giovedì 28 febbraio 2013

Andrea Ermano: Il principio di realtà

Dall'Avvenire dei lavoratori Il principio di realtà -------------------------------------------------------------------------------- I fattori di consenso emersi dalle urne contraddicono ogni pretesa di egemonia montiana sul centrosinistra. Ma soprattutto escludono ogni ipotesi di Grosse Koalition. -------------------------------------------------------------------------------- di Andrea Ermano -------------------------------------------------------------------------------- Il principale dato emerso dall'analisi di Roberto Mannheimer sui flussi di consenso nella tornata elettorale appena conclusasi è presto detto. Circa 16 milioni di elettori hanno mutato orientamento rispetto alle precedenti politiche del 2008. Poco meno di metà dei votanti (un terzo degli aventi diritto) è passato cioè dal voto al non voto o viceversa, oppure da una forza politica all'altra. Il Cavaliere perde oltre 6 milioni di consensi. Qual è la composizione "di genere" di questa grande fuga dal berlusconismo? È lecito supporre che moltitudini di persone percepiscano ormai una sorta di cesura interiore verso un miliardario che si trova sotto processo per corruzione di minorenne. In ciò il crollo della Seconda repubblica, come e più della catastrofe di vent'anni fa, sfonda la zolla del "pudore". La questione del pudore – notava Perniola nel 1992, quando la deriva di cinismo weimariano tuttora in atto stava incominciando – è la base prepolitica del nostro comune sentire. Su di essa poggiano la coesistenza sociale e l'architettura statuale, cioè il cosiddetto "diritto naturale" cui si richiama Agamben nel suo ragionamento sulla crisi di legittimità che investe oggi "tutti i poteri e le istituzioni". A tale dinamica globale, si aggiunge l'evento sismico italiano. Ed esso, se non tutto è inganno, pare destinato a investire Berlusconi in modo particolare. Perché? Per la questione del pudore di cui sopra e perché il tentativo di legittimarsi da sé tramite l'esercizio del potere mediatico è collassato. <> Fin qui i fatti. E veniamo al quadro politico. Anzitutto, non pare sbagliato il pronostico di Nanni Moretti secondo cui queste elezioni avrebbero liberato 60 milioni di ostaggi. Il Cavaliere sarebbe ben consigliato se decidesse ora di compiere quel bel gesto, quel passo indietro, che in molti auspicano da diversi anni: ritirarsi a vita privata, magari in una villa lussuosa su un'isola tropicale. Italia Bene Comune ha conquistato il premio di maggioranza alla camera e 121 seggi al Senato. Per "fiduciare" un governo occorrerebbero ancora una quarantina di senatori e Monti ne ha eletti solo 22. Alla fine Bersani potrebbe anche non trovare numeri sufficienti. Ma la strada è ancora lunga e tutto questo si vedrà quando il nuovo Parlamento avrà eletto i presidenti di Camera e Senato. E quando i nuovi parlamentari si saranno schierati all'interno dei loro gruppi o con i "realisti" o con i "fondamentalisti". È facile comprendere che la XVII legislatura potrà iniziare veramente soltanto se i "realisti" includeranno nel loro novero la maggior parte dei senatori. A sua volta questa maggioranza senatoriale non potrà che imperniarsi su Italia Bene Comune. Proviamo a riflettere sul responso delle urne in forza del quale toccherebbe a Bersani il compito di esplorare la formazione del prossimo esecutivo. Si tenga presente che, nel duello Monti contro Vendola, gli elettori hanno negato a Monti una funzione decisoria nella formazione della nuova maggioranza, consegnando invece in dote a Vendola oltre un milione di voti (600 mila più che nel 2008) e affidandogli con ciò un ruolo determinante nel conseguimento del premio di maggioranza da parte del centrosinistra. L'esito di questo duello è coerente con le linee di forza dell'affermazione grillina. Nel senso che tutti i fattori di consenso fin qui emersi contraddicono ogni pretesa di egemonia montiana sul centrosinistra. Ma soprattutto le urne escludono ogni ipotesi di Grosse Koalition tra Bersani e Berlusconi. Bene ha fatto, quindi, Bersani a dichiarare che il centrosinistra si appella alla coscienza dei parlamentari M5S ai quali offre un accordo per la presidenza della Camera. Questa presa di posizione obbedisce alla dura logica del principio di realtà. -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Pierluigi Bersani -------------------------------------------------------------------------------- -------------------------------------------------------------------------------- Ovviamente, Grillo teme ora di perdere il controllo sui "suoi". Per questo tenta di sbarrare ogni prospettiva di dialogo con Italia Bene Comune giungendo a definire il leader del PD un "morto che parla". Farà di tutto per impedire una partecipazione dei parlamentari M5S alla gestazione del nuovo esecutivo. Ci riuscirà? Certo è che un governo Bersani dovrebbe concentrarsi sulle emergenze economiche e sulla questione sociale. Non può esser compito di una maggioranza di governo, invece, redigere le pur necessarissime riforme costituzionali, e ciò dentro un Parlamento di "nominati", per di più instabile. Occorre un'Assemblea costituente, da eleggersi con metodo proporzionale e capace di lavorare al riparo dalle turbolenze politico-parlamentari. L'elezione di un'Assemblea Costituente dovrebbe mettere il popolo italiano nelle condizioni di esprimere uno specifico mandato sulla "forma di governo", in analogia con il referendum istituzionale del 1946 sulla forma di Stato. Su questa base i costituenti sapranno se la riforma andrà modellata guardando al sistema americano, francese, tedesco ecc. È l'unica base seria, legittima e realmente fattibile per ridisegnare l'architettura istituzionale del nostro Paese in un passaggio storico ad altissimo rischio.

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