti, vengono riservate bipartisan, dall’establishment tuttora in servizio permanente effettivo, salamelecchi ed inchini, che certificano la solitudine più che mai attuale e sostanziale e mai interrottasi, di quelle limpide figure di “servitori dello Stato”, che solo un popolo che si impadronisse finalmente del metro di giudizio “dell’intelligenza storica”, potrebbe far sentire finalmente meno soli.
Ma perché si possa almeno coltivare la speranza che si cominci ad invertire il senso di marcia, oltre che scavare in profondità per portare alla luce porcherie e colpevoli, e non solo della finanza italiana, la stampa italiana dovrebbe intanto avvertire il prioritario senso del dovere di non lasciare soli i propri lettori, solitudine propedeutica a tutte le solitudini successive.
Vittorio Melandri
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