Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
giovedì 14 febbraio 2013
Per un' "insurrezione" del Parlamento europeo
PER « UN'INSURREZIONE » DEL PARLAMENTO EUROPEO
Non credo che in Italia ci si sia davvero resi conto della portata e della
gravità delle decisioni del Consiglio Europeo dell'8 febbraio scorso, quando
i Capi di Stato e di Governo, che si pretendono unici proprietari dell'UE,
hanno deciso di ridurre il bilancio comune dei prossimi 7 anni apportando un
taglio di 34 miliardi di euro, rispetto al precedente bilancio previsionale
2007-2013, e come tetto invalicabile meno dell'1 per cento della ricchezza
prodotta nell'Unione.
E con una differenza fra gli impegni e i pagamenti reali cosi importante, da
rendere cronica l'incresciosa situazione di lanciare programmi e spese che
poi non si potranno finanziare, come già é accaduto quest'anno. Lungi
dall'essere una considerazione « infantile », é un fatto che i soldi
riportati in « patria » dal Professor Monti sono una vittoria di Pirro sulle
macerie della casa comune, che lui non ha mosso un dito per salvare.
È accaduta, l'apoteosi del rigore senza equità, nel peggiore dei mondi
possibili; nel mezzo di una recessione che dura da anni e che va
aggravandosi, quale che sia il livello dello spread. Con la Grecia che è
stata scaraventata nella miseria e sui muri delle cui città gli arrabbiati
scrivono: «Non salvateci più!».
Non era accaduto mai finora ; che i governi europei dimenticassero in questo
modo le ragioni per cui l'UE è nata, la sete di democrazia ritrovata che
l'ha ispirata, il Welfare che ha dato forza, e non debolezza, al suo
speciale capitalismo postbellico. E questo, proprio quando il contrario
dovrebbe accadere: se gli Stati hanno pochi soldi in cassa devono in qualche
modo far quadrare i conti, l'unica speranza è che sia l'Europa a «fare
crescita», a mobilitare tutte le risorse disponibili non per sostenere la
vecchia industrializzazione ma per aiutare a nascere un'economia nuova, la
sola che possa riportare il continente al centro del mondo: l'economia
verde, la ricerca, l'istruzione, e non la vecchia automobile per tutti ma i
trasporti comuni a disposizione di tutti.
Per farlo l'Unione ha bisogno tuttavia di risorse proprie, perché solo se
disporrà di un proprio bilancio potrà renderci indipendenti dalle pressioni
nazionaliste, dalla concorrenza dei nuovi Paesi emergenti, e da chi, nei
singoli Stati, protegge i grandi cacciatori di sovvenzioni, i padroni della
finanza e dell'industria. Non vogliamo che gli Stati versino loro contributi
all'Europa, in sterili conciliabili dove gareggiano in taccagneria. Comunque
sono i soldi dei cittadini che usano, abborracciando i loro miseri bilanci
comunitari. E allora, se le cose stanno così, che si introducano, per
aumentare il bilancio UE e renderlo degno di questo nome, le nuove imposte
del futuro che sono la Tobin tax sulle transazioni finanziarie, e la Carbon
tax sui produttori di anidride carbonica. Guadagneremo su due piani:
raccoglieremo risorse ingenti, e rispetteremo il clima. Non a caso i governi
guardano ambedue le tasse in cagnesco: la prima vorrebbero iscriverla nei
bilanci nazionali per tappare i propri buchi, la seconda l'hanno gettata nel
cesto delle immondizie.
Ma, oggi, é importante sapere che non é detta l'ultima parola; e che faremo
di tutto perché l'operazione non riesca: nel prossimo governo italiano, se
vinceremo, e nel Parlamento europeo, per la cui rinascita decidiamo sin
d'ora di combattere.
Infatti, pochi l'hanno notato, ma la partita sul bilancio comunitario non é
ancora finita.
Manca ancora la decisione del Parlamento Europeo. Secondo l'art. 312 del
Trattato di Lisbona senza la sua autorizzazione, nessun bilancio potrà
passare.
E non é un caso se, all'indomani del vertice, all'indomani dell'acquiescenza
scandalosa della Commissione di Barroso a questo accordo vergognoso che
cancella d'un tratto la battaglia per un bilancio europeo ambizioso che pur
ha tentato di fare, il Presidente del Parlamento Europeo ha annunciato che
questo accordo era inaccettabile per la sua Assemblea e i presidenti dei
quattro gruppi maggioritari al PE (PPE, PSE, Liberali e Verdi) hanno
sottoscritto un documento importante di cui troppo poco si é parlato nel
quale si descrivono le ragioni del rifiuto.
Noi ci appelliamo direttamente ai rappresentanti di questa Europa sempre
meno unita eppure così necessaria, perché non cedano di fronte alla
responsabilità storica che oggi hanno.
Perché facciano il loro dovere e conducano fino in fondo la battaglia di
democrazia che hanno annunciato di voler fare. E allora boccino questo
accordo meschino. Prendano sul serio l'appello personale che Helmut Schmidt
rivolse al Presidente Schultz nel dicembre 2011 per un'«insurrezione del
Parlamento europeo» e per la democrazia.
Noi saremo al loro fianco in questa battaglia. Perché, ormai lo sappiamo, le
battaglie progressiste si fanno oggi su due piani in contemporanea: nelle
nazioni e in Europa, guardando le cose da vicino e da lontano, con gli
occhiali cosmopoliti che da tempo Ulrich Beck ci chiede di inforcare.
Nichi Vendola
Giorgio Airaudo
Laura Boldrini
Monica Frassoni
Giulio Marcon
Gennaro Migliore
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1 commento:
Sono con loro, integralmente
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